Una riflessione metaforica, quasi un sogno
di alma
Mi piace pensare all'esplorazione della psiche umana e dell'inconscio come a quella di una terra sconosciuta.
Come coloro che hanno fatto la storia di questa esplorazione, anche noi stessi, nella nostra individualità, possiamo e dovremmo cercare di mantenere un atteggiamento scientifico e libero dai preconcetti.
Se notare i meccanismi proiettivi o identificativi a livello emotivo è relativamente facile, è molto più insidioso riconoscerli a livello mentale. La mente razionale può veramente distrarci e privarci di una visione chiara e libera.
Immaginiamo quindi di trovarci di fronte a questa vasta terra, di cui ancora non possiamo cogliere l'estensione e le caratteristiche, ma che ci attrae e ci incuriosisce.
Siamo pronti a prendere appunti e registrare dati, ma anche a sperimentarne le caratteristiche sulla nostra persona.
Non sappiamo ancora quali creature la abiteranno, che tipo di caratteristiche avrà il terreno, di cosa avremo bisogno per sopravvivere, ma il coraggio di esplorarla non ci manca.
Partiamo, sapendo che il nostro primo obbiettivo è di raggiungere un punto da cui poterla osservare in ogni direzione, un centro indisturbato e sicuro.
Abbiamo una vaga idea di dove possa trovarsi, ne abbiamo sentito parlare, abbiamo qualche indicazione che è stata condivisa da chi è venuto prima di noi. Ma su questo bisogna fare attenzione. Il racconto di un altro è filtrato dalla lente della sua percezione e della sua storia personale e noi stessi, nel momento in cui lo recepiamo, lo coloriamo dei nostri contenuti. Il risultato è un riferimento che ci può portare all'illusione di aver trovato ciò che stavamo cercando, perché potremmo semplicemente ricoprire di quelle caratteristiche il primo luogo vagamente somigliante che troviamo. Succede in continuazione, uno scienziato è talmente ansioso di ottenere un certo risultato, che si trova a riportare erroneamente i risultati dei suoi esperimenti. Per questo è importante il confronto con l'altro, con coloro che stanno svolgendo la stessa ricerca, perché ci può permettere di riconoscere questo meccanismo. Allo stesso modo però, proprio come quando il campo morfogenetico o la forma-pensiero legata ad una certa scoperta si crea e si attiva e due scienziati ai due estremi del globo terrestre arrivano alla stessa conclusione quasi contemporaneamente, il lavoro degli altri crea il terreno favorevole per il nostro.
Una volta trovata la nostra bussola, quindi, e aver riconosciuto la forza magnetica verso cui dirigerci, dovremo solo affrontare la strada. Non sarà un percorso lineare, probabilmente prevedrà momenti di avvicinamento alla meta per poi perdersi in improvvise deviazioni. Incontreremo la popolazione locale, tutte quelle identità che sono nate e cresciute dentro di noi attraverso la nostra storia. E ci accorgeremo che, come in ogni ecosistema che si rispetti, ci sono state quelle che sono rimaste mere ombre e quelle che hanno trovato un ambiente favorevole e si sono sviluppate acquisendo potere.
Ma un bravo esploratore non si lascia ammaliare dall'oggetto del suo studio. Dobbiamo quindi registrare le nostre osservazioni, riconoscere e identificare ognuna di queste creature, imparare a conoscerne ogni caratteristica e abitudine, ed i suoi eventuali meccanismi di mimesi. Se non stiamo attenti potrebbero darci indicazioni sbagliate o contradditorie, timorose di perdere il potere che hanno acquisito sull'ambiente circostante.
Non smettiamo mai di consultare la nostra bussola.
Infine riusciremo a raggiungere il nostro obbiettivo, il nostro punto di osservazione preferenziale. Si ergerà come un altipiano in una landa ampia e rigogliosa, e dalla sua cima potremo finalmente guardarci intorno. In lontananza potremo vedere altri altipiani, altre terre che li circondano, e stormi di uccelli, esuli forme-pensiero, che vi volano attraverso, oltre i confini dati dalla diversità della vegetazione. Finalmente potremo osservare la popolazione che abita la terra che ci circonda in maniera più chiara. Noteremo movimenti e comportamenti che prima non avevamo percepito, scorgeremo sentieri che prima ci erano parsi nascosti o non collegati affatto.
Al centro dell'altopiano potrebbe esserci un ampio lago, sulla cui sponda si apre l'entrata di una miniera.
Se siamo esploratori seri e responsabili, decideremo di addentrarci nei suoi tunnel solo con l'attrezzatura adatta. Le miniere contengono fonti di energia utili o pietre che possono essere lavorate fino a mostrare la loro bellezza, ma sono anche luoghi in cui è facile avere incidenti o ritrovarsi incoscienti a causa della mancanza di ossigeno. Per questo sarebbe importante andare in cordata o in compagnia di qualcuno che ne conosce le insidie e può guidarci nelle situazioni più buie. Bisogna ricordare sempre che le miniere, nei livelli più profondi, sono collegate tutte tra loro, e non si sa mai cosa possa abitare quei corridoi e seguirci senza che ce ne accorgiamo.
Ma anche il singolo esploratore può comunque addentrarsi nei livelli meno profondi, e raccogliere materiale utile per la sua ricerca. E' importante non farsi affascinare troppo dal contenuto di questi luoghi, fino a dimenticare ciò che c'è all'esterno. Saremo in grado, quindi, di raccogliere ciò che ci serve, non un peso troppo grande per le nostre spalle e portarlo fuori per osservarlo alla luce del sole.
Se ci sedessimo sulla riva del lago potremo osservare con calma questi contenuti, accorgendoci di come ciò che sottoterra ci sembrava strano e spaventoso sia semplicemente qualcosa di semplice coperto dalla polvere e dai sedimenti del tempo, e se aspettassimo che la superfice dell'acqua si calmi, fino a diventare uno specchio perfetto, li vi si rifletterebbe il sole sopra di noi. Più tempo trascorreremo in questo luogo, osservando la vita che si svolge intorno a noi e documentando le nostre osservazioni, comprendendo le leggi e le dinamiche che la regolano, più avremo il desiderio di qualcosa di più particolare.
E in un giorno senza nuvole magari, in maniera inaspettata, potremo avere il desiderio, osservando il lago, di costruire un pontile, per arrivare al centro della calma distesa
d'acqua e goderne la quiete. Costruire ponti non è un lavoro facile! E sicuramente avremo bisogno di tutta la nostra pazienza e costanza per cercare gli alberi giusti, lavorarli nei componenti che ci servono e incastrarli fino a creare un passaggio sicuro e stabile, adatto al nostro cammino.
Ma una volta che il nostro pontile sarà completo, niente potrà descrivere l'emozione di percorrerlo fino alla fine, e una volta lì, semplicemente sdraiarsi ad osservare il sole sopra di noi, e guardarlo direttamente e non più rifesso nell'acqua, sentire il calore dei suoi raggi che ci scaldano e ci ripagano di tutto lo sforzo fatto durante il nostro viaggio. E più tempo trascorreremo ad osservare il sole, meno timore avremo della notte. Fino al giorno in cui, dopo un tramonto silenzioso, ci ritroveremo ad osservare la volta stellata.
E rimarremo senza fiato alla realizzazione che tutte quelle stelle sono come il nostro sole, e riempiono tutto l'universo e che lo spazio che possiamo esplorare è più vasto di quanto avessimo mai immaginato.
A questo punto, nella storia dell'uomo, c'è stato chi è tornato indietro a raccontare del suo viaggio, e chi invece è andato avanti e la sua storia è stata raccontata da altri. Ci sono poi uomini che sentono la vocazione di esplorare anche le terre che li circondano, o di aiutare e preparare nuovi esploratori. C'è chi fa la guida, e chi semplicemente ascolta i racconti e aiuta ad organizzare i dati raccolti da un singolo individuo. Ogni essere umano può aprire nuovi sentieri. E la rete che ci collega farà si che ognuno possa sempre ritrovare la via del ritorno.
BIBLIOGRAFIA
R. Assagioli - Psicosintesi per l'armonia della vita
P. Ferrucci - Introduzione alla Psicosintesi
P. Legrenzi - Storia della Psicologia
P. Ferrucci - Crescere. Teoria e Pratica
R. Assagioli - Per vivere meglio
E. Fromm- Avere o essere
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