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sabato 31 marzo 2012

La trasformazione interiore

 
di Anthony De Mello
Come trasformare il vostro essere?
Cosa dovete fare?
Nulla!
Perché il vostro essere si trasformi, dovete vedere. Vedere qualcosa che vi trasformi.
Nessuno cambia lavorando su se stesso. Voi sapete riparare molte cose e questo è un grande dono.
Quando però tentate di riparare le persone, con ogni probabilità avrete dei problemi.
Voi non dovete fare nulla; dovete vedere le cose in modo nuovo. Il cambiamento avviene attraverso il vedere.
La metánoia, il pentimento, poiché il regno di Dio è arrivato! Pentirsi non significa piangere per i propri peccati; pentirsi significa vedere tutto in modo nuovo, cambiare idea, trasformare il cuore.
Come quell'uomo che disse a sua moglie:
"Ho cambiato testa!".
E quella esclamò:
"Grazie a Dio! Spero che questa funzioni meglio!".
È così! Letteralmente, un'altra testa, un altro modo di vedere le cose. Un nuovo modo di vedere tutto. Questa è la trasformazione di cui sto parlando.
Quando ciò avviene, cambierete, voi, le vostre azioni, la vostra vita.
Questo è il fuoco! Di cosa avete bisogno per vedere le cose in modo nuovo?
Non c'è bisogno di forza, non si richiede di essere utili; non ci vuole fiducia in se stessi, né forza di volontà, né sforzo.
Ci vuole buona volontà, per pensare a ciò che non è abituale, buona volontà per vedere qualcosa di nuovo. E ciò è l'ultima cosa che l'essere umano vuole.
Gli uomini non vogliono vedere nulla di differente da quello che hanno sempre visto. Perciò Gesù incontrò tante difficoltà quando annunciò la sua Buona Novella. Non solo perché era buona. Agli uomini non piace ascoltare cose buone. Vogliono soffrire, vogliono sentirsi miserabili, per non sapere. Inconsapevolmente gli uomini vogliono produrre la sofferenza. A loro non piace la parte buona della Buona Novella. A loro non piace la parte nuova della Buona Novella!
Siete pronti a vedere le cose in modo diverso?
Attenzione: non accettate tutto ciò che vi dico solo perché ve lo sto dicendo io, altrimenti non ne riceverete alcun beneficio. Quanto vi dirò non ingoiatevelo.
Mi piace molto quel detto di Buddha:
"Monaci e discepoli non devono accettare le mie parole per rispetto".
Bisogna fare come l'orefice con l'oro: lo brunisce, lo leviga, lo intaglia, lo lega. Così si fa. Ci si deve mantenere aperti, recettivi e sempre pronti a domandare, a pensare autonomamente. In caso contrario si cade nell'immobilismo, nel pregiudizio mentale. Noi non vogliamo questo.
Soffrite?
Avete problemi?
Detestate tutti i minuti della vostra vita?
Vi sono piaciute le vostre ultime tre ore, ogni secondo delle ultime tre ore?
Se la risposta è no, se la risposta è che state soffrendo e vi agitate, allora avete davvero dei problemi. In voi c'è qualcosa che non va bene. Qualcosa di serio.
State dormendo, siete morti!

ILLUMINAZIONE
Scommetto che la maggior parte di voi ascolta per la prima volta un discorso di questo tipo. Di solito si ripete che è naturale avere problemi, che soffrire è umano. In questo caso è meglio che vi spieghi cosa è la sofferenza!
Distinguiamo anzitutto: voi potete avere dei dolori e soffrire, oppure avere dei dolori e non soffrire.
Un maestro venne interpellato da un suo discepolo:
"Cosa ha significato per te l'illuminazione?".
Ed egli:
"Prima dell'illuminazione, spesso mi sentivo depresso; dopo l'illuminazione continuo a sentirmi depresso!".
Ma c'è una grande differenza.
Soffrire significa lasciarsi risucchiare dall'abbattimento. Questa è la sofferenza. È bene chiarirlo fin dall'inizio. Soffrire significa lasciarsi sconvolgere dal dolore, dallo scoraggiamento, dall'angoscia.
Mentre imparate a pregare, continuerete a essere soggetti allo scoraggiamento, all'angoscia. Saranno come le nuvole che passano in cielo e voi vi identificherete con le nuvole. Ma voi potete essere il cielo, senza identificarvi con nuvole.
Queste continueranno ad andare e venire come prima: "Prima dell'illuminazione, spesso mi sentivo depresso; dopo l'illuminazione continuo a sentirmi depresso!".
Secondo voi da dove proviene la sofferenza?
Secondo alcuni dalla vita stessa. La vita è dura, la vita è difficile!
I cinesi hanno un detto meraviglioso:
"In tutto l'universo non c'è nulla di così crudele come la natura. Nessuno vi si può sottrarre. Ma chi provoca le catastrofi non è la natura, ma il cuore dell'uomo, da dove scaturisce il sentimento".
La vita non è difficile; voi la rendete tale.
A New York qualcuno mi ha raccontato che una tribù africana non conosceva alcuna forma di esecuzione capitale. Sapete cosa facevano? I condannati venivano maledetti, messi al bando ed esiliati; nel giro di una settimana l'uomo o la donna morivano. Semplicemente morivano.
Voi direte:
"Li uccidevano! La sentenza d'esilio li uccideva!".
No, No. Sapete perché?
Se voi e io venissimo esiliati, soffriremmo un poco, ma non moriremmo. Allora si suicidavano? Il modo di vivere l'esilio è ciò che li uccideva.
Avrete già sentito parlare di quegli studenti che prendono gli esami sul serio tanto che se non li superano si suicidano? Se voi e io venissimo respinti, non arriveremmo a suicidarci. Secondo voi cosa spinge questi giovani al suicidio? Il non aver superato l'esame? No; la loro reazione al fatto di non aver superato l'esame.
Quando programmate un picnic e si mette a piovere, cosa vi mette di malumore? La pioggia? Oppure la vostra reazione? La consapevolezza di questo fatto lascia sbalordite le persone che per decenni hanno pregato, ma senza mai rendersene conto. Questo è uno dei rischi insiti nella preghiera: può impedire che arriviate al fuoco.
Adesso, pensate a qualcosa che vi sta turbando in questi giorni. O a qualcosa che vi ha turbati qualche giorno fa. Riflettete!
E cercate di capire che la vostra inquietudine non è causata dall'esterno, dal singolo episodio, dalle cose, dal fatto che qualcuno è morto, avete commesso un errore, avete avuto un incidente, avete perso il lavoro o del denaro. Nulla di tutto ciò provoca il vostro malumore. Esso ha la sua causa nel modo con cui reagiamo all'avvenimento, alla persona, alla cosa che ci scuote. Se un'altra persona si trovasse al nostro posto, molto probabilmente non si contrarierebbe.
Voi si, perché? Dobbiamo fare qualcosa per voi! Non però con la realtà in quanto tale, anche se la maggior parte delle persone darebbe la testa per cambiare la realtà.
(Anthony De Mello)

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