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domenica 20 marzo 2011

Tenere o non tenere un Blog?

di Resalvato .:.
Navigando su internet avevo incontrato un blog che mi aveva subito attratto per la saggezza, il tono gentile e comprensivo e per gli argomenti interessanti. Frequentandolo avevo finito per trovare un amico: ci accomunava (e ci accomuna) lo stesso tono di scrittura e gli interessi, ma, più che altro, sentivo (e sento) una forte affinità di anima.
Allora mi aveva colpito il fatto che lui aveva solo da poco reso pubblico il suo blog: prima lo teneva solo per se stesso, come un quaderno, un diario di appunti di viaggio di un'anima alla ricerca di se stessa. Non sapeva se avrebbe continuato a tenerlo ancora pubblico e, infatti, mi ero accorto che da qualche settimana non pubblicava più niente e, controllando, risultava che il blog era adesso "chiuso". Ci sono rimasto male: temevo di "perdere" qualcuno che ritenevo (e ritengo) un amico.
Via mail chiedo notizie.
Mi dice che preferisce così perché tenere il blog pubblico stava alimentando e inorgogliendo il suo ego personale.
Questa sola, semplice spiegazione potrebbe essere occasione per tante riflessioni sui valori di questa nostra epoca dove conta più l'apparire che l'essere. Dove si cerca, con ogni mezzo (!) di farsi notare, di avere fama, successo (sesso) e denaro e il valore di un uomo viene dato dai soldi e, purtroppo, pure dal numero di amici (virtuali) su FB.
Una motivazione così squisita e nobile è veramente rara (purtroppo) ma fa comunque sperare perché ci sono uomini che cercano di alimentare l'anima più che la personalità.
Queste riflessioni mi hanno spinto a scrivere alcune considerazioni sul tenere o non tenere un blog. Lo farò in modo schematico, elencando i motivi per tenerlo e i motivi per non tenerlo. Ovviamente possono variare da persona a persona e anche nel tempo e il loro valore non è assoluto: sono solo delle ipotesi che ognuno può verificare, integrare, ampliare o ridurre, ecc. Alla fine proveremo a trarre delle conclusioni oppure lasceremo la questione aperta...
MOTIVI PER TENERE UN BLOG
MOTIVI PER NON TENERE UN BLOG
1. Passione per internet e la scrittura o l'organizzazione, o la creatività
A. Aver poco tempo a disposizione
2. Avere qualcosa da dire e volerlo dire.
B. Aver paura di scrivere o non aver niente da scrivere.
3. Volersi confrontare con le idee degli altri.
C. Aver paura del giudizio su ciò che si scrive
4. Comunicare dei contenuti che possono essere utili.
D. Il blog potrebbe non essere seguito da nessuno e quindi causare delusione.
5. Pubblicare qualcosa di utile anche per poche o una sola persona.
E. Il blog potrebbe essere seguito e ciò potrebbe inorgoglire l'Io personale.
6. La focalizzazione sullo scrivere potrebbe migliorare l'ordine mentale.
F. La focalizzazione mentale  potrebbe diventare monotematica e ossessiva e, addirittura, potrebbe creare dipendenza.
7. Scrivere le proprie cose e conservarle  libera la mente dalla necessità della memoria, per cui è più disponibile per altre cose
G. La focalizzazione necessaria nella gestione può togliere tempo a cose più importanti e indispensabili (lavoro, relazioni, vita interiore, meditazione, servizio, ecc.)
8. Alcune ricerche dicono che  tenere un blog migliora la propria autoimmagine: Se scriviamo cose che sono migliori di come noi pensiamo di essere, col tempo, anche noi possiamo migliorare la nostra immagine (ved. anche punto E).
H. Desiderio di rivalsa o di vendetta verso qualcuno: scrivere contro...
9. Scrivere, pubblicare e sapere che qualcuno ci legge ci costringe ad usare la mente e gli strumenti espressivi in modo corretto, intelligibile e comunicabile: migliora il funzionamento, l'organizzazione  della mente.
I. Desiderio di vita più interiore senza necessità di comunicare, per non inorgoglirsi
10. Trovare degli amici in base alle affinità e agli interessi comuni.
L. Non avere le conoscenze tecniche minime necessarie.
11. Altri Fattori sconosciuti.
M. Altri Fattori sconosciuti.
12. .:. N. .:.
13. ... O. ...

Tantissimi altri motivi si possono trovare, ma per adesso bastano questi.
Questa tematica, viste le tipologie di blog che qui vengono tacitamente evocate (crescita personale, spiritualità e simili), rimanda alla problematica della spinta all'azione "esterna", oltre a quella interna; alla necessità che le "conquiste" interiori vengano condivise a beneficio di tutti; alla dinamica tra vita contemplativa e vita attiva e alla necessità di equilibrio tra loro; all'azione sulla realtà "dall'interno", ma anche "dall'esterno".
E' chiaro che ognuno può vivere periodi in cui può prevalere uno degli aspetti, periodi in cui si trovano in equilibrio e periodi di ricerca di nuovi equilibri.
La consapevolezza di queste dinamiche può aiutarci nel cammino...
Buon cammino a tutti noi...
Per chi volesse approfondire la tematica dello Scrivere inserisco alcuni link utili.

VITA ATTIVA E VITA CONTEMPLATIVA


"La vera vita interiore infonde ardore alla vita attiva..."
Madre Teresa di Calcutta, Con la parola e con l'esempio, pag. 76

 

Né la virtù si può possedere come un'arte qualunque che, una volta imparata, si possa metter da parte: bisogna ch'essa, per esistere, sia tutta in pratica; poiché un'arte, anche quando non la si eserciti, la si ritiene per le sue nozioni tecniche, e la virtù invece esiste soltanto nell'uso che se ne fa; ed il più alto uso che si possa farne è quello di governare un popolo e di perfezionarsi in quelle nobili pratiche di cui si fa gran parlare dovunque. Ma, un perfezionarsi, intendiamoci, non puramente oratorio sibbene effettivo. Tutto quel che di giusto e di bello dicano i filosofi, non è che l'effetto e la conferma della virtù di coloro che sono stati legislatori dei popoli. Da chi infatti nasce il senso della devozione o la fede religiosa? Da chi emana il diritto delle genti e quello stesso che si chiama diritto civile? Donde nascono la giustizia, la fede, l'equità? Donde il pudore e la continenza e l'odio d'ogni turpitudine e il desiderio della bellezza e della gloria? Donde la fortezza nelle fatiche e nei pericoli? Certo da coloro che, dopo aver ispirato queste virtù agli uomini con le loro dottrine, parte ne confermarono col costume e le altre sancirono con le leggi. Si racconta persino che Xenocrate, filosofo dei più generosi, essendogli stato chiesto in che cosa ai suoi alunni giovassero le sue dottrine, rispondesse: "nel sapere essi fare spontaneamente quel che loro imporrebbero le leggi" . Quel cittadino dunque che sa costringere tutto un popolo con l'impero e la minaccia delle leggi a far quello che i filosofi potrebbero persuadere con le loro dottrine soltanto a pochi alunni, è dunque da preferire a quegli stessi maestri che sanno soltanto dimostrare la teorica bontà delle leggi. Quale mai squisita eloquenza di questi ultimi potrebbe essere anteposta ad un ordine civile ben costituito per istituzioni e per costume? Come infatti io trovo preferibili di gran lunga, per dirla con Ennio, "le città grandi e imperiose" ai villaggi e ai castelli, così trovo preferibile, per la sicura conoscenza delle cose politiche, chi quelle città abbia governato con saggezza e con autorità a chi sia sempre rimasto lontano dai pubblici affari. E, poiché ci entusiasma in particolar modo l'idea d'accrescere le forze del genere umano, e volgiamo ogni nostro pensiero e ogni nostra fatica ad accrescere la sicurezza e il benessere della vita umana, spinti a questo piacere dagli impulsi stessi della nostra natura, procediamo sicuri per quella via che fu sempre cara ai nostri grandi, e non diamo retta a coloro che vorrebbero suonarci la ritirata e far retrocedere quelli che si son già di buon tratto avanzati. (Cicerone, De re publica I, 2)

Il Mosè tra la Vita attiva e la Vita contemplativa
Roma, San Pietro in vincoli, Tomba di Giulio II, Michelangelo e Aiuti, 1542-45
Mosè tra la Vita attiva e la Vita contemplativa.
Sulla destra,  La vita attiva (Lia) con gli attributi iconografici della corona e dello specchio.
Sulla sinistra, La Vita contemplativa (Rachele) in gesto di preghiera.
[Fonte: tomba+Giulio+II+Michelangelo]

Mentre era in cammino con i suoi discepoli Gesù entrò in un villaggio e una donna che si chiamava Marta, lo ospitò in casa sua. Marta si mise subito a preparare per loro, ed era molto affaccendata. Sua sorella invece, che si chiamava Maria, si era seduta ai piedi del Signore e stava ad ascoltare quel che diceva.
Allora Marta si fece avanti e disse: "Signore, non vedi che mia sorella mi ha lasciata da sola a servire? Dille di aiutarmi! Ma il signore rispose: Marta, Marta, tu ti affanni e ti preoccupi di troppe cose. Una sola cosa è necessaria. Maria ha scelto la parte migliore e nessuno gliela porterà via.
[Luca 10, 38-42]
“Marta” e “Maria”, vita attiva e vita contemplativa raggiungono una naturale e armoniosa sintesi nell’esistenza di chi, avendo scoperto il Sentiero, ricerca la sua vera natura e il Senso più profondo del suo Essere al mondo. [Sul Sentiero, Parte Terza, pag. 9]
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P.S.
Dopo alcuni giorni che avevo pubblicato questo post mi sono accorto che il mio stile di scrittura era adesso influenzato dal ricordo di quello del mio caro amico. Come un paradosso: adesso che lui non pubblica più, io mi sento in dovere di portare avanti quel suo modo di scrivere così calmo e pacato ma preciso e utile perché ne resti traccia e modello su internet...
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