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lunedì 18 aprile 2011

Sorella Morte § Morire Consapevole

Dalle opere di Bruce Lyon

Ovunque degli esseri umani siano capaci di rinunciare alla vita in nome dei loro credo, per quanto distorti, la paura della morte viene abbattuta.
Cos’è che convince delle persone a morire per i propri ideali piuttosto che a vivere per essi?
Periodi prolungati in cui hanno provato l’impotenza e, come risultato, il loro bisogno di potere esplode in estremi atti catartici di disperazione. [1]

La scelta del corpo (o della terra quale estensione del corpo) come casa ‘primaria’ ha come conseguenza la necessità di difenderlo dall’inevitabile decadimento e dalla morte. La paura della morte, ad ogni modo, non potrà mai essere eliminata. Se nel tentativo di evitare la morte si trasgrediscono i principi spirituali, allora l’esilio dallo Spirito e la dipendenza dalla forma aumenteranno, creando così una spirale materialistica. [2]

La volontà di vivere come anima deve superare la volontà di sopravvivere come essere fisico separato. Ecco perché l’iniziato di Terzo Grado è chiamato “Vincitore della morte”. [3]

Morire Consapevole
L’iniziato di Terzo Grado è chiamato "il conquistatore della morte" perché è capace di rimanere consapevole mentre compie la transizione fuori dai tre mondi. Questo morire cosciente concerne il ritirare gli investimenti - il graduale ritiro dell’identità interiore dagli attaccamenti ai veicoli. Gli attaccamenti fisici possono essere del tutto ovvi, quelli emotivi lo sono meno ma sono spesso più potenti, e quelli mentali sono ancora più insidiosi.
- A quali concetti, visioni del mondo o idee siamo attaccati?
- Come abbiamo reinvestito noi stessi quali anime dopo la nostra ultima ‘morte’?
- I nostri affari sono in ordine - potremmo astrarci se fossimo chiamati?
- Lo vorremmo nel caso lo potessimo fare?
- Potremmo partire senza rimpianti?
Esistono molte forme di questo tipo di "contemplazione di disinvestimento". [5]

È la Volontà che Conquista la Morte
È il collegamento con l’energia Vita e l’identificazione con essa, proveniente dalla comprensione che essa giace al centro del nostro essere, che ci permette di affrontare la morte senza paura. Identificandoci con la vita sappiamo per esperienza che non c’è morte, non esiste vera fine, non c’è modo che il centro della coscienza possa mai essere separato dal sua genitore. Affrontare la morte è quindi una delle prove che ci consente una maggiore partecipazione alla Vita.
Eppure la maggior parte della coscienza sul pianeta tenta disperatamente, anche nei minimi dettagli, di evitare il confronto con la morte.
Abbiamo paura di gettare via vecchie foto o di cambiare casa, figuriamoci se siamo disposti a mettere da parte i nostri veicoli fisici, emotivi e mentali se ci fosse richiesto all’improvviso.
VIVERE significa essere consapevoli del nostro rapporto con l’energia della VITA e della nostra partecipazione con essa, e questa Vita non è l’opposto della morte, la morte non è che il cancello tra la vita nei tre mondi e la Vita nelle quattro sfere superiori.
Quando la morte cesserà di essere un ostacolo per la coscienza, avremo esseri umani capaci di consapevolezza su tutti e sette i piani contemporaneamente, e allora l’incarnazione sarà un’esperienza meravigliosa cui si aggiungerà la capacità di manifestare, o di permeare i tre mondi inferiori con la Vita che si sperimenta nei quattro superiori. Non è che questa Vita non permei tutti i piani. È la coscienza della Vita, il rapporto cosciente ALLA Vita che manca e che è prerogativa del quarto regno della natura manifestare. [6]

L'umanità focalizzerà tutta la propria attenzione sulla propria salute e sul prolungare la vita per paura della morte?
Si contrarranno e diventeranno un fardello lamentoso per la generazione successiva, oppure continueranno ad espandersi e a distribuire il raccolto della propria vita – in forma e coscienza - in un‟effusione generosa che garantisca un flusso continuo di sviluppo evolutivo?
Come affronteremo, accetteremo e andremo oltre la nostra morte? Come civiltà planetaria?
Naturalmente una volta che la morte è stata affrontata psicologicamente al ritorno di Saturno, non è necessariamente seguita dalla morte fisica, ma il passaggio è l'accesso ad un nuovo volto della vita che a volte viene chiamato gli anni d'oro. La morte è stata accettata e quindi le paure di sopravvivenza non controllano più la direzione della vita. Gratitudine, apprezzamento e generosità iniziano a scorrere, poiché l'anima è capace di dare il proprio contributo alla comunità. La civiltà sul pianeta terra ha il potenziale per entrare nei suoi anni d'oro - la sua età dell'oro – una volta che Saturno, il Guardiano della Soglia, passerà e che Urano ci risveglierà alla nostra eredità Cosmica.
Considerate che durante le guerre mondiali sono stati capaci di prendere l‟iniziazione molti più esseri umani rispetto a qualsiasi periodo precedente. Questo perché la crisi obbliga alla scelta. [8]

Alla base dei problemi d’inerzia e mancanza di denaro che ostacolano l’opera Gerarchica c’è la paura della morte.
La paura della morte si basa sull’identificazione errata della coscienza con la forma, abbiamo paura di perdere ciò che pensiamo di essere.
La Luce della Vita ci rivela che siamo invece quella Vita Stessa - che non è nata, che non muore, che è eterna. [7]

Nella vita di gruppo man mano che un numero sempre maggiore di iniziati passano il terzo grado, l'effetto si risente sul piano fisico con una diminuzione delle paure di sopravvivenza che condizionano il guardiano planetario. Essi formano un gruppo che ha vinto la morte e sono quindi capaci di controbattere le forze di paura e materialismo che ancora dominano la società umana. [9]

L’Esteriorizzazione della Gerarchia è un atto di affermazione volontario, deliberato, intelligente ed amorevole. Un’affermazione dell’essenziale e non-duale natura della realtà. Una dimostrazione, attraverso l’identificazione, che lo spirito e la materia non sono due, ma uno. Questa dimostrazione pone fine allo iato nella coscienza collettiva fra la cosiddetta vita e la morte, liberando l’umanità e, attraverso l’umanità, gli altri regni della natura, dalla morsa della paura. Il risultato di questa cultura emergente sarà una “vita più abbondante”. [4]

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Fonti:
[1] Lyon B., Mercurio, Istituto Cintamani, Roma 2003, pag. 5
[2] Lyon B., Mercurio, Istituto Cintamani, Roma 2003, pag. 11
[3] Lyon B., Mercurio, Istituto Cintamani, Roma 2003, pag. 37
[4] Lyon B., Mercurio, Istituto Cintamani, Roma 2003, pag. 67
[5] Lyon B., Agni, Istituto Cintamani, Roma 2004, pag. 31
[6] Lyon B., Operare con la Volontà, Istituto Cintamani, Roma 2007, pag. 97
[7] Lyon B., Operare con la Volontà, Istituto Cintamani, Roma 2007, pag. 101
[8] Lyon B., Cosmologia occulta, 2010, pag. 42-43

[9] Lyon B., Cosmologia occulta, 2010, pag. 169-170
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