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sabato 17 dicembre 2011

Vivere sostenibile e indipendente

[Fonte]

Scappo dalla città Grazia Cacciola

Una grande varietà di forze sembrano fare pressione oggi sulle persone: lavoro, risultati, guadagno.
Un enorme dispendio di tempo, la gran parte della nostra vita.
E’ difficile sfuggire a questi ingranaggi, soprattutto se vi si è nati. Se da piccoli ci voleva un’ora di strada per andare a scuola, da adulti non apparirà strano che ci vogliano due ore per andare al lavoro. Si cerca di piegare mente e fisico alla stanchezza di questi ritmi, allenandoli a sopportarti con l’unico baluardo di un fine settimana riposante o di una serata davanti alla televisione.
Ciò di cui molti non si rendono conto è che il loro tempo di vita vera è quello, il riposo, banale e necessario, dal tempo lavorativo. Nella realtà, non deformata invece da un’organizzazione sociale distorta, il tempo di vita dovrebbe essere maggiore e qualitativamente migliore di quello lavorativo.
Si cita sempre il mito dei paesi del nord Europa dove si è capito da lungo tempo, dove le trenta/trentacinque ore settimanali di lavoro non diventano, se non in casi sporadici, le quaranta/quarantacinque più una decina di pendolarismo a cui siamo ormai abituati in Italia. Il risultato è, non a caso, una società più sana, più presente, meno stanca.
La pressione della competizione, i consumi percepiti come necessari, la corsa al lusso, la paura della perdita del lavoro, la sicurezza di uno stipendio, la necessità indotta di dover diventare qualcuno o di realizzare a tutti i costi qualcosa di importante sono falsi miti ai piedi dei quali molti di noi sacrificano tre quarti abbondanti della propria vita, per poi ritrovarsi con ben poco in termini personali.
Una delle grandi realtà di queste ultime generazioni è invece che abbiamo perso l’abitudine di scegliere, il diritto di decidere cosa fare della nostra vita e dove farlo. Certo, scegliamo se fare l’avvocato o il dentista, ma non scegliamo se lavorare o non lavorare. E’ scontato che dobbiamo lavorare, altrimenti non possiamo nutrirci, riscaldarci e prenotare l’IPad.
Ma ne siete proprio sicuri?

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