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giovedì 12 maggio 2016

Aiuterò i miei cari ...

Aiuterò i miei cari ...Quando serviamo gli altri, 
serviamo noi stessi. 
Non pensare: «Aiuterò gli altri», 
ma piuttosto: 
«Aiuterò i miei cari, il mio mondo, 
perché altrimenti non potrò essere felice».


Tratto da "Come essere sempre felici" - Paramhansa Yogananda



lunedì 30 settembre 2013

La gioia è una saggezza speciale

La gioia è la fragranza del Calice, del loto. Via via che i suoi petali si schiudono, ne emana la gioia che da’ vigore al corpo fisico, magnetismo al corpo sottile e serenità al corpo mentale.

Testi e immagini per la meditazione - yoga - meditation - zen

Il loto è la fonte inesauribile della gioia, la quale aumenta mentre Esso si schiude.
La gioia non è condizionata dalle circostanze esterne, ma è come un faro le cui fondamenta poggiano su rocce eterne.

La felicità è un effetto delle condizioni esterne, e quindi sparisce quando cambiano le circostanze favorevoli, lasciando la tristezza della depressione.
La gioia invece non cambia mai, anzi, aumenta, mentre nella nostra vita aumentano i problemi e i conflitti; cresce indipendentemente dalle condizioni.

Via via che l’esperienza del pellegrino si arricchisce e si allarga il campo del suo servizio, mentre egli è disposto a sempre più grandi sacrifici e conquista nuovo territorio nel campo dell’autorealizzazione, la fragranza del Loto aumenta e si espande in aree sempre più vaste.

L’energia più attraente di un servitore è la gioia che irradia dai suoi gesti, dalla sua voce e dai suoi occhi. Tutto ciò che egli tocca si schiude e fiorisce.

La gioia non è un sentimento ne’ un’emozione, ma è uno stato di coscienza distaccato dalla dominazione dei tre mondi inferiori, i cui problemi non possono raggiungerla.
La conoscenza, l’amore e l’energia dinamica dei petali sacrificali si espandono e infondono energia di gioia nelle piccole vite dei veicoli inferiori.

Agni Yoga Society, Fiery World, Vol. II, par. 258

Fonte: www.meditare.net/


domenica 2 dicembre 2012

Quello che facciamo

Quello che facciamo per noi stessi muore con noi. Quello che facciamo per gli altri e per il mondo rimane ed è immortale. Albert Paine [App: Almanacco]

domenica 8 maggio 2011

Paradossi e Sofismi § Non è compito mio!

Giochi di paparorolele per liberare la mente mente... la mente mente...

 

"Non è compito mio" raccontare una "barzelletta" zen,
tuttavia mi accingo ugualmente a raccontare la storiella intitolata:

Non è compito mio!

Questa è la storia di quattro persone chiamate:
Ognuno
Qualcuno
Ciascuno 
Nessuno.

C'era un lavoro importante da fare e Ognuno era sicuro che Qualcuno l'avrebbe fatto.
Ciascuno avrebbe potuto farlo, ma Nessuno lo fece.
Qualcuno si arrabbiò perché era un lavoro di Ognuno.
Ognuno pensò che Ciascuno poteva farlo, ma Nessuno capì che Ognuno non l'avrebbe fatto.
Finì che Ognuno incolpò Qualcuno perché Nessuno fece ciò che Ciascuno avrebbe potuto fare.

Fonte:
- http://www.meditare.net/drupal/non_e_compito_mio

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Link:
- http://logopsicosofia.blogspot.com/2011/04/paradossi-sofismi-link.html

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giovedì 5 maggio 2011

FESTA DELLA LUCE – WESAK 2011

FESTA DELLA LUCE – WESAK 2011
Sappiamo che il periodo del Wesak è di interesse capitale per il progresso dell’Umanità e che dal 1936 il Buddha e il Cristo sono in stretta comunicazione, “collaborando per suscitare nel genere umano la ricettività all’emanazione di una forza spirituale, che stornerebbe l’attuale andata di angustia, depressione e incertezza, inaugurando un’era di pace e cultura spirituale” (A. Bailey, Trattato dei Sette Raggi, Vol. 2, 684). Sappiamo, inoltre, che il Buddha attualmente svolge una funzione speciale di mediatore interplanetario e, in virtù di tale funzione (proprio durante i giorni del Wesak), tenterà di mettere certe Entità spirituali in rapporto con la Gerarchia terrestre.
Come Aspiranti e Ricercatori Spirituali sappiamo anche che siamo chiamati a collaborare a questo Piano di Pace e di Luce, ognuno secondo le proprie capacità: da un lato la Gerarchia Spirituale ha cercato di imprimere quel Piano nelle menti degli uomini e trasmettere il potere e la comprensione necessari per il lavoro previsto, e dall’altro, come Aspiranti Spirituali, abbiamo il compito di tentare di rispondere e manifestare nelle nostre azioni e nei nostri rapporti ciò che abbiamo intuito sul piano spirituale. Potremmo dire che, in questo modo, siamo reciprocamente impegnati, nel rapporto con la Gerarchia Spirituale, per realizzare il Piano Divino sulla terra.
Si tratta, evidentemente, di un impegno molto grande e importante che va inteso correttamente, nell’ambito delle nostre capacità di comprensione e di dono di noi stessi agli altri, ai quali offrire un esempio e un’occasione per stabilire rapporti di sempre maggiore e più autentica Reciprocità.

Il termine “Reciproco” deriva dal latino Reciprocus, composto di Recus (“Addietro”), e Procus (Avanti).
Questo termine, pertanto, sembra descrivere un moto oscillatorio, in Avanti e Indietro, che tende ad unire, e che va, dunque, in direzione dell’Uno: indica una spirale, che può andare verso il basso, o verso l’alto (l’Uno).
L’Uno è l’elemento divino, che per l’Uomo è rappresentato dal Piano Spirituale, cioè dal mondo delle creature Deviche.
Lo spazio che la spirale della Reciprocità deve aprire è il Cuore di un rapporto, nella vibrazione del quale può incontrare l’Uno, cioè il Deva del rapporto.
Pertanto, possiamo intendere la Reciprocità come quel processo di graduale e consapevole indebolimento dei meccanismi delle personalità in gioco, in favore della costruzione di un’energia unica, che nasce dalla fusione delle Coscienze in rapporto: il Cuore del rapporto appunto.

La Creazione che si genera non è valutabile in termini di “mio”, o “tuo”, ma solo in termini di “Noi”: c’è una perdita progressiva dell’individualità, che rappresenta sia il massimo timore della personalità, che la massima aspirazione della Coscienza.
Se siamo ancora identificati con la nostra personalità (ovvero con le sue forme) la Reciprocità regola unicamente la vita della forma, nei suoi scambi interni ed esterni ed è utile solo se temporanea (come nella simbiosi di una madre con un bambino piccolo).
Laddove cominciamo ad identificarci con la nostra Coscienza, la Reciprocità comincia a regolare l’afflusso dell’energia spirituale nella vita di un essere umano e nei suoi rapporti. In questo caso, la forma perde il suo potere di presa ed il Cuore del Rapporto assume un potere di attrazione nuovo e potente.
Allora, il Gruppo comincia a contare più della singola personalità, del suo potere, dei suoi interessi e dei suoi rapporti.
E’ il momento in cui nasce la Funzione di Servizio, ovvero la consapevolezza, messa al Servizio del Gruppo, delle qualità che possono essere offerte per il Bene Comune.

Più la personalità si apre, attraverso il dolore, alle note del Cuore, più la Coscienza (capacità di utilizzare la Ragione) si radica in un essere umano. L’espansione della Coscienza si raggiunge con la progressiva rinuncia al desiderio.
Alcuni desideri sono così potenti e intensi che non riusciamo ad affrontarli in una sola incarnazione: ne indeboliamo sempre più la presa, fino a giungere ad una totale e completa rinuncia.
Come sappiamo bene, la personalità impiega tecniche raffinatissime di mimetizzazione, per negare questi nodi e seppellirli nell’inconscio.

Costruire rapporti orientati alla Reciprocità vuol dire fondare rapporti in cui Cuore e Mente siano uniti, nella massima elevazione dei nostri Sentimenti, connessa con i nostri Pensieri luminosi, orientati ai valori dello Spirito, e offerti al rapporto.
Nella Reciprocità si crea uno spazio geometrico, che non appartiene né a me, né all’altro, ma è nutrito dalle nostre due Coscienze, impegnate in un rapporto; la Reciprocità crea un Centro magnetico, che si colloca in una zona precisa dello spazio ed è tanto più irradiante, quanto più è centrato sulle più elevate necessità evolutive delle Coscienze impegnate in quel rapporto.

Possiamo allora immaginare che, quando l’Umanità avrà trasformato, nella maggioranza dei Rapporti, gli elementi di conflitto in Rapporti di Reciprocità, avrà costruito una grande rete di energia, vibrante ed espansiva, costituita da una moltitudine di Cuori vibranti e orientati sempre più verso la Fratellanza e l’Amore.


sabato 23 aprile 2011

Messaggio di Clarissa Pinkola Estes

Terra mani 22 aprileCoraggio! Ispirazione!di Clarissa Pinkola Estes

 

 

 

 

 
 Amici miei, non smarrite il cuore. 
Noi siamo stati fatti per questi tempi. 
Ultimamente ho sentito che molti sono profondamente confusi e con ragione. 
Sono preoccupati per le vicende del nostro mondo di oggi. 
Sono tempi, i nostri, di stupori quotidiani e di rabbia spesso giustificata per il degrado di ciò che maggiormente sta a cuore alle persone civili e idealiste.

Avete ragione nelle vostre valutazioni.
L'arroganza e la presunzione cui alcuni si sono ispirati nell'approvare atti efferati contro bambini, vecchi, gente semplice, i poveri, gli indifesi, i bisognosi, toglie il fiato.
Nonostante ciò, vi sollecito, vi chiedo, vi domando per favore di non inaridire lo spirito piangendo per questi tempi difficili.
Soprattutto non perdete la speranza.
Specialmente perché siamo stati fatti per questi tempi.
Per anni abbiamo imparato, praticato, ci siamo allenati proprio in attesa di incontrarci esattamente sul campo di questo impegno. Sono cresciuta nella zona dei Grandi Laghi e so riconoscere una barca capace di tenere il mare quando ne vedo una.
In quanto ad anime risvegliate, in acqua non ci sono mai state barche più capaci di quanto ce ne siano ora nel mondo. E sono tutte molto ben equipaggiate e capaci di inviarsi segnali l'un l'altra come mai nella storia dell'umanità.
Guardate oltre la prua, ci sono milioni di barche di anime virtuose con voi in acqua.
Anche se la superficie è sferzata da ogni onda in questa tempestosa agitazione, vi assicuro che le lunghe assi di legno che compongono il vostro scafo provengono da una foresta più grande. E' risaputo che il legno ben venato tiene testa alle tempeste, resiste, regge e avanza nonostante tutto. In ogni periodo buio c'è la tendenza a perdersi d'animo per quanto è sbagliato o non sanato nel mondo.
Non focalizzatevi su questo.
C'è anche la tendenza a indebolirsi indugiando su ciò che è fuori dalla propria portata, su ciò che non può ancora esserci.
Non focalizzatevi lì.
Questo è "mancare il vento e non alzare le vele".
Noi siamo necessari, ecco tutto quello che possiamo sapere ora.
Ed anche se incontriamo resistenza, più sarà così, più incontreremo grandi anime che ci saluteranno, ameranno e guideranno e le riconosceremo quando compariranno.

Non avevate detto di credere?
Non avevate detto di ascoltare una voce più grande?
Non avevate chiesto la grazia?
Non vi ricordate che essere nella grazia significa sottomettersi a una voce più grande? Il nostro compito non è quello di migliorare il mondo intero tutto in una volta, ma quello di prodigarsi per migliorare la parte del mondo nel nostro raggio d'azione.
Ogni piccola e pacifica cosa che un'anima può fare per aiutare un'altra anima, per assistere una parte di questo povero mondo sofferente, sarà d'immenso aiuto.
Non ci è dato sapere quale sarà l'azione o chi farà in modo che la massa critica penda verso il bene durevole.
Ciò di cui c'è bisogno per un cambiamento sostanziale è una miriade di azioni, aggiungendo, aggiungendo ancora, aggiungendo di più, in continuazione.
Sappiamo che non tocca a "tutti sulla Terra" portare giustizia e pace, ma solamente a un piccolo e determinato gruppo che non si arrenderà alla prima, alla seconda o alla centesima raffica di vento. Una delle azioni più rasserenanti e potenti che potete fare per intervenire in un mondo in tempesta è stare in piedi e mostrare la vostra anima. Un'anima sul ponte nei momenti bui risplende come l'oro. La luce dell'anima lancia scintille, emette bagliori, fa segnali di fuoco, attizza ciò che è appropriato.
Mostrare il faro dell'anima in tempi oscuri come questi è essere tenaci e mostrare compassione verso gli altri e sono entrambe azioni di immenso ardimento e grandissima necessità. Le anime angosciate prendono luce dalle altre anime che sono completamente accese e che la mostrano spontaneamente.
Se volete calmare il tumulto, questa è una delle cose più potenti che potete fare. Ci sarà sempre un momento in cui vi sentirete scoraggiati. Io stessa ho provato lo scoraggiamento molte volte nella vita, ma non gli tengo il posto, non lo prendo in considerazione. Non gli permetto di mangiare nel mio piatto.
Il motivo è questo: fin nelle ossa so' una cosa, come la sapete voi. Ed è che non ci può essere disperazione quando ricordate il perché siete venuti sulla Terra, di Chi siete al Servizio e Chi vi ha mandato qui.
Le buone parole che diciamo e le buone azioni che facciamo non sono nostre: sono parole e azioni dell'Uno che ci ha portati qui.

Con questo spirito, spero che scriverete questo sulla vostra parete: 

"Una grande nave ormeggiata nel porto è indubbiamente al sicuro, 
ma non è per questo che le grandi navi sono state costruite".
Che questo vi giunga con molto amore e con la preghiera di ricordare da Chi voi venite e Perché siete venuti su questa bellissima e
necessaria Terra. 

Clarissa Pinkola Estes, Ph.D.
Autrice del best seller "Donne che corrono coi Lupi".

   That we call the biginning is often the end
And to make an end is to make a biginning.
The end is where we start from.
T.S.ELIOT, Little Gidding, da Four Quartets


Traduzione:Ciò che noi chiamiamo l'inizio è spesso la fine.
E creare una fine è creare un inizio.
La fine è là da dove noi partiamo.






Riceviamo da Rita e pubblichiamo
Sono stata incoraggiata da questa lettura e la condivido con voi.
Non smarrite il cuore, amici miei....






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mercoledì 16 marzo 2011

Il Servizio è lo spontaneo risultato del contatto con l'anima.

Fonte: A. A. Bailey, Trattato dei Sette Raggi, Psicologia Esoterica vol. 2, Editrice Nuova Era, Roma 1984, pag. 70-71 ital. (136-137 ingl.).

Come Servire il Piano Divino e la Gerarchia Spirituale?

Una personalità intelligente e integrata è adatta a compiere la parte che spetta al servitore nel lavoro attivo, purché la visione non sia macchiata dall’ambizione personale e l’attività non degeneri in una corsa o in un febbrile affaccendarsi. L’anima stessa rivela la mossa successiva nell’opera evolutiva alla mente calma e stabile, impartendo idee. Tale è il Piano per l’umanità. La forza che si riversa nella personalità, dando al servitore la necessaria visione e il senso di potenza che lo mette in grado di collaborare, scende nel corpo astrale o emotivo. Anche qui l’effetto è duplice, secondo la condizione del corpo astrale e l’orientamento interiore. Può accrescere e intensificare l'annebbiamento e approfondire l’illusione, gettando il servitore in balia degli effetti psichici illusori che vi si trovano. Quando ciò si verifica, egli emergerà sul piano fisico illuso dall'idea, per esempio, di avere sorprendenti contatti personali, mentre ha percepito solo qualche forma pensiero collettiva dei Grandi Esseri. Si illuderà di essere stato prescelto come strumento e portavoce della Gerarchia, ma è ingannato dalle molte voci, poiché la Voce del Silenzio è stata sopraffatta dai clamori del piano astrale; s’illuderà che non vi sia altra via se non la sua.  Oggi tale inganno e illusione è comune ovunque fra istruttori e operatori, poiché molti stanno stabilendo un preciso contatto con l’anima e sono trascinati dal desiderio di servire; tuttavia non sono esenti da ambizione e tendono ancora soprattutto ad esprimere la personalità e non a fondersi con il gruppo di servitori del mondo. Ma se riescono a evitare l’annebbiamento astrale e distinguere il Reale dall’irreale, la forza che affluisce inonderà la loro vita di vero amore altruistico e devozione al Piano, a coloro serviti dal Piano e a Coloro che servono il Piano. Notate la sequenza di queste attitudini e regolatevi in conformità. Allora non vi sarà posto per interesse e affermazione personali o ambizione egoistica. Si considerano soltanto le esigenze e la necessità impellente delle iniziative immediate da prendere per provvedervi, quali si presentano agli occhi del servitore. Se il cuore e la mente operano all’unisono (sia in coalizione egoistica per la presentazione di una personalità attiva, sia in consacrazione altruistica e subordinazione all’anima) la forza fluente attraverso il servitore stimola il corpo eterico all'azione. Automaticamente il corpo fisico risponde. È quindi estremamente necessario che il servitore sosti sul piano astrale e, in sacro e controllato silenzio, attenda prima di permettere alla forza di fluire nei centri del corpo eterico. Questa pausa di silenzio è uno dei misteri dello sviluppo spirituale. Una volta che la forza o energia dell’anima (nella sua purezza originaria o contaminata e sviata nella sua discesa in manifestazione fisica) ha raggiunto il corpo eterico, il discepolo medio non può fare altro. Raggiunto quel punto, il risultato è inevitabile ed effettivo. Il pensiero interiore e la vita di desiderio determinano l’attività che esprimerà fisicamente.

Vero amore altruistico e devozione:
1. A
l Piano,
2. A
coloro serviti dal Piano,
3. A
Coloro che servono il Piano.
Notate la sequenza di queste attitudini e regolatevi in conformità.

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mercoledì 23 febbraio 2011

ETICA Vivente 2001 [B] Ideale Servizio Cicli

Parole di Sergio
(Appunti dai Seminari 2001 [B] a cura di Paola Costanza)

Nell’Era dei Pesci tutti avevano un ideale che non incideva nella vita quotidiana.
Nell’Era dell’Acquario l’ideale deve incarnarsi, la coscienza quotidiana deve vivere l’ideale.

Conformare la propria vita quotidiana all’ampliamento della vita interiore.
Dalle piccole situazioni della vita vediamo lo stato della nostra coscienza.
Il cambiamento all’esterno denuncia la tendenza al rinnovamento.
L’attaccamento è il male dell’uomo.
Poter vivere tutto senza attaccamenti.
L’autonomia si verifica nella libertà.
Il percorso sociale e quello spirituale si vivono separati, si uniscono solo nel Servizio.
Il Servizio non riguarda il miglioramento della vita sociale.
Servizio: tecnica psicospirituale della psicologia esoterica.
Segreto spirituale: controllare totalmente le forza della personalità.
Integrazione della personalità: fare ciò che voglio senza sofferenza.
Per quanto riguarda il lavoro e la famiglia: dare quel tanto di energia sufficiente affinché non crei ostacoli o problemi.
Programmare la propria vita ascoltando la propria anima.
Come si fa ad attivare la propria anima? Chiamandola in causa e usandola.
La mente superiore, che è la parte inferiore dell’anima, si attiva quando non si è impegnati a livello concreto.
Dedicarsi Gruppo e al Servizio perché in esso, e solo in esso, trovo il contatto con la mia anima e sono felice.
La vita è un movimento incessante che si rinnova sempre.

Inizio di un nuovo ciclo:
- Fusione della coscienza individuale nella coscienza di gruppo.
- Impegno a lavorare per favorire la coesione e l’attività di gruppo.
- Totale dedizione delle energie al gruppo.
- Attenzione a tutti i gruppi in cui lavori per favorire il bene superiore del gruppo e per il raggiungimento del suo obiettivo.


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lunedì 6 dicembre 2010

Sorella Morte § Introduzione

Laudato si' mi Signore,
per sora nostra Morte corporale,
da la quale nullu homo vivente po' skappare.Francesco d'Assisi

Il più rabbrividente dei mali, la morte, nulla è per noi; perché, quando noi siamo, la morte non è presente;
quando è presente la morte, allora noi non siamo.
Dunque, perché rabbrividire?
Epicuro di Samo, filosofo greco (341-270 a.C.)

I. PAURA. È una delle più consuete manifestazioni d’energia astrale; è prima nella lista, perché per la grande maggioranza rappresenta il Guardiano della Soglia e in ultima analisi è anche il male astrale fondamentale. Ogni essere umano sa cosa sia la paura e la gamma delle vibrazioni di paura si estende dalle paure istintive del selvaggio, basate sull’ignoranza delle leggi e delle forze della natura, sul suo terrore del buio e dell’ignoto, alle paure oggi prevalenti di perdere gli amici e i propri cari, la salute, il denaro, la popolarità, per giungere infine alle paure dell’aspirante, paura di non riuscire, paura radicata nel dubbio, paura dell’annullamento o annientamento finale, paura della morte (che egli ha in comune con tutti gli esseri umani), paura della grande illusione del piano astrale, della fantasmagoria della vita stessa e anche paura della solitudine sul Sentiero e persino paura della paura stessa. Questo elenco potrebbe essere esteso di molto, ma è sufficiente per indicare la prevalenza delle paure d’ogni genere.
[A.A.Bailey, Trattato di Magia Bianca, Editrice NUOVA ERA, Roma 1993,   pag. 138]
 
1. La paura della morte si basa:
    a) Sul terrore del processo finale del distacco al momento della morte.
    b) Sul terrore dell’ignoto e dell’indefinibile.
    c) Sul dubbio dell’immortalità.
    d) Sul dolore di lasciare i propri cari o di esserne lasciati.
    e) Su antiche reazioni a morti violente subite in passato, profondamente annidate nel subconscio.
    f) Sull’attaccamento alla vita della forma, perché la coscienza vi si è a lungo identificata.
   g) Su vecchi insegnamenti errati riguardo al paradiso e all’inferno, entrambi ugualmente sgraditi, come prospettiva, per certi tipi di persone.


    Parlo della morte conoscendo l’argomento sia dal lato dell’esperienza del mondo esterno che da quello dell’espressione della vita interiore: la morte non esiste. Come sapete, vi è l’ingresso ad una vita più piena. C’è libertà dagli ostacoli del veicolo carnale. Il tanto temuto processo di distacco non esiste, salvo nei casi di morte violenta e improvvisa e, anche allora, di veramente sgradevole c’è soltanto un istantaneo e opprimente senso di pericolo e di distruzione imminenti e una sensazione molto simile a una scossa elettrica. Null’altro.
- Per l’essere poco evoluto la morte è letteralmente sonno e oblio, poiché la mente non è sufficientemente sveglia per reagire e il serbatoio della memoria è ancora praticamente vuoto.
- Per il buon cittadino medio, con la morte il processo vitale continua nella sua coscienza e prosegue con gli interessi e le  tendenze della sua vita. La sua coscienza e il suo senso di consapevolezza rimangono invariati. Egli non avverte una grande differenza, ci si prende cura di lui e spesso egli non si rende conto di avere attraversato l’episodio della morte.
- Per i malvagi e crudelmente egoisti, per i criminali e quei pochi che vivono unicamente per ciò che è materiale si determina la condizione che definiamo "legato alla terra". I legami che hanno creato con la terra e la tendenza terrena di tutti i loro desideri li costringono a rimanere in prossimità della terra e della loro ultima residenza terrena. Essi, cercano disperatamente e con ogni mezzo possibile di ristabilire il contatto e rientrare. In qualche raro caso, un grande amore personale per coloro che sono stati lasciati o il fatto di non aver adempiuto un dovere riconosciuto e urgente trattiene anche esseri buoni e interiormente belli in una condizione quasi analoga.
- Per l’aspirante, la morte è l’accesso immediato ad una sfera di servizio e d’espressione alla quale è abituato e che riconosce subito come non nuova. Durante le ore di sonno egli ha sviluppato un campo di servizio attivo e di studio. Ora egli vi trascorre semplicemente tutte le ventiquattro ore (per usare il concetto di tempo terreno) invece delle consuete poche ore di sonno. Col passare del tempo e prima della fine del secolo, la morte sarà finalmente considerata inesistente, nel senso oggi inteso. La continuità di coscienza sarà così sviluppata e un così gran numero di uomini fra i più elevati agirà  simultaneamente nei due mondi, che i vecchi timori spariranno.
[A.A.Bailey, Trattato di Magia Bianca, Editrice NUOVA ERA, Roma 1993, pag. 139-140]
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Con questo post apriamo una nuova sezione, categoria, rubrica o argomento del blog che chiameremo: SORELLA MORTE. E' un soggetto molto delicato e viene spesso accuratamente evitato per i motivi descritti sopra. Noi, invece, vogliamo proporlo e trattarlo, perché la maggior parte dei problemi dell'umanità deriva dalla paura della morte e questa paura si supera, si vince con la conoscenza.
Prossimamente pubblicheremo un modello di Testamento biologico e, se si avvierà una nuova collaborazione, anche una proposta di come impostare i Nuovi Cimiteri. Pubblicheremo inoltre elenchi di libri sull'argomento e link con siti  e blog attinenti.
Siamo aperti a forme di collaborazione con chi pensa di dare un suo contributo a questo spinoso problema che penso bisogna portare avanti comunque, perché è necessario farlo.
Michy Ross

lunedì 29 novembre 2010

Affermazione per la personalità


AFFERMAZIONE PER LA PERSONALITÀ

Sto al centro della Volontà di Dio.
Nulla distoglierà la mia volontà dalla Sua.
Compio quella Volontà con Amore.
Mi oriento verso il campo di Servizio.
Io, il divino Triangolo, esprimo quella Volontà
dentro il Quadrato e Servo i miei simili.

*

(A. A. Bailey, Discepolato della Nuova Era, vol.  2, pag 100)

martedì 13 luglio 2010

ETICA Vivente 1998-99 [B] Dall’io personale al Sé

Parole di Sergio
(Appunti dai Seminari 1998-99 [B] a cura di Paola Costanza)


Chiaro nell’obiettivo, saldo nel proposito, perseverante nell’azione.
Perdo l’identificazione precedente e assumo l’identificazione seguente (si assume la responsabilità). Processo alchemico dall’io personale al Sé. Il superamento non avviene attraverso la privazione ma con il governo e la padronanza. 

Essere responsivi verso le tre leggi:
- Retti rapporti umani
- Attività di gruppo
- Avvicinamento spirituale

Il gruppo è un atto di co-creazione da parte di tutti.
Il vero amore è comprensione a livello mentale.
Si accede al servizio con la forma iniziale di negazione degli altri.
Quando diventiamo più utili al dharma ci affranchiamo anche dal karma. Smaltimento degli accumuli e purificazione.
Rendersi conto che gli eventi li produciamo noi, sia in positivo che in negativo.
La critica migliore è sempre su se stessi. Permettere all’altro di commettere un errore e stare zitti è un passo verso la saggezza. Ognuno ha la responsabilità di vivere se stesso. Il servizio si svolge nel silenzio. Essere indifferenti al comportamento degli altri.
Per attivare un gruppo è necessario aver fatto un lavoro su se stessi. Dobbiamo essere in grado di testimoniare. Incarnare il principio. Il processo educativo si trasmette per imitazione.
Imparare a capire come tutto è stato creato, per analogia. Uno degli errori più grandi, errore materialistico, è attaccarsi all’iniziativa creata. Divina indifferenza. Essere rinnovatori e trasformatori costanti. Quando ci disidentifichiamo dalla creatura ci identifichiamo nel creatore.

L’energia dei centri inferiori si sposta a quelli superiori con l’attenzione e la concentrazione.
L’intuizione è un comportamento dell’anima. Incarnare lo spirito: portarlo sul piano mentale intuitivo.
La mente concreta, piena di condizionamenti sociali e culturali, è uno strumento fasullo perché fino ad ora è stata in balia del corpo astrale.
Costruire un ponte per accedere alla mente astratta e avere una visione diversa.
Ci disidentifichiamo dalla mente inferiore per prendere contatto con la mente superiore e poi ritornare ad utilizzare la mente concreta.
Riverificare la capacità di concentrazione. La mente deve essere utilizzata e non subita.

venerdì 18 giugno 2010

Un Monaco .:.


*

Un monaco aveva letto che una volta un eremita era solito trascrivere le parole di antichi insegnamenti su dei fogli di pergamena per poi lasciarli ad un crocicchio. Pensò quindi di imitarlo e trascrisse delle preghiere e delle frasi di saggezza su dei fogli, ornandoli con disegni e miniature.
Lasciò il primo foglio ad un incrocio, in una bella giornata di sole e lo fermò con un sasso. L'indomani tornò con un altro foglio per metterlo al solito posto e restò un po' deluso nel ritrovare quello lasciato il giorno prima, ma pensando al non-attaccamento, mise il foglio su quell’altro.
Continuò così per alcuni giorni mettendo il foglio su quelli dei giorni precedenti e appoggiandovi sopra il sasso.
Andò avanti per un po' di tempo e cominciava a dubitare del significato di ciò che faceva, finché un giorno di vento, tornando al solito crocicchio, non trovò più i fogli. Si sentì contento e mise il suo solito foglio sotto il solito sasso.
Adesso i fogli a volte restavano per molto tempo e a volte sparivano subito, ma ormai era convinto che a qualcosa servissero e, comunque, l’importante era mettere i fogli senza avere aspettative.
Venne l'autunno con le piogge e l'inverno con la neve. Costruì un piccolo tetto per riparare i fogli. Ma molti fogli li ritrovava bagnati e scoloriti dall'acqua e dalla neve portata dal vento, e allora costruì una casetta per ripararli.
Un giorno mentre si avvicinava vide uscire furtivamente uno scoiattolo dalla casetta; sorrise e pensò che l'indomani gli avrebbe portato qualcosa da mangiare.  Così fece finché lo scoiattolino non imparò e tutte le mattine si faceva trovare pronto a ricevere il pasto.
Col tempo qualche altro vispo scoiattolino si fece coraggio e si avvicinò per mangiare. Cominciarono ad avvicinarsi animali di tutti i tipi: uccelli, conigli e anche qualche capriolo. Il monaco si preoccupò perché non sapeva come fare per sfamarli tutti, sia perché aveva intravisto nei dintorni qualche volpe argentata e un gatto selvatico e anche un orso e non sapeva più cosa fare.
Lasciare tutto? Portare solo i fogli? E gli animali? Come sarebbero rimasti?
Cercò di non pensarci troppo e continuò come poteva.
Un giorno però, mentre si avvicinava per posare il nuovo foglio, vide che sotto il sasso c'era un foglio che non aveva scritto lui!
Lo prese, lo guardò stupito e lo lesse. Diceva:
“Ciò che tu ora trovi è il frutto di ciò che tu hai lasciato. Una mano amica ti ha risposto e adesso non sei più solo. Chiedi di cosa hai bisogno e io ti accontenterò”.
Il monaco ristette a pensare, lasciò il suo foglio e se ne andò.
L'indomani, oltre al foglio consueto, mise un altro foglio in cui aveva scritto:
"Amico sconosciuto, io ti ringrazio per la tua gentilezza e ti chiedo di aiutarmi a nutrire questi animali". 
E lasciò lì i fogli.
Dopo qualche giorno vicino alla casetta trovò degli animaletti che mangiavano e poco lontano qualcosa da mangiare anche per le volpi, i gatti selvatici e gli orsi.
Questa storia andò avanti per parecchio, e credo che nessuno di noi avrebbe avuto la pazienza e la perseveranza del monaco e dello sconosciuto, finché... qualche cacciatore di passaggio non si accorse della situazione e cominciò a sparare e a disperdere tutto.
Il monaco, trattenendo il dispiacere, seguitò a mettere i fogli, e un giorno, dopo che la neve aveva ricoperto ogni cosa, mentre si avvicinava al solito incrocio, vide un uomo che lo guardava nascondendosi tra gli alberi. 
Il foglio andava messo al suo posto e lui così fece.


L'uomo guardava, da debita distanza, i movimenti aggraziati del monaco, ma non si avvicinava.  Allora il monaco si sedette su un sasso in posizione di meditazione e aspettò.
L'uomo stava a guardare e cercava di capire. Quindi lentamente si avvicinò fino a che il monaco aprì gli occhi e gli disse:
"Chi sei tu? Cosa cerchi?"
L'uomo si fermò, e si capiva che era un cacciatore perché era armato.
Poi fattosi coraggio si avvicinò e chiese:
"E tu chi sei? Cosa fai qui?"
Il monaco sorridendo disse:
"Io sono un monaco, sono tuo amico e se vuoi ti posso aiutare".
Il cacciatore sembrava un po' perplesso poi, con passi lenti, si avvicinò e disse:
"Come puoi aiutarmi? E perché sei mio amico?"
Tutto sembrava ovattato e silenzioso sotto la neve. Il mondo non esisteva. Solo loro due in capo al mondo. Il monaco rimase fermo e in silenzio.  Tirò fuori dalla sua sacca un pezzo di pane e lo mostrò al cacciatore. Il cacciatore allungò la mano, prese il pane e ne spezzò un pezzo. Poi lentamente si sedette vicino al monaco. Mangiarono insieme in silenzio. Si sentiva solo il fruscio del vento e la musica del respiro. Passò del tempo senza tempo.
E allora gli animali iniziarono ad avvicinarsi.
Il cacciatore era stupito e attonito ma il monaco lo guardava negli occhi e sorrideva lievemente.
Restarono zitti e immobili fino a che il cacciatore chiese:
"Per quale motivo fai questo?"
Il monaco sorrise ancora e poi disse:
"Adesso credo di saperlo. Prima non mi era molto chiaro, ma ora, che tu sei qui penso di saperlo".
Si alzò, raccolse le sue cose e disse:
"Ci rivediamo domani".
Molti giorni trascorsero in questo modo e il cacciatore imparò ad aiutare il monaco.
Costruirono una capanna per il sole e per la pioggia, e si sedevano sotto di essa a parlare o a stare in silenzio.
Dicono che adesso in quel posto molti vanno, quando vogliono ritrovare se stessi o vogliono cambiare la propria vita, ma non sempre è facile arrivarci. Lungo la strada i segnali sono pochi e i crocicchi si somigliano tutti. Ma qualcuno, ogni tanto coglie i segni e arriva fin lassù.
Quando ritorna un sorriso aleggia sulla sua bocca, il passo è leggero e lo sguardo limpido.

Non si sa come poi sia finita la storia del monaco, del cacciatore e dei fogli, ma di certo se leggete adesso questo "foglio" lo dovete un po’ anche a lui.
 
di Resalvato .:.

* Il quadro è di Nicholas Roerich

venerdì 11 giugno 2010

ETICA Vivente 1991-93 [A] Intenzionalità Anima

Parole di Sergio
(Appunti dai Seminari 1991-93 [A] a cura di Resalvato)



Concentrazione puntiforme della coscienza di gruppo; completa e assoluta convergenza anche nell’estroversione della vita quotidiana. Focalizzarsi sul Compito. Uso della mente per la creazione della N. E.
Ciò che conta è la focalizzazione dell’attenzione sul proposito, sull’obiettivo comune.
Intenzionalità: Spostare l’attenzione, l’interesse, dal mondo esterno a quello interno, da quello concreto a quello sottile, da quello inferiore a quello superiore, da quello visibile a quello invisibile. Non mescolarli: viverli come due binari, separati. Continuare la vita della personalità, costruendo la vita dello spirito, senza che siano in contrapposizione.
Distinguere fra personalità e anima: la personalità non è detto che esprima sempre l’anima.

Utilizzare l’afflusso energetico non per la personalità ma per e nel Servizio.

Il compito di Servizio può essere duplice, triplice (punti magnetici):
1) Costruire se stessi;
2) contribuire alla costruzione di un Gruppo;
3) occuparsi di una iniziativa (attività esterna).
Tutto questo attraverso la meditazione, la condivisione (individuale e di gruppo).

Dare la propria energia a favore di “chi sta servendo il mondo”.
La vita della personalità e quella dello Spirito hanno due direzioni opposte, non conciliabili. “Dare a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio.”

Chi è che fa crescere la coscienza? E’ l’anima non la personalità. E’ la nostra coscienza che produce gli eventi. E’ la nostra anima che ci ha portato qua.

Nell’Aspirante permane un dualismo fra anima e personalità. Nel Discepolo si raggiunge un certo equilibrio tra interno ed esterno.
L’energia, a livello della personalità va guidata; a livello dell’anima va affidata.
Differenza tra attivismo e attrazione: mettere i poli nella massima tensione, contenerla e quindi coniugare i due estremi in un terzo elemento che li contenga entrambi (sintesi).
L’integrazione della personalità è il coordinamento di tre energie diverse: fisica, emotiva, mentale.

Bisogna evitare di lasciare il campo sguarnito. Non lasciare un vuoto che può essere riempito da energie disarmoniche e disgregatrici.
Comunicazioni utili al fine di costruire una fratellanza spirituale.
Non lasciarsi condizionare dalle abitudini.
I rapporti di coppia, familiari, sono ostacolanti per la coscienza di gruppo.
Tenersi saldi e procedere.
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