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mercoledì 11 aprile 2012

Perché un'associazione spirituale viva (di Massimo Scaligero)

 

Quasi mezzo secolo fa, nel 1963, veniva data alle stampe una delle opere più intense e luminose di Massimo Scaligero: Dell’Amore Immortale.
Nata da una profonda esperienza personale e interiore, l’opera è dedicata all’Amore spirituale e a tutti coloro che consapevolmente o inconsciamente vi anelano, e contiene due appendici di enorme importanza per comprendere il significato e la grandezza dell’opera del Maestro:
- La fonte di questo insegnamento e
- Perché un’associazione spirituale viva.
Se nella prima vengono indicati ai discepoli i rischi dell’intellettualismo e della ‘sistemazione dialettica’ della Via spirituale - che non è sapere, anche se passa attraverso la mediazione del sapere, ma è movimento interiore dell’anima umana individuale che si desta - nella seconda, riportata integralmente qui di seguito, viene messo in guardia chiunque voglia intraprendere la via dell’indagine spirituale insieme ad altri ricercatori, sui pericoli e gli inganni in agguato in ogni forma di associazionismo spirituale o presunto tale.
Un testo nato da intime e dolorose esperienze personali, ancor oggi attualissimo. Un prezioso decalogo per chi riconosca che un lavoro comune fondato sulla fedeltà allo Spirito e sulla fraternità verso i propri compagni di percorso, non può che essere “l’esperimento di una relazione umana tra esseri che già unisca una sintonia secondo il superumano”.

Prefazione di Piero Cammerinesi

PERCHÉ UN’ASSOCIAZIONE SPIRITUALE VIVA
da Dell’Amore Immortale
di Massimo Scaligero

Perché un’associazione scientifico-spirituale viva, le occorre ogni giorno la materia prima che ne giustifichi l’esistenza: lo spirito. Quando questo venga meno, l’associazione può sussistere solo in quanto qualcosa che non è lo spirito ne prende il posto, tuttavia continuando a operare come fosse lo spirito. Anzi, allora appunto opera con la sicurezza propria a tutto ciò che si fonda sulla propria esteriore organizzazione
L’associazione è l’esperimento di una relazione umana tra esseri che già unisca una sintonia secondo il superumano. Poiché l’associazione consegue al riconoscimento concorde di un’ascesi, proprio per questo non può essere il presupposto dell’attività ascetica.
L’organizzazione non può prevalere sull’idea. Il modo di organizzarsi non deve condizionare il lavoro spirituale, non deve essere ciò che suscita le coesioni o i contrasti spirituali. Il modo di organizzarsi fa parte dell’attività spirituale, nella misura in cui si attui come ricerca della forma esteriore, e non come ciò che possa indicare o determinare i valori. Compito difficile, richiedendo la presenza del conoscere di cui ci si ritiene portatori per il fatto dell’associarsi: onde ininterrottamente la modalità esteriore venga distinta dal contenuto interiore.
Le coesioni e i contrasti, infatti, dandosi come moti dell’anima, non possono che riferirsi ai temi della conoscenza e alle forme dell’ascesi: non dovrebbero mai impegnare lo spirito e condurlo a tensioni inferiori. Ma se questo avvenga, avviene per essere conosciuto, e conosciuto per essere superato, per virtù di slanci più profondi, che sono momenti ulteriori dell’ascesi che si persegue.

La modalità organizzativa in quanto tale esige soltanto soluzioni logiche, in ordine a intese che siano forme della basale intesa interiore. Se la modalità organizzativa suscita contrasti, non va commesso l’errore di credere che il motivo sia appunto il modo dell’organizzarsi, ma occorre avvertire che nell’ordine spirituale qualcosa non va, e soltanto il riveduto rapporto con esso può illuminare il senso delle divergenze. Le quali dovrebbero essere contemplate come segno dell’ulteriore lavoro spirituale, non come ciò che deve divenire valore spirituale: non come ciò che deve determinare movimento ulteriore dell’associazione.
Ma è chiaro che un simile rapportare il fatto al pensiero intuitivo - che è l’insegnamento della Filosofia della Libertà - può essere il compito di orientatori secondo lo spirito. E non sempre gli organizzatori, i propagatori e i dialettici sono coloro in cui lo spirito esprime il suo potere di orientamento.
Si tratta del fatto associativo più difficile, perché non può avere basi nel mondo che esiste, ma in quello che verrà, ossia fuori del mondo che già esiste. Basi che vanno ogni giorno ricreate, essendo puramente interiori; mentre le associazioni ordinarie sono possibili su basi che sono il passato dell’umanità, la società quale già è, il mondo già fatto, la necessità esistenziale, la natura.

Un’associazione spirituale è un organismo invisibile che si proietta sul piano visibile come forza risolutrice dei contrasti propri alla relazione egoica: contrasti che sono previsti, anzi necessari come materia dell’opera unificatrice, e come sostanza dinamica dell’azione associativa.
Ma avviene sempre che la relazione egoica prevalga, e imiti lo spirituale, per sussistere in quanto stato di fatto egoico in veste spirituale: che è l’unificazione astratta, organizzativa o accademica, propria alle associazioni profane. Ciò si verifica per l’affievolimento delle coscienze, in quanto l’insegnamento originario venga via via trasformato in formule, in regole, in sentenze, in nozioni particolari, di cui si fanno propinatrici persone che furono vicine al “maestro” e che assumono la funzione di maestri riguardo ai nuovi venuti, trasmettendo qualcosa che vorrebbe valere come un insegnamento più riservato e più efficace di cui si presumono depositari: con ciò distraendo il discepolo dal contatto con il vero insegnamento: che può vivere soltanto in quanto divenga esperienza, e come tale produca la continuità inestinguibile.
Ciò che può essere insegnato deve produrre tale continuità: non può essere accademica filiazione, bensì il fiorire di un ramo dell’albero sempre verde.
L’insegnamento originario non patisce organizzazione scolastica o accademica, che non sia mediazione di continuo riconosciuta, e perciò o superata o estinta: di continuo ricreata dall’intimo come un ideare inesauribile. Onde l’organizzazione abbia l’esistenza unicamente giustificata dalla presenza di ciò che deve essere organizzato.

Allorché l’organizzazione presume impersonare l’idea, per cui la sistemazione e la formulazione esteriore tendono a valere nella loro astratta determinazione come il segno tangibile dell’idea, questa è stata smarrita, e un altro contenuto opera al suo luogo. Si agisce riguardo alla dottrina originaria secondo il “realismo” proprio al sapere attuale, a cui sono sufficienti la sistemazione logica e l’astratto apprendimento perché le sue verità siano trasmesse, essendo “cose”, non idee viventi.

L’associazione spirituale si inizia per lo spirito e, a un dato momento, prevalendo in essa gli organizzatori, diviene inavvertitamente condizione allo spirito. O si è in essa o non si è nello spirito, come se lo spirito fosse luogo, accademia, situazione esteriore. È l’ideale di coloro che identificano lo spirito con un fare spirituale, come se vi fosse un fare che potesse essere vero fuori dallo spirito.

In un organismo spirituale, l’idea in quanto vivente, ossia in quanto forza formatrice, giustifica la forma: altrimenti la forma è già alterazione dello spirituale, proprio perché forma ortodossa, fedele ai dettami custoditi come principi, come tradizione; in cui non la libertà determina il lavoro associativo, ma la legge, che dovrebbe riguardare solo il modo associativo. La legge, che ha sempre la facies della moralità, non la moralità.
Il mondo esteriore ha bisogno di leggi, regole, istituzioni: sono quelle leggi che, invecchiando mentre l’uomo cammina, costituiscono la forza dei “farisei” di ogni tempo, e il motivo della lotta ideale dei pochi che in ogni epoca tendono a rinnovarle, pur obbedendo ad esse.

Diversa è la situazione di un’associazione spirituale, dato che la sua regola è per un incontro umano che rifletta l’incontro interiore: non contempla la mera convivenza esteriore.
Essa è un evento sovrasensibile a cui si intende dare supporto umano. Vi confluiscono due forze: uno “spontaneo” impulso a incontrarsi, e la determinazione cosciente nello sperimentare lungo il tempo l’incontro. A questa esperienza si tenta dare organizzazione esteriore: giusta, necessaria in quanto sia sempre il convergere delle due forze accennate.

A differenza che nell’associazione ordinaria, nella quale il principio o la regola dell’associarsi vengono dedotti dal fatto associativo, nell’associazione spirituale questo è la conseguenza di un lavoro interiore e, riguardo a ciò che presenta di contingente e di umano, diviene materia di un cosciente sperimentare. In tal senso esso può essere regolato da uno statuto di volta in volta rinnovabile, e le cui idee sono il segno della relazione morale conseguita. È tuttavia un regolamento che riguarda unicamente le modalità dell’associarsi, fuori della pretesa che esso valga a determinare il significato o il valore del lavoro spirituale.

La società essendo anzitutto una “fratellanza invisibile”, non è detto che la società visibile la incarni veramente, essendo questa una meta, non un punto di partenza. Non dovrebbe commettersi l’errore di credere che la società sia vera solo per il fatto che esiste: il suo esistere è appunto il limite che l’idea, in quanto viva presenza, risolve. Altrimenti si cade nell’astrattezza della moderna sociologia, per la quale il dato di fatto è il principio dell’indagine, ignorando l’attività interiore che pone il dato di fatto, e consente l’indagine: onde la realtà sociale è ridotta al suo più pedestre livello, ossia a meno di ciò che essa stessa è come esperienza sensibile.
Non dovrebbe essere commesso l’errore di credere vera la società esistente, vera potendo essere soltanto quella che si fa e dovrà farsi. Non può essere vera quella la cui organicità sia reale in quanto conforme allo statuto, per cui chi è in ordine con lo statuto è in ordine anche spiritualmente.

Un’associazione spirituale non può che essere accordo di anime secondo l’esigenza della libertà attuata come momento vivente del pensiero. Ma anche in tal caso l’accordo non è qualcosa di già fatto, bensì da farsi. L’aspirazione alla libertà è un evento che va attuandosi: non è un fatto, o una cosa che si abbia una volta per tutte: è la creazione sempre nuova, perché ogni volta rivelante il suo segreto.
Principio per la cui inosservanza anche i migliori si perdono, anche i migliori divengono meccanizzatori dello spirituale.

L’associarsi è un tendere a coltivare lo spirito di comunità, in quanto si sia individui singolarmente operanti per lo spirito. La cooperazione individuale è la vita dell’associazione: così la fraternità coltivata nell’esperienza della comunità diventa potenza dell’individualità, perché è la prova obiettiva dell’egoismo. L’essere insieme con gli altri e dimenticare se stessi, attuando ciò non per diminuzione di coscienza di sé bensì per suo ampliamento, è la più alta educazione dell’“io”: dato che ordinariamente l’essere insieme di gruppi o crocchi o associazioni, è sempre inevitabilmente per il denominatore comune inferiore. Sempre ciò che v’è di più basso li unisce.

Il pericolo è perciò l’inversione del reale processo unitivo, ossia il ricadere nell’“anima di gruppo”: quella che caratterizza le associazioni profane e i partiti: nei quali occorre la rinuncia alla libertà interiore perché si dia la partecipazione degli individui, e in tal senso il loro accordo. (I partiti e le associazioni profane, su un piano di ingenuo realismo o di esteriore primitivismo, sia pure intellettualmente brillanti, preparano oscuramente un impulso alla comunità, mediante la cooperazione di esseri non ancora realmente pronti all’esperienza cosciente dell’individualità e della libertà: impulso la cui interna positività può essere assunta concretamente dallo “Spirito del tempo” ( “l’Antico dei giorni” della Bhagavad Gitâ - ove questo possa operare attraverso i preparatori delle vere comunità).
Onde seria è la responsabilità dell’associazione spirituale che venga meno all’impegno per cui è sorta, in quanto non fornisce al mondo che si va organizzando in gruppi, in associazioni, in comunità, il modello che gli urge: anzi, ne imiti inconsapevolmente l’interno modo di associarsi: politico, diplomatico, fatto di abili combinazioni di coesioni e di consensi.

Il movimento esoterico deve essere la condizione del movimento associativo. Quando coloro che presumono dirigerlo non sono qualificati ad attuare un simile rapporto, è inevitabile che il contrasto interno si verifichi nella forma di contrasto umano.
La ragione per cui un’associazione spirituale possa avere contrasti interni andrebbe riconosciuta come la conseguenza dell’intendimento dei suoi componenti di superare tutto ciò che possa presentarsi come contrasto dovuto al fatto dell’associarsi.
Il contrasto è sempre il segno di ciò che deve essere conosciuto, e che si chiedeva di conoscere come ciò che va superato: esso non può che essere risolto da soluzioni esteriori come separazioni o alleanze: forme di una crisi che non si sa cogliere nel mondo delle idee. Crisi di metodo, o della formazione interiore, crisi della giusta ispirazione, o della comunione con l’insegnamento originario.
Ma le soluzioni esteriori sembrano superare la crisi, la quale permane sotto lo strato degli accomodamenti, delle dichiarazioni di fraternità, delle riprese accademiche, delle conferenze, delle manifestazioni ridondanti di fasto attivistico-organizzativo e di spirituale esibizione.

Quando si ritrova l’accordo che è il fittizio accordo, perché fondato non sull’intesa spirituale ritrovata attraverso il sacrificio e la conoscenza, bensì su accomodanti compromessi, ossia su coesioni che sembrano interiori ma sono mondane, su accostamenti umani che non sono segni di incontro spirituale ma di egoico interesse: un simile accordo sarebbe meglio che non ci fosse.
È l’accomodamento della natura umana, assetata di soddisfazione spirituale, bramosa di incensare e di essere incensata: l’accordarsi della natura, mediante le forme dialettiche capaci di rivestirne le tendenze, con ciò che dal basso domina il mondo attuale. È l’accordo secondo convenienza.

Quando la “conformizzazione” è in atto, e la volontà individuale automatizzata dall’insegnamento accademico, i soci tengono allo statuto - a quello già esistente o a quello da riformare - come a ciò che è più importante: per poter dipendere da esso, per essere in una regola a cui conformare l’organizzazione che, in quanto insieme di membri, viene considerata organismo spirituale. Sempre per la tentazione di fissare lo spirito come una cosa che possa tenersi in mano e non abbia a sfuggire, e sia riferibile a un luogo, a una sede, a un gruppo, a un conferenziere che porga le verità come oggetti palpabili e conservabili.

La materia della scienza spirituale viene allora scambiata per l’idea che in tale materia si esprime come nella contingente sua forma: il sapere viene preso per il conoscere. Non si è teso a vivere nel moto di pensiero che si è proiettato in quella forma: impegno che non va richiesto ai principianti e ai meno provveduti, ma certamente a coloro che presumono dirigere l’associazione.

Ora avviene che proprio i meno provveduti riguardo a tale esigenza, in quanto più provveduti del “realismo” o senso organizzativo della cosa, o della materia scambiata per l’idea, i più provveduti di quel patente sapere che persuade gli ingenui o i primitivi, epperò del talento pratico e dialettico richiesto dal profano modo di associarsi del mondo attuale, dov’è richiesto tutto fuorché una gerarchia dei valori: avviene che proprio costoro prendano le redini del movimento.

Quando i dirigenti di una presunta associazione spirituale tengono alla loro funzione di dirigenti e ad avere le fila del movimento, e giungono perfino ad adoperarsi per conseguire ciò, e inoltre si impegnano a provvedere a tutte le manifestazioni esteriori e accademiche che convincano riguardo alla verità o alla necessità del loro insegnamento, cercando di smorzare le voci discordi e di documentare di volta in volta l’immancabile buona riuscita delle manifestazioni, secondo uno stile politico ormai generalmente invalso: è chiaro che il movimento che essi dirigono non è più movimento spirituale ma qualcosa in cui è in atto l’alterazione del contenuto originario, in una forma più seria che quella materialistica, svolgendosi sotto l’insegna dello spirito. Nella veste del sovramateriale, esso è lo stesso movimento dialettico del materialismo: che suscita sentimenti di fede, non atti di pensiero; emozioni personali, non idee; visionarismo, non visione; nozioni e argomentazioni, non conoscenza: la conoscenza non potendosi disgiungere dalla libertà.

È il surrogato dello spirito che, affermato, propagato e voluto con la facile volontà con cui si tende alle cose fisiche, dona anche forze. Ma sono forze che potenziano l’ego. Forze con le quali si acquisisce autorità sui nuovi discepoli, ai quali si insegna la libertà dialettica, ma si toglie la libertà, perché li si vincola con una serie di norme, sentenze, doveri, rivelazioni, formule di un’ortodossia avuta in retaggio e fissata una volta per tutte, per giudicare chi sia o non sia nella cittadella dello spirito.
Donde uno stato inconsapevole di presunzione nei riguardi degli altri, nei riguardi di dottrine o correnti che non si è avuto neppure la correttezza di conoscere: e una mania di convertire il prossimo in quanto si presume essere portatori di ciò che può migliorarlo. Mentre solo il nostro miglioramento, se è vero, può migliorarlo.

Nell’associazione spirituale, il mondo dei semplici, degli umili o degli sprovveduti - quello che va ordinariamente a costituire la massa di manovra dei politicanti di tutte le correnti - può essere aiutato soltanto da coloro che abbiano il coraggio della fedeltà all’idea originaria e perciò attingano all’inesauribile.
Perché il bene è l’idea che si attua e il male l’idea che non si attua. Il male è il fatto che vuole operare in luogo dello spirito, ed apparire il bene afferrabile: come cosa. Che sarà sempre illusoriamente afferrata.
Il male è tutto ciò che come fatto, istituzione, organizzazione e natura, opera in luogo dell’idea originaria, in quanto il suo essere fatto si traduce immediatamente in valore interiore per via di forze che di esso consentono all’uomo soltanto l’apparire sensibile. Mentre l’apparire è il limite di un movimento ab interiore, che lo spirito dovrebbe riconoscere come proprio: non il limite che condiziona lo spirito.

Un’associazione spirituale che creda di operare spiritualmente in quanto spaziale e temporale fatto associativo, è già un’associazione contro lo spirito. Essa non può fare lo spirito, bensì lo spirito fare di essa qualcosa. Non possono essere gli organizzatori esteriori dell’associazione i produttori dello spirito che giustifichi l’organizzazione, ma solo esseri che coltivino l’iniziazione, con ciò essendo i veri organizzatori: non condizionati né dall’appartenere all’associazione né dal non appartenervi: soprattutto non affetti dalla brama di essere dirigenti dell’associazione.
L’associazione deve avere il suo corpo, il suo organamento, la sua vita esteriore: ma l’associazione che si coltiva nell’invisibile, non quella per la quale la determinazione visibile sia divenuta ragion d’essere.

In verità, lo spirito non soffre obbligazioni, o schemi umani: esso è come “il vento che non si sa dove vada né d’onde spiri”: per cui là dove la norma e la legge non gli chiudano il varco, ma siano la norma e la legge che esso ogni volta esige e crea, esso è presente per una consequenzialità estremamente semplice. Là dove trova ostruzione, esso non potendo passare, cerca altre vie.
Non avendo passaggi obbligati, il suo sentiero è quello dell’infinita libertà.

Il male è l’idea che non si attua, il bene l’idea che si attua. Il male è l’idea che si finge attuata: il fatto che si scambia per l’idea, e il relativo modo di pensare e operare di cui tale scambio ha bisogno: cioè l’attivismo, che sostituisce l’attività del pensiero.
Onde il gruppo, o l’associazione, ritorna il gruppo o l’associazione non afferrabile realiter: esso si ricostituisce con coloro che permangono fedeli all’idea primamente intuita. Esso può anche affiorare come gruppo visibile che fuori dell’accademia svolge la sua opera, non definendosi, non tagliando né facendo ponti, non cercando alleanze né contrasti: lasciando liberi nella loro decisione coloro che hanno bisogno di segni esteriori per conoscere termini o confini dello spirito.

Il gruppo o i gruppi si riformano secondo incontri dell’anima e comunioni individuali: si riaffermano anche come organismi esteriori, per virtù del loro ritrovare la forma invisibile. Essi sono l’associazione spirituale che, per esistere, non ha bisogno della determinazione esteriore: ma perciò la sua determinazione esteriore può essere la forma visibile dello spirito: onde l’associarsi non sia il modo di sfuggire lo spirito. Perché soltanto dove lo spirito non viene sfuggito è la fraternità.

L’associarsi, come fatto esteriore, è già un moto di fuga dallo spirito da cui sorge: che dallo spirito deve essere ripercorso perché sia effettivamente il suo movimento. Onde sia il moto della fraternità da cui muove, non la finzione della fraternità, in cui immediatamente cade. Che per ora è il livello in cui la fraternità sta lottando per sbocciare nel mondo.

Massimo Scaligero

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[Riceviamo da Vittorio e volentieri pubblichiamo]


mercoledì 21 marzo 2012

L'Unicorno di porcellana

Gran Prize Winner of The
Philps Tell It Your Way Competition

E' un cortometraggio  che ha vinto il concorso "Ditelo con le vostre parole". 
Il filmato doveva essere di tre minuti e non doveva superare le 6 parole.
Erano le condizioni fissate da Ridley Scott.
Ha vinto questo film.

Una meraviglia di sensibilità e di bellezza!

Poetico, commovente, significativo, bello!
Oggi, guarda caso, è il World Poetry Day

(Grazie a Vittorio per la segnalazione)

[Fonte]


giovedì 10 marzo 2011

Un milione di bambini si sono riuniti per un mondo migliore


UN MILIONE DI BAMBINI
SI SONO RIUNITI
PER MEDITARE INSIEME

UN MILIONE di BAMBINI E GIOVANI
(si proprio un milione!!! 1.000.000 !!! :-)
si sono riuniti lo scorso
11 dicembre 2010
al Tempio buddista Dhammakaya in Thailandia,
per meditare insieme per cambiare il mondo
e per prendersi l'impegno di essere un giorno, quando saranno grandi, dei leader virtuosi.

Un evento senza precedenti per la rinascita morale e spirituale di tutti gli uomini!


 
Video della canzone "Change The World" cantata da un milione di bambini

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Riceviamo da Vittorio e pubblichiamo
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Gioiamo e diffondiamo la Buona Notizia di questo Grande Evento che da Luce e Speranza per un Nuovo Mondo.
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domenica 12 dicembre 2010

Vita Monade Anima Conoscenza Simboli

Al di là di ogni definizione e approccio
esiste un'unica Vita, e noi siamo quella Vita.


Questa realtà fondamentale sta al centro di ogni realizzazione, ciò malgrado, il sé che evolve, cresce nella sua capacità di sperimentare ed esprimere questa realtà. Da qui la necessità di insegnamenti nuovi e sequenziali.
La Realtà Una non può essere simbolizzata poiché essa permane dietro il dualismo manifesto/non manifesto. Ciò che può essere simbolizzato è il nostro attuale approccio alla divinità che è la monade o l'aspetto Vita dell'essere umano. Questa via dello spirito è un sentiero senza sentiero, non un modo per conoscere, ma per Essere la Via. Il simbolo che useremo per l'approccio monadico alla divinità è il simbolo del buco nero.

black hole2

Questo simbolo è emerso gradualmente nell'ultimo secolo e nel 2000, l'anno dell'impatto Shamballico, è stato infine confermato che esiste uno smisurato buco nero nel nucleo della nostra galassia "Via Lattea" (e sembra probabile che se ne trovi uno al centro di tutte le galassie). L'emergere del buco nero nella coscienza umana è un evento rivoluzionario che nel tempo avrà un impatto tanto grande sulla civiltà umana, quanto l'adozione della teoria eliocentrica. Indubbiamente questi eventi sono connessi non casualmente.

 sistema solare

Il sole è stato per molto tempo il simbolo dell'anima umana. Quando la terra era il centro del nostro universo tuttavia, il sole o anima era secondario. Con l'adozione della teoria eliocentrica l'anima passò al centro della scena e iniziò davvero "l'Illuminazione‟. Non fu una transizione semplice (in effetti, la teoria era stata avanzata 2000 anni prima da Aristarco ma era stata repressa) ed ebbe le sue ramificazioni principali in tutti i settori della civiltà umana. Si potrebbe dire che la "solarizzazione‟ della terra è ancora in corso e per completare la transizione occorre accedere ad un potere più profondo entro l‟umanità avanzata. La solarizzazione richiede prima di tutto il riconoscimento delle qualità solari (il Rinascimento) e quindi il passaggio dell'identità dalla forma all'anima così che l‟umanità diventi in effetti un regno solare sulla Terra piuttosto che un regno terreno attorno cui gira l'anima.
Molti degli insegnamenti spirituali impartiti fino ad oggi si sono focalizzati sul creare sentieri nella coscienza per far avvenire una tale transizione. Quando fu scritto Il Trattato sul Fuoco Cosmico stava verificandosi un altro cambiamento significativo nella psiche umana. Negli anni intorno al 1920 si arrivò a comprendere che il nostro sole non era al centro della galassia, come in precedenza si pensava. Ancora più illuminante fu comprendere, come poi confermò Hubble, che la nostra galassia non era l'intero universo, ma che esistevano altri "universi isole‟ – e in particolare la Galassia Andromeda – e che l'estensione dell'universo era molto più vasta di quanto si fosse mai immaginato. Ora, non solo la terra era stata spodestata dal centro dell'universo, ma anche il sole e perfino la nostra galassia divenivano improvvisamente insignificanti nella scala che andava rivelandosi. L'anima non era più centrale e la psiche umana, da allora, ha dovuto con fatica interiorizzare questa realtà.

M31 The Andromeda Galaxy bis


Durante gli anni vicini al 1920 si verificò nei circoli Teosofici un evento a ciò correlato. Jiddhu Krishnamurti, cui era stato proposto di divenire veicolo per il prossimo maestro del mondo, rinunciò a questo ruolo nel 1927, sciolse l‟ordine della Stella che era stato fondato per favorire questa missione e iniziò ad insegnare il "sentiero senza sentiero‟. Il nome spirituale di Krishnamurti era Alcyone e questo ha un significato particolare. Una volta compreso che la terra orbita intorno al sole e che questi è soltanto una delle tante stelle, era logico teorizzare che anch'esso potesse orbitare intorno ad un "sole centrale‟ più grande. Alcyone, nelle Pleiadi, risultava associata nel pensiero spirituale, a questo "sole centrale‟ intorno al quale girava il nostro sistema solare e questa tradizione è riportata nella Dottrina Segreta e nel Trattato sul Fuoco Cosmico. Ne consegue che se il sole è il simbolo dell'anima, il sole centrale è un simbolo, nella dispensazione di Pisces, del Cristo o del Maitreya Buddha – di un maestro del mondo – ovvero dell'anima delle anime. Rinunciando al ruolo di guru o di grande sole centrale, Krishnamurti preannunciava il modello Aquariano e svelava l'illusione di Alcyone quale schermo o segno del reale sole centrale. Nello stesso tempo ci fu un'improvvisa dislocazione del graduale disvelarsi della scienza degli iniziati nel mondo degli uomini. Questo svelarsi avviene tramite una serie di espansioni di coscienza destinate a preparare il discepolo alla rivelazione dell'aspetto vita al cuore del suo stesso essere. Il Trattato del Fuoco Cosmico tratta della vita solare ed espande gradatamente i rapporti da quelli interni al sistema solare alle influenze e ai rapporti tra stelle e costellazioni rilevanti. Questi rapporti stellari o solari sono permeati dal movimento dello spirito. Indicazioni in tal senso sono state date in tutti gli insegnamenti e in particolare rivelate dalle tradizioni esperienziali dei mistici. Termini come "la notte oscura dell'anima‟, "oscurità divina‟, "l'oscurità del puro spirito‟, "la luce scura di Shamballa‟ e così via, si riferiscono ad un passaggio d'esperienza dall'espansione dell'anima all'identificazione con la monade.
Ora c'è un simbolo esterno nel cosmo che permette a quest'esperienza interiore di penetrare in modo più tangibile nella nostra coscienza collettiva. Buchi neri, materia oscura ed energia oscura sono potenti simboli di vita spirituale e servono quale struttura su cui è possibile costruire il prossimo sviluppo degli insegnamenti degli iniziati.
Il buco nero al centro della galassia è un simbolo molto più adatto, come vedremo, per il punto centrale o monadico intorno al quale ruota il nostro sole o anima. Non è una fonte di luce o di coscienza, ma di oscurità e mistero. Non è un guru o un insegnante – un sole più grande che ha più conoscenza di noi e può versare luce sul nostro cammino. È un centro di essere, di vita, nel quale il conoscitore e il conosciuto sono uno. Tutti i veri insegnanti, tutte le grandi anime o soli non cercano di mantenere gli altri in orbita attorno a sé come pianeti, ma di accendere in essi il fuoco solare, in modo che possano esprimere la loro natura solare e arrivare a realizzare il centro oscuro comune, intorno a cui tutti loro girano in una grande danza cosmica. All'inizio dell'era dell'Acquario è in atto un grande processo di disillusione man mano che la gente perde la fiducia nei propri leaders. Alcyone associato con Aquarius fu un segnale che indicava un rapporto emergente con un nuovo centro, un nuovo orientamento di coscienza che l'era di Settimo Raggio preannuncia.
La realizzazione dello stato di figlio è l'obiettivo del sentiero d'iniziazione fino al Terzo grado. A quel tempo la monade inizia a giocare una parte più dinamica nell'evoluzione, innanzitutto liberando completamente l'anima dalla sua errata identificazione con la forma e poi iniziando a liberare lo spirito che vi dimora, dagli involucri triadici dell'anima. Quest'ultimo processo si completa nel Quinto Grado quando l‟iniziato diventa Maestro dei cinque mondi e realizza la sua identità essenziale quale monade, l'Uno.

black hole4


Tre volte va il grido a tutti i pellegrini sul Sentiero di Vita:
- “Conosci te stesso”  è la prima grande esortazione e lungo è il processo per ottenere questa conoscenza.
- “Conosci il Sé”  viene in seguito, e quando questo è compiuto l'uomo non conosce solo se stesso ma tutti i sé; l'anima dell'universo non è più per lui il libro sigillato della vita, ma il libro i cui sette sigilli sono stati rotti.
Poi, quando l‟uomo diventa adepto, si alza il grido:
- “Conosci l'Uno” e all'orecchio dell'adepto risuonano queste parole:
- “Cerca ciò che è la Causa responsabile, e avendo conosciuto l'anima, e la sua espressione, la forma, cerca QUELLO che l'anima rivela".  [TFC 1238]

Due tra i maggiori progressi occulti del ventesimo secolo sono stati la scissione dell'atomo e il penetrare il mistero dei buchi neri. In queste due conquiste abbiamo l‟espressione esteriore della liberazione dell'anima dalla materia. La coscienza umana è riuscita a evadere dalla sua prigione, penetrando nelle due direzioni, quella infinitamente piccola e quella infinitamente grande. Quello che l'uomo ha trovato in queste due direzioni è un mondo di energia e astrazione, man mano che la coscienza si affranca dalla sua reclusione nella materia.
Scienza e religione, dopo essersi misurate tanto a lungo nella battaglia per separare il sé dal non-sé – le realtà soggettive da quelle oggettive – possono ora iniziare una fusione più profonda poiché hanno cominciato a condividere un linguaggio comune e a capire la loro origine comune.

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"Per due anni sono rimasto immerso nel buio. Ne ho accumulato con grande gioia. Si trattava del buio più nero, del tutto nero. Quel nero è un mistero. È in lui che si formano le cose, nell'oscurità. Il bianco è la manifestazione, il nero è la formazione. Il bambino si forma al buio. Il nero è due volte simbolico: per gli uomini comuni, il nero è il male, l'egoismo, l'inferno; per gli Iniziati, è il mistero non illuminato, non chiarito".
Omraam Mikhael Aivanhov

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Tratto da:
- Bruce Lyon, Cosmologia Occulta, Istituto Cintamani, 2010, pag. 14-15

- Ved. il mantra "Vita":

- Con la collaborazione di Vittorio


venerdì 10 dicembre 2010

Amicizia

Racconta una storia di due amici che camminavano nel deserto.
Ad un certo punto
del viaggio cominciarono a discutere, ed uno diede uno schiaffo all'altro.
Quello schiaffeggiato, a
ddolorato, ma senza dire nulla, scrisse sulla sabbia: 
IL MIO MIGLIORE AMICO OGGI MI HA DATO UNO SCHIAFFO.
Continuarono a camminare, finché arrivarono in una grande oasi, dove decisero di fare un bagno.
L'amico che era stato schiaffeggiato rischiò di affogare, ma il suo amico lo salvò.
Il mezzo affogato, d
opo essersi ripreso, scrisse su  una pietra:
IL MIO MIGLIORE AMICO OGGI MI HA SALVATO LA VITA.
L'amico che aveva dato lo schiaffo e aveva salvato il suo migliore amico domandò:
-
Quando ti ho ferito hai scritto sulla sabbia, e adesso lo fai su una pietra;  perché?
L'altro amico rispose:
- Quando qualcuno ci ferisce dobbiamo scriverlo sulla sabbia, dove i venti del perdono possano cancellarlo, m
a quando qualcuno fa qualcosa di buono per noi, dobbiamo inciderlo sulla pietra, dove nessun vento possa cancellarlo.

IMPARA A SCRIVERE LE TUE FERITE SULLA SABBIA
E AD INCIDERE SULLA PIETRA LE TUE GIOIE.

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Riceviamo da Vittorio e pubblichiamo.

domenica 5 dicembre 2010

Test Intelligenza e Osservazione... :-)

In quale direzione viaggia il bus disegnato qui sotto?
Verso sinistra o verso destra
?
Descrizione: Descrizione: Descrizione: cid:1231345342.28363863.1286966874589


Non sai deciderti? Guarda l'immagine attentamente ancora una volta!

Descrizione: Descrizione: Descrizione: cid:1231345342.28363863.1286966874589
Non lo sai ancora? Guarda l'immagine attentamente ancora una volta!

Descrizione: Descrizione: Descrizione: cid:1231345342.28363863.1286966874589
La stessa immagine è stata mostrata a bambini in età prescolare, ed è stata posta loro la stessa domanda.
In quale direzione viaggia il bus disegnato qui sotto?
Verso sinistra o verso destra?

Descrizione: Descrizione: Descrizione: cid:1231345342.28363863.1286966874589
Il 90% di loro ha dato questa risposta:
"Il bus va verso sinistra"
Alla domanda "Perché ritieni che il bus vada verso sinistra?"
Hanno risposto:
"Perché non si vede la porta dalla quale si può salire nel bus!" 

Come ti senti ora???  :-)

Descrizione: Descrizione: Descrizione: cid:1231345311.4220747.1286966874590

Lo so... Anch'io! :-)

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Riceviamo da Vittorio e pubblichiamo...

venerdì 19 novembre 2010

Tragicom § Il Cavatappi Perfetto

L'IMPERFEZIONE DELLE COSE E DELLE COSCIENZE...
Non ci crederete ma ci sono voluti 30 anni per capire come funziona un cavatappi. Certo, c'è stato un lungo periodo di latenza, ma comunque tanto è stato il tempo che è passato dall'acquisto alla comprensione dei straordinari meccanismi che sottostavano alla meccanica cavatappistica.
Andiamo per ordine: l'acquisto era stato motivato (30 anni fa!) essenzialmente dalla forma e dal colore: era proprio un bel cavatappi: rosso (di una bellissima plastica, piacevole da toccare e si immaginava molto resistente), essenziale, elegante e (si presumeva) efficace e semplice nell'uso, ma... non sempre le cose che pensiamo corrispondono alla realtà (almeno nell'immediato, perché dopo 30 anni, in fondo, si sono dimostrate giuste. Samsung-Varie- 014
Al momento dell'acquisto ero felice perché pensavo di aver comprato una cosa bella e utile, a un buon prezzo e questo è il massimo per uno che ci tiene. Ma le cose precipitano al primo uso. L'avvitamento al tappo corrisponde alle aspettative. L'estrazione del tappo dalla bottiglia è molto, ma moolto più facile e rapida degli altri cavatappi. Tutto orgoglioso lo avevo fatto vedere a Paola decantandone le meraviglie d'uso e la bellezza (Paola aveva detto che le sembrava uno dei miei soliti "accrocchi").  Bevi il vino, posi il cavatappi sul tavolo della cucina, finisci la cena. Tutto ok. Poi si sparecchia, si mettono via le stoviglie e anche il cavatappi. Tutto resta lì fino alla apertura della successiva bottiglia di vino, tre sere dopo. Prendi il cavatappi e cerchi di avvitarlo, ma c'è un ma..., nel cavatappi è rimasto ancora il tappo della volta precedente. Allora con calma cerchi di toglierlo. E qui comincia l'avventura del sig, Buonaventura che sventura...




Non riesci a togliere il tappo. Giri e rigiri, ma il tappo non si svita. Allora deluso e incazzato, contro te stesso e quelli che costruiscono questi oggetti che sembrano belli (è  belli lo sono) ma non sono funzionali...) e lì tutta una fila di imprecazioni e di disillusione. Furibondo, decidi di prendere un cacciavite per infilzare il tappo e così poterlo svitare. La cosa non è poi così semplice, ma comunque, dopo qualche ulteriore imprecazione, sviti il tappo e in impeto d'ira estetico-pratica scaraventi il cavatappi delle meraviglie nel profondo di un cassetto di cose varie con l'intenzione di eliminarlo un'altra volta e prendi il vecchi cavatappi d'acciaio a doppi bracci (che probabilmente se la stava ridendo di gusto e, in fondo, era contento di averla avuta vinta sul suo rivale nuovo ed elegante). Avviti il cavatappi vecchio nel solito modo, abbassi le braccine e (con una leggera fatica in più!)  tiri fuori il tappo... come al solito e lo sviti facilmente con la mano senza l'ausilio di altri attrezzi e senza il rischio di ferirti. Butti il tappo nella pattumiera e pensi che le solite vecchie cose, ormai collaudate, anche se non bellissime, svolgono benissimo il loro lavoro.
Bene così mi sono dimenticato del mio bellissimo cavatappi rosso.
Sono passati 30 anni (si forse di meno, circa 20-30 anni, ma credo non cambi molto). Non so come mai il cavatappi è sopravvissuto a circa 3-4 trasferimenti di casa ed è saltato fuori "per caso, per puro caso" dentro una busta di plastica con altre cose che mi erano state date da Paola per riparale e fra essi c'era il famoso cavatappi rosso con un tappo incastrato dentro che Paola, non era riuscita a togliere.  E così lo guardo e me lo ritrovo in mano senza sapere perché (non ci pensavi più da 30 anni). Lo guardi e pensi che è sempre bello e con tristezza rifletti sulla sua inutilità e inefficienza. Credevo che fosse morto, scomparso, ed invece eccolo redivivo, comparire senza alcun avviso, quando meno te lo aspetti. Ho un moto di tenerezza e di sorpresa a rivedere questo oggetto resuscitato dal nulla. E mi avvio a prendere il solito cacciavite per estrarre il tappo incastrato. Intanto, senza volerlo, penso ma perché non l'hanno fatto in modo che il tappo si potesse incastrare da solo e così fosse possibile svitarlo facilmente. Ci vorrebbe una cosa che stringe il tappo e permette di svitarlo. Una cosa che stringe. Un tratto più stretto, un posto più stretto per incastrare... certo CI DEVE ESSERE una strettoia che incastri il tappo. Mentre cerco di infilare il cacciavite guardo meglio il cavatappi vedo la strettoia che avevo immaginato... Certo basta tirare e svitare la manopolina e così il tappo si incastra nella parte più stretta. Detto fatto l'incastro e il tappo si svita e viene tolto facilmente. Ho una illuminazione: ma è mai possibile che ci sono voluto 30 anni (circa) per risolvere il problema del tappo? No, non ci sono voluti 30 anni, ma la focalizzazione dell'attenzione e dell'intelligenza pratica sul problema invece di dare immediatamente sfogo alla rabbia che non funziona, senza chiedersi come potesse funzionare (non c'era un manuale, ovviamente, era troppo semplice l'uso!). Riflessione: La reazione emotivo-impulsiva non fa analizzare il problema per trovare una possibile soluzione, ma elimina ciò che ci ha deluso e ci ha dato rabbia. Se invece si ha del tempo a disposizione per riflettere con calma e porsi la giusta domanda le cose si risolvono semplicemente ed elegantemente!


C'è un P. S.
Dopo qualche settimana invito Vittorio a pranzo e beviamo un po' di vino bianco che io avevo tenuto in frigo con la bottiglia coricata. Prendo il mio bel Cavatappi Rosso (adesso anche efficiente) dalla vetrinetta, dove adesso fa bella mostra di sé, e Vittorio (senza che io glielo chieda) mi dice se può aprire lui la bottiglia (ah!ah!ah!, adesso mi diverto!). Certo, ceerrto dico, con piacere! Lui avvita il cavatappi e toglie il tappo con facilità. Io (con fare sornione) gli dico, sorridendo, se può togliere il tappo dal cavatappi. Vittorio sembra cogliere che c'è qualcosa sotto, guarda bene il cavatappi e, mia meraviglia (o trasmissione del pensiero, campo morfogenetico?!), incastra il tappo nel suo alloggio per toglierlo. Adesso, la soluzione è quella giusta, ma... altra sorpresa, il tappo non si incastra abbastanza bene da poterlo svitare dalla spirale. Ma Allora ditelo! Il tappo è di silicone, è umido perché la bottiglia era coricata e quindi non si è gonfiato come i tappi di sughero, scivola e non si incastra. Dannazione! Devo ricorrere ancora al cacciavite per bloccarlo, col solito sistema. L'esaltazione della scoperta del funzionamento svanisce e fa posto a una serena (!) accettazione della imperfezioni delle cose e delle coscienze....(sigh!).

Nota:
"Accrocco":  Alla romana, vuol dire attrezzo che con funziona! Una cosa fatta male.


Link:
- Cavatappi: quale scegliere?



mercoledì 10 novembre 2010

Utilità Sporadiche = Hai un Problema?

Eccezzzzzionale veramente!!!!!! 
Mi sono sbellicato dal ridere. Le lacrime agli occhi!!!
In parte-nopea, in parte indiana... in parte 'mericanata... in parte tragicom...

HAI UN PROBLEMA?  MILLE SOLUZIONI!!!

Manca un cucchiaio?
Manca un cucchiaio

Si è rotta la cintura di sicurezza?
Cintura di sicurezza 


Manca l'apribottiglie?
apribottiglia



Si è rotto il fusibile?
fusibile

Ti hanno rubato lo stereo della macchina?
stereo macchina

Lo scaffale della libreria si sta rompendo per il peso?
libreria

Manca il secchiello del ghiaccio?
secchiello ghiaccio

Non riesci a leggere lo schermo del bancomat?
bancomat

Auto importata dal paese sbagliato?
autoimportata paese sbagliato

La pioggia disturba il segnale?
antenna

Manca il gas a casa e non possiamo fare il caffè?
caffettiera

Tergicristalli fuori uso?
tergicristallo

Stand pericolante?
stand pericolante

Furto di gomme in aeroporto?
furto ruote

Mobile sovraccarico?
mobile sovraccarico

Allestimento "legno" non disponibile?
allestimento legno

Marmitta penzolante?
marmitta

Il bambino deve mangiare ma dobbiamo fare il bucato/cena/pulizie?
biberon

I cavi cadono dietro la scrivania?
cavi scrivania



Se volete vederne altre, andate a questo sito:
- http://thereifixedit.failblog.org/
Quale vi piace di più? A me quella della caffettiera, i cavi della scrivania, il bancomat, il tergicristallo...

sabato 23 ottobre 2010

Tra nonna e nipote

nonnina 
La nonna dice alla sua nipotina:
- Io, alla tua età, lavoravo già !
E la nipotina risponde:
- Io, alla tua età, lavorerò ancora…
 


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Fonte
- Riceviamo da Vittorio e pubblichiamo

venerdì 10 settembre 2010

Mothers in all colours

1. Per avviare le immagini clickare su play > e attendere…
2. Se volete vederla a tutto schermo clickate sul doppio rettangolino vicino al  numero 34. Per tornare allo schermo più piccolo premere ESC.
Buona visione!

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