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venerdì 9 ottobre 2015

Chiesa, morale e omosessualità (di Piergiorgio Paterlini)



Quando Doppiozero mi ha chiesto un pezzo su chiesa e omosessualità, mi sono improvvisamente ricordato di essere stato fra i primi – se non il primo, su una rivista – a scrivere di questo argomento. A partire dal 1979 (avevo scritto “patire”, refuso, ma molto opportuno e molto freudiano se mai ce n’è stato uno). Quattro pagine sul settimanale Com-Nuovi tempi, poi un minisaggio addirittura sulla rivista Il Regno (dei Dehoniani di Bologna, gloriosa e strana testata cattoprogressista che proprio in questi giorni ha chiuso, trenta dipendenti in “stato d’agitazione” per la perdita del lavoro), perfino sulla prima pagina dell’Avanti! (dio mi perdoni, ma ci lavorava un carissimo amico, e in ogni caso non era l’Avanti di Lavitola, bello scioglilingua, eh?). Ero stato anche fra i promotori e gli organizzatori del primo convegno del Centro Ecumenico di Agape sempre su fede e omosessualità (1980). Chi se ne frega, nonnetto, direte voi. Eh no. Perché c’entra. Perché il cuore di ciò che posso scrivere oggi è che oggi dovrei e potrei scrivere solo ciò che scrivevo già quarant’anni fa. Nulla è cambiato. Allora c’era chi cercava di conciliare fede e marxismo e chi provava a conciliare fede e omosessualità, e chi perfino le due cose insieme (il mio amico don Marco Bisceglia, ad esempio). Il marxismo è quasi sparito, l’omosessualità no. E questa immagino sia la ragione per cui di questo secondo tentativo parliamo ancora oggi mentre del primo si è assurdamente persa anche memoria.

Non posso ripubblicare davvero quegli interventi. Eppure c’è proprio solo un ripasso da fare. Perché la chiesta se la prende tanto con gli omosessuali? Questa potrebbe essere la domanda ancora attuale. Nel Vangelo non c’è traccia di questo discorso, nemmeno una mezza sillaba. Nel Nuovo Testamento in generale un paio di inutili e controversi accenni. Ci sono libri molto importanti e molto dimenticati per chi fosse interessato. Se si trovano ancora, ma nelle bibliografie sicuramente sì. Nel Vecchio testamento qualcosa, ma nel vecchio Testamento c’è scritto anche – per chi non lo avesse letto, non scherzo – come lavarsi le mani, e che una vedova deve sposare il fratello del marito morto, un sacco di cose che non solo nessuno osa riproporre oggi come comandamento, anzi molte cose che vengono ritenute errori e/o peccati. Quindi Cristo e la Bibbia non c’entrano, sono fuori uso per questa crociata.

Poi c’è la faccenda di cosa è naturale e cosa no, ma anche questo si fa abbastanza presto a risolverlo. L’aspirina è naturale? Cresce come le mele sugli alberi? Non credo. Non c’era nel Paradiso terrestre. Natura e contro natura. Sciocchezze. Illogicità. Ignoranza oscurantista. La procreazione. Ma da un bel pezzo perfino la chiesa cattolica ha separato il piacere sessuale dalla procreazione, riconosce cioè un valore in sé alla sessualità (seppure solo dentro il matrimonio monogamico). E anche qui in ogni caso sarebbe, è facile spiegare che se il problema è l’impossibilità di procreare, allora un gay fertile va bene e i molti eterosessuali purtroppo non fertili vanno malissimo, se proprio non contro natura sono peccaminosi. Non in regola, in ogni caso, con i parametri della morale cattolica.

La morale cattolica. Ecco il punto vero. La vera faccenda è che non dovrebbe esistere una morale cattolica, anzi non c’è una morale cattolica. Il famoso “specifico cristiano” (purtroppo devo addentrarmi in queste faccende teologiche, non c’è altra via) è solo l’annuncio della morte e resurrezione di Gesù Cristo figlio di Dio. Amen. Non l’amore, la giustizia, la carità… Senza queste cose non si dà vita cristiana, ma non sono specifiche del cristianesimo/cattolicesimo. Si trovano e si trovavano già, in altre religioni, e fuori dalle religioni. Gesù le ha ereditate, non sono farina del suo sacco. Attengono all’umanità tout-court. Figurarsi l’etica, le questioni sessuali, la sociologia mutevole delle famiglie, del matrimonio, dei figli. La chiesa non deve “mettersi al passo con i tempi” (frase insensata per eccellenza), dovrebbe piuttosto delegiferare, proprio come l’elefantiaca e assurda legislazione italiana. Per entrambe, chiesa e stato, troppe leggi inutili e dannose. Pastoie pasticci pastrocchi.

Cristo non ha detto niente di specifico sul sesso, sull’amore, sulla famiglia e quando l’ha fatto ha legittimato una prostituta, ha detto che chi non abbandonava – qualcuno traduce addirittura “odia” – padre e madre, mogli e figli, fratelli e sorelle (ah, s-naturati!) non poteva seguirlo, e amate i vostri nemici. Provi a farla su questo, il Sinodo, una nuova morale familiare e dell’amore. Se ne ha il coraggio. Ma questo è tutto ciò che può prendere dal Fondatore.

Non è che la chiesa dovrebbe accettare i gay o i matrimoni omosessuali. La chiesa dovrebbe proprio starne fuori. Non occuparsene. Non ha nulla da dire su questo, se non partecipare – alla pari e con tutti e come tutti gli altri – alla ricerca e al dialogo umano. Non ha Rivelazioni da fare, non ha Libri Sacri e nessun Dio da spendere. La chiesa deve annunciare un Dio fattosi uomo e morto in croce e poi risorto. Non è una robetta da poco. Non è facile da spiegare e da mandar giù. Dovrebbe averne abbastanza fino alla prossima estinzione. Senza distrarsi. Senza perdere tempo. Senza farci perdere tempo.

Piergiorgio Paterlini



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