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lunedì 4 giugno 2012

L’aspetto spirituale dell'Austerità

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Buona Volontà MondialeBollettino che mette in evidenza l’energia di buona volontà negli avvenimenti mondiali
Bollettino 2012 N° 2


La gioia più grande emana dall’austerità.
- Serie Agni Yoga
L’austerità economica può essere una “benedizione mascherata”.
Se consideriamo il sentiero della rinuncia auto-imposta alla ricchezza materiale per scopi spirituali, possiamo trovare lezioni importanti che aiuteranno l’umanità a evitare gli estremi del lusso e della povertà che attualmente affliggono il mondo.

La storia dimostra che tempi di austerità possono riuscire a trasformare popoli e nazioni. Per esempio Sparta, la città-stato dell'antica Grecia, è diventata famosa per la bravura militare dei suoi cittadini attraverso il loro stile di vita austero. Dal nome di tale città, la parola “spartano” si è evoluta ed è ancora oggi usata per denotare la frugalità e l'auto-negazione. Ironicamente, è proprio la Grecia sta oggi vivendo alcune tra le più gravi difficoltà economiche e che viene sottoposta a “programmi di austerità”, ma lo sono anche molti altri paesi oberati dai debiti.
Poiché questa contingenza economica sta portando sacrifici a così tante persone, austerità è una parola che pochi vedrebbero in luce positiva, associandola principalmente con lo squallore economico, la perdita dello standard di vita cui si era abituati, e tutto senza che si profili alcun obiettivo di compensazione. Ma c'è un altro tipo di austerità che, se volontariamente applicato, ha un valore incomparabile nel perseguire l'obiettivo spirituale. Naturalmente, questa è ben magra consolazione per coloro che sono attualmente privati di mezzi per vivere dignitosamente, ma l'importante differenza è che l'austerità spirituale è applicata per libera scelta – in questo caso non è dunque un'imposizione sgradita. Qui non si vuole indicare la strada dell'ascesi o del praticante raja yoga a tutti coloro che stanno soffrendo dell'attuale crisi economica mondiale, ma è interessante riflettere sulla pratica dell'austerità nella spiritualità per vedere se può esserci almeno qualche ricompensa spirituale per chi ne è colpito.
“Praticare l'austerità” in sanscrito si definisce “Tapasya”, e per mezzo di esso lo yogi lavora per liberare la propria mente dai desideri mondani, ripulendo uno spazio all'interno dei quale la secolare accumulazione di forze che lo tengono avvinto al mondo fisico viene “bruciato”, consentendo alla coscienza di salire senza impedimenti verso l'obiettivo spirituale prefigurato. Tapasya letteralmente significa bruciare o surriscaldare, diventare, come recita un'affermazione spirituale, ”un punto di fuoco sacrificale focalizzato all'interno dell‟ardente volontà di Dio”. Il sentiero dello yogi può essere troppo estremo per la maggior parte delle persone, ma un certo controllo o limitazione dei sensi e degli appetiti materiali è essenziale per creare lo spazio interiore necessario a esplorare la propria vera identità. I ritiri spirituali stanno diventando sempre più forme popolari per sviluppare Tapasya, spesso provvedendo il silenzio e il digiuno nel proprio regime. Praticare l'austerità prevede una scelta cosciente di sopportare alcuni privazioni senza lamenti, attaccamento o avversione. Fondamentale è lo stato della mente quando si decide di sottoporsi a questa osservanza.
Quello che chiamiamo il mondo occidentale sta entrando in un periodo di austerità, per lo meno dal punto di vista finanziario, ma in realtà molte nazioni, in particolare quelle in via di sviluppo e a basso reddito, da molti anni vivono in condizioni assai peggiori di povertà e privazione. Deve infine sorgere la realizzazione che l'instabilità finanziaria ed economica di tipo “boom/recessione” sarà sempre la protagonista nel mondo, fino a quando le nazioni sceglieranno la struttura economica “basata sull'avidità” e non una delle benefiche organizzazioni per il bene complessivo. Alcuni economisti pensavano che il modello “boom/recessione” fosse stato sradicato dall'economia dei giorni nostri, ma questa polarità riflette il dualismo della condizione psicologica collettiva dell‟umanità e come tutte le altre coppie di opposti non le si potrà sfuggire fino a quando non s'imboccherà la via spirituale che sta in mezzo.
Fino a quando non si abbraccerà coscientemente e non si percorrerà gioiosamente questo sentiero di austerità spirituale, le coppie di opposti continueranno a somministrarci dure ma eque lezioni. Perché il cambiamento sociale e, in definitiva, l'evoluzione si verificano attraverso le calamità e le crisi, se non riescono attraverso la scelta consapevole. Quindi è meglio imparare le lezioni della dualità e scegliere quanto prima la via di mezzo, e poi, una volta scelta coscientemente, la gioia potrà accompagnare l'azione del rilascio dal fardello delle cose materiali. Le attuali misure di austerità quindi hanno del potenziale positivo nel ridurre l'eccessivo consumismo e nel guidare la gente a pensare più creativamente al futuro.
Ci sono molti esempi di persone e gruppi che stanno indicando la via in quest'area. Il Voluntary Simplicity Movement fondato da Duane Elgin, ad esempio, chiama l'umanità a smetterla di vivere con il pilota automatico e a effettuare deliberatamente scelte di cambiamento della vita. Questo implica liberarci dalle attività non essenziali che permeano la vita moderna, così da rendere possibile il vivere secondo i nostri più importanti obiettivi e valori. Le priorità della nostra cultura consumistica e orientata al lavoro spesso vanno in direzione opposta a ciò che ci arricchiste e ci ispira. Le vite “semplificate”, dicono, spesso sono esaltate dalle scelte di ridurre i consumi, e di volgersi ad attività che hanno un effetto positivo sui rapporti, la vita familiare, il servizio e l'ambiente.
Non è troppo idealistico che molte persone oggi siano profondamente preoccupate del benessere degli altri sul pianeta in un modo che non si era mai avuto prima. Per soddisfare i bisogni che comporta questo nuovo riconoscimento in evoluzione del vivere in un “unico mondo”, è essenziale che i valori e le qualità spirituali come giustizia, compassione e fratellanza non siano più soltanto astrazioni, ma si trasformino nella trama del tessuto della vita di tutti i giorni.
L'interiore e l'esteriore, il mondo soggettivo e quello oggettivo devono essere collegati a formare un tutto – rapporti umani, sistemi economici, sociali ed ecologici – in modo che tutto quello che si manifesta nel mondo esterno del vivere quotidiano sia diretto coscientemente da un apprezzamento soggettivo della completezza, dell'unicità dello spirito umano e della condivisione nella Vita Una.
Da questo è possibile comprendere che la benevolenza e l'austerità spirituale sono un'unica e sola cosa. Per i più ricchi nel mondo, coloro che hanno educazione, vocazioni e abilità, le azioni benevolenti stanno diventando sempre più comuni, come testimoniano i tanti atti di generosa donazione e servizio, che piantano i semi perché emerga un modo di vita più disciplinato, altruista e soddisfacente. Per alcuni di questi donatori e filantropi questo dare forse non significa sacrificio personale, e forse è solo una percentuale del reddito, che non incide realmente sulla qualità della vita. Tuttavia, l'attuale tendenza mostra che molti di coloro che danno si stanno personalmente coinvolgendo nella distribuzione del loro denaro o delle loro abilità, e stanno scoprendo i primi barlumi della gioia divampante che caratterizza il sentiero della vera austerità.
Man mano che quest'attitudine si intensifica in una vita governata dall'energia della buona volontà e della compassione, soffrendo in termini di perdita personale e negazione, automaticamente decade per essere sostituita da un impegno positivo con il mondo e l'identificazione con l'anima di tutti.
L'obiettivo da raggiungere supera tutto il resto, e a caratterizzare la coscienza arriva un perfezionamento e una semplificazione della vita personale per vivere per il bene degli altri e di tutto ciò che vive sul pianeta. La coscienza di una tale persona di buona volontà è quindi saldamente trasformata nel fuoco di Tapasya, poiché essa ha messo un piede, anche se involontariamente, sul sentiero del vero yogi.
Fonte
- http://www.lucistrust.org/it/service_activities/world_goodwill


venerdì 20 gennaio 2012

Il discorso è semplice...

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... se ci impegniamo a sviluppare le migliori e più elevate qualità e a trasformare quelle negative,
questo non dovrebbe, in qualche modo, contribuire a migliorare il mondo?
Il nostro esempio, la nostra testimonianza diretta non dovrebbe influire anche sugli altri e quindi sul mondo?
Le parole poco, ma l'esempio influisce molto sulla realtà...
Il discorso è semplice...
l'applicazione un po' meno...


photo credit: Christopher Wenger via photopin cc

lunedì 28 novembre 2011

GIOIA



GIOIA
Gioia in ogni Cuore
Gioia a tutti gli esseri
La Gioia è una saggezza speciale.
La Gioia, nella sua essenza, è una qualità dell'Anima.
Quando siamo davvero gioiosi ci possiamo dire infusi d'Anima. Una tale gioia dell'Anima porta con sé serenità, stabilità e quiete.
Questi sono autentici attributi della Gioia.
 GIOIA
Vostra sarà la gioia di aver partecipato al Piano dei Maestri ed è tutto questo che vi lega più strettamente ad essi; vostra sarà la gioia di aver contribuito ad  alleviare un mondo bisognoso, di aver portato luce alle anime offuscate, di aver in qualche misura lenito le piaghe aperte della sofferenza mondiale; dalla coscienza di aver speso bene i propri giorni e dalla gratitudine delle anime salvate deriva la gioia più profonda di tutte, quella che conosce un Maestro quando si fa strumento per aiutare un fratello a salire un gradino della scala. Questa è la gioia che ci attende tutti e che non è così lontana. Lavorate dunque non per la gioia, ma in direzione di essa; non per ottenere una ricompensa, ma per una necessità interiore di aiutare; non per ricevere gratitudine, ma sotto l’impulso suscitato dall’aver percepito la visione e aver capito quale sia la parte che vi spetta nel portare quella visione quaggiù sulla Terra.
Sarà utile fare una distinzione fra felicità, gioia e beatitudine.
La felicità ha sede nelle emozioni ed è una reazione della personalità.
La gioia è una qualità dell’anima e viene realizzata nella mente, quando ha luogo l’allineamento.
La beatitudine appartiene alla natura dello Spirito ed è inutile fare speculazioni al riguardo, fintanto che l’anima non sia giunta all’unificazione con il Padre.
Questa unificazione segue lo stadio anteriore in cui il sé personale si è unificato con l’anima. Perciò, analisi e speculazione sulla natura della beatitudine sono vane per l’uomo comune, le cui terminologie e metafore devono necessariamente essere personali e connesse al mondo dei sensi.
L’aspirante parla di felicità o di gioia? Se si tratta di quest’ultima, essa deve essere un effetto della coscienza di gruppo, della solidarietà di gruppo, del senso d’unione con tutti gli esseri e non può essere interpretata in termini di felicità. La felicità è ciò che si prova quando la personalità viene soddisfatta in qualche aspetto della sua natura inferiore; si prova quando vi è un senso di benessere fisico, di contentezza nei confronti del proprio ambiente o di personalità che ci circondano, o di soddisfazione nelle opportunità e nei contatti mentali. La felicità è la meta del sé inferiore separato.
Tuttavia, quando cerchiamo di vivere come anime, la contentezza dell’uomo inferiore perde d’importanza e proviamo gioia nelle relazioni di gruppo e nel realizzare le condizioni che conducono ad una migliore espressione delle anime di coloro con cui siamo in contatto. Apportare gioia ad altri per creare condizioni in cui essi possano meglio esprimere se stessi può avere un effetto fisico, se cerchiamo di migliorare le loro condizioni materiali, o un effetto emotivo se la nostra presenza infonde loro un senso di pace ed elevazione, oppure l’effetto può essere intellettuale se li stimoliamo a maggior chiarezza di pensiero e comprensione. Ma l’effetto su di noi sarà la gioia, poiché la nostra azione è esente da egoismo ed interesse personale e non dipende dalle circostanze o dalle condizioni sociali dell’aspirante.
Molta felicità è necessariamente impedita quando la salute è malferma, quando le circostanze ambientali sono difficili e si è oppressi dal “karma accumulato in molte vite”, oppure quando turbamenti nella famiglia, nella nazione o nella razza gravano sulla personalità sensibile.
La felicità della giovinezza o la contentezza egoistica della persona isolata nell’egocentrismo (che si nasconde dietro il riparo dei suoi desideri) non deve essere confusa con la gioia.
È un luogo comune e anche un paradosso dell’occultismo affermare che in mezzo alla profonda angoscia e infelicità della personalità, la gioia dell’anima può essere sentita e riconosciuta. Questa è la verità e a ciò deve mirare ogni studente.
Vi sono persone felici perché chiudono gli occhi alla verità o sono autoipnotizzate e si nascondono in un guscio di illusione.
Ma l’aspirante raggiunge spesso lo stadio in cui i suoi occhi sono ben spalancati; egli ha imparato a parlare con se stesso il linguaggio della verità e non ha costruito una parete di separazione fra sé e gli altri. Egli è vivo e desto, è sensibile e spesso soffre. Egli talvolta si chiede perché ciò che il mondo chiama felicità e pace lo abbiano abbandonato, e quale sarà l’esito.
Noi che osserviamo e guidiamo dal lato interiore, sorvegliamo con amorevole cura tutti voi che lottate nel fitto della mischia. Siamo come lo Stato Maggiore che segue il corso della battaglia da una posizione sicura. Nella nostra sicurezza sta il vostro successo finale, poiché noi deteniamo la soluzione di molti problemi e la applichiamo quando le condizioni della battaglia sono avverse. Vorrei che ricordaste sempre un fatto di vitale importanza, cioè che
nella distruzione della forma è nascosto il segreto di tutta l’evoluzione.
Non pensate che sia un luogo comune. Ne vedrete la costante applicazione ed è necessario che siate preparati a vederne la dimostrazione. I Maestri utilizzano la forma fino al limite massimo; essi cercano di operare attraverso essa, tenendovi imprigionata la vita fintanto che quella forma serve allo scopo e l’umanità ne trae insegnamento. Giunge però il momento in cui essa non serve più allo scopo prestabilito, in cui la struttura si atrofizza, cristallizza ed è facile distruggerla. La sua distruzione acquista allora estrema importanza e utilità; la vecchia forma scompare, mentre una nuova ne prende il posto. Osservate e costatate se non è la verità. Sempre viene costruita una forma, sempre viene utilizzata il più a lungo possibile, sempre viene distrutta quando impedisce e ostacola l’espandersi della luce e sempre segue la rapida ricostruzione di una nuova forma.
Questo è il metodo seguito sin dall’inizio dei tempi.
(A.A.Bailey, Trattato di Magia Bianca, editrice Nuova Era, Roma 1993, pag. 169-171)
GIOIA
Distacco significa aver conseguito uno stato di coscienza in cui esiste l’equilibrio e in cui non domina né il piacere né il dolore, perché sostituiti dalla gioia e dalla beatitudine. Dovremmo riflettere molto su queste parole, poiché è necessario sforzarsi al massimo per giungere al distacco.
Prendere le cose piacevoli che si presentano come affidateci per diffondere gioia, e non ribellarsi alla felicità e al piacere nel servizio, pensando che ciò sia un errore. La sofferenza nasce dalla ribellione del sé inferiore. Dominando il sé inferiore, eliminando il desiderio, tutto è gioia.
Così, tramite la parte, si stabilisce il contatto col Tutto e si sperimenta un’espansione di coscienza che è beatitudine, o gioia. Ogni realizzazione dell’unità della parte col Tutto è fonte di beatitudine.
Il desiderio di possessi materiali deve tramutarsi in aspirazione per i beni che sono la gioia dell’anima: saggezza, amore e potere di servire. Pace, sicurezza e retta aspirazione!
A.A. Bailey
ESERCIZIO DI EVOCAZIONE DELLA GIOIA
Assumiamo una posizione in cui possiamo rilasciare il corpo fisico, calmare le emozioni e stabilire uno stato di silenzio mentale.

Atteggiamo le nostre labbra ad un lieve sorriso.
Riflettiamo brevemente sul valore e sul significato della Gioia e sulla sua utilità nella vita di tutti i giorni.
Apprezziamo e desideriamo la Gioia, evocandola pronunciando mentalmente la parola GIOIA e visualizzando un immagine che esprime gioia (es. il sole).
Immaginiamo delle situazioni della vita quotidiana dove sarebbe utile esprimere gioia. 
Evochiamo in noi la gioia e irradiamola intorno a noi.
Proponiamoci di rimanere gioiosi durante tutta la giornata come esempio vivente di gioia, qualsiasi evento accada.
Irradiamo gioia intorno a noi, visualizzando l'ambiente circostante e ampliamo la nostra irradiazione di gioia in cerchi sempre più grandi fino ad includere l'intero pianeta illuminato dal sole.
Quando lo riteniamo opportuno, riprendiamo il contatto con il nostro corpo fisico, acceleriamo il nostro respiro, muoviamo le mani e le gambe e riportiamo la nostra attenzione al qui e ora.
GIOIA

mercoledì 6 luglio 2011

Aforismi Diacronici (101-110)

101. Continuare a vivere nello stesso posto e con le stesse persone per molto tempo non favorisce l'evoluzione della nostra coscienza perché l'immagine che gli altri hanno di noi tende a restare costante, ci viene proiettata addosso e rende più difficile mutare le nostre azioni, i nostri sentimenti, i nostri pensieri, la nostra coscienza, anche perché gli altri tendono ad accusarci per ciò di "incoerenza", di trasformismo, di incostanza.

102. Non vi sembra che molti dei nostri desideri derivano da cose che non avevamo quando eravamo piccoli o giovani?

103. L'uomo è capace di distorcere, sovvertire, rovesciare la più alta e nobile delle qualità e, tuttavia, è capace di fare anche il contrario: elevare, purificare, nobilitare la più basse e ignobile della energie.

104. Quello che abbiamo ottenuto, l'abbiamo raggiunto quando ci siamo dati da fare o quando non abbiamo fatto niente? Certo l'abbiamo raggiunto quando ci siamo dati da fare, ma ciò che volevamo fare, quasi sicuramente, è emerso nei momenti in cui ci siamo fermati (almeno esteriormente).

105. Spesso in alcuni amici o persone che conosciamo, vediamo dei comportamenti che non ci piacciono. Spesso questi comportamenti non ci piacciono perché (anche se non ce ne accorgiamo) riflettono nostri tratti che inconsciamente non accettiamo e proiettiamo sugli altri.
[ved. Imparare dalle proiezioni]. Per il rovescio della situazione vedi il n. 101.

106. Cosa conta tutto il resto se ti manca l'aria?

107. Tutto ciò che viviamo troppo emotivamente si fissa molto profondamente nella memoria per cui, nel bene e nel male, sarà molto difficile dimenticarlo.

108. L'incarnazione è un fatto individuale, derivante da condizioni di gruppo.

109. E' vano cercare qualcuno che risolva i tuoi problemi, perché  c'è una solo persona che può farlo: quella persona (in fondo lo sai) sei tu...

110. Aiutare gli altri aiuta anche noi stessi. Pretendere l'aiuto dagli altri è semplicemente... infantile...


giovedì 3 marzo 2011

I più bei regali per bambini...

 
Dai ben poco
quando doni
qualcosa che possiedi.
E' quando doni te stesso
che stai veramente dando
qualcosa di importante.

Kahlil Gibran

 

Articolo che da fiducia e speranza per il futuro.

Continua a leggere su: - 25-doni-che-i-tuoi-bambini-non dimenticheranno

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venerdì 24 dicembre 2010

Gratitudine

 




Un Guerriero della Luce
non dimentica mai la
Gratitudine.  
Durante la lotta è stato aiutato dagli
Angeli.
Le forze celestiali
hanno messo ogni cosa al proprio posto,
permettendo a lui di dare il meglio di sé.
I compagni commentano: "Com'è fortunato!"
Perciò quando il sole tramonta, si inginocchia
e ringrazia il Manto Protettore che lo circonda.
La sua gratitudine
non è però limitata al mondo spirituale:
egli non dimentica mai gli
Amici
perché il loro sangue si è mescolato al suo
nel campo di battaglia.
Un Guerriero non ha bisogno
che qualcuno gli rammenti
l'aiuto degli altri:
se ne ricorda da solo e divide con loro la ricompensa.
Dal "Manuale del Guerriero della Luce"
di Paulo Coelho



 

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Riceviamo da Ines e pubblichiamo

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