di Gilberto Corbellini
Anche in Italia è finalmente disponibile la traduzione di un classico dell'olismo, il celeberrimo Der Aufbau des Organismus (1934) [La struttura dell'organismo] del neurologo e psichiatra tedesco Kurt Goldstein (1878-1965). Scritto nel corso dell'anno in cui Goldstein visse ad Amsterdam con il sostegno della Rockefeller Foundation, dopo l'arresto da parte dei nazisti, e il rilascio a condizione che emigrasse, sviluppava i principi della teoria della Gestalt in una teoria organismica, ovvero antilocalizzazionistica od olistica, che consentiva alla psicologia gestaltica di proporsi anche come terapia.
Gran parte delle riflessioni teoriche di Goldstein si basavano su casi clinici, riguardanti soldati con danni cerebrali acquisiti combattendo la Prima guerra mondiale. Egli riteneva che la biologia e la medicina, con i loro approcci localizzazionistici, non fossero in grado di spiegare l'impatto di tali lesioni, ma, soprattutto, i sorprendenti adattamenti dei pazienti a esse. Goldstein studiò anche la frammentazione dell'organizzazione del comportamento e il fallimento del controllo centrale, che si verificano in risposta a situazioni catastrofiche come una malattia fisica o mentale. Ed era persuaso che l'organismo, in virtù di un principio di totalità che lo permeerebbe, fosse in grado di reagire a tali perdite dell'integrazione funzionale, anche autolimitando il proprio spettro di prestazioni/aspettative, ridistribuendo cioè le diminuite disponibilità energetiche in modo da recuperare l'integrità permessa dalle nuove circostanze.
Le idee di Goldstein influenzarono il pensiero di diversi filosofi e psicologi. In particolare, Maurice Merleau-Ponty, Georges Canguilhem, Ernst Cassirer e Ludwig Binswanger. L'edizione di Fioriti riprende quella statunitense del 1995, con un'introduzione di Oliver Sacks. Questi scrive che tutto quello che Goldstein «ha osservato e portato alla luce – i livelli di organizzazione del sistema nervoso, salute, malattia, adattamento, ricostruzione –» è stato confermato dalle neuroscienze. In particolare, la visione globale di Goldstein, ma anche quella di Lashley e dei gestaltisti troverebbero oggi concretizzazione «nella teoria di Edelman del darwinismo neurale», con la
«sua concezione del cervello come una sorta di società, in cui ogni parte è dinamicamente connessa con ogni altra».
Non sono sicuro che gli olisti abbiamo davvero tutti capito cosa voleva dire Sacks. Alla base delle teorie di Edelman sta, ben saldo, il principio di selezione darwiniano generalizzato alla spiegazione dei cambiamenti adattativi che si producono a livello di sistemi integrati di popolazioni di cellule. Lasciando anche stare il fatto che Goldstein era un po' antidarwiniano, Edelman spiega le manifestazioni olistiche sulla base di dinamiche popolazionali, in cui quello che conta, e rende possibile gli adattamenti, è la diversità degli elementi che costituiscono le popolazioni. Non c'è dubbio che la teoria di Edelman, e in generale i modelli popolazionistici, riescano a dar conto tranquillamente del fatto che a livello fenomenico i sistemi si comportano come se il «tutto fosse più della somma delle sue parti». Ma una delle conseguenze è che l'olismo è un arnese teorico superato. Niente male lo scherzetto che l'astuto Oliver ha giocato agli amici olisti!
Kurt Goldstein, L'organismo, Un approccio olistico alla biologia derivato dai dati patologici nell'uomo, Giovanni Fioriti Editore, Roma 2010, pagg. 440 | € 44,00
Che cos'è la medicina olistica?
Esistono diverse definizioni di medicina olistica. La più scontata e condivisa dice che si tratta di un approccio al paziente che lo considera come un tutto integrato, e quindi tiene conto delle dimensioni sia biologiche, sia psicologiche e sia sociali delle esperienze di salute e malattia. Nell'ambito delle medicine alternative, invece, l'aggettivo olistico richiama elementi spirituali o comunque non analizzabili nei termini delle scienze sperimentali.
Fonte:
- http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-01-16/curare-tutto-parte-082249.shtml?uuid=AanaHG0C
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