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domenica 7 ottobre 2012

Incarnare il frutto delle nostre stirpi (Le Passeur) (08)


D'accordo con Urantia-Gaia pubblichiamo...

Incarnare il frutto delle nostre stirpi

Dal Traghettatore (Le Passeur).
La coscienza che si risveglia è il frutto più bello nell’uomo dell’influenza del nuovo ciclo cosmico. Sebbene riguardi tutti, senza nessuna eccezione, non è, in alcun caso, vissuto e fecondato allo stesso modo da ognuno di noi. Il risveglio è totalmente in funzione di ciò che è l’essere,  lui stesso è la somma di tutto ciò che ha integrato o no, nel corso delle sue numerose esperienze di vita, durante la storia delle sue incarnazioni nel ciclo terrestre che si sta concludendo. Poco importa la coscienza spirituale che possa ostentare l’essere, la natura delle sue credenze, del suo mestiere, delle sue fonti di interessi, o della sua “intelligenza” secondo quelli che considerano in modo restrittivo l’intelligenza in funzione ad una semplice e ridicola misura del quoziente intellettuale.
Ciò che conta è ciò che è nella vita.
E’ giusto con gli altri?
E’ onesto con se stesso e con gli altri?
E’ chiaro nel suo modo di essere?
Ha fatto lo sforzo di aguzzare la propria coscienza per capire le conseguenze dei suoi atti e delle sue parole?
Quell’uomo lì presenta le caratteristiche di un essere che è stato in grado di evolvere nel corso delle sue incarnazioni, e grazie alla legge di risonanza  vivrà piuttosto con facilità gli aspetti manifestati del grande cambiamento.
Uno scalino ancora più avanti, l’uomo è consapevole della natura influente dei propri pensieri e delle proprie emozioni?
E dunque ha imparato una certa padronanza?
Esprime il cuore perché E’ nel cuore e non perché ha bisogno di compensare ciò che gli è mancato un tempo.
Detto in un altro modo, ha guarito le proprie ferite più profonde e dunque è stato in grado un giorno di guardarle dritto in faccia?
Costui è fra quelli che con la loro presenza e il loro esempio, più che con l’espressione, aiuteranno i precedenti a salire l’ultimo scalino dove consolideranno la propria autonomia. Il passaggio si farà in modo naturale, non perché c’è un giudizio divino, come tante religioni hanno mentito su questo argomento, ma perché ciò che porta in lui lo rende capace di ricevere ed integrare più luce ancora rispetto a quello precedente.
Prendiamo per semplificare la decisione di chiamare “luce” la nuova energia in cui stiamo entrando. Abbiamo vissuto finora con una piccola lampadina di 3 watt per illuminare le nostre vite e da qualche anno l’intensità della luce è aumentata progressivamente fino ai 30 watt attuali. Era in qualche modo un approccio “con le buone” per darci il tempo di abituare i nostri sguardi a più luce e scoprire un po’ della caverna. Certi si sono preparati a ricevere di più essendo consapevoli del cambiamento, avendo alzato la testa per vedere più lontano grazie a questa luce aumentata e sono diventati così consapevoli di ciò che non vedevano fino a lì. Altri hanno mantenuto la testa bassa, gli occhi inchiodati a “raso terra” sulle routine di cui godono o di cui soffrono senza riuscire a rivelare i segni di un cambio salvatore. Questi sono i più numerosi.
Adesso, stiamo per fare un salto luminoso ed è verso “un sole” che stiamo per girare i nostri sguardi. Che lo vogliamo o no, la nuova luce inonderà la terra la cui frequenza vibratoria si sarà alzata e stabilizzata al livello adeguato del nuovo scrigno che ha deciso di essere e di offrirci. E’ il gioiello magnifico del proprio scrigno e siamo gli invitati privilegiati che accoglie. Bisogna capire bene che non è un colpo di bacchetta magica che rivelerà tutto questo. La terra e tutto il sistema solare attraversano una zona del cosmo che è l’oceano in cui tutto è immerso in questa luce. Noi che viaggiamo sul vascello Urantia-Gaia abbiamo dunque approdato le periferie illuminate di questa zona, qualche anno fa, e il salto di cui parlo sarà dell’ordine della luce che scaturisce alla fine di un’eclisse. Si parla né più né meno di una trasmutazione.  Dunque, questa luce sarà qui per tutti e ognuno riceverà ciò che è in grado di assorbire da questa energia colossale, ciò che avrà un po’ la funzione naturale di distribuire le destinazioni secondo ciò che ognuno può assimilare. Si capisce, una buona parte di quelli che non hanno fatto il necessario durante le proprie numerose vite per prepararsi a accogliere tale energia non la sopporteranno. Andranno quindi presto o tardi a  completare la propria esperienza lì dove la propria vibrazione li porta, fino al giorno in cui al loro turno saranno pronti a evolvere col favore di un nuovo ciclo.
Nel frattempo, quelli che vogliono ancora oscurare tutto quaggiù e gli incoscienti che servono i loro interessi, per avidità o per indifferenza, proseguono la distruzione metodica della terra. Non faremo l’inventario, ci vorrebbe una vita, ma mentre in un grande silenzio mediatico la contaminazione nucleare venuta dal Giappone e l’inquinamento petrolifero dal golfo del Messico vanno avanti, una moltitudine di zone di inquinamento e di distruzioni intensive brulicano un po’ dappertutto sopra e sotto la superficie di Gaia.  E’ così da più di un secolo e l’impresa di sabotaggio diventata metodica e crescente in questi ultimi decenni è ora demenziale. Bisogna vedere con lucidità che la maggior parte degli esseri umani se ne disinteressa, dal momento che siano in grado di consumare l’energia necessaria al superfluo che decora le loro esistenze.  E’ un fatto, e ci sono delle conseguenze. Questa incoscienza e questa indifferenza alle leggi di armonia che prevalgono nei mondi evoluti fanno che all’ora in cui una nuova energia di vita sostituisce la vecchia,  l’ante-umanità dovrà in una maniera o nell’altra conoscere un riequilibrio della bilancia. Tutto ciò è affare di equilibrio delle energie in gioco, in nessun caso di morale e ancora meno di castigo. Tutt’al più la morale è in questo senso il riflesso della legge universale tradita.
Ci sono diversi modi di riequilibrare i meccanismi di scambi tra i regni viventi tra cui il pianeta, in quanto entità, non è il minore. L’uomo, già, può diventare consapevole e cambiare attitudine. E’ ciò che sta accadendo, ma purtroppo non per la maggior parte e con un ritmo troppo lento per bastare a che tutto si svolga con dolcezza, prima del grande salto programmato. Gaia invece è lei stessa maestra a bordo e sta manovrando. Tenendo conto dell’ambiente generale e delle enormi eggregore negative accumulate dall’umanità nei suoi strati aerei e sotterranei, le valvole abituali probabilmente non basteranno, ed è molto probabile che dovrà aggiustare le energie in maniera più drastica.
Non ho un’idea ben precisa di quello che sarà, e spero ancora che ciò che fu annunciato molto tempo fa e confermato diverse volte da allora non succederà. C’è urgenza ma sono certo che fino all’ultimo momento, prima che le lancette si posizionano facendo click sui quadranti del grande orologio cosmico, è ancora possibile cambiare anche solo un po’ l’ordine delle cose. Fino alla fine, le linee del tempo possono essere saltate individualmente e collettivamente. Ecco perché bisogna tuttora avere una fede creatrice  in questa possibilità. Vedo troppi esseri in risveglio rallegrarsi di ogni nuova catastrofe naturale in cui vedono il segno del grande finimondo. Non è un’attitudine responsabile, non fa che contribuire alla confusione delle anime che la nutrono e alla paura di quelli che scoprono la situazione senza averne l’illuminazione.
Invece di aspettare il cataclisma maggiore che verrà contando ogni giorno i punti, è senza alcun dubbio più costruttivo girarsi in sé verso il mondo della pace e dell’armonia che si spera vedere sorgere dalla luce, ancorandola in ogni istante del suo quotidiano, attraverso lo sguardo che portiamo su tutto e le mani che ci posiamo con amore. Non basta proclamare ciò che si vuole, bisogna vederlo realizzato e sostenerne con perseveranza l’intenzione. Qualsiasi cosa sia, fate tutto quello che fate amando ciò che fate, e qualcosa d’immenso arriverà in voi e per tutti. Forse non è troppo tardi per addolcire la transizione collettiva.
Le parole veicolate dal “New Age” sono state spesso ingannatrici e non a caso. Si parla sempre di ascensione, ciò che alla fine rimanda sempre all’idea che si scala verso qualcosa di più alto, di più etereo. L’ascensione è soltanto quella della frequenza vibrazionale che si accorda (o si sintonizza) su una dimensione anch’essa più alta in frequenza. In realtà, nell’incarnazione, abbiamo a che fare con una discesa. Ai fianchi degli altri regni viventi di cui è la semplice natura, ogni artigiano della luce in questo mondo è il ripetitore della sostanza di energia che tira dall’alto al basso. Ognuno riceve e emette la propria firma energetica che è il frutto della sua storia e delle sue stirpi stellari che viene a incarnare qui. E’ dall’alto che portiamo in ogni cellula dei nostri corpi e di quello della terra una parte della luce che illuminerà il prossimo ciclo di Gaia e di tutto ciò che porterà in quel momento.
E’ un ancoraggio profondo e solido che si effettua di cui siamo i traghettatori talvolta consapevoli e spesso inconsapevoli. Poco importa il modo con cui l’immaginiamo, possiamo visualizzarlo come vogliamo, ciò che conta è materializzarlo nelle nostre vite e in ogni giorno concretamente, e di smettere di aspettare segni e di divulgare belle idee, delle grandi parole e dei concetti eterei che risonano soltanto nel nostro immaginario e mai nei nostri atti.
Non ho niente contro l’immaginario, al contrario, vedo sempre di più fino a che punto è uno dei modi di espressione favorito dalla propria anima quando prova a comunicarci qualcosa. Ma perfino l’immaginario può ancorarsi e dunque perfettamente incarnarsi nella materia. Verrà un momento in cui ogni cosa sarà percepita dai diversi piani con i quali interferiamo direttamente, e ci modelleremo il nostro posto in coscienza. La vita è dappertutto e riveste  tante forme che è un fuoco d’artificio, le dimensioni che ci circondano sono multipli e la nostra multidimensionalità ne investe una parte tra cui certe sono accessibili fin da oggi. Come i racconti per bambini l’hanno sempre detto, basta credere per vedere…
Fraternamente,
© Il Traghettatore – 04.09.2011 – Tradotto da Stéphanie - Versione originale francese
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