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martedì 29 maggio 2018

sabato 22 giugno 2013

Le Porte Interiori – Meditazioni Quotidiane (Eileen Caddy)

"E’ di vitale importanza l’atteggiamento con il quale tu doni! Dai con tranquillità e fiducia, e soprattutto con gioia e amore.

Tutto ciò che viene dato di malavoglia porta con sé le cattive vibrazioni che impediscono alla perfezione di emergere. Fai in modo che tutto quello che fai sia fatto con amore, anche se non capisci completamente perché lo stai facendo.

Se eseguito con amore, anche il compito più banale e materiale può portare risultati meravigliosi e sbalorditivi; lascia perciò che l’amore scorra liberamente in tutte le cose che intraprendi: renditi conto che ciò che fai è necessario e che nessun lavoro o azione è troppo piccolo o insignificante.

Quando tutte le anime danno il meglio di loro stesse, il peso e la responsabilità non ricadono sulle spalle di pochi, e il fardello risulta alleggerito per tutti, fino a trasformarsi in gioia e piacere autentici.

Bada al tuo atteggiamento, e contribuisci alla gioia e al buon funzionamento del tutto."

Da Le Porte Interiori: Meditazioni Quotidiane di Eileen Caddy.

Le Porte Interiori: Meditazioni Quotidiane

Eileen Caddy 
Le Porte Interiori: Meditazioni Quotidiane

L’autrice, una delle fondatrici della Comunità di Findhorn, è guidata da una voce interiore, fonte d’ispirazione per tutta la comunità. Gli insegnamenti ricevuti sono offerti sotto forma di “agenda” perenne, a sottolineare che vanno vissuti quotidianamente.

“Puoi fare di questo giorno tutto ciò che desideri. Nel momento esatto in cui ti svegli al mattino, puoi decidere che tipo di giornata sarà per te. Può essere la giornata più splendida ed ispirante che si possa immaginare, ma dipende tutto da te. Sei libero di scegliere.

Perché allora non cominciare col ringraziare, allo scopo di aprire il tuo cuore? Più sei riconoscente, più sei aperto a tutti i meravigliosi eventi che questo giorno porta con sé.

Amore, lode e gratitudine spalancano le porte e permettono alla luce di fluire e rivelare ciò che di meglio vi è nella vita“.
Eileen Caddy

 

Attraverso i suoi libri offre con semplicità e amore ciò che ha ricevuto nella meditazione, un’esperienza unica in cui Eileen Caddy ritrova il significato del silenzio, la semplicità del momento e l’incontro con il bambino interiore.

Riconosciuta a livello mondiale per l’autenticità della sua ricerca, Eileen Caddy segue un percorso spirituale che precede la sua esperienza in comunità.

Fonte: www.lamentemente.com/2013/06/21


domenica 3 giugno 2012

Al di là dell’illusione si aprono i veli (Le Passeur) (04)

Al di là dell’illusione si aprono i veli

Dal Traghettatore.
Il sentimento di separazione è una chiusura artificiale estremamente radicata nelle culture occidentali, ma da cui è possibile liberarsi. Poiché ci è stato inculcato, abbiamo costruito nel corso della nostra vita delle bolle di “sicurezza”, le cui membrane sono diventate più spesse man mano che abbiamo vissuto delle esperienze non integrate, che si sono trasformate in prove. Lo spazio che teniamo per noi (in realtà lo spazio è la cellula minima di sopravvivenza del nostro io) varia a seconda della nostra capacità di viverlo e di mantenerlo.
Per molti, questo spazio, è il minimo considerato come vitale. Ed è la mancanza di spazio nella bolla che ci rende aggressivi e smaniosi di colonizzare maggior spazio. E’ una delle ragioni per cui c’è così tanta aggressività e diffidenza nelle città. Come viene vissuto, lo spazio comune è ristretto e deve essere distribuito tra tutti secondo i rapporti di forza che si instaurano. Le guerre di colonizzazioni sono perenni e quelli che ne sono vittime amplificano la propria aggressività per cercare di trovare un po’ di ossigeno e riconoscimento del proprio sé.
Ovviamente, tutto ciò è insensato. Ma è ciò che siamo stati abituati a creare e a rinforzare fin dall’infanzia. E’ ovvio che per andare avanti sulla strada dell’amore di sé e l’amore verso gli altri, bisogna aprire questa bolla e uscirne. E’ uno sforzo reale notevole in quanto questa bolla è integrata nella concezione che abbiamo di noi stessi, da essere convinti che ci rappresenta, e che ogni tentativo non autorizzato di avvicinarla è vissuto come un’aggressione.
Eppure, siamo in grado di aprire questa bolla ai nostri cari, siamo in grado di fondere delle bolle tra di loro se lo desideriamo.  E questo processo di fusione, come delle bolle di sapone che si attraggono e si uniscono, si chiama “amore”. E’ perché amiamo un amico, un bambino, un uomo, una donna, un cane, un gatto, un albero, un paesaggio, che allarghiamo il nostro spazio vitale verso di loro. E’ dunque qualcosa che siamo in grado di fare quando lo scegliamo.
E’ salutare capire bene ciò che significa questa bolla fittizia così “pregnante”. E’ la manifestazione artificiale, ma veramente concreta del nostro sentimento di separazione. La si porta ovunque con noi, condiziona i nostri rapporti con gli altri e la nostra apertura verso ogni percezione. Concretamente, ci induce spesso a percepire il forestiero che si avvicina con un primo sentimento (dipende a seconda delle culture) di diffidenza e a volte perfino di difesa. Quando in realtà, potendo accogliere con il sorriso e nella gioia di una condivisione possibile in mezzo a una nuova esperienza che ti arricchisce, opponiamo all’istante una maschera da guerriero che nasconde la paura, ancora una volta, di vedere la propria bolla di sicurezza, del tutto illusoria, toccata nella sua integrità. Ciò che si chiama un sentimento di diffidenza: diffido di colui che non conosco, e chi potrebbe invadere il mio spazio vitale.
Quando ci si sente “separato” dall’universo, ci si sente soli e piccoli, vulnerabili in mezzo a un nido di predatori immaginari che si sentono, in realtà, come noi e hanno altrettanta paura degli altri. Ognuno porta così in sé il potenziale di essere un predatore per gli altri. Il serpente si morde la coda in circolo non perché ha trovato se stesso, come ne è all’origine il simbolo, ma si divora perché non si riconosce. L’illusione si auto-alimenta.
I più hanno conosciuto almeno una volta nella propria vita questi momenti rari in cui la bolla si apre, e in cui ci fondiamo con tutto ciò che ci circonda. Può capitarti: mentre sei seduto sul fianco di una montagna ad ascoltare il vento negli abeti, di fronte allo spettacolo di un’alba o di un crepuscolo, in una sala di concerto dove la musica riempie l’anima, in mezzo a un’assemblea fraterna la cui comunione apre i cuori, o ancora in una meditazione… Quale sia l’occasione è sempre un momento di grazia indimenticabile. Risali al sentimento quando questo ti è successo, senti l’impronta che ha lasciato attraverso il tempo, contatta ciò che eri in quell’istante e percepisci l’immensa ricchezza che è stata tua. Questi momenti sono la verità. Questi momenti sono la visione di ciò che sei e che abbandoni, ogni volta che per abitudine e negligenza si richiude la tua bolla.
Nessun altro al di là di te stesso può fare la scelta di intraprendere lo sforzo quotidiano, di sciogliere ciò che ti mantiene nel malessere della separazione. Questo sforzo non è nient’altro che una vigilanza da esercitare su se stesso, sul proprio modo di avvicinarsi all’altro o di accoglierlo.
In questo momento benedetto della storia della nostra umanità, andiamo tutti verso la riunificazione. Il nostro mondo sta abbandonando la separazione per andare verso l’unità. Cosa significa? Significa che poiché il momento è giunto, la nostra terra, che è una coscienza a sé, ha iniziato la sua ascensione verso una frequenza vibrazionale più elevata, e tutto ciò che porta in grembo è confrontato alla scelta di accettare o no di fare questa ascensione con lei.
Nel corso della nostra storia, il sentimento di separazione è esistito perché la bassa frequenza della matrice di vita che è stata la nostra, ha costruito questo sentimento. Ogni essere il cui lavoro su se stesso ha aumentato la sua frequenza vibrazionale, è stato in grado di dissolvere una parte più o meno importante di questo sentimento di separazione. Alcuni essere eccezionali, che spesso hanno dedicato una vita a questo compito, sono riusciti a raggiungere il punto della fusione. Oggi la vecchia matrice è praticamente dissolta e la nuova griglia energetica che si sta tessendo intorno alla terra non lascia più spazio al sentimento di separazione né ad altri sentimenti involuti che andrebbero a inquinare il suo spazio (vedi quest’articolo). Ogni cosa che vive sulla terra deve dunque fare una scelta, in coscienza o no, di seguire il movimento e di restare lì, oppure no.
Per quelle e quelli che hanno fatto questa scelta dell’anima di seguire questo slancio ascensionale, è un conforto essere consapevole che soltanto le nostre credenze e le nostre abitudini sono ora i nostri limiti. Non c’è più una vita da dedicare al risveglio per uscire dalla matrice che ci ha rinchiusi. La vecchia matrice non esiste più o quasi più. Tutto va dunque molto più velocemente in realtà e soltanto i nostri attaccamenti possono ancora frenarci. Non siamo più costretti a considerare che lo spazio comune deve essere distribuito, può rimanere aperto a tutti senza metterci la minima barriera. In questo nuovo paradigma, che si sta costruendo, il rispetto e la fraternità tra gli esseri e i popoli, si farà in modo naturale. La fiducia andrà a sostituire la diffidenza e sarà pienamente giustificata nei fatti.
Sono consapevole che tra quelli che si risvegliano a questa mutazione maggiore, certi hanno una grande difficoltà a credere che il mondo sta per cambiare così radicalmente. Sono ancora sommersi in tutto ciò che è la loro vita, e a questo punto questo sentimento è del tutto normale. E’ per questo motivo che non c’è nessuna utilità a fermarsi sul giudizio e sulla critica, e nessun beneficio ad agitarsi in polemiche e conflitti. L’unica cosa da fare durante questo periodo di transizione, non sempre confortevole per colpa dell’opposizione forsennata in sé dell’ego, è di andare avanti ascoltando soltanto la propria intuizione, afferrando ovunque con gratitudine ciò che è offerto di buono per sé lungo il cammino. Una volta che questa fase di transizione, in cui le oscillazioni del morale sono frequenti con i loro dubbi e sentimenti di euforia, è passata, in quel momento basta essere. Questo significa mantenere la vibrazione stabilita in cui i dubbi, il morale che va giù, e ogni altro sentimento che tira verso il basso, sono soltanto un ricordo del tempo in cui eravamo chiusi nella propria bolla.
In questo stato “di essere” ogni cosa diventa semplicissima, la gioia di vivere è onnipresente e la luce in sé risplende. Non si entra più in conflitti perché si è in grado di vedere nell’altro come in un libro aperto, la ferita in lui che si manifesta. E’ la compassione che sostituisce la reazione, ed è un balsamo di guarigione per colui che la riceve, anche se è possibile che non la percepisca così. Un po’ alla volta in ogni caso, i conflitti non si presentano più, perché non fanno più parte della nostra realtà. La frequenza vibrazionale in cui nascono e crescono non è più la nostra e la realtà si allontana.
Abbiamo creato i nostri campi di sperimentazione a seconda di ciò che avevamo da capire e da guarire in noi. Siamo arrivati adesso al punto in cui una nuova sperimentazione s’installa e si sostituisce a quella in corso. Se abbiamo scelto di viverla la vivremo, con più o meno difficoltà nel passaggio da un mondo all’altro, a seconda del fatto che avremmo buttato abbastanza sacchi di sabbia fuori. Come i nostri sacchi di sabbia, la bolla che pensiamo rappresenti la nostra integrità fisica e sottile, è quella che comprime la vela e impedisce alla mongolfiera di spiccare il volo. L’amore è il soffio caldo che la gonfierà.
Fraternamente,
© Il Traghettatore – 26.07.2011 – Tradotto da Stéphanie - Versione originale francese 
http://www.urantia-gaia.info
> La riproduzione di quest’articolo è autorizzata a condizione di non associarlo a fini commerciali, di rispettare l’integralità del testo e di citare la fonte.


lunedì 8 agosto 2011

Tragicom § L'Aiuto Provvidenziale

di Resalvato

Autunno inoltrato. Dopo una giornata di pioggia torrenziale resto bloccato con l'auto in una strada di campagna: avanti non posso andare perché pieno d'acqua, indietro nemmeno perché le ruote slittano in salita.
Ho dimenticato a casa il telefonino.
Mi viene di urlare e di disperarmi per la mancanza di attenzione e di previsione.
Dopo alcuni tentativi di tornare indietro falliti, resto lì, quasi paralizzato, dentro la macchina.
Dopo un secolo rimetto in moto e provo ancora una volta: niente da fare le ruote girano a vuoto e schizzano fango da tutte le parti.
Scendo disperato e cerco intorno qualcosa che possa fare presa sotto le ruote: pietre, qualche ramo. Niente da fare la macchina non si muove. Maledico il momento in cui ho deciso di passare per quella strada (pensavo si potesse passare facilmente anche se c'erano dei segnali che dicevano strada sdrucciolevole)...
Non so più cosa fare. Chiedo aiuto al cielo... agli angeli, ma non sono molto convito.

Dopo un altro secolo una macchina "da fuoristrada" viene verso di me: MIRACOLO! E' ARRIVATO L'AIUTO!
Il signore scende dal fuoristrada e si avvicina con fare indifferente: chiedo se ha una corda per tirarmi fuori ma dice che non ce l'ha, però ha il telefonino e me lo presta per fare qualche telefonata.
MA NON RICORDO NESSUN NUMERO. Ho un blocco. Non ricordo niente. Il signore dice che gli dispiace ma non può rimorchiarmi. Io penso che lui non voglia sforzare la sua macchina. Passano dei momenti interminabili in cui non succede niente.

Poi, si avvicina una Panda rosso-scura piuttosto vecchiotta. Si ferma e scende un ragazzo con un fucile da caccia. Mi conosce, è  un vecchio compagno di scuola di mia figlia. Mi dice che in quel posto spesso capita di rimanere impantanati.  Prova un paio di volte anche lui ma non riesce a superare la salita viscida. Stiamo lì a parlottare sul da farsi ma non emergono soluzioni. Poi il ragazzo dice che una volta lui ha tirato fuori la sua Panda risalendo la strada a marcia indietro. Io non me la sento di farlo perché mi fa male il collo a stare girato e poi sono molto teso. Chiedo al ragazzo se lui se la sente: dice di si. Riusciamo a girare la macchina e il ragazzo parte a tutto gas a marcia indietro e, con qualche sobbalzo, riesce a superare la salita e a portare la macchina su terreno sicuro.

Io sono emo-zio-na-ti-s-si-mo. Mi rendo conto che da solo non sarei mai riuscito a risolvere il problema e avrei dovuto lasciare la macchina in mezzo alla strada e sarei dovuto andare a piedi a chiedere aiuto (una decina di Km).
Ringrazio il ragazzo che però si schernisce e dice che non è niente, ma per me è stato un aiuto importantissimo.
GLIENE SARO' GRATO PER TUTTA LA VITA.

Ringrazio l'universo per l'aiuto provvidenziale, insperato, impensato,  che mi è arrivato.
Ringrazio per l'aiuto degli altri che non sappiamo bene come, ma arriva.
Rifletto che, in fondo, non siamo mai soli! Gli eventi, delle volte, sono imperscrutabili. Siamo aiutati! Questo ci spinge a promettere che Aiuteremo!

Ma questo, è un caso accadutomi un paio di anni fa e lo racconto solo adesso perché oggi me ne è accaduto un altro, meno angosciante per la verità, ma identico nella dinamica dell'aiuto.

Tornavo a casa in macchina per la strada normale, e tutto sembrava calmo. Non pensavo a niente di particolare (forse  a cosa avrei mangiato a pranzo) ma mai che la macchina potesse avere dei problemi! Fatto sta che la macchina, una quindicina di giorni prima, aveva fatto i capricci e l'acceleratore funzionava solo al minimo e con molte tensione e pazienza ero riuscito a portare la macchina dal meccanico che l'indomani me la ridà dicendo che è un problema all'elettronica dell'acceleratore, che l'hanno aggiustato ma non è sicuro che non rifaccia lo stesso scherzo.
Bene per 15 giorni è andato tutto bene, oggi mentre me ne torno tranquillo tranquillo verso casa dopo aver fatto un  bellissimo giro lungo il lago Trasimeno, arrivato a Moiano (a circa 5 Km da casa) si ripresenta il blocco dell'acceleratore. Con santa pazienza metto le doppie frecce e procedo a 10 Km l'ora tenendomi sulla destra. Avrò fatto non più di 500 metri ma alla prima salita ripida la macchina non ce la fa e io mi accosto sulla destra facendo segno con la mano a quello che mi seguiva di superarmi.
Riprovo a mettere in moto e a ripartire ma niente da fare: mi riaccosto qualche metro più avanti e penso cosa fare: dovrò provare a telefonare a Della Lena (questa volta il telefonino ce l'ho!) e dirgli di venirmi a prendere, ma è sabato pomeriggio, l'officina è chiusa e temo che magari non trovo nessuno. E' un primo pomeriggio di metà giugno e fa un certo caldo. Già mi immagino di farmi un po' po' di strada a piedi sotto il sole ma magari, penso, spero che Della Lena verrà a prendermi. Forse inconsciamente ripenso a quanto accadutomi un paio di anni fa...

Mentre tutti questi pensieri si ingarbugliano nella mia mente (e sembra un tempo lunghissimo!), la seicento azzurra che mi aveva appena superato, ritorna indietro e si ferma proprio vicino a me e mi chiede se ho bisogno di aiuto. Non riconosco subito chi è alla guida ma è il figlio di Leopoldo (non ricordo mai se il suo nome è Raffaele o Emanuele, sono due fratelli che si chiamano così). Non potete immaginare la mia contentezza! Ecco un'altra volta (dopo circa due anni) che arriva l'aiuto inaspettato!

Ringrazio Emanuele, parcheggiamo la macchina in un posto vicino più sicuro e lui mi accompagna a casa. Lo ringrazio tanto e gli dico che è un angelo venuto dal cielo. Lui sorride e gli dico che gli sono debitore, ma anche lui, come l'altro ragazzo qualche anno fa, si schernisce e dice che non è niente. Io invece sono molto molto grato.

Le riflessioni sono tante ma tante,  ma ciò che emerge è senz'altro la gratitudine.
Ricordo anche storie raccontatemi da qualche amico che aveva ricevuto aiuto da persone "sconosciute" e in modo inaspettato, come se in fondo, c'è sempre qualcuno che ti possa aiutare. Noi pensiamo che l'aiuto possa venire da persone conosciute o da parte di amici, ed è vero che, in fondo i due ragazzi che mi hanno aiutato mi conoscevano ma, senz'altro, io non ero un loro amico. Certo la ragazza che le si buca la ruota trova sempre uno sconosciuto che l'aiuta ma quando l'aiuto arriva a te, ti sempre una cosa straordinaria,  forse perché non pensi che tu possa essere aiutato disinteressatamente da qualcuno...

Comunque queste cose lasciano il segno e ti fanno riflettere.
Bisogna riconoscere, accettare sia la bella passeggiata, che il guasto, sia la preoccupazione e l'ansia che l'aiuto inaspettato.
Noi abbiamo delle idee preconcette su come dovrebbe essere la vita: tutta rose e fiori, senza spine, senza concime, senza potature, senza annaffiature, senza zappare la terra.
Siamo noi che abbiamo idee sbagliate su ciò che è, e deve essere la vita!
Siamo noi che rifiutiamo tutti gli opposti che la vita comporta.
Siamo noi che dobbiamo operare la sintesi in noi stessi, sorridere agli eventi mutevoli della vita e allora forse si  produrranno reazioni diverse e più armoniche e, paradossalmente allora, solo allora, la vita sembrerà, potrà essere come la immaginiamo...

A voi sono mai successe cose come queste?

Una mia amica mi raccontò che una volta l'ha fermata la polizia. Lei non aveva l'assicurazione aggiornata. Dovevano farle 900 € di multa e sequestrarle la macchina. Lei ha cercato di convincere i poliziotti, ha telefonato all'agenzia (era colpa loro che non l'avevano rinnovata!), comunque è riuscita a convincere i poliziotti che l'indomani avrebbe portato in Questura il tagliando rinnovato e quindi le fanno solo una multa di € 60.
Bene questi sono i fatti, ma ve li racconto perché è interessante l'interpretazione data dalla mia amica: era contenta perché per fortuna i poliziotti erano stati come "angeli" che l'avevano avvertita in tempo evitando così un danno maggiore! Perché, se non se ne accorgeva, poteva essere fermata lontano da casa (l'indomani doveva partire per un viaggio) e probabilmente non avrebbe potuto risolvere il problema. Quindi, in definitiva, sentiva come se fosse stata aiutata...

Vi viene in mente qualcosa di simile che è accaduta proprio a voi o a vostri amici?

 


venerdì 24 dicembre 2010

Gratitudine

 




Un Guerriero della Luce
non dimentica mai la
Gratitudine.  
Durante la lotta è stato aiutato dagli
Angeli.
Le forze celestiali
hanno messo ogni cosa al proprio posto,
permettendo a lui di dare il meglio di sé.
I compagni commentano: "Com'è fortunato!"
Perciò quando il sole tramonta, si inginocchia
e ringrazia il Manto Protettore che lo circonda.
La sua gratitudine
non è però limitata al mondo spirituale:
egli non dimentica mai gli
Amici
perché il loro sangue si è mescolato al suo
nel campo di battaglia.
Un Guerriero non ha bisogno
che qualcuno gli rammenti
l'aiuto degli altri:
se ne ricorda da solo e divide con loro la ricompensa.
Dal "Manuale del Guerriero della Luce"
di Paulo Coelho



 

____________________________

Riceviamo da Ines e pubblichiamo

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