È una storia della coscienza, intesa come conoscenza di sé e come funzione morale interiore.
Il merito migliore del libro è la sua complessità, che aiuta a far comprendere come la nozione di coscienza non abbia una storia lineare, ma fitta di andirivieni.
La coscienza è ora concepita come una conoscenza vuota e poco significativa, una mera consapevolezza del proprio esistere, ora un organo privilegiato che fornisce una conoscenza assoluta, per esempio del bene e del male in Kant.
Quello che colpisce è come la modernità pragmatica si avvicini di nuovo alla supposta inconsapevolezza degli antichi. In mezzo c’è il lungo percorso morale delle religioni monoteistiche che invece hanno conferito somma importanza al giudizio interiore.
Da San Girolamo in poi si era pensato che esiste una scintilla superiore della ragione, che neppure in Caino poté estinguersi, che vuole sempre il bene e odia sempre il male. Anche in questo caso, però, Viano non concede nulla alle semplificazioni.
La coscienza morale è presente anche nel laico Kant, che l’aveva ereditata dalla filosofia scolastica medievale.
Tra queste vicissitudini contradittorie la coscienza morale ha ora aiutato e ora danneggiato lo sviluppo dell’autonomia individuale. La coscienza poteva essere invocata per garantire la libertà di pensiero, ma anche l’obbedienza a valori comunitari. Un pensatore come Montaigne poteva al tempo stesso mentre la propria vita interiore al centro della propria riflessione e al tempo stesso deplorare il caos morale generato dallo sviluppo di troppe coscienze individuali.
La riflessione di Viano non si limita alla storia, ma anche a problemi contemporanei. Il racconto comprende anche capitoli sull’obiezione di coscienza pacifista e sui medici che non rifiutano la pratica dell’aborto. Anche in questo caso la definizione di coscienza va incontro a varie vicissitudini.
Se c’è un appunto da fare al libro è l’eccesso di densità. È frutto sicuramente della scelta di voler comunicare al lettore l’evoluzione frammentaria del concetto di coscienza. Però a volte l’accumulo di informazioni, pur affascinante, rischia di sovrastare la lettura.
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