Sappiamo che il periodo del Wesak è di interesse capitale per il progresso dell’Umanità e che dal 1936 il Buddha e il Cristo sono in stretta comunicazione, “collaborando per suscitare nel genere umano la ricettività all’emanazione di una forza spirituale, che stornerebbe l’attuale andata di angustia, depressione e incertezza, inaugurando un’era di pace e cultura spirituale” (A. Bailey, Trattato dei Sette Raggi, Vol. 2, 684). Sappiamo, inoltre, che il Buddha attualmente svolge una funzione speciale di mediatore interplanetario e, in virtù di tale funzione (proprio durante i giorni del Wesak), tenterà di mettere certe Entità spirituali in rapporto con la Gerarchia terrestre.
Come Aspiranti e Ricercatori Spirituali sappiamo anche che siamo chiamati a collaborare a questo Piano di Pace e di Luce, ognuno secondo le proprie capacità: da un lato la Gerarchia Spirituale ha cercato di imprimere quel Piano nelle menti degli uomini e trasmettere il potere e la comprensione necessari per il lavoro previsto, e dall’altro, come Aspiranti Spirituali, abbiamo il compito di tentare di rispondere e manifestare nelle nostre azioni e nei nostri rapporti ciò che abbiamo intuito sul piano spirituale. Potremmo dire che, in questo modo, siamo reciprocamente impegnati, nel rapporto con la Gerarchia Spirituale, per realizzare il Piano Divino sulla terra.
Si tratta, evidentemente, di un impegno molto grande e importante che va inteso correttamente, nell’ambito delle nostre capacità di comprensione e di dono di noi stessi agli altri, ai quali offrire un esempio e un’occasione per stabilire rapporti di sempre maggiore e più autentica Reciprocità.
Il termine “Reciproco” deriva dal latino Reciprocus, composto di Recus (“Addietro”), e Procus (Avanti).
Questo termine, pertanto, sembra descrivere un moto oscillatorio, in Avanti e Indietro, che tende ad unire, e che va, dunque, in direzione dell’Uno: indica una spirale, che può andare verso il basso, o verso l’alto (l’Uno).
L’Uno è l’elemento divino, che per l’Uomo è rappresentato dal Piano Spirituale, cioè dal mondo delle creature Deviche.
Lo spazio che la spirale della Reciprocità deve aprire è il Cuore di un rapporto, nella vibrazione del quale può incontrare l’Uno, cioè il Deva del rapporto.
Pertanto, possiamo intendere la Reciprocità come quel processo di graduale e consapevole indebolimento dei meccanismi delle personalità in gioco, in favore della costruzione di un’energia unica, che nasce dalla fusione delle Coscienze in rapporto: il Cuore del rapporto appunto.
La Creazione che si genera non è valutabile in termini di “mio”, o “tuo”, ma solo in termini di “Noi”: c’è una perdita progressiva dell’individualità, che rappresenta sia il massimo timore della personalità, che la massima aspirazione della Coscienza.
Se siamo ancora identificati con la nostra personalità (ovvero con le sue forme) la Reciprocità regola unicamente la vita della forma, nei suoi scambi interni ed esterni ed è utile solo se temporanea (come nella simbiosi di una madre con un bambino piccolo).
Laddove cominciamo ad identificarci con la nostra Coscienza, la Reciprocità comincia a regolare l’afflusso dell’energia spirituale nella vita di un essere umano e nei suoi rapporti. In questo caso, la forma perde il suo potere di presa ed il Cuore del Rapporto assume un potere di attrazione nuovo e potente.
Allora, il Gruppo comincia a contare più della singola personalità, del suo potere, dei suoi interessi e dei suoi rapporti.
E’ il momento in cui nasce la Funzione di Servizio, ovvero la consapevolezza, messa al Servizio del Gruppo, delle qualità che possono essere offerte per il Bene Comune.
Più la personalità si apre, attraverso il dolore, alle note del Cuore, più la Coscienza (capacità di utilizzare la Ragione) si radica in un essere umano. L’espansione della Coscienza si raggiunge con la progressiva rinuncia al desiderio.
Alcuni desideri sono così potenti e intensi che non riusciamo ad affrontarli in una sola incarnazione: ne indeboliamo sempre più la presa, fino a giungere ad una totale e completa rinuncia.
Come sappiamo bene, la personalità impiega tecniche raffinatissime di mimetizzazione, per negare questi nodi e seppellirli nell’inconscio.
Costruire rapporti orientati alla Reciprocità vuol dire fondare rapporti in cui Cuore e Mente siano uniti, nella massima elevazione dei nostri Sentimenti, connessa con i nostri Pensieri luminosi, orientati ai valori dello Spirito, e offerti al rapporto.
Nella Reciprocità si crea uno spazio geometrico, che non appartiene né a me, né all’altro, ma è nutrito dalle nostre due Coscienze, impegnate in un rapporto; la Reciprocità crea un Centro magnetico, che si colloca in una zona precisa dello spazio ed è tanto più irradiante, quanto più è centrato sulle più elevate necessità evolutive delle Coscienze impegnate in quel rapporto.
Possiamo allora immaginare che, quando l’Umanità avrà trasformato, nella maggioranza dei Rapporti, gli elementi di conflitto in Rapporti di Reciprocità, avrà costruito una grande rete di energia, vibrante ed espansiva, costituita da una moltitudine di Cuori vibranti e orientati sempre più verso la Fratellanza e l’Amore.
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