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venerdì 22 febbraio 2013

Vero Amore

 



Fonte: http://alkemica.net/:

di Sri Aurobindo e Mère
«Nell'amore umano vi sono diversi moventi ispiratori. Esiste un amore umano psichico che sorge da dentro, dal profondo, e che è il risultato dell'incontro da parte dell'essere interiore con ciò che aspira verso una gioia e una unione divina; esso è, una volta fattosi cosciente di sé, qualcosa di duraturo, di auto-esistente, non dipendente da appagamenti esterni, incapace di affievolirsi per motivazioni esterne, privo di auto-compiacimento, indisposto a domandare o mercanteggiare ma capace di donarsi in modo semplice e spontaneo, mai spinto o soggetto a fraintendimenti, delusioni, struggimento e odio; piuttosto, è sempre teso in modo diretto verso l'unione interiore. È questo amore psichico che è il più prossimo all'amore divino e che costituisce pertanto la giusta e migliore espressione di amore e bhakti. Tuttavia, questo non significa che le altre parti dell'essere, incluse il vitale e il fisico, non debbano essere utilizzate come mezzi espressivi o che non debbano avere alcun ruolo nel pieno gioco e nel senso completo dell'amore, perfino dell'amore divino. Al contrario, essi sono degli strumenti e possono rivestire un ruolo rilevante nella completa espressione dell'amore divino — purché seguano il movimento giusto e non quello errato —, colmo di gioia e di fiducia e di abbandono, generoso, disinteressato, incapace di lagnarsi, totalmente assoluto nel suo offrirsi, e questo è quanto di più vicino allo psichico possa esistere e quanto di più opportuno per costituirne il suo complemento e un mezzo di espressione dell'amore divino. E non è neppure vero che l'amore psichico o l'amore divino disprezzi i mezzi fisici di espressione, quando questi sono puri e giusti e plausibili; non dipende da essi, non si sente sminuito, non si ribella e non si smorza come una candela spenta quando viene privato di tali mezzi; ma quando può farne uso, se ne serve con gioia e gratitudine. [...]
Esiste però un altro tipo di amore vitale, che è più comunemente il modo della natura umana e che è dettato dall'ego e dal desiderio. È pieno di appetiti vitali, di desideri e richieste; la sua continuità dipende dal soddisfacimento delle sue esigenze; se non ottiene ciò per cui brama, o se anche soltanto immagina di non essere trattato come merita (dato che è pieno di immaginazioni, incomprensioni, gelosie e fraintendimenti), ecco che si ripiega immediatamente nel dolore, nel sentirsi ferito, nell'odio, in ogni tipo di disordine, fino a smettere di amare e di volgersi altrove. Un amore di questo tipo è nella sua vera natura effimero e inaffidabile e non può essere posto a fondamento dell'amore divino.»
Sri Aurobindo

I GRADI DELL'AMORE
«Dapprima uno ama soltanto quando è amato.
È lo stato degli esseri umani. Occorre la vibrazione amorosa di qualcuno che venga a risvegliare l'amore, altrimenti c'è solo l'inerzia.
Poi ama spontaneamente,
ma vuole essere ricambiato.
Qui siamo a una umanità già un po' più sviluppata. D'improvviso uno sente l'amore: incontra qualcuno o qualcosa — ah — e succede! Solo che ognuno ci tiene parecchio a essere ricambiato.
Poi uno ama anche se non è amato,
ma ancora ci tiene che il suo amore sia accettato.
Di solito si tratta di persone arrivate a uno stato yogico piuttosto avanzato. [...] C'è un momento in cui uno è assolutamente in grado di amare senza essere corrisposto, perché è superiore al bisogno di essere contraccambiato; però ha ancora... non propriamente il bisogno, ma una tendenza che il suo amore sia sentito e abbia effetto. Una cosa che più tardi fa sorridere.
Alla fine è Amore puro e semplice,
senza altro bisogno né altra gioia che quella di amare.
E questa per me, per la mia esperienza personale, è veramente l'onnipotenza.
È un potere capace di realizzare qualsiasi cosa — qualsiasi cosa. Non c'è niente di impossibile per un potere del genere.»
Mère

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mercoledì 5 settembre 2012

I nostri pensieri sono proprio nostri?





Nel corso della pratica meditativa o riflessiva, anche di tipo psicoterapeutico, si impara a “guardare se stessi”, a essere cioè osservatori dei processi mentali che in noi avvengono e con una certa sorpresa è possibile notare che per la maggior parte del nostro tempo non siamo assolutamente consapevoli del perché facciamo certi pensieri.
Possiamo certamente affermare che buona parte di questi pensieri sono frutto di un’attività inconscia o, in termini moderni, di tutta quell'attività mentale che si svolge al disotto del limite della coscienza vigile e che elabora continuamente vecchie e nuove informazioni registrate dai nostri sensi esterni e interni.
Ma se si presta una maggiore attenzione si scopre che alcuni di questi pensieri non hanno niente a che fare con le nostre esperienze passate o situazioni di cui facciamo esperienza immediata, sono talmente diversi e al di fuori delle nostre convinzioni che è lecito chiedersi se non vengano dall'esterno, se in altre parole una parte della nostra mente si comporta come un ricevitore di pensieri altrui di cui solo successivamente prendiamo consapevolezza.

Leggiamo cosa scrive Sri Aurobindo a proposito:
“Per uno yogi … non è del tutto valida l’immagine della mente fabbrica di pensieri, perché vede che i pensieri vengono dall’esterno, dalla Mente universale o dalla Natura universale, a volte formati e chiari, a volte informi, per poi ricevere una forma da qualche parte di noi.”
(Lettere sullo Yoga)

Affascinante!

Fonte
http://www.laboratorio-coscienza.org/?p=1212:

lunedì 17 ottobre 2011

Paradossi e Sofismi § Libertà e catene (Aurobindo)

[Fonte: http://ilpoteredelquieora.blogspot.com]:

Il mondo intero aspira alla libertà
eppure ogni creatura
è innamorata delle pro
prie catene,
questo è il primo paradosso
e l'inestricabile nodo
della nostra natura.

Sri Aurobindo



domenica 2 ottobre 2011

Angeli Custodi

Oggi 2 ottobre si celebrano gli Angeli Custodi


Trascrivo per voi questa luminosa poesia di Sri Aurobindo, dedicata agli Angeli.
Con affetto,Tomoe.


I BAMBINI DAGLI OCCHI DI SOLE


Ho visto i luminosi pionieri dell'Onnipotente 
al confine dove il cielo si volge verso la vita,
scendere le scale d'ambra della nascita; 
i precursori di una Divina moltitudine.
Essi venivano sul Sentiero della Stella del Mattino,
nella piccola stanza della vita mortale. 

Li ho visti attraversare la penombra di una età
i bambini dagli occhi solari
portatori di una meravigliosa Aurora,
i grandi creatori dal calmo aspetto. 

Li ho visti gli abbattitori delle barriere del mondo
i lottatori contro il destino nato dalla paura.
Li ho visti i lavoratori della Casa degli Dei,
i messaggeri di ciò che non può essere comunicato,
gli architetti dell'immortalità. 

Li ho visti cadere nella sfera umana,
con i volti ancora luminosi della gloria immortale,
con voci che ancora parlavano con i pensieri di Dio,
con corpi resi splendenti dalla Luce dello spirito. 

Portavano la Magica Parola, il Mistico Fuoco,
la dionisiaca Coppa della Gioia.

Li ho visti, i bambini che rendono l'uomo migliore,
coloro che cantano uno sconosciuto inno dell'Anima.
Ho sentito l'eco dei loro passi nei corridoi del tempo.
Ho visto gli alti sacerdoti della Saggezza,
della dolcezza, della Potenza e della Felicità Celeste,
i rivelatori delle vie solari della Bellezza,
i nuotatori delle acque tempestose dell'Amore,
i danzatori che aprono le porte d'oro del Nuovo Tempo.

Sono qui.
Camminano fra noi per mutare la sofferenza in gioia,
per giustificare la Luce sul volto della Natura. 

 


 

Sri Aurobindo, ”I bambini dagli occhi di sole”.
Poesia inserita nel poema "Savriti", Edizioni Mediterranee, Roma 1996

 

 

 


martedì 27 settembre 2011

Credi in dio?

[Fonte]

Un filosofo chiese a Sri Aurobindo: “Credi in Dio?”
La sua risposta fu: “No”.
Il filosofo rimase esterrefatto. Aveva percorso tanta strada, credendo che quest’uomo conoscesse Dio ed invece gli aveva risposto: “No, non credo in Dio”. Il filosofo, per qualche minuto non riuscì a trovare il coraggio di fargli altre domande, era ammutolito.
Poi disse: “Io pensavo che tu avessi visto Dio!”
Sri Aurobindo scoppiò a ridere e rispose: “Sì, l’ho visto: ecco perché non credo. Credere è frutto dell’ignoranza. Io conosco Dio!”

Ricorda: devi arrivare alla conoscenza, non sei qui per credere.
Puoi disporre del mio aiuto per arrivare alla conoscenza.
Credere è un trucco della mente: senza avere conoscenza alcuna, ti dà la sensazione di conoscere
.

L’uomo è un punto di domanda, ed è una benedizione. Perciò celebralo, danza, gioiscine perché, senza quel punto di domanda non ci sarebbero né la fede, né il dubbio; avremmo solo finte certezze. La vita ha delle esitazioni. La vita è incerta. La vita è insicura. Ecco perché è vita: perché è in movimento. Un uomo vivo si muove tra le incertezze, va verso l’ignoto, non può vivere con finte certezze. Le tue certezze dimostrano semplicemente che non hai mai dubitato. Esiste un altro tipo di conoscenza che sgorga dal dubbio, che scaturisce dalla crescita. Quando raggiungi questo tipo di conoscenza, di nuovo non hai certezze: ma ora le tue incertezze hanno un sapore del tutto diverso.

Se avessi fatto al Buddha delle domande su Dio, sarebbe rimasto in silenzio.
Ecco il motivo della sua superiorità rispetto a Sri Aurobindo. Il Buddha sarebbe rimasto in assoluto silenzio, non avrebbe risposto né sì, ne no. Come mai?
Perché asseriva:
L’Assoluto è talmente vasto che sarebbe sbagliato dire ‘sì’ e sarebbe anche sbagliato dire ‘no’: le nostre parole sono talmente piccole che non possono contenere l’Assoluto. È possibile comunicare l’Assoluto solo tramite il silenzio”.
Quando non conosci e quando sei convinto di conoscere sei in una sorta d’incertezza: come puoi avere delle certezze sull’Assoluto? È talmente vasto. Se avessi delle certezze sull’Assoluto sarebbe come rimpicciolirlo; sarebbe come dimostrare che puoi afferrarlo, che puoi averlo in pugno. E Dio non può essere posseduto; al contrario, tu dovresti permettere che Egli ti possegga. Accetta i tuoi no ed i tuoi sì e non pensare che siano opposti tra loro: non lo sono.
Proprio come non ci può essere alcun coraggio senza il pericolo,
così non ci può essere la fede senza l’incertezza e senza il dubbio.
Il rischio fa parte del gioco e noi siamo nati per giocare.
Dobbiamo imparare ad affidarci alle possibilità, non alle certezze
.
Solo i pappagalli possono avere certezze, perché hanno risposte prefabbricate. Un uomo vero, che ha raggiunto la conoscenza, avendone fatta l’esperienza, ti aiuterà a stare in silenzio, ti aiuterà ad attraversare i tuoi sì ed i tuoi no, la tua fede ed i tuoi dubbi, i tuoi momenti più caldi e quelli più freddi, la luce del giorno e le tenebre della notte, le vette e le valli. Non t’insegnerà nessun dogma, t’insegnerà solo il coraggio, il piacere dell’avventura e la ricerca.>>

Fonte: Osho – “I libri del fiore d’oro” © 2000 by News Services Corporation, Arona (NO). © 2007 RCS Libri S.p.A., Milano. Prima edizione Firme Oro Bompiani: novembre 2007 (ISBN 978-88-486-0341-6, pag. 295-298, stralcio). © 1979 Osho International Foundation, CH8001, Zurigo, Svizzera.


martedì 10 agosto 2010

Lead me

NK0552



From non-being   
                                 to Being

From darkness
                            to Light

From death
                                  to Immortality


 

.:.

Attribuito ad Aurobindo che lo avrebbe estratto dalle Sacre Scritture Orientali (?!)

Immagine:
- Nicholas Roerich, Saint Sophia, the Almighty Wisdom; commons.wikimedia.org

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