C'è un cervello nel Cuore: lo ha scoperto la Neurocardiologia. Cominciamo un viaggio tra le scienze e le discipline che stanno rivelando i mille segreti di questo meraviglioso centro dell’essere umano.
Il cuore e la resilienza
Il cuore non è solo il centro della nostra fisiologia: è stato dimostrato che è anche il nostro più potente generatore di frequenze, quelle che influenzano e informano tutte le cellule del nostro corpo.
L’Istituto HeartMath svolge ricerche da venti anni sulle emozioni e sull’intelligenza del cuore, nonché sulla resilienza e sulla coerenza energetica.
Per resilienza si intende la capacità di un organismo o di un sistema di adattarsi a condizioni avverse e a stress, anche estremi. In quest’epoca, in cui condizioni particolarmente critiche crescono in maniera esponenziale e sollecitano continuamente le persone, la resilienza è un fattore cruciale. Ed è fondamentale capire come possiamo svilupparla.
Gli studi sull’HRV hanno portato proprio allo sviluppo di tecniche e tecnologie molto efficaci per aiutarci a creare più resilienza e a migliorare la salute mentale, emotiva e fisica, malgrado intense condizioni di stress.
La coerenza energetica è uno stato ottimale in cui il cuore, la mente e le emozioni operano in sincronia ed armonia. Alcune persone provano questo allineamento tra mente, emozione e fisiologia in particolari stati: ad esempio può accadere ad un individuo in profondo rilassamento, o ad un monaco in meditazione, o ad un atleta durante un allenamento intenso.
La ricerca mostra chiaramente che un maggior livello di coerenza corrisponde a uno stato più efficiente e armonico, dal punto di vista cardiovascolare, nervoso, ormonale e immunitario. Ma Heartmath si è spinto oltre.
La scienza del cuore
Per secoli, tante culture hanno considerato il cuore come la fonte delle emozioni migliori, come l’amore, il coraggio, la generosità. Presso l’Istituto di HeartMath (IHM), sono stati esplorati scientificamente i meccanismi fisiologici con cui il cuore comunica con il cervello, come influenza l’elaborazione delle informazioni, delle percezioni, delle emozioni.
L’osservazione scientifica ha dimostrato che il cuore è molto di più di quello che crediamo e che non è affatto una semplice pompa, come siamo abituati a considerarlo.
Il muscolo cardiaco è, in sostanza, un centro complesso, auto-organizzato, di elaborazione dati, con una propria mente, che comunica costantemente con il cervello, con il sistema nervoso e con tutta la nostra fisiologia, influenzando profondamente ogni organo, in un complesso intreccio di messaggi e feedback.
Il cuore intelligente
Giovanni e Beatrice Lacey, negli anni tra il 1960 e gli anni ’70, hanno scoperto che il cuore comunica con il cervello in modo tale da influenzare significativamente il modo in cui percepiamo e reagiamo al mondo.
Prima di loro, ricerche sul cuore erano state condotte da Walter Cannon; ma Cannon dimostrò soltanto, come era facilmente intuibile, che i cambiamenti nelle emozioni sono accompagnati da cambiamenti nella frequenza cardiaca, nella pressione sanguigna, nella respirazione e nella digestione.
I coniugi Lacey andarono ben oltre: realizzarono che questo motore della circolazione sanguigna sembrava avere una sua logica, una sua mente, che spesso divergeva da quella del sistema nervoso autonomo; soprattutto capirono che è l’organo predominante.
Infatti il cuore inviava messaggi significativi al cervello, dei veri e propri comandi, che influenzavano tutto il comportamento di una persona.
Neurocardiologia: la scienza del cuore che pensa
Mentre i Laceys stavano compiendo le loro ricerche in psicofisiologia, un piccolo gruppo di ricercatori nel campo cardiovascolare si unirono ad alcuni neurofisiologi, dando il via ad una nuova disciplina detta Neurocardiologia, che da allora ha fornito indicazioni estremamente importanti sul sistema nervoso del cuore e su come il cervello e il cuore comunicano attraverso il sistema nervoso.
Dopo approfondite ricerche, uno dei primi pionieri della neurocardiologia, il Dr. J. Andrew Armour, nel 1991 introdusse il concetto di ”cervello del cuore”.
Il suo lavoro dimostrò che il cuore ha un complesso sistema nervoso intrinseco molto sofisticato, un “piccolo cervello” appunto, una rete intricata di diversi tipi di neuroni, neurotrasmettitori, proteine e cellule, molto simili a quelli trovati nel cervello.
Nel libro “Neurocardiology”, il Dr. Armour e il Dr. Jeffrey Ardell, forniscono una panoramica completa della funzione del sistema nervoso intrinseco del cuore: il quale contiene circa 40.000 neuroni, detti neuriti sensori; essi rilevano gli ormoni circolanti, la chimica corporea, la frequenza cardiaca e la pressione.
Tutto si traduce in impulsi neurologici che dal sistema nervoso del cuore viaggiano fino al cervello, attraverso diverse vie; per gli stessi canali passano anche i segnali del dolore e le sensazioni. E queste infermazioni entrano nel cervello attraverso una porta d’ingresso che si trova nel tronco cerebrale.
Il cervello del cuore
Il sistema nervoso cardiaco è costituito da gangli complessi: si tratta di neuriti multifunzionali, distribuiti in tutto il cuore, sensibili a molti tipi di input sensoriali provenienti dall’interno del cuore stesso e dal resto dell’organismo.
Una volta che le informazioni sono trattate dai neuroni del cuore, i segnali appropriati sono inviati ai nodi senoatriale e atrioventricolare. Così, in normali condizioni fisiologiche, il sistema nervoso intrinseco del cuore gioca un ruolo importante in gran parte del controllo di routine della funzionalità cardiaca, indipendentemente dal sistema nervoso centrale.
Il Dr. Armour ei suoi colleghi hanno dimostrato che il sistema nervoso intrinseco del cuore è vitale per il mantenimento della stabilità cardiovascolare e che senza di esso, il cuore stesso non può funzionare correttamente.
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