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sabato 9 giugno 2012

Primi passi verso il risveglio


FELICITÀ INCONDIZIONATA

Spiritualità significa risveglio. La maggior parte delle persone, pur non sapendolo, sono addormentate. Sono nate dormendo, vivono dormendo, si sposano dormendo, allevano i figli dormendo, muoiono dormendo senza mai svegliarsi. Non arrivano mai a comprendere la bellezza e lo splendore di quella cosa che chiamiamo esistenza umana.
Sapete, tutti i mistici – cattolici, cristiani, non cristiani, quale che sia la loro teologia, la loro religione – concordano su una cosa: che tutto va bene, tutto va bene. Sebbene regni il caos, tutto va bene.
Certo, è uno strano paradosso.
Purtroppo, però, la maggior parte della gente non arriva mai a capire che tutto va bene, perché è immersa nel sonno.
Svegliarsi è spiacevole, sapete. Uno se ne sta lì nel letto, bello comodo. È irritante essere svegliato. Per questo il saggio guru non tenta di svegliare la gente.

Se davvero intendete svegliarvi, la prima cosa che dovete capire è che non volete svegliarvi. Il primo passo verso il risveglio è essere sufficientemente sinceri da ammettere di fronte a se stessi che non è piacevole.
Noi non desideriamo essere felici. Vogliamo altre cose. O meglio: noi non vogliamo essere felici incondizionatamente. Sono pronto a essere felice a condizione che abbia questo e questo e quest’altro.
Ma ciò equivale a dire al nostro amico o al nostro Dio o a chiunque: «Tu sei la mia felicità. Se non ho te, rifiuto di essere felice».
È davvero importante capire questo meccanismo. Non riusciamo a immaginare di essere felici a prescindere da tali condizioni. È esattamente così.
Non riusciamo a poter concepire di essere felici senza di esse. Ci è stato insegnato a situare in esse la nostra felicità.
Dunque, questa è la prima cosa da fare se vogliamo svegliarci, il che equivale a dire: se vogliamo amare, se vogliamo la libertà, se vogliamo la gioia, la pace e la spiritualità.
In questo senso, la spiritualità è la cosa più pratica di questo mondo.
Sfido chiunque a pensare a qualcosa di più pratico della spiritualità per come l’ho definita – né pietà, né devozione, né religione, né adorazione, ma spiritualità – il risveglio, il risveglio!
Osservate l’angoscia che regna ovunque, osservate la solitudine, la paura, la confusione, il conflitto nel cuore delle persone, conflitto interno, conflitto esterno. Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di liberarvi di tutto ciò.
Immaginate che qualcuno vi dia la possibilità di fermare quel terribile dispendio di energia, di salute, di emozioni che deriva da tali conflitti e da tale confusione. Vi piacerebbe?
Immaginate che qualcuno ci mostri la strada attraverso la quale potremmo giungere ad amarci davvero gli uni gli altri, essere in pace, essere immersi nell’amore. Riuscite a pensare a qualcosa di più pratico di tutto ciò? E invece c’è gente che ritiene che i grandi affari siano più pratici, che la politica sia più pratica, che la scienza sia più pratica.

IL FOLLE E IL MISTICO

La psicologia è più pratica della spiritualità? Niente è più pratico della spiritualità.
Cosa può fare il povero psicologo? Può solo allentare la tensione.
Sono anch’io psicologo, e pratico la psicoterapia, e quando mi capita di dover scegliere tra psicologia e spiritualità dentro di me sorge un grande conflitto. Mi chiedo se qualcuno, qui, capisce cosa intendo. Io stesso l’ho capito solo dopo molti anni.
Cercherò di spiegarmi.
Per molti anni non ho capito questo fatto, finché un giorno, all’improvviso, ho scoperto che la gente deve soffrire a sufficienza in una relazione per poter essere disillusa nei confronti di tutte le relazioni. Non è forse una cosa terribile? Le persone devono soffrire abbastanza in una relazione prima di svegliarsi e dire: «Sono stufo! Ci dev’essere un modo migliore di vivere, un modo che non comporti dipendenza da un altro essere umano».
E cosa facevo io, come psicoterapeuta? La gente veniva da me per sottopormi i propri problemi relazionali, comunicativi, e così via, e talvolta quel che facevo era di qualche aiuto. Ma purtroppo devo dire che in altre occasioni non serviva a niente, perché lasciava che le persone continuassero a dormire. Forse quelle persone avrebbero dovuto soffrire un po’ di più. Forse avrebbero dovuto toccare il fondo e dire: «Sono stufo di tutto». È solo quando si è stufi di essere stufi che se ne esce.
La maggior parte della gente va dallo psichiatra o dallo psicologo per ottenere un sollievo, non per uscire dalla situazione in cui si trova.

I poveri psicologi fanno bene il loro lavoro, davvero, e ci sono casi in cui la psicoterapia costituisce un aiuto insostituibile. Ma quando ci si trova sull’orlo della follia, della pazzia più completa, a quel punto si rischia di diventare o psicotici o mistici. Il mistico è proprio questo: l’opposto del folle.
Sapete qual è il segnale del risveglio? È il momento in cui ci si chiede: «Sono io il pazzo, o lo sono tutti gli altri?».
Davvero, è così. Perché noi siamo pazzi. Il mondo intero è pazzo. Folli certificabili in piena regola! L’unico motivo per cui non siamo tutti rinchiusi è che siamo troppi.
Dunque siamo pazzi. Viviamo basandoci su idee pazze riguardo all’amore, ai rapporti con gli altri, alla felicità, alla gioia, a tutto quanto. Sono giunto a credere che siamo pazzi al punto che, se tutti sono d’accordo su qualcosa, quella cosa è sicuramente sbagliata!
Ogni nuova idea, ogni grande idea, al suo inizio, era partita da una minoranza costituita da una sola persona. Quell’uomo di nome Gesù Cristo – minoranza costituita da una sola persona. Tutti dicevano qualcosa di diverso da quel che diceva lui. Buddha – minoranza costituita da una sola persona. Tutti dicevano qualcosa di diverso da quel che diceva lui. Credo che sia stato Bertrand Russell a dire: «Ogni grande idea, ai suoi inizi, è blasfema». Mi sembra una spiegazione esatta e precisa.
In questi giorni ascolterete una lunga serie di affermazioni blasfeme. «Egli ha bestemmiato!». Perché la gente è pazza, folle, e prima lo capirete meglio sarà per la vostra salute mentale e spirituale. Non fidatevi. Non fidatevi dei vostri migliori amici. Siate scettici nei confronti dei vostri migliori amici. Sono molto abili, così come lo siete anche voi nei vostri rapporti con tutti gli altri, anche se probabilmente non lo sapete. Oh, siete così astuti, abili e scaltri. Siete dei grandi attori.
Non vi sto lusingando troppo, vero? Ma ripeto: voi non volete svegliarvi. State recitando, e nemmeno lo sapete. Pensate di essere tanto affettuosi. Ah! Nei confronti di chi? Persino il sacrificio di sé fa sentire bene, non è vero? «Mi sto sacrificando! Vivo in armonia con i miei ideali». Ma riceverete qualcosa in cambio, giusto?
Si riceve sempre qualcosa in cambio per quel che si fa, fino al momento in cui ci si sveglia.
E dunque eccoci qui: primo passo. Ammettere che non volete svegliarvi. È davvero difficile svegliarsi quando si è stati costretti, attraverso l’ipnosi, a pensare che un pezzo di cartastraccia sia un assegno da un milione di dollari. Com’è difficile strapparsi da quel pezzo di cartastraccia!

ASCOLTARE E DISIMPARARE

Alcuni di noi vengono svegliati dall’aspra realtà della vita. Soffriamo a tal punto da svegliarci. Ma la gente non fa che andare a sbattere contro la vita, un giorno dopo l’altro. Continua a vagare in uno stato di sonnambulismo. Non si sveglia mai. Purtroppo, non le viene mai in mente che potrebbe esistere un altro modo di vivere. Non le viene in mente che potrebbe esistere un modo migliore di vivere. Ma se non si è ancora stati bastonati a sufficienza dalla vita, e se non si è sofferto abbastanza, esiste un altro modo per svegliarsi: ascoltare. Ciò non significa che dovete essere d’accordo con quello che dico. Non è questo che intendo per “ascolto”.
Credetemi, in realtà non ha alcuna importanza che voi siate d’accordo o meno con quel che sto dicendo, perché l’accordo o il disaccordo riguardano le parole, i concetti e le teorie, mentre non hanno niente a che vedere con la verità. La verità non è mai espressa in parole. La verità si intravvede all’improvviso, e deriva da un certo tipo di atteggiamento. Dunque, voi potreste essere in disaccordo con me e tuttavia intravvedere la verità. Ci vuole però un atteggiamento di apertura, la volontà di scoprire qualcosa di nuovo. Questa è la cosa importante, mentre non è importante che voi siate o meno d’accordo con me.
Dopo tutto, la maggior parte di quel che vi dico è teoria, e nessuna teoria copre la realtà in modo adeguato. Dunque io non posso parlarvi della verità, ma di quelli che sono gli ostacoli alla verità. Questi li posso descrivere, la verità no. Nessuno può farlo. Quel che posso fare è fornirvi una descrizione delle vostre falsità, affinché voi possiate abbandonarle. Non posso far altro, per voi, che mettere in discussione le vostre convinzioni e il sistema di convinzioni che vi rende infelici. Non posso far altro che aiutarvi a disimparare. Quando entra in gioco la spiritualità, l’unica cosa da imparare è proprio questa: disimparare, disimparare, disimparare quasi tutto ciò che vi è stato insegnato. La volontà di disimparare, di ascoltare.
State forse ascoltando, come fa la maggior parte delle persone, al fine di confermare quel che pensate già? Osservate le vostre reazioni, mentre parlo. Spesso vi accorgerete di essere stupiti, shockati, scandalizzati, o irritati, disturbati, frustrati. Oppure direte: «Splendido!».
Ma state ascoltando solo ciò che vi conferma quel che già pensate?
O state ascoltando per scoprire qualcosa di nuovo?
È molto importante. Risulta difficile, alle persone addormentate. Gesù ha portato la buona novella, eppure è stato respinto. Non perché fosse buona, ma perché era nuova. Tutti noi odiamo il nuovo. Lo odiamo davvero! E prima affrontiamo questo fatto, meglio sarà. Non vogliamo le novità, soprattutto quando ci disturbano, soprattutto quando comportano un cambiamento. E in modo particolare se comportano l’ammissione: «Avevo torto».
Ricordo un incontro con un gesuita di ottantasette anni, in Spagna: era stato mio professore, in India, trenta o quarant’anni prima. Aveva partecipato a un seminario come questo. «Avrei dovuto sentirti parlare sessant’anni fa» mi disse alla fine. «Sai una cosa? Ho avuto torto per tutta la vita».
Dio, sentirsi dire una cosa del genere! È come vedere una delle meraviglie del mondo. Quella, signore e signori, è fede! L’apertura verso la verità, quali che siano le conseguenze, dovunque ci porti, senza sapere nemmeno dove ci porterà. Questa è la fede. Non una convinzione, ma la fede. Le convinzioni danno molta sicurezza, la fede è insicurezza. Non si sa dove si andrà a finire. Si è pronti a seguire e si è aperti, aperti a tutto! Si è pronti ad ascoltare.
E guardate che essere aperti non significa essere ingenui, non significa abboccare a tutto ciò che l’oratore vi dice. Assolutamente no: dovete mettere in discussione tutto quello che dico. Metterlo in discussione, però, partendo da un atteggiamento d’apertura, non di caparbietà. E mettere in discussione tutto.
Ricordate quelle splendide parole di Buddha:
«I monaci e i discepoli non devono accettare le mie parole per rispetto, ma devono analizzarle come un orefice analizza l’oro, tagliando, limando, levigando, fondendo».
Quando vi comportate in questo modo, significa che state ascoltando. Avete fatto, allora, un altro grosso passo avanti verso il risveglio. Il primo passo, come ho già detto, era essere pronti ad ammettere che non volete svegliarvi, che non volete essere felici. Dentro di voi ci sono resistenze di tutti i tipi.
Il secondo passo consiste nell’essere pronti a capire, ad ascoltare, a mettere in discussione il vostro intero sistema di convinzioni. Non solo le convinzioni religiose, le convinzioni politiche, le convinzioni sociali, le convinzioni psicologiche, ma tutte. Essere pronti a rivalutarle tutte, nella metafora di Buddha. E qui, vi darò un gran numero di opportunità per farlo.

– da “Messaggio per un’aquila che si crede un pollo”
di Anthony De Mello





 

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