Visualizzazione post con etichetta Identità. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Identità. Mostra tutti i post

giovedì 12 aprile 2012

Adolescenza - Essere Non essere Apparire Nascondersi

Il mistero della VITA che si affaccia all'autoconsapevolezza

Riporto ampi stralci di due articoli:

1. Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti  (che prende lo spunto, per parlare dell'adolescenza, da un fatto di cronaca) perché mi ha riportato a galla un pensiero simile al suo: non dimenticarsi di essere stati giovani, adolescenti. Anch'io m'ero ripromesso di non farlo, ma poi, in parte l'ho dimenticato.
2. Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti perché collegati al tema dell'identità, dell'essere e del non essere, dell'avere e dell'apparire.

__________________________________
 

Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti

di Vera Montanari
Com’è difficile essere un adolescente. Un giorno sei un adulto e mal sopporti regole, divieti, genitori e prof. e il giorno dopo sei un bambino in balia del mondo.
Gli adolescenti non sono bambini, sono ragazzi, quasi adulti e soprattutto sono molto sensibili (permalosi?). Ci siamo passati tutti da quel periodo infame e meraviglioso e quindi tutti sappiamo di cosa si parla. Qualcuno poi se l’è dimenticato, qualcuno l’ha cancellato. Io, invece, ancora difendo l’adolescente che è in me con grande determinazione perché sono affascinata da quel momento della vita, quando tutto deve ancora succedere e tu non sai come sarà, ma aspetti, con ansia, voglia e un po’ di paura.
In generale, salvo cioè pochi fortunati, sono anni duri, difficili, faticosi, ma insieme entusiasmanti. In nuce sei già quello che sarai, ma che fatica liberarsi di quel bozzolo. E che solitudine. Nonostante gli amici, nonostante i genitori (in quest’ordine, sia chiaro) e anche nonostante le prime cotte o i primi amori. Tutto è sublime e tragico.
Improvvisamente scopri che hai un corpo, per la prima volta ti “vedi” davvero e, impietoso come solo un adolescente sa essere, ti misuri con i tuoi limiti, i tuoi difetti, quelli fisici (che tragedie, ma ve lo ricordate?), quelli psicologici e anche tutti quelli che non hai…  
E che tua madre ti ripeta che non sei grassa, che il seno è della misura giusta, che sei intelligente, non cambia una virgola della tua percezione (negativa, ovviamente). Però se a confortarti è un’amica, allora se ne può parlare.
E quanto si parla… Alla fine della scuola, ogni giorno, accompagnavo la mia amica Gioia a casa. Poi lei riaccompagnava me. E di nuovo io lei… Quando arrivavo a casa il pranzo era freddo e mia madre furibonda, ma questo non mi impediva certo, appena finito di mangiare, di telefonarle per riprendere le chiacchiere interrotte.
Ma una domanda continua a straziarci il cuore: perché non ha parlato con sua madre delle attenzioni morbose dello zio? Semplice: perché gli adolescenti non si confidano con i genitori. Sarebbe come tornare piccoli, una regressione inaccettabile. Chissà cosa le passava per il capo, forse temeva che non le avrebbero creduto. Forse pensava di potersela cavare da sola. Non riesco neppure a immaginare lo strazio di sua madre, se non per un punto: poteva aiutarla e non ci è riuscita.
Perché è questa la paura più orribile per chiunque abbia un figlio: vorresti difenderlo da tutto e tutti. E sai che non potrai. [1]
__________________________________
Gli adolescenti e il rapporto con lo specchio

Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti

di Elisabetta Leslie Papacella ragazza-allo-specchio2.jpg

Oggi non si può essere brutti. Se non piaci la socializzazione è a rischio. Questo è il problema per molti adolescenti che non prendono proprio in considerazione la possibilità che la socializzazione passi anche attraverso il carattere, la capacità individuale di creare relazioni e non solo attraverso l’aspetto fisico. La paura di essere brutti, di non piacere, può assumere dimensioni inquietanti. Il giudizio degli altri diviene un imperativo categorico. Non ci si guarda più con i propri occhi, quelli degli altri divengono il metro che stabilisce se siamo giusti o no. E’ da come li percepisce l’esterno che i ragazzi imparano piano piano a decidere di se stessi. Se l’amica ci ha guardato con sussiego, se i ragazzi hanno riso su un dettaglio, su un vestito, via, si cambia subito. Se i dettagli sono purtroppo quelli del corpo, allora la cosa diviene più complessa. Ma anche qui si fa strada subito l’idea di poter intervenire per soddisfare il giudice esterno. Si può ricorrere alla chirurgia.
Purtroppo il normale disagio adolescenziale che ha fatto parlare di sé poeti, scrittori, psicologi, viene visto al pari di un difetto fisico. Può essere estirpato, tolto come un brutto naso che viene rifatto. Poi può essere un seno da rifare, poi gli zigomi, le labbra e si può andare avanti all’infinito nel corpo che può essere rifatto in ogni dettaglio. Si spera in questo modo di supplire alle difficoltà legate alla crescita.
Si pensa così che aderendo ad un modello di bellezza si sia accettati. Se ciò accade il gioco è fatto. Si è a tutti gli effetti ammessi nel sociale, si è all’altezza. Se si ha una vita relazionale intensa di contatti – e non di vere relazioni – i ragazzi hanno l’idea di essere dentro, di essere giusti, di avere consenso.
Dunque, il consenso passa attraverso il fisico. Se corrispondi a certe misure a determinati connotati fisici, allora non devi temere l’esclusione. Non essere considerati, cercati, nell’adolescenza può essere drammatico. Si ha la sensazione di non esistere. A questi ragazzi si è insegnato a non accettare il proprio corpo, a non accettare l’imperfezione. Alla chirurgia estetica si affida così il proprio disagio esistenziale sperando che venga estirpato. L’idea della personalità perfetta assomiglia al fisico perfetto. Il proprio carattere, la proprio personalità è affidata ad un fisico perfetto perché rifatto secondo canoni suggeriti dall’esterno.
Una omologazione che azzera le differenze, che annienta le personalità, che crea ragazzi privi di carattere in balia delle mode del momento. Sempre più preoccupati di capire “come gira il vento” per adeguarsi, piuttosto che cercare di capire il loro carattere, i loro desideri, le loro inclinazioni.
Allora il disagio normale dell’adolescenza, la fatica di convivere con gli ostacoli della vita, il normale sapersi accettare arreca una grande paura, dalla quale si crede di poter guarire ricorrendo a pillole o chirurgie che fanno guarire da se stessi. La paura di essere considerati sfigati è così ossessiva che il corpo è diventato il nuovo status symbol. Chi non ha avuto la fortuna di nascere bello ha il dovere di fare qualcosa per migliorarsi sennò non è considerato. Questa omologazione porta alla mediocrità e a scontare un costante senso di inadeguatezza che viene supportato e costantemente sottolineato ogni qualvolta essere belli viene collegato a nuove immagini a nuovi modi di dover essere.
Gli adolescenti di una volta potevano essere brutti, magari erano molto simpatici, oggi si passa l’esame solo se si è belli. L’amicizia stessa dipende dall’aspetto. Si decide dall’aspetto se quel ragazzo o ragazza potrà essere congeniale ad un gruppo di persone oppure no. Ciò vuol dire che non si ha la possibilità di far sentire chi sei, che fai, che pensi, poiché se non hai il fisico giusto la faccia bella e alla moda non ti viene data neanche la possibilità di essere ascoltato.  [2]








_____________________________________________________
 
Essere (chi essere? come essere? essere accettato!), non essere (non avere alcuna identità! non esistere! essere rifiutato, disconfermato!), apparire (pur di "avere" l'illusione di una identità!?), omologarsi pur di appartenere, di far parte di... di sentire delle persone simili? Nascondersi per paura di essere ferito, per paura di soffrire...
L'adolescenza è immagine della coscienza umana che dovrebbe "crescere" continuamente. Gli insegnanti cercano di ricordarselo ma lo dimenticano; lo dimentichiamo tutti: vogliamo seppellire un periodo difficile. che non è altro che il simbolo della conflittualità dell'animo umano. Si dice che la coscienza si può evolvere all'infinito: l'adolescenza ne è un modello temporalmente limitato. Abbiamo fretta di diventare grandi credendo, sperando di superare così velocemente, tutti i problemi insiti inevitabilmente, naturalmente, nel processo di crescita, di sviluppo della coscienza. L'adolescenza diventa il simbolo concentrato della crescita continua, dell'evoluzione continua della coscienza, dell'accettare l'inevitabile fase della dualità umana.
Alcuni grandi uomini, però, testimoniano che, come dopo l'adolescenza viene l'età adulta, così dopo la fase della dualità e dei conflitti, viene (si conquista) la fase dell'unità, della sintesi (che se pur progressiva e continua) è sempre una fase in cui si vive uno stato di coscienza diverso dalla duplicità.
Capiremo meglio l'adolescenza quando l'umanità vivrà meglio questa fase cruciale della vita, quando si saprà di più, si accetterà di più, si vivrà meglio, con gioia e con l'entusiasmo del cuore il processo di "crescita" e di sviluppo della coscienza.
Ricordiamoci che esiste un'altra fase della vita in cui i cambiamenti ormonali, fisiologici influiscono moltissimo sul corpo e sullo spirito.
Chiamerò (con sottile ironia) quest'altra fase "Seconda Adolescenza" perché a tutti quelli che la vivono non piace il nome "Terza Età" e tantomeno Vecchiaia e non si riesce a trovare un altro termine  che non faccia sempre comunque riferimento all'età: Età dell'Oro, della Saggezza e così via. Non piace nemmeno (ovviamente) "Senescenza" che sarebbe l'opposto di adolescenza. Ma di questa seconda fase ne parleremo in un altro articolo.
____________________________________________________
Fonti:
[1] http://blog.graziamagazine.it/blog/2010/10/12
[2] http://www.loccidentale.it/articolo

____________________________________________________
Articoli correlati:
-
http://www.funzioniobiettivo.it (Riporta molti link)
- Lo stile-di-vita-si-sceglie-a-16-anni
- http://it.wikipedia.org/wiki/Adolescenza
- Adolescenza_bioenergetica. Il corpo che diventa adulto
- L'età-ingrata
- Angoscia-e-disagio-adolescenziale
- Un-giorno-questo-straniamento-ti-sara-utile
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Prima)
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Seconda)
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Terza) Il Gruppo dei pari
- Se-neuroni-e-psicologia-non-bastano-a-farci-capire-i-nostri-figli
- Depressione-e-adolescenza
L'adolescente in psicoanalisi




mercoledì 11 aprile 2012

Sei spirituale?


Sentiamo spesso dire cose del tipo: 
"Beh, io non sono religioso ma sono una persona molto spirituale" oppure 
"Lui è davvero molto spirituale". 
Ma cosa significa veramente "essere spirituale?"

E' molto semplice in realtà, la spiritualità è la nostra vera natura. Questo è perché, noi siamo spirito. I nostri corpi vanno via, i nostri beni materiali vanno via, i nostri coniugi, i figli, le famiglie e gli amici vanno via.
Che cos'è che rimane?
Qual è la costante aldilà del tempo e dello spazio?
E' il nostro spirito. E' l'essenza del potere infinito della nostra proiezione e della nostra creatività.

Quindi, come possiamo vivere in questo spirito?
Due cose sono necessarie: la consapevolezza e la resa.
La consapevolezza è anche conosciuta come "Simran": momento per momento, il ricordo della nostra vera identità, "Naam Chit Aavai". Attraverso il nostro respiro, ci ricordiamo che siamo vivi nell'estasi di nascere e morire in ogni momento. L'Infinito fluisce in noi come l'elettricità.
Vediamo e sentiamo la sacralità in ogni momento.
Chi sta lavando i miei denti? Dio.
Chi sta parlando? Dio.
Chi sta ascoltando? Dio.
Chi sta pranzando? Dio.
Chi è l'insalata che sto mangiando? E' Dio che sta mangiando Dio. 
Noi alleniamo noi stessi alla consapevolezza attraverso la Sadhana. Noi viviamo in consapevolezza attraverso il Dharma. Cosa è il Dharma? Il Dharma non è altro che il risveglio, tenere il passo e scorrere nella volontà di Dio.


Vi è poi la resa. Quello che è difficile per molte persone.
Perché dovrei arrendermi?
A chi mi dovrei arrendere?
Come posso fidarmi abbastanza per lasciare andare?
Se mi arrendo, sto rinunciando alla mia identità?
Chi si prenderà cura di me se non lo faccio io?
Siamo addestrati per andare dietro quello che vogliamo; per arrivare e per avere successo. Noi non siamo addestrati per la vigile accettazione, né per rimanere nella nostra immobiltà.

"Il Maestro agisce senza fare nulla e insegna senza dire nulla. Le cose nascono e lui le lascia venire; le cose scompaiono e lui le lascia andare. Ha tutto ma non possiede nulla. Lui agisce ma non ha aspettative. Quando il suo lavoro è finito, tutti dicono, "abbiamo fatto tutto da noi stessi". Questo è il motivo per cui dura per sempre"
Tao Te Ching

Ecco dove entra in gioco il Guru. Guru è il sistema di Guida Divina costruito in ogni essere umano. E' la bussola nella tua cabina di pilotaggio e punta sempre verso il "vero Nord". "E' arrendendosi a questa presenza cosmica interiore che la relazione più sacra nella nostra vita si stabilisce.

Ora, qui viene il problema con la religione. La religione in se stessa non è un problema. Essa significa semplicemente collegarsi consapevolmente alla nostra propria origine, alla nostra fonte. Ma nelle religioni organizzate, le persone si sono addormentate e semplicemente vanno avanti con la "scena" della resa. Senza l'esperienza reale del Guru, le persone ritualizzano l'arrendersi ma non è la resa incondizionata che è necessaria per la vera spiritualità. E' in questo stato di ipocrisia che "bontà" e "pietà", appaiono.

Arrendersi al Guru senza condizioni, accettando il Guru come il tuo, accettando il Guru intorno a te, accettando il Guru dentro di te e dentro tutti, questo è ciò che è richiesto.
Affinché ciò avvenga, è necessario che tu abbia una reale esperienza del Guru. Non uno spettacolo esteriore, ma quello divino, l'intimo contatto che si trova oltre le parole. Questa esperienza è insopportabilmente dolce e assolutamente personale. Questa esperienza viene dalla grazia e la grazia Divina si guadagna attraverso vite di lavoro.

Per lo più, tutti cercano il piacere e cercano di evitare il dolore. In questo stato di grazia, non vi è alcuna differenza tra piacere e dolore, tra perdita e guadagno o tra oscurità e fama. Il dolore ci sveglia e il piacere ci mette a dormire. E' nei momenti di grande dolore che impariamo ad arrenderci. Questo è ciò che ci dà profondità.

Vuoi migliorare il mondo? Io non credo che possa essere fatto. Il mondo è sacro. Non può essere migliorato. E' assolutamente perfetto così com'è. Sii contento di quello che hai. Rallegrati in ogni momento del modo in cui le cose sono. Quando ti rendi conto che non c'è nulla che manca, allora tutto il mondo ti appartiene.

Il Guru Granth Sahib dice: "In mezzo alla speranza, lo yogi rimane senza la speranza." Questo è perché la speranza e la paura sono due fantasmi che emergono dal pensiero di sé. Quando non vediamo più il Sé, come Sé, che cosa dobbiamo temere o sperare? C'è solo ora. Il passato non esiste più e il futuro sta nascendo ora. E sta nascendo dai nostri pensieri, parole e azioni.

Guarda il mondo intero ed ogni cosa in esso, come te stesso. Abbi fede del modo in cui stanno le cose. Ama il mondo così come è - perché è il tuo Sé.




La mia preghiera personale è molto semplice. E' quello che dico ogni giorno, come mi inchino al mio Guru:

"Amato Guru Ji, io sono Tuo e Tu sei mio.

Benedici tutti per farli vivere sani, felici e santi".

[Fonte: Guruka Singh - Traduzione di Onkar Singh]


Da: 
Sat Nam, la Via dello Yoga. http://satnamsatnam.blogspot.it/





venerdì 11 novembre 2011

Psicosintesi - Coscienza e Identità

Una riflessione metaforica, quasi un sogno
di alma

Mi piace pensare all'esplorazione della psiche umana e dell'inconscio come a quella di una terra sconosciuta.
Come coloro che hanno fatto la storia di questa esplorazione, anche noi stessi, nella nostra individualità, possiamo e dovremmo cercare di mantenere un atteggiamento scientifico e libero dai preconcetti.
Se notare i meccanismi proiettivi o identificativi a livello emotivo è relativamente facile, è molto più insidioso riconoscerli a livello mentale. La mente razionale può veramente distrarci e privarci di una visione chiara e libera.
Immaginiamo quindi di trovarci di fronte a questa vasta terra, di cui ancora non possiamo cogliere l'estensione e le caratteristiche, ma che ci attrae e ci incuriosisce.
Siamo pronti a prendere appunti e registrare dati, ma anche a sperimentarne le caratteristiche sulla nostra persona.
Non sappiamo ancora quali creature la abiteranno, che tipo di caratteristiche avrà il terreno, di cosa avremo bisogno per sopravvivere, ma il coraggio di esplorarla non ci manca.

Partiamo, sapendo che il nostro primo obbiettivo è di raggiungere un punto da cui poterla osservare in ogni direzione, un centro indisturbato e sicuro.
Abbiamo una vaga idea di dove possa trovarsi, ne abbiamo sentito parlare, abbiamo qualche indicazione che è stata condivisa da chi è venuto prima di noi. Ma su questo bisogna fare attenzione. Il racconto di un altro è filtrato dalla lente della sua percezione e della sua storia personale e noi stessi, nel momento in cui lo recepiamo, lo coloriamo dei nostri contenuti. Il risultato è un riferimento che ci può portare all'illusione di aver trovato ciò che stavamo cercando, perché potremmo semplicemente ricoprire di quelle caratteristiche il primo luogo vagamente somigliante che troviamo. Succede in continuazione, uno scienziato è talmente ansioso di ottenere un certo risultato, che si trova a riportare erroneamente i risultati dei suoi esperimenti. Per questo è importante il confronto con l'altro, con coloro che stanno svolgendo la stessa ricerca, perché ci può permettere di riconoscere questo meccanismo. Allo stesso modo però, proprio come quando il campo morfogenetico o la forma-pensiero legata ad una certa scoperta si crea e si attiva e due scienziati ai due estremi del globo terrestre arrivano alla stessa conclusione quasi contemporaneamente, il lavoro degli altri crea il terreno favorevole per il nostro.
Una volta trovata la nostra bussola, quindi, e aver riconosciuto la forza magnetica verso cui dirigerci, dovremo solo affrontare la strada. Non sarà un percorso lineare, probabilmente prevedrà momenti di avvicinamento alla meta per poi perdersi in improvvise deviazioni. Incontreremo la popolazione locale, tutte quelle identità che sono nate e cresciute dentro di noi attraverso la nostra storia. E ci accorgeremo che, come in ogni ecosistema che si rispetti, ci sono state quelle che sono rimaste mere ombre e quelle che hanno trovato un ambiente favorevole e si sono sviluppate acquisendo potere.
Ma un bravo esploratore non si lascia ammaliare dall'oggetto del suo studio. Dobbiamo quindi registrare le nostre osservazioni, riconoscere e identificare ognuna di queste creature, imparare a conoscerne ogni caratteristica e abitudine, ed i suoi eventuali meccanismi di mimesi. Se non stiamo attenti potrebbero darci indicazioni sbagliate o contradditorie, timorose di perdere il potere che hanno acquisito sull'ambiente circostante.
Non smettiamo mai di consultare la nostra bussola.
Infine riusciremo a raggiungere il nostro obbiettivo, il nostro punto di osservazione preferenziale. Si ergerà come un altipiano in una landa ampia e rigogliosa, e dalla sua cima potremo finalmente guardarci intorno. In lontananza potremo vedere altri altipiani, altre terre che li circondano, e stormi di uccelli, esuli forme-pensiero, che vi volano attraverso, oltre i confini dati dalla diversità della vegetazione. Finalmente potremo osservare la popolazione che abita la terra che ci circonda in maniera più chiara. Noteremo movimenti e comportamenti che prima non avevamo percepito, scorgeremo sentieri che prima ci erano parsi nascosti o non collegati affatto.
Al centro dell'altopiano potrebbe esserci un ampio lago, sulla cui sponda si apre l'entrata di una miniera.
Se siamo esploratori seri e responsabili, decideremo di addentrarci nei suoi tunnel solo con l'attrezzatura adatta. Le miniere contengono fonti di energia utili o pietre che possono essere lavorate fino a mostrare la loro bellezza, ma sono anche luoghi in cui è facile avere incidenti o ritrovarsi incoscienti a causa della mancanza di ossigeno. Per questo sarebbe importante andare in cordata o in compagnia di qualcuno che ne conosce le insidie e può guidarci nelle situazioni più buie. Bisogna ricordare sempre che le miniere, nei livelli più profondi, sono collegate tutte tra loro, e non si sa mai cosa possa abitare quei corridoi e seguirci senza che ce ne accorgiamo.
Ma anche il singolo esploratore può comunque addentrarsi nei livelli meno profondi, e raccogliere materiale utile per la sua ricerca. E' importante non farsi affascinare troppo dal contenuto di questi luoghi, fino a dimenticare ciò che c'è all'esterno. Saremo in grado, quindi, di raccogliere ciò che ci serve, non un peso troppo grande per le nostre spalle e portarlo fuori per osservarlo alla luce del sole.
Se ci sedessimo sulla riva del lago potremo osservare con calma questi contenuti, accorgendoci di come ciò che sottoterra ci sembrava strano e spaventoso sia semplicemente qualcosa di semplice coperto dalla polvere e dai sedimenti del tempo, e se aspettassimo che la superfice dell'acqua si calmi, fino a diventare uno specchio perfetto, li vi si rifletterebbe il sole sopra di  noi. Più tempo trascorreremo in questo luogo, osservando la vita che si svolge intorno a noi e documentando le nostre osservazioni, comprendendo le leggi e le dinamiche che la regolano, più avremo il desiderio di qualcosa di più particolare.
E in un giorno senza nuvole magari, in maniera inaspettata, potremo avere il desiderio, osservando il lago, di costruire un pontile, per arrivare al centro della calma distesa
d'acqua e goderne la quiete. Costruire ponti non è un lavoro facile! E sicuramente avremo bisogno di tutta la nostra pazienza e costanza per cercare gli alberi giusti, lavorarli nei componenti che ci servono e incastrarli fino a creare un passaggio sicuro e stabile, adatto al nostro cammino.
Ma una volta che il nostro pontile sarà completo, niente potrà descrivere l'emozione di percorrerlo fino alla fine, e una volta lì, semplicemente sdraiarsi ad osservare il sole sopra di noi, e guardarlo direttamente e non più rifesso nell'acqua, sentire il calore dei suoi raggi che ci scaldano e ci ripagano di tutto lo sforzo fatto durante il nostro viaggio. E più tempo trascorreremo ad osservare il sole, meno timore avremo della notte. Fino al giorno in cui, dopo un tramonto silenzioso, ci ritroveremo ad osservare la volta stellata.
E rimarremo senza fiato alla realizzazione che tutte quelle stelle sono come il nostro sole, e riempiono tutto l'universo e che lo spazio che possiamo esplorare è più vasto di quanto avessimo mai immaginato.
A questo punto, nella storia dell'uomo, c'è stato chi è tornato indietro a raccontare del suo viaggio, e chi invece è andato avanti e la sua storia è stata raccontata da altri. Ci sono poi uomini che sentono la vocazione di esplorare anche le terre che li circondano, o di aiutare e preparare nuovi esploratori. C'è chi fa la guida, e chi semplicemente ascolta i racconti e aiuta ad organizzare i dati raccolti da un singolo individuo. Ogni essere umano può aprire nuovi sentieri. E la rete che ci collega farà si che ognuno possa sempre ritrovare la via del ritorno.


BIBLIOGRAFIA
R. Assagioli - Psicosintesi per l'armonia della vita
P. Ferrucci - Introduzione alla Psicosintesi
P. Legrenzi - Storia della Psicologia
P. Ferrucci - Crescere. Teoria e Pratica
R. Assagioli - Per vivere meglio
E. Fromm- Avere o essere

 


 

sabato 6 agosto 2011

Paradossi e Sofismi § Identità tra noi ed il mondo

Identità tra noi ed il mondo - Daniel Odier

Intuizioni per la meditazione.
"Non esistono né impurità, né purificazione,
né divinità esterna a sé,
né pratica, né rituale
e non vi è nulla da raggiungere che sia separato da noi.
La coscienza è la totalità, la totalità è la coscienza". [...]
Improvvisamente non c'è più intercessore,
non c'è più distanza, non c'è più separazione.
Si tratta allora di liberare la coscienza dalle opacità che ci fanno credere di essere un'entità [...] indegna.
Il risultato è un rilassamento totale del corpo e della mente.
È la via laica per eccellenza. Vogliamo semplicemente l'indipendenza, l'armonia, il godere continuamente e profondamente del mondo [...].
La nostra paura principale, la paura della dissoluzione, di non essere nulla, ci impedisce semplicemente di comprendere che quando pensiamo di essere una cosa in particolare, quindi isolati, non siamo che quella cosa e perdiamo tutto il resto. Accettando di non essere nulla, guadagniamo il mondo. Questo ragionamento logico è la chiave [...] del ruolo creativo del desiderio e delle passioni, considerati i corrieri più veloci che, attraverso la sensorialità, ci conducono al Sé. [...]
Il piacere è una componente fondamentale della pratica [...], perché appena proviamo piacere nella presenza, abbiamo una tendenza naturale a ritornarvi. A questo punto non si tratta più di una pratica, ma di un modo di gustare più pienamente la vita e la sensorialità ed è la base di qualsiasi altra pratica. [...]
Da dove ci viene l'intuizione di una possibile identità tra noi ed il mondo?
Nessuno ce l'ha suggerita [...]. Perché ci ostiniamo a pensare che questa unione sia possibile?
Molto semplicemente perché ne abbiamo fatto l'esperienza diretta, intima e questa certezza è inalienabile. Abbiamo vissuto questa esperienza ben prima di essere condizionati.
Da neonati, durante le prime settimane di vita, non ci sentiamo separati né dalla madre né da ciò che ci circonda, siamo nell'unità indifferenziata. Questi momenti sono probabilmente i più sconcertanti e forti della nostra vita. Nessuna sensazione successiva riuscirà mai a far passare questa esperienza in secondo piano. È come incisa in noi, qualsiasi sia il cammino che seguiamo. Questa sensazione a volte riemerge inaspettatamente e ci ricorda per tutta la nostra vita che abbiamo la possibilità di comunicare nuovamente con lei.
Freud la chiamava «la sensazione oceanica»: «La sola presenza di questa sensazione oceanica ci autorizzerebbe a dichiararci religiosi, pur ripudiando tutte le credenze e le illusioni» (da Il disagio della civiltà e altri saggi).
Questa sensazione di unità [...] sembra essere la nostra prima esperienza di esseri umani. [...] È alla base dell'esperienza dell'essere [...].
Quando l'ego si sviluppa, molto presto, ben prima della comparsa del linguaggio, con esso appare la sensazione di separazione, che l'impostazione della nostra cultura non fa che accelerare. Dobbiamo distinguerci, dobbiamo accogliere le sfide, mostrarci brillanti, intelligenti, efficaci e tutto questo non può accadere senza un'inflazione dell'ego. Allora, come mai una volta adempiute tutte queste funzioni con successo sentiamo ancora quella nostalgia dell'unità?
Semplicemente perché è la nostra natura essenziale e non possiamo dimenticarla".
(Tratto da "Desideri, passioni e spiritualità"  (pp. 37-51) di Daniel Odier, il più noto esponente vivente in Europa della via kashmira)

Fonte:
- www.meditare.net/


venerdì 17 giugno 2011

Paradossi e Sofismi § Frasi d'Autore

  • ...

  • Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo:
    niente sarebbe com'è, perché tutto sarebbe come non è, e viceversa!
    Ciò che è, non sarebbe e ciò che non è, sarebbe!
    Alice nel paese delle Meraviglie
    [Fonte]

  • Quanto mi sento distante dalle persone quando sono con loro,
    e come le sento vicine quando sono lontane.
    Kahlil Gibran
    [Fonte] 

  • Il paradosso della consapevolezza,
    ovvero più uno è consapevole, più livelli di azione lo dividono dal mondo, è, come spesso accade in natura, un inganno.
    Il distanziamento progressivo dal mondo esterno è semplicemente il prezzo che si paga per conoscere qualsiasi cosa se non l’intero mondo.
    Più profonda e ampia è la nostra consapevolezza del mondo, più complessi diventano i livelli di azione necessari per ottenere ulteriore consapevolezza.
    D. Bickerton, Roots of Language, 1981 [Fonte]

  • Una delle cose che sono giunto a comprendere è che il risveglio diventa possibile quando si accetta l'idea che non possa essere «conseguito».
    Le dottrine, i processi e i sentieri graduali di ricerca del risveglio non fanno altro che esacerbare il problema che pretendono di risolvere, rafforzando l'idea che l'io possa trovare qualcosa che ha perduto.
    È questo stesso sforzo, questo investimento nell'identità dell'io che continua a ricreare l'illusione della separazione dall'unità.
    Questo è il velo che crediamo esista. È il sogno dell'individualità.
    Tony Parsons
    [Fonte]

  • Se cerchi di conoscere la tua mente con la mente,
    non potrai evitare una gran confusione.
    Seng Ts'an

  • ...


lunedì 25 ottobre 2010

Io Sono un Centro...

Io sono un Centro.
       Attorno a me si aggira il mio mondo.

Io sono un Centro
       di Influenza e di Potere.

Io sono un Centro
       di Pensiero e Conoscenza.

Io sono Indipendente dal corpo.

Io sono Immortale
       e non posso essere distrutto.

Io sono Invincibile
       e non posso essere offeso.

Ramacharaka

____________________________________

Riceviamo da Giacomo e pubblichiamo.

mercoledì 4 agosto 2010

Retti Rapporti Umani

Mentre cercavo di rispondere a dei commenti (Alma: Ah! I problemi del vicinato…; Anonimo Anarchico: Dar barcone de piazza Venezia…; Ines: …una ragazza uccisa dal fidanzato…; che qui ringrazio), mi sono reso conto che avevano qualcosa in comune: i rapporti fra gli esseri umani. Il tono dei miei pensieri è diventato serio. Questo argomento pesa sul mio cuore. E' un tema fondamentale per me e per l'umanità. Forse, il senso stesso di ciò che faccio, che sono e di questo blog, si può ricondurre a questo. E un apparente senso di impotenza, di inutilità mi sovrasta. Serve a qualcosa scrivere? Con le storielle "Tragicom" cerco proprio di sdrammatizzare le difficoltà dei rapporti, della vita che altrimenti sarebbero opprimenti e irrisolvibili. Autoironia, umorismo, comprensione (studio, meditazione, condivisione), azioni impersonali possono aiutare. Creare retti rapporti umani è considerata (da molti Saggi) la base su cui costruire il futuro dell'umanità. Da dove cominciare o continuare? Da noi stessi. I retti rapporti partono e ritornano in noi stessi. Conosci, possiedi, trasforma te stesso, il motto della psicosintesi è antico quanto l'umanità e ancora sempre più valido. Significa che quando decidiamo qualcosa, quando rispondiamo a qualcuno, quando stiamo con noi stessi, cerchiamo di stare al "centro", di non farci prendere e guidare da tutti gli innumerevoli stimoli, impulsi, desideri che si agitano, si alternano in noi, spesso senza che ne siamo consapevoli. Immagine positiva:  vediamo noi stessi come un'orchestra. Il nostro Io è il direttore, i musicisti sono le varie parti (subpersonalità), la musica (azione creativa nel mondo) possiamo scriverla noi stessi o eseguire quella di un altro (grandi uomini), l'ispirazione viene dal Sé transpersonale, la finalità è l'ARMONIA, in noi e fuori di noi. L'Armonia è una ottima guida, da il senso dell'unità nella diversità. Di poter essere se stessi e nello stesso tempo in armonia con gli altri. L'idea di Armonia può risolvere tutto. Accettare se stessi, gli altri, come si è eppure cercare di cambiare di migliorarsi, ma con un obiettivo comune.
E' un lungo per-corso, l'inizio e la fine di ogni dis-corso; è un cammino, il cammino, il sentiero, la strada su cui convergono tutte le vie…
Senza Retti Rapporti Umani non c'è futuro. Ogni film, ogni poesia, ogni romanzo, ogni musica riporta a questo. Si, forse esagero! Ma non è questo che sogniamo tutti? Ognuno a modo suo, è vero. Addossiamo le colpe agli altri, è vero. Ma, forse, se ci rendiamo conto che, in fondo, abbiamo tutti lo stesso obiettivo, potremo metterci d'accordo sui metodi per raggiungerlo insieme. Se lasciamo qualcuno fuori da questo percorso, manca una parte di noi stessi. Ma se facciamo entrare tutti indiscriminatamente ci sentiamo invasi!
Ad alcuni piace toccare gli altri, ad alcuni non piace essere toccati (Internet, per esempio, permette questo contatto-non-contatto).
Isolati, ignorati o invasi?
Confermati o dis-confermati?
Amati o non-amati?
Vicini o lontani?
Uniti e divisi. Divisi ma uniti.
I retti rapporti contengono un paradosso! Legato a ciò in cui ci identifichiamo.
Lo spazio da identità: il nostro corpo, la nostra casa, la nostra città, la nostra regione, la nostra nazione, il nostro continente, il nostro pianeta, il nostro sistema solare, la nostra galassia, il nostro universo. Unico-verso per tutti noi e tutti coloro che vi abitano.
Lo Spazio accoglie e unifica tutto e tutti.
L'Infinito dirime ogni controversia, ridimensione ogni pretesa, appiana ogni problema, allarga ogni nostro respiro, ogni nostro pensiero, ammorbidisce ogni atteggiamento, amplia ed eleva la nostra coscienza, purifica ogni cosa, sana ogni male.
L'Infinito non ha inizio né fine.
L'infinito siamo Noi. 
P.S.
Ringrazio tutti coloro che interagiscono con questo blog (visitatori veloci, lettori attenti, commentatori anonimi e con nome, autori di post, articoli, foto, artisti), Alma, Paola Costanza, Ines, 1amico, Anonimo-Anarchico, Angela G., Vittorio, Piero, Nuriel, Andrea I., Andrea dc., Leili, Mariateresa  e tutti quelli con cui parlo e ho parlato di queste cose al di fuori di questo blog. Parliamone almeno, a qualcosa pensiamo, speriamo, servirà!
Ringrazio tutti coloro con cui ho parlato, coloro che ho ascoltato e coloro che mi hanno ascoltato. Con alcune, poche, persone ci siamo detti, quasi con tenerezza: perché sono così poche le persone con cui si riesce a parlare di certe cose, serenamente, costruttivamente?!
Ringrazio tutti coloro che mi hanno aiutato, coloro che mi hanno ispirato, coloro che ho aiutato. Coloro che hanno scritto, scrivono e scriveranno…
GRAZIE, GRAZIE A TUTTI!

Ringrazio l'Inviolato, l'Assoluto, l'Essere, l'Essenza, Colui che E'… Il Logos, la Presenza…, l'Esistenza…, l'Universo, l'Infinito… 
Galassie Arp274
Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

POST RECENTI DA BLOG SELEZIONATI