Cominciamo con quest'articolo
la pubblicazione di scritti de Le Passeur (Il Traghettatore)
attraverso le traduzioni in italiano
di Stéphanie
che ringraziamo di cuore
per questa gradita proposta di collaborazione.
.:.
Publié le 10 mai 2011 par Le Passeur Dal Traghettatore (le Passeur).
Dal decondizionamento alla liberazione. Istruzioni per l’uso.
Questo periodo è unico e realmente straordinario. Vivi in un mondo che la società umana ha reso demenziale, e ti senti impotente nel impedire la sua distruzione in corso, e simultaneamente, ti trovi sulla soglia di un nuovo mondo insperato nel quale stai per scoprire che hai ogni potere di creazione. Che paradosso! E’ il delicato periodo di transizione tra la fine di un mondo e l’avvento del successivo, in cui questa volta le regole del passato non avranno più né influenza né sostanza.
Su questo palcoscenico in cui si scontrano le dimensioni, le difficoltà stanno nella corretta compressione di quello che sta per arrivare, il giusto posizionamento a trovare e la scelta da fare in coscienza.
Per essere breve, cominciamo da lì, non sei soltanto nato schiavo nella società degli uomini, sei un essere divino … Probabilmente un certo numero di resistenze in te ti portano a buttare questo fatto nel cestino del delirio di quest’epoca. Eppure, se presti attenzione a quello che sto per dirti, considererai forse di accettarne la possibilità come tutta la sua straordinaria potenzialità.
La presa di coscienza
Vedi questo come un’esperienza. Prova qualche istante a dimenticare le cose in cui tu credi e quello che ammetti come certezze, e invitati nell’apertura di uno spirito senza pregiudizio. In questo stato recettivo, sii sereno e porta alla tua attenzione l’idea che tutto quello che sei, e di cui impregni il tuo ambiente è in realtà il frutto del tuo condizionamento a credere a ciò che hai imparato sin dalla tua nascita in questa vita.
Oggi sei un adulto. E sei a ogni respiro confrontato con la trinità dello “sguardo-sentimento-pensiero”. Ogni cosa per te inizia e si ripete con lo sguardo che porti sul mondo, poi attraverso il filtro delle tue emozioni con tutto quello che esterni di te, i tuoi pensieri, le tue parole, i tuoi atteggiamenti e i tuoi atti. E’ la qualità dello sguardo che porti su ogni cosa che determinerà sempre il sentimento da cui nasceranno i tuoi pensieri e le tue emozioni.
In questo processo guida, l’emozione è in realtà la prima energia che esterni. E il suo potere è considerevole.
Dagli albori della tua vita, all’arrivo della tua coscienza nel feto che eri, il tuo sentire ha impresso un primo colore sulla tela ancora vergine della tua incarnazione. Era l’inizio di un’opera che si è arricchita a ogni secondo e non ha mai smesso di colorare un po’ più in profondità la tua percezione. Quando eri un bebè, la purezza del neonato che eri ti portava ad avere uno sguardo accogliente e senza giudizio, ma prova a immaginare un po’, nel corso dell’esperienza, il numero di filtri che velano il tuo sguardo oggi.
La paura fu il primo sentimento di cui l’esperienza della vita ti ha impregnato. E’ stata in grado di insinuarsi presto, fin dai tuoi primi momenti di vita, indipendentemente che tu sia stato accolto nella violenza o nella dolcezza, o anche molto più tardi. In ogni caso, sotto le sue diverse facce, ti è stata inculcata fin dalla tua più tenera età dal tuo ambiente. E’ su questa fondamenta instabile che sostiene molte fragilità a venire, che la tua personalità, il tuo io, il tuo ego ha cominciato a costruirsi.
Questo ego, che possiamo esaminare sotto il punto di vista psicoanalitico, spirituale o platonico, è il tuo io senza coscienza. La sua attitudine naturalmente egocentrica immagina incessanti meccanismi di difesa, rendendo sempre più spessa la cortina di fumo che ti separa dal tuo vero essere. La mente è il suo strumento prediletto, la paura è il suo motore.
Se osservi con sincerità i meccanismi nella tua vita personale che mancano di armonia, o le situazioni difficili che incontri, ti accorgerai che dietro i sentimenti che si manifestano, la paura non è mai lontana e che non ti ha mai lasciato, ha soltanto variato e moltiplicato le forme con le quali creare queste disarmonie che ti minano. La mancanza di fiducia in se stesso, particolarmente nella parte femminile in grembo all’attuale patriarcato che domina il mondo, l’aggressività multiforme, la vittimizzazione, la disperazione, la tentazione di isolarsi, sono tra le sue sembianze più usuali.
Ti invito a prendere coscienza che la paura non è un sentimento naturale. E’ inculcato in modo artificiale, e ognuno di noi è stato esposto al sentimento della paura da un’umanità imperfetta, i cui componenti sono loro stessi eretti sullo stesso condizionamento. Ognuno di noi partecipa cosi a nutrirlo, favorendo sempre di più la sua solidità e la sua espansione. La società umana ha dunque fatto della paura la base del suo modello di azione e reazione. Non è una fatalità, è una credenza che ha preso corpo e mantiene la sua sostanza, perché appunto credi che sia una fatalità, un componente che fa parte delle condizioni della tua vita.
Questo circolo può essere spezzato, definitivamente. Prendere coscienza in primo luogo che non siamo il nostro ego, è la prima tappa che non può essere evitata nel processo di guarigione.
L’ego ci è indispensabile nell’esperienza che abbiamo tutti scelto dall’incarnazione nella materia. E’ un autentico coltello svizzero sempre pronto a sfoderare lo strumento adatto per nutrirsi. Ma ricordati appunto che il suo carattere di utilità deve situarlo solo al giusto posto dello strumento che è per te. Uno strumento altrettanto rispettabile come la tua mano, ma uno strumento, niente di più.
Non devi identificarti alla tua mano perché sei perfettamente cosciente che non è te, ma soltanto una parte di te, e sicuramente non la parte che decide di ciò che sei. E’ lo stesso per il tuo ego, eppure, lo lasci assumere le redini della tua esistenza avendo dimenticato che sei un essere infinitamente più ampio, come la tua personalità che pensi essere la tua unica rappresentazione. Di questo ne riparleremo in un altro articolo.
Capire che dietro ognuna delle nostre manifestazioni dell’ego (collera, gelosia, vittimismo, ripiegamento su se stesso, ecc.) risiede una paura. Questa paura è nata da ferite con tutto il loro bagaglio di emozioni, ma come ogni ferita si può guarire.
Di quali paure stiamo parlando? Facciamo un esempio. Un’infanzia di sottomissione alla violenza, che non è purtroppo un caso isolato, segnerà il cammino dell’adulto attraverso i filtri della mancanza di fiducia in se stesso e del sentimento di colpa, verso una mancanza ricorrente di rispetto verso se stesso. Questo potrebbe dimostrarsi nel quotidiano con tutta una serie di atteggiamenti e comportamenti possibili.
Per prenderne solo due tra gli esempi spesso incontrati: tendenze autodistruttive, partendo dall’esposizione ripetuta alle situazioni nefaste per se stesso – la colpevolezza ne è spesso l’origine – fino ai tentativi di suicidio. Oppure altra faccia, l’estrema gentilezza ostentata e distribuita in ogni circostanza senza discernimento – si tratta piuttosto lì di compensare illusoriamente la mancanza di amore: “se sono gentile sarò amato e dunque riconosciuto come degno di essere amato”.
Integrare che queste ferite hanno toccato soltanto il nostro ego accumulando i suoi bagagli emozionali, e ricordarsi che non siamo il nostro ego come non siamo la nostra mano.
E’ molto importante capire bene che il condizionamento, che è il tuo fin dalla nascita, ti ha portato sempre a identificarti con il tuo ego. E’ un’educazione la cui influenza è tale che ti risulta difficile immaginare che possa esistere altra cosa a te stesso, al di fuori da quello che percepisci come i contorni della tua personalità, e che interagisci senza collocarlo da qualche parte nel tuo corpo.
Prova a esercitarti dunque a localizzare la tua personalità nel tuo corpo. Dov’è sta? Dov’è si nasconde quest’ego? Nel tuo cervello, nel tuo cuore, nella tua pancia, nei tuoi alluci? Quando è ferito, dov’è che percepisci il dolore? Non vedi qualche cosa di assurdo nei limiti fisici in cui pensi di collocarti. Salvo che interagisci con tutto te stesso? Oppure altrove? O altrove e dappertutto allo stesso tempo? .. Lì c’è qualcosa che si muove e che inizia a riecheggiare diversamente. Ma che non quadra con l’identificazione che fai del tuo essere al tuo ego …
Il lasciar andare
Riassumiamo un po’. Non sei quindi il tuo ego, ma lui è una parte di te, e una parte che dunque non ha da decidere per te di quello che sei. Per natura limitato, si è costruito nel corso della tua vita sulle proprie ferite e ha soltanto agito e reagito in funzione delle paure che le sue ferite hanno insediato in lui. Ha elaborato per questo motivo un intero sistema di meccanismi di difesa, passando qualche volta attraverso l’attacco preventivo. Sono armi che feriscono a loro volta gli ego vicini, creando nuove paure, creando nuovi meccanismi di difesa …
Ti accorgerai fino a quale punto il collettivo umano funziona su questo principio come individuo.
Alla fine, per trovare in questo caos emozionale un sentimento di sicurezza che non vuole vedere come illusorio, l’ego cerca un’unica cosa suscettibile di dominare la paura:
il controllo.
il controllo.
E’ la ragione per cui, con la tua identificazione a lui, cerchi sempre di controllare ogni aspetto della tua esistenza, osando di rado con la tua volontà di metterti in situazioni di perdita di controllo.
E’ a partire da questi tentativi di controllo illusorio, che nascono i conflitti tra gli individui o le nazioni, che prendono forma ad ogni stadio della propria evoluzione carnefici e vittime, scambiandosi i propri ruoli tante volte che non sono capite e sorpassate le esperienze che vi hanno portato.
Per rompere questo circolo, che è quello tipico delle incarnazioni nella matrice e delle vite successive che hai vissuto, esiste una via molto semplice e che si apre al momento giusto : il lasciar andare.
Il momento giusto non significa che dobbiamo aspettarlo senza fare niente. In realtà, se arriva da solo e spesso tutto ad tratto, è quando abbiamo già intrapreso il cammino del risveglio attraverso la presa di coscienza di ciò che è l’ego. Fai un pezzo di strada e troverai sulla tua via quello che ti serve per andare più lontano. Aiutati e il cielo ti aiuterà come si dice.
Il lasciar andare, è in realtà riconoscere che il tuo ego non è la tua guida. E’ l’idea che c’è qualche cosa in sé di superiore alla personalità, la cui visione più alta è in grado di percepire meglio quello che è giusto e buono per sé. E’ dunque uscire dal circolo abituale delle azioni e reazioni per accettare la guida di un sé che sentiamo superiore in quanto non è limitato come lo è il tuo ego dalla sua natura emozionale.
Una volta, i cinesi usavano talvolta degli aquiloni sui quali c’era il disegno di un occhio. Immagina che il tuo ego tiene l’aquilone e che l’occhio è la tua coscienza, è un’immagine che illustra bene la presa di altezza necessaria per poter discernere quello che emana l’ego e delle illusioni che crea e subisce. Quando ti fai delle domando su te stesso, porta la tua coscienza nell’occhio dell’aquilone e osservati agire.
In questa vita attuale in mezzo ad un paese industrializzato, il meccanismo di lasciar andare passa in primo luogo dal togliersi dal flusso di stress continuo generato dalla vita moderna. Questo può accadere con stadi progressivi o brutalmente secondo le circostanze e le tue scelte, ma si tratta in fine di non permettere più allo stress di ancorarsi alle vulnerabilità che gli sono familiari.
Non alzare gli occhi verso il cielo fratello mio, sorella mia, non dimenticare che per poter arrivare a questo punto avrai già avviato una pulizia che sarà in grado di permetterlo. Quello che pensi irraggiungibile all’inizio si compirà senza neanche che tu ne capisca come questo sia stato possibile. A questo punto, la cortina di fumo che ti nasconde la realtà di quello che sei sarà molto meno densa.
Sciogliere i fili che chiudono i bagagli emozionali riempiti dalle ferite dell’ego è una tappa fondamentale del lasciar andare.
A seconda del giudizio che porti ancora su di te e sulla tua vita, può sembrare un lavoro enorme, ma ti sbagli. In realtà non è mai stato così facile e rapido di adesso. Lì dove occorreva una vita di psicoanalisi, con dei risultati spesso molto incerti, il periodo vuole che questa strada del risveglio sia stata imboccata da uno numero sempre più importanti di esseri, e che la luce che hanno così manifestato strada facendo illumina il cammino di quelli che seguono.
Così, in questo periodo straordinario della nostra storia, le prese di coscienza chiare e i meccanismi di correzioni che si mettono in motto al loro seguito accelerano ogni giorno un po’ di più. E se c’erano degli strati emozionali profondi in te stesso e che non sei in grado di raggiungere da solo, hai in questo momento a tua disposizione numerose terapie e nuovi terapeutici che portano delle soluzioni qualche volta folgoranti a questa problematica dei bagagli emozionali. Sta a te usare della tua fede e del tuo discernimento per guidarti verso chi e cosa saranno buoni per te.
Sii tuttavia attento, il rischio è quello di intraprendere strade volte verso l’esterno per trovare delle risposte che sono in te stesso. Questo fa parte del condizionamento sociale e del sentimento di separazione che ci conduce sempre a cercare verso l’esterno.
Puoi essere con vantaggio aiutato da una altra persona, se quest’altra persona viene scelta con discernimento, per esempio se giri intorno da tanto tempo su una problematica personale senza riuscire a trovare la soluzione. Ma l’aiuto dato sarà solo un rivelatore, può essere solo tu il tuo salvatore.
E’ dunque di nuovo perfettamente illusorio correre senza discernimento tutti i seminari e altre terapie alla tua portata. Girati prima verso te stesso e accetta l’introspezione come condizione, sii onesto e sincero nei tuoi confronti e sii pronto a scoprire in tutto quello che dipende dalle manifestazioni dell’ego.
Visto dall’alto, quindi sotto una prospettiva più ampia, stai in realtà scuotendo il tuo essere luminoso per sbarazzarlo di tutti i numerosi strati di scorie che mettono un velo sulla sua luce.
E’ tempo di deporre la maschera e lasciare dietro di te i vecchi scenari del teatro in cui hai così spesso recitato che hai finito per identificarti alle tue parti. Fraternamente,
© Il Traghettatore – 10.05.2011 – Tradotto da Stéphanie –Versione originale francese
http://www.urantia-gaia.info> La riproduzione di quest’articolo è autorizzata a condizione di non associarlo a fini commerciali, di rispettare l’integralità del testo e di citare la fonte.
Vedi anche: > Il risveglio in sé (2)
À propos de Le Passeur
Nomade sur le chemin...Voir tous les articles de Le Passeur →
Nessun commento:
Posta un commento
...per arricchire e migliorare il post.
Vi prego di scrivere un Nick-name o una sigla, nella casella "Commenta come - Seleziona Profilo / Nome/URL", per facilitare la Comunicazione.
I Commenti generali sul blog lasciateli, prego, nella Scheda Contatti.
Grazie.