La crisi non è nella politica, non è nei governi, che siano totalitari o cosiddetti democratici; la crisi non è nemmeno tra gli scienziati o nelle rispettabili e affermate religioni. La crisi è nelle nostre coscienze, che significa nella nostra mente, nei nostri cuori, nei nostri comportamenti e nelle nostre relazioni. E questa crisi non può essere capita nella sua interezza, e forse non può essere affrontata totalmente, fin quando non comprendiamo la natura e la struttura della coscienza, che è tenuta assieme dal pensiero.
In questo modo noi stiamo conoscendo o osservando i nostri stati mentali: qui è dove comincia la vera educazione, l’auto-educazione. Abbiamo sempre imparato molto dagli altri su noi stessi, siamo sempre alla ricerca di qualcuno che ci guidi, non solo nel mondo esterno, ma soprattutto a livello psicologico, interiormente. Non appena si verifica un problema, un disturbo, corriamo appresso a qualcuno che ci aiuterà a fare chiarezza.
Siamo assuefatti alle istituzioni e alle organizzazioni, nella speranza che risolvano i nostri problemi, o che facciano chiarezza nelle nostre menti. In questo modo noi dipendiamo sempre da qualcuno e questa dipendenza, inevitabilmente, genererà corruzione. Quindi, eccoci qua, senza dipendere da nessuno, neanche da chi sta parlando adesso, anzi, in modo particolare da chi vi sta parlando, perché non c’è alcuna intenzione di convincervi a pensare in una direzione piuttosto che un’altra o di stimolarvi con parole o teorie curiose.
Piuttosto, osservate ciò che accade nel mondo, e tutta la confusione interiore, e, nell’osservare, non formulate alcuna astrazione, non trasformate ciò che osservate in un’idea. Per favore, dobbiamo essere molto chiari su questo punto. Quando osserviamo un albero, la parola albero è un’astrazione, non è l’albero: spero che questo sia chiaro. La parola, la spiegazione, la descrizione, non è la realtà della cosa, non è “ciò che è”.
Perciò dobbiamo essere chiari fin dall’inizio in proposito. Quando siamo immersi nell’osservazione di ciò che accade nel mondo e nelle profondità della nostra coscienza, quell’osservazione può rimanere pura, diretta, chiara senza astrazione alcuna, senza che l’oggetto dell’osservazione venga trasformato in un’idea. Molti di noi vivono con le idee, che non sono fatti.
Allora le idee diventano molto importanti, più importanti del reale. I filosofi usano le idee in vari modi, ma noi non ci stiamo occupando di idee. Noi siamo solamente interessati all’osservazione di ciò che sta accadendo nella realtà, effettivamente, non teoricamente, senza dipendere da particolari modelli del pensiero, ma intenti a osservare ciò che è; e nell’osservazione di ciò che è, fare grande chiarezza. L’astrazione di ciò che è, la sua trasformazione in un’idea, non può che generare altra confusione.
Come abbiamo già detto, la crisi è nella nostra coscienza, e questa coscienza è il terreno comune a tutta l’umanità, non si tratta di una particolare coscienza, non è la tua o la mia coscienza, è la coscienza dell’uomo, dell’essere umano, perché, ovunque voi andiate, in Estremo Oriente, in Medio Oriente, in Occidente, in tutto il mondo gli esseri umani soffrono, provano dolore, vivono nell’incertezza, nella solitudine, nella disperazione, catturati da concetti religiosi più o meno bizzarri che non hanno alcun significato nella realtà. Quindi, questo è il terreno comune all’umanità.
Vi prego di percepire questo punto con chiarezza. Non si tratta della vostra coscienza, è la coscienza di tutta l’umanità che è sottoposta a sofferenza, conflitto, miseria, che vuole identificarsi con qualcosa, con la nazione, con un simbolo religioso o con un concetto. Per favore afferrate il significato di questa realtà. È di grande importanza comprendere perché ci siamo separati dal resto, percependoci
come individui, cosa che in realtà non siamo.
Noi siamo il risultato di milioni di anni e siamo stati incoraggiati ad accettare l’idea dell’individuo. Ma quando osservate da vicino, voi non siete degli individui, psicologicamente siete come il resto dell’umanità. Questa è una cosa molto difficile da percepire, in quanto la grande maggioranza di noi è attaccata all’idea, a questa idea che siamo tutti individui separati con le nostre ambizioni personali, con la nostra ingordigia, con l’invidia, la sofferenza, la solitudine.
Ma quando osservate, vi rendete conto che è ciò che capita a ognuno di noi, e il concetto di individuo ci rende ancora più egoisti, egocentrati, nevrotici e competitivi: e la competizione sta distruggendo l’uomo. Dunque, il mondo siete voi e voi siete il mondo. Se realmente lo comprenderete, proverete una sensazione meravigliosa, in essa c’è una grande vitalità e percezione, una immensa bellezza.
Non mi riferisco alla bellezza di una pittura, di un poema o di un piacevole volto. Noi siamo il mondo e quel mondo è voi, è me. In questa parte di mondo la libertà è usata in modo improprio, come nel resto del mondo, d’altronde, perché ognuno di noi vuole raggiungere, vuole essere, vuole divenire. Di conseguenza il contenuto della nostra coscienza risulta essere un costante sforzo, una battaglia continua per essere, per diventare, aver successo, ottenere potere, posizione sociale, status; e questo potete raggiungerlo solo se avete denaro, talento o capacità in una particolare direzione.
Quindi, capacità, talento, tutto ciò incoraggia l’individualità; ma se guardate con attenzione, quell’individualità è costruita dal pensiero. Quindi, osservando tutto ciò, si capisce che la crisi è nella natura stessa del pensiero. Il mondo esterno e quello interiore sono messi assieme dal pensiero. Il pensiero è un processo materiale; il pensiero ha costruito la bomba atomica, le navicelle spaziali, il computer, il robot, e tutti i vari strumenti di guerra.
Il pensiero ha anche costruito meravigliose cattedrali e chiese, e tutto ciò che esse contengono. Allo stesso tempo non c’è nulla di sacro nel movimento del pensiero. Ciò che il pensiero ha generato come simbolo che voi venerate, non è sacro, è semplicemente messo lì dal pensiero. I rituali, tutte le divisioni religiose e nazionali, sono tutti risultato del pensiero.
Per favore pensateci con molta attenzione, non stiamo cercando di persuadere nessuno, né di condannare o di incoraggiare, stiamo solo osservando: questo è un fatto, una realtà. Quindi, la crisi è nella natura stessa del pensiero, e, come abbiamo detto, il pensiero è il risultato delle origini dei sensi, delle risposte sensoriali, delle esperienze, dell’incontro con qualcosa che viene registrato come conoscenza, come memoria, e da quella memoria sorge il pensiero.
Questo è il processo e la natura del pensiero, è stato così per innumerevoli anni. Tutte le culture, dall’antico Egitto e da prima ancora, sono basate sul pensiero, e il pensiero ha creato questa confusione esterna e interiore. Per favore, osservatelo da voi stessi, non ve lo sto insegnando io, non sto dando spiegazioni, chi parla sta solo trovando le parole per comunicare ciò che ha osservato. Noi, assieme, stiamo osservando la natura e la struttura del pensiero.
Cioè reazioni sensoriali, quando vi imbattete in qualcosa che è definibile come esperienza, quella stessa esperienza viene registrata come conoscenza, e quella conoscenza diventa memoria, e quella memoria agisce in forma di pensiero. Quindi da quell’azione voi imparate di più, accumulate più conoscenza. Così l’uomo ha vissuto per milioni di anni in questo processo: esperienza, conoscenza, memoria, pensiero, azione, in questa sequenza. Mi chiedo se ciò è chiaro.
La nostra crisi, quindi, è nella natura stessa del pensiero. Voi direte: “Come possiamo agire senza conoscenza, senza pensiero?”. Non è questo il punto. Prima di tutto osservate la natura del pensiero, con molta chiarezza; senza alcun pregiudizio, senza alcuna direzione preposta, e vedrete che è come ho detto. Il nostro cervello, che vive in questo cerchio fatto d’esperienza, di conoscenza, di azione, memoria, d’ulteriore conoscenza, ha problemi perché la conoscenza è sempre limitata.
In questo modo il nostro cervello è addestrato per risolvere problemi; si tratta di un cervello-risolvi-problemi, non è mai libero da problemi. Spero che capirete la differenza. Il nostro cervello è stato addestrato per risolvere problemi sia nel mondo
scientifico che in quello psicologico, nel mondo delle relazioni.
Sorgono i problemi, e noi cerchiamo di risolverli, la soluzione è sempre cercata nel campo della conoscenza. Come abbiamo detto, la conoscenza è sempre incompleta, questo è un fatto. Si tratta di un punto molto importante da osservare, con sensibile consapevolezza: quella conoscenza in nessuna circostanza sarà mai completa. Guardiamo a qualcosa di diverso, per esempio: che cos’è la bellezza?
Perché c’è così poca bellezza nel mondo? Fatta eccezione per la natura, per le colline, i boschi, i fiumi, gli uccelli e le cose della terra, per quale motivo c’è così poca bellezza nelle nostre vite? Andiamo al museo ad ammirare pitture, sculture e le opere straordinarie che l’uomo ha creato, poemi, letterature, architetture meravigliose; ma quando guardiamo al nostro interno troviamo così poca bellezza.
Desideriamo bei volti, vogliamo dipingerli, ma nel profondo, (stiamo di nuovo osservando, non negando o accettando), troviamo così poco senso della bellezza, della quiete, della dignità. Perché? Perché l’uomo è diventato questo?
Per quale motivo gli esseri umani, che sono così brillanti, eruditi in tutti i campi, che vanno sulla luna a piantarci un pezzo di stoffa, che creano macchine straordinarie, perché tutti noi siamo diventati quello che siamo: volgari, chiassosi, mediocri, pieni di vanità per le nostre piccole carriere, arroganti nelle nostre piccole conoscenze. Perché? Che cosa è accaduto all’umanità? Che cosa vi è accaduto? E questa, credo, è la crisi. E noi la evitiamo, non vogliamo osservarci con chiarezza.
L’auto-educazione è l’inizio della saggezza, non quella dei libri, o che risiede in qualcun altro, ma quella che ci fa comprendere le nostre attività egoiste, meschine, distorte, che proseguono giorno dopo giorno, giorno dopo giorno. La crisi è nei nostri cuori, nelle nostre menti, nel nostro cervello. E così come la conoscenza è sempre limitata, e noi siamo sempre attivi in quel contesto, ci troviamo in eterno conflitto. Questo deve essere compreso con grande chiarezza.” (Jiddu Krishnamurti, 3 maggio 1981)
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