lunedì 16 aprile 2012

Cosa c’è di vero nelle catastrofi annunciate?

Sembra un articolo provocatorio, sembra dire cose assurde,
ma può essere utile ad avere una visione più ampia
e meno condizionata dal conformismo ideologico.
In altre parole ci può aiutare a pensare con la nostra testa .
A non prendere tutto come oro colato e a verificare ogni cosa.
A evitare le esagerazioni fanatiche di ogni tempo
che non riusciamo a vedere perché ci siamo immersi dentro...
 
.:.
 
 

Poco o niente, diremo noi. Trent'anni fa gli ecologisti prospettavano terribili glaciazioni mentre oggi il nemico è il riscaldamento globale. Prima c’era il DDT, oggi c’è l’elettrosmog. Purtroppo c’è la tendenza, sempre più di moda, a percepire la natura incontaminata una sorta di paradiso in Terra ed all'opposto ogni azione umana come meritevole di ogni disprezzo. “L’uomo sta distruggendo la natura e così facendo distruggerà sé stesso” sembra essere il grido delle masse.

La realtà è ben diversa. Non siamo mai stati così bene su questo pianeta. Non abbiamo mai avuto così poche malattie. Viviamo più a lungo che mai, ed anche se il numero degli abitanti cresce di giorno in giorno, nella maggior parte delle zone del mondo si è sconfitta la fame. I poveri di oggi stanno molto meglio dei poveri di una volta, e, se analizzata criticamente, ogni cosa lascia intravedere un futuro migliore. In molti settori la tecnologia fa passi esponenziali. Siamo in grado di sfruttare sempre meglio le fonti di energia che ci circondano, ottimizzando i consumi e quindi la produttività. Al tempo stesso l’energia non è mai costata così poco (pensiamo alla differenza di costo in Watt tra l’energia che un cavallo, alimentato a biada, pulito, accudito produce in tutta la sua vita e quella contenuta in un grammo di uranio).
Eppure, i catastrofisti ogni giorno ce ne raccontano una. Mangiare un determinato cibo, vivere in uno specifico luogo, respirare una certa aria può uccidere. Consumare un tal prodotto, uccidere quella tal pianta, può portare all’estinzione della specie umana.
All’origine di questo atteggiamento c’è quello che pare essere diventato il mantra di questo inizio di nuovo millennio. Il principio di precauzione. Tale principio stabilisce che, poiché non siamo in grado di stabilire con assoluta certezza che una cosa “non fa male” allora la tal cosa va vietata.
Chiunque abbia un minimo di nozioni di metodologia scientifica non può che rabbrividire a questa affermazione. La scienza (da Galileo in poi)  non ha mai preteso di avere una certezza assoluta. La scienza sa che qualsiasi processo di tipo fisico, chimico, meccanico o altro, è regolato da leggi, teorie, principi che permettono di calcolarne l’evoluzione con un certo margine di incertezza, magari piccolo, ma sempre presente. Questo è dovuto ad errori di misura, fattori esterni non prevedibili, e persino leggi quantistiche. Senza perderci in digressioni di questo tipo, vogliamo qui sottolineare come il principio di precauzione, di per sé, sia fondato su un assunto errato.
Ovviamente la burocrazia statale è stata pronta ad abbracciare il neo-verbo del millennio. In nome di questo principio oggi si può legiferare giudicare e condannare senza bisogno di dimostrare nulla. In nome di questo principio si è reso obbligatorio l’amianto (per prevenire gli incendi) e poi lo si è vietato poiché si è dimostrato che favorisce la formazione di tumori. Sempre per questo principio dieci anni fa era vietato accendere i fari di giorno, oggi non solo è consentito ma su molte strade è obbligatorio… fino alla prossima ricerca (e alla prossima inutile legge a vantaggio di qualche lobbista amico dei politici). E ancora oggi si dice che non vi sia l’assoluta certezza della non pericolosità delle onde elettromagnetiche, nonostante negli ultimi 30 anni siano stati scritti 20.000 articoli scientifici in materia. La precauzione porta l’Europa al divieto del formaggio di fossa, della pizza cotta a legna, della lavorazione artigianale di certi tipi di salumi. Mangiare una bistecca alla fiorentina (finalmente ritornata) era diventato un gesto da carbonari, talmente clandestino, che pareva si stesse consumando una bistecca di carne umana!

 


 


 


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