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mercoledì 13 marzo 2019

PERDONARE... PERDONO...

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Perdona e sarai libero. 
Dimentica di aver perdonato e sarai ancor più libero. 
La rabbia non svanirà mai finché i pensieri del rancore verranno nutriti nella nostra coscienza. 
La rabbia scomparirà solo quando i pensieri del rancore saranno dimenticati. 
Vai oltre questa o quella via, sulla sponda estrema dove il mondo si dissolve e ogni cosa diventa chiara. 
Oltre questa sponda e la sponda estrema, al di là dell’al di là, dove non v’è inizio, né fine, senza paura, vai. 
   Buddha


Perdonate gli Errori di Ieri. 
C'è qualcuno che possa affermare di vivere una vita 'perfetta'? Difficile. Tutti commettiamo errori di cui poi ci pentiamo e vorremo tornare indietro per evitarli. Il perdono è il miglior balsamo per l'anima. Perdonando noi stessi e il nostro prossimo cessiamo di aggrapparci alle cause della nostra sofferenza e le lasciamo andare. Tutto cambia; è questa l'unica costante. Che ce ne rendiamo conto o meno, noi cambiamo continuamente. Non siamo le stesse persone di ieri, di un anno fa, o di dieci anni fa. Non è necessario che continuiate a tenere stretti gli errori ed i torti del passato in un perenne stato accusatorio verso voi stessi e gli altri, dal momento che quelli sono gli errori commessi da altre persone. Il farlo aggiunge sofferenza alla sofferenza. Fermatevi ad osservare la vostra ombra, riconoscete la sua transitorietà, e lasciatela andare. 
Paul Lenda


Il Perdono
Chi è povero e debole spiritualmente non è capace di perdonare ma cerca di Vendicarsi. Per perdonare chi vi ha fatto del male, dovete diventare grandi, ricchi, forti, luminosi. 
Dovete dirvi: “Devo perdonarlo perché, poveretto, è privo di luce, di conoscenza, di nobiltà… E non sa neppure in quale situazione si mette facendomi del male, perché le leggi divine sono inesorabili e quindi dovrà soffrire per il male che mi ha fatto. Io invece, anche se ne sono la vittima, ho il privilegio di lavorare per il bene, per il Regno di Dio, per la luce”.
Pensando così e paragonando lo splendore in cui vivete voi, per aver scelto il cammino del bene, alla miseria e all’oscurità di coloro che sono ingiusti e cattivi, un sentimento di pietà, di indulgenza e d’amore s’impadronirà di voi, Questa generosità, che non avreste potuto raggiungere con nessun altro mezzo, è invece facilmente raggiungibile in questo modo.
Quando noi odiamo una persona, siamo legati a lei da un legame emozionale più forte dell’acciaio. Il perdono è l’unico modo per rompere tale legame e ritornare liberi. La persona odiata diventa, pian piano, il nostro padrone; ci viene in mente di giorno e di notte; ci toglie sonno e serenità e ci priva della gioia di vivere.
Se però consideriamo coloro che ci hanno fatto del male, come delle persone che (in un momento particolare) hanno agito male nei nostri confronti, ma sono pur sempre dei figli di Dio, il perdono non ci sarà difficile. Esse hanno attraversato il nostro cammino per un appuntamento fissato dal Creatore. Dobbiamo ricordare che quando qualcuno ci ferisce, lo fa perché la sua anima sta cercando di accaparrarsi la nostra divina attenzione e la nostra benedizione. Se gliela offriamo, cesserà di intralciare il nostro cammino.
Qualcuno può pensare di non aver nulla da perdonare. Se nella sua vita compaiono però: confusione, sofferenza, infelicità, miseria, o dei bisogni di qualunque tipo, egli è nella necessità di dover perdonare. Vi è un vecchio proverbio che dice: “Colui che non riesce a perdonare gli altri, rompe il ponte su cui lui stesso deve passare”.
Quando la nostra salute o il nostro benessere, tardano ad arrivare, è necessario concedere il nostro perdono. “Il perdono può spazzare via tutti gli ostacoli che hanno impedito al benessere e alla salute di arrivare fino a voi. Il perdono è un potente magnete da cui nessun bene può evitare di essere attratto”.
Omraam Mikhael Aivanhov


Se hai cibo,
puoi sfamare.
Se hai acqua,
puoi dissetare.
Se hai cuore,costruire-la-pace
puoi amare.
Se hai generosità,
puoi donare.
Se hai dignità,
puoi educare.
Se hai pazienza,
puoi sopportare.
Se hai comprensione,
puoi tollerare.
Se hai indulgenza,
puoi perdonare.
E se sfami,
disseti, ami,
doni, educhi,
sopporti,
tolleri,
e perdoni,
puoi costruire la pace.
   Patrizia Camesasca 



     Un uomo più evoluto decide invece di lavorare su di sé volontariamente al fine di cristallizzare in maniera definitiva il suo »corpo causale« e chiudere ogni sospeso karmico derivante dalle azioni delle vite precedenti. Non si affida, cioè, all'evoluzione naturale, ma decide di accelerare i tempi. Come si lavora in tal senso? Gesù dice in maniera chiara: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gv 8,51 
La parola di Gesù indica sempre l'apertura del Cuore. 
In teoria non è nulla di complicato, perché non concerne l’applicazione di alcuna tecnica occulta; infatti è sufficiente... PERDONARE i propri nemici. 
Il perdono rivolto a qualcuno che ci sta facendo qualcosa di male fa sì che venga bruciato il karma che ci tiene legati a quella persona o a quel luogo. Non importa che non sappiamo quali trascorsi karmici ci hanno condotto a incontrare questa persona in questa situazione, perché il perdono va offerto a priori. Il perdono è il balsamo che guarisce e libera dalle catene del karma. Nella pratica, come avrete intuito, non è così semplice come nella teoria. Perdonare è faticoso, in alcune occasioni quasi impossibile. Il punto è che l'attrito interno che si crea nell'atto del perdono letteralmente fabbrica il »corpo causale«. Questo ci consente di liberarci sia sul piano fisico che su quello astrale prima ancora di passare “dall'altra parte” al termine dell'incarnazione. Il perdono non è un atto morale, bensì un processo alchemico che ci libera definitivamente delle sbarre della psico-prigione.
   Salvatore Brizzi 


lunedì 31 luglio 2017

Possa lUmanità...

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Possa l'Umanità 
Evolvere in Coscienza 
In Serenità e Gioia. 

Possa io 
Evolvere in Coscienza 
In Serenità e Gioia. 

Possa il Bambino che è in noi 
Crescere 
In Serenità e Gioia. 

Possa l'Umanità
Lasciare la strada della sofferenza 
E intraprendere il Sentiero della Gioia. 


giovedì 21 gennaio 2016

Ad Una Madre Ansiosa...



Puoi provare a concepire un figlio,
Ma non puoi sostituirti alle cellule.
Puoi partorirlo,
Ma non puoi respirare per lui.
Puoi attaccarlo al seno,
Ma non puoi costringerlo a nutrirsi.
Puoi tenerlo per mano
Ma non puoi camminare per lui.
Puoi amarlo,
Ma non puoi provare i sentimenti per lui.
Puoi aiutarlo,
Ma non puoi evitargli tutte le difficoltà.
Puoi incoraggiarlo,
Ma non puoi fare le esperienze per lui.
Puoi essergli sempre vicino,
Ma non puoi essere lui stesso.
Puoi aiutarlo a crescere,
Ma non puoi sostituirti al suo destino.
Puoi...
Ma...



.:. Resalvato

venerdì 24 agosto 2012

Vi auguro

Riceviamo da Giacomo e volentieri pubblichiamo.

Care amiche e amici  gioia a voi e a tutti gli esseri. Ovunque voi siate, a casa, al mare, in montagna o in viaggio, vi invio un caro saluto e un augurio:

Non vi auguro un dono qualsiasi,
Vi auguro soltanto quello che i più non hanno.
Vi auguro tempo per divertirvi e ridere;
Se lo impiegherete bene, potrete ricavarne qualcosa .
Vi auguro tempo, per il vostro Fare e il vostro Pensare,
Non solo per voi stessi ma anche per donarlo agli altri.
Vi auguro tempo, non per affrettarvi e correre,
Ma il tempo per essere contenti.
Vi auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
Vi auguro tempo perché ve ne resti:
Tempo per stupirvi e tempo per fidarvi
E non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Vi auguro tempo per contare le stelle
E tempo per crescere, maturare.
Vi auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare
Non ha più senso rimandare.
Vi auguro tempo per trovare voi stessi,
Per vivere ogni vostro giorno, ogni vostra ora come un dono.
Vi auguro tempo anche per perdonare.
Vi auguro di avere tempo, tempo per la vita.

(Poesia indiana)


lunedì 2 luglio 2012

Strumenti di crescita: "Osservazione"

 

Care amiche ed amici il compito della 1° settimana di luglio sotto il segno di Cancer riguarda la: "Osservazione".

 
Iniziando il lavoro di ripulitura dei corpi di manifestazione per renderli la "casa luminosa" dell'Anima che vi dimora, come il segno di Cancer afferma, poniamo la nostra attenzione sul primo strumento che permette di realizzare l'opera: l'osservazione. Senza osservazione non ci possiamo accorgere degli attaccamenti e illusioni a cui siamo soggetti.
 
Patanjali nel 17° sutra fa riferimento al riconoscimento della quadruplice natura di tutte le forme e quindi anche di noi esseri umani.
Egli afferma che un "oggetto" consta di forma, qualità, scopo ed anima. A noi saperle riconoscere attraverso l'esame formale, la discriminazione qualitativa, l'ispirazione che svela lo scopo e l'identificazione con la sua essenza o Anima.
In questo modo l'oggetto della nostra osservazione ci conduce dal particolare all'universale, riconciliando ed allineando la nostra coscienza con il principio divino.
Dunque l'osservazione, se condotta nel modo corretto, conduce l'osservatore dall'effetto della forma in manifestazione alla causa o principio che l'ha generata.
 
Esercitiamoci ad osservate un oggetto, esaminandone la forma per poi scomporla in figure geometriche (triangoli. poligoni, cerchi, ellissi...). In questo modo cogliamo le linee o vettori di forza che interagiscono e vitalizzano l'oggetto medesimo.
Passiamo poi a domandarci quali qualità esprima: durezza, morbidezza, forza, fragilità, ecc...; ascoltiamo anche i sentimenti o le emozioni e i ricordi che può evocare; quindi riconosciamone lo scopo principale, cioè a che cosa serve. Andiamo a ritroso nel tempo immaginando il momento in cui, per quella specifica funzione, un essere umano lo ha pensato, progettato e realizzato.
 
Per rivelarne l'anima dobbiamo porci in ascolto interiore e chiedere alla nostra essenza di entrare in contatto con l'essenza dell'oggetto. Sentiamoci l'oggetto stesso. A quel punto, se l'aspirazione è sincera, qualche cosa succede dentro di noi. Difficile descriverlo poiché è soggettivo; tuttavia, se viviamo una percezione di espansione totale, e si palesa un senso di comprensione profonda per la vita e la manifestazione dell'essere, è probabile che abbiamo raggiunto la giusta connessione.
 
Dall'oggetto ai sentimenti la procedura è la medesima. Entriamo in osservazione di ciò che le emozioni risvegliano nella nostra memoria profonda. Allo stesso modo possiamo osservare gli altri, senza giudicarli, bensì, cogliendo, attraverso i loro gesti, parole e pensieri, quale sentimento e soprattutto quale intento li animi.
 
Il pensiero seme è:
"Ogni forma è manifesta per svelare lo spirito che la vivifica".
Buon lavoro
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giovedì 12 aprile 2012

Adolescenza - Essere Non essere Apparire Nascondersi

Il mistero della VITA che si affaccia all'autoconsapevolezza

Riporto ampi stralci di due articoli:

1. Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti  (che prende lo spunto, per parlare dell'adolescenza, da un fatto di cronaca) perché mi ha riportato a galla un pensiero simile al suo: non dimenticarsi di essere stati giovani, adolescenti. Anch'io m'ero ripromesso di non farlo, ma poi, in parte l'ho dimenticato.
2. Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti perché collegati al tema dell'identità, dell'essere e del non essere, dell'avere e dell'apparire.

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Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti

di Vera Montanari
Com’è difficile essere un adolescente. Un giorno sei un adulto e mal sopporti regole, divieti, genitori e prof. e il giorno dopo sei un bambino in balia del mondo.
Gli adolescenti non sono bambini, sono ragazzi, quasi adulti e soprattutto sono molto sensibili (permalosi?). Ci siamo passati tutti da quel periodo infame e meraviglioso e quindi tutti sappiamo di cosa si parla. Qualcuno poi se l’è dimenticato, qualcuno l’ha cancellato. Io, invece, ancora difendo l’adolescente che è in me con grande determinazione perché sono affascinata da quel momento della vita, quando tutto deve ancora succedere e tu non sai come sarà, ma aspetti, con ansia, voglia e un po’ di paura.
In generale, salvo cioè pochi fortunati, sono anni duri, difficili, faticosi, ma insieme entusiasmanti. In nuce sei già quello che sarai, ma che fatica liberarsi di quel bozzolo. E che solitudine. Nonostante gli amici, nonostante i genitori (in quest’ordine, sia chiaro) e anche nonostante le prime cotte o i primi amori. Tutto è sublime e tragico.
Improvvisamente scopri che hai un corpo, per la prima volta ti “vedi” davvero e, impietoso come solo un adolescente sa essere, ti misuri con i tuoi limiti, i tuoi difetti, quelli fisici (che tragedie, ma ve lo ricordate?), quelli psicologici e anche tutti quelli che non hai…  
E che tua madre ti ripeta che non sei grassa, che il seno è della misura giusta, che sei intelligente, non cambia una virgola della tua percezione (negativa, ovviamente). Però se a confortarti è un’amica, allora se ne può parlare.
E quanto si parla… Alla fine della scuola, ogni giorno, accompagnavo la mia amica Gioia a casa. Poi lei riaccompagnava me. E di nuovo io lei… Quando arrivavo a casa il pranzo era freddo e mia madre furibonda, ma questo non mi impediva certo, appena finito di mangiare, di telefonarle per riprendere le chiacchiere interrotte.
Ma una domanda continua a straziarci il cuore: perché non ha parlato con sua madre delle attenzioni morbose dello zio? Semplice: perché gli adolescenti non si confidano con i genitori. Sarebbe come tornare piccoli, una regressione inaccettabile. Chissà cosa le passava per il capo, forse temeva che non le avrebbero creduto. Forse pensava di potersela cavare da sola. Non riesco neppure a immaginare lo strazio di sua madre, se non per un punto: poteva aiutarla e non ci è riuscita.
Perché è questa la paura più orribile per chiunque abbia un figlio: vorresti difenderlo da tutto e tutti. E sai che non potrai. [1]
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Gli adolescenti e il rapporto con lo specchio

Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti

di Elisabetta Leslie Papacella ragazza-allo-specchio2.jpg

Oggi non si può essere brutti. Se non piaci la socializzazione è a rischio. Questo è il problema per molti adolescenti che non prendono proprio in considerazione la possibilità che la socializzazione passi anche attraverso il carattere, la capacità individuale di creare relazioni e non solo attraverso l’aspetto fisico. La paura di essere brutti, di non piacere, può assumere dimensioni inquietanti. Il giudizio degli altri diviene un imperativo categorico. Non ci si guarda più con i propri occhi, quelli degli altri divengono il metro che stabilisce se siamo giusti o no. E’ da come li percepisce l’esterno che i ragazzi imparano piano piano a decidere di se stessi. Se l’amica ci ha guardato con sussiego, se i ragazzi hanno riso su un dettaglio, su un vestito, via, si cambia subito. Se i dettagli sono purtroppo quelli del corpo, allora la cosa diviene più complessa. Ma anche qui si fa strada subito l’idea di poter intervenire per soddisfare il giudice esterno. Si può ricorrere alla chirurgia.
Purtroppo il normale disagio adolescenziale che ha fatto parlare di sé poeti, scrittori, psicologi, viene visto al pari di un difetto fisico. Può essere estirpato, tolto come un brutto naso che viene rifatto. Poi può essere un seno da rifare, poi gli zigomi, le labbra e si può andare avanti all’infinito nel corpo che può essere rifatto in ogni dettaglio. Si spera in questo modo di supplire alle difficoltà legate alla crescita.
Si pensa così che aderendo ad un modello di bellezza si sia accettati. Se ciò accade il gioco è fatto. Si è a tutti gli effetti ammessi nel sociale, si è all’altezza. Se si ha una vita relazionale intensa di contatti – e non di vere relazioni – i ragazzi hanno l’idea di essere dentro, di essere giusti, di avere consenso.
Dunque, il consenso passa attraverso il fisico. Se corrispondi a certe misure a determinati connotati fisici, allora non devi temere l’esclusione. Non essere considerati, cercati, nell’adolescenza può essere drammatico. Si ha la sensazione di non esistere. A questi ragazzi si è insegnato a non accettare il proprio corpo, a non accettare l’imperfezione. Alla chirurgia estetica si affida così il proprio disagio esistenziale sperando che venga estirpato. L’idea della personalità perfetta assomiglia al fisico perfetto. Il proprio carattere, la proprio personalità è affidata ad un fisico perfetto perché rifatto secondo canoni suggeriti dall’esterno.
Una omologazione che azzera le differenze, che annienta le personalità, che crea ragazzi privi di carattere in balia delle mode del momento. Sempre più preoccupati di capire “come gira il vento” per adeguarsi, piuttosto che cercare di capire il loro carattere, i loro desideri, le loro inclinazioni.
Allora il disagio normale dell’adolescenza, la fatica di convivere con gli ostacoli della vita, il normale sapersi accettare arreca una grande paura, dalla quale si crede di poter guarire ricorrendo a pillole o chirurgie che fanno guarire da se stessi. La paura di essere considerati sfigati è così ossessiva che il corpo è diventato il nuovo status symbol. Chi non ha avuto la fortuna di nascere bello ha il dovere di fare qualcosa per migliorarsi sennò non è considerato. Questa omologazione porta alla mediocrità e a scontare un costante senso di inadeguatezza che viene supportato e costantemente sottolineato ogni qualvolta essere belli viene collegato a nuove immagini a nuovi modi di dover essere.
Gli adolescenti di una volta potevano essere brutti, magari erano molto simpatici, oggi si passa l’esame solo se si è belli. L’amicizia stessa dipende dall’aspetto. Si decide dall’aspetto se quel ragazzo o ragazza potrà essere congeniale ad un gruppo di persone oppure no. Ciò vuol dire che non si ha la possibilità di far sentire chi sei, che fai, che pensi, poiché se non hai il fisico giusto la faccia bella e alla moda non ti viene data neanche la possibilità di essere ascoltato.  [2]








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Essere (chi essere? come essere? essere accettato!), non essere (non avere alcuna identità! non esistere! essere rifiutato, disconfermato!), apparire (pur di "avere" l'illusione di una identità!?), omologarsi pur di appartenere, di far parte di... di sentire delle persone simili? Nascondersi per paura di essere ferito, per paura di soffrire...
L'adolescenza è immagine della coscienza umana che dovrebbe "crescere" continuamente. Gli insegnanti cercano di ricordarselo ma lo dimenticano; lo dimentichiamo tutti: vogliamo seppellire un periodo difficile. che non è altro che il simbolo della conflittualità dell'animo umano. Si dice che la coscienza si può evolvere all'infinito: l'adolescenza ne è un modello temporalmente limitato. Abbiamo fretta di diventare grandi credendo, sperando di superare così velocemente, tutti i problemi insiti inevitabilmente, naturalmente, nel processo di crescita, di sviluppo della coscienza. L'adolescenza diventa il simbolo concentrato della crescita continua, dell'evoluzione continua della coscienza, dell'accettare l'inevitabile fase della dualità umana.
Alcuni grandi uomini, però, testimoniano che, come dopo l'adolescenza viene l'età adulta, così dopo la fase della dualità e dei conflitti, viene (si conquista) la fase dell'unità, della sintesi (che se pur progressiva e continua) è sempre una fase in cui si vive uno stato di coscienza diverso dalla duplicità.
Capiremo meglio l'adolescenza quando l'umanità vivrà meglio questa fase cruciale della vita, quando si saprà di più, si accetterà di più, si vivrà meglio, con gioia e con l'entusiasmo del cuore il processo di "crescita" e di sviluppo della coscienza.
Ricordiamoci che esiste un'altra fase della vita in cui i cambiamenti ormonali, fisiologici influiscono moltissimo sul corpo e sullo spirito.
Chiamerò (con sottile ironia) quest'altra fase "Seconda Adolescenza" perché a tutti quelli che la vivono non piace il nome "Terza Età" e tantomeno Vecchiaia e non si riesce a trovare un altro termine  che non faccia sempre comunque riferimento all'età: Età dell'Oro, della Saggezza e così via. Non piace nemmeno (ovviamente) "Senescenza" che sarebbe l'opposto di adolescenza. Ma di questa seconda fase ne parleremo in un altro articolo.
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Fonti:
[1] http://blog.graziamagazine.it/blog/2010/10/12
[2] http://www.loccidentale.it/articolo

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