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venerdì 14 febbraio 2014

Piacere, Felicità, Gioia, Beatitudine (Osho-Buddha)

"La vita non è facile. Una vita vissuta nell’inconsapevolezza come potrebbe essere facile? Sei tu stesso che ti crei i tuoi problemi, scavi tu stesso delle fosse nelle quali cadrai, tu stesso erigi le mura che ti imprigioneranno. Tu sei il peggior nemico di te stesso!" 
Osho


Gautama il Buddha ha detto:
"Esiste il piacere ed esiste la beatitudine. Abbandona il primo per possedere la seconda."
Medita su questa affermazione il più profondamente possibile, perché contiene una delle verità più fondamentali.
Sarà bene comprendere queste quattro parole, contemplale in profondità: la prima è piacere; la seconda è felicità; la terza è gioia; la quarta è beatitudine.

Il Piacere
Il piacere è fisico, è fisiologico. Nella vita il piacere è l'aspetto più superficiale, un semplice solleticamento. Può essere sessuale, può appartenere ad altri sensi, può tradursi in ossessione per il cibo, ma è sicuramente radicato nel corpo.
Il tuo corpo è la tua periferia, la tua circonferenza, non è il tuo centro: vivere nella circonferenza significa vivere in balia di tutte le situazioni che si sviluppano intorno a te. L'uomo che cerca il piacere rimane in balia del casuale.
Se stai cercando denaro e potere, dipenderai dal denaro e dal potere; l'essere umano che continua ad accumulare denaro, se il suo piacere è avere più denaro, diventerà sempre più miserabile. Più possiede, più vorrà possedere, e più ne ha, più avrà paura di perderlo. Ci sono mille cose dalle quali dipende il tuo denaro: non ti rende padrone, fa di te uno schiavo.
Il piacere è periferico, di conseguenza è costretto a dipendere dalle circostanze esterne. Proprio come le foglie crescono sull'albero, nella mente crescono desideri e speranze. Volevi una casa nuova e ora la possiedi... dov'è andato il piacere? È esistito solo per un momento, il tempo di realizzare il sogno. Una volta raggiunta la meta, la tua mente ha perso interesse; ha iniziato a tessere una nuova trama di desideri. Ha già iniziato a pensare ad altre case, più grandi.
Il piacere ti relega in uno stato nevrotico - irrequieto, sempre in agitazione: così tanti desideri e ogni desiderio è insaziabile. Rimani vittima di questa folla di desideri che continuano a trascinarti in direzioni opposte. Cercherai soddisfazione nella realizzazioni di questi desideri, ma sarà sempre una rincorsa vana. Una vita che avrebbe potuto essere una celebrazione diventa una lunga, estenuante e inutile battaglia nel tentativo di soddisfare tutti i tuoi desideri.
Quando sei così preso dalla ricerca del piacere, non puoi amare; infatti la persona che cerca il piacere usa l'altro come mezzo per arrivarci. Usare l'altro come un mezzo è uno degli atti più immorali possibili, perché ogni essere è un fine in se stesso, non puoi usare l'altro come un mezzo; ma se sei alla ricerca del piacere dovrai farlo. Diventerai astuto, perché è davvero una lotta: se non sei furbo, sarai ingannato. Dovrai stare sempre sul chi va là! E questo significa che sarai sempre teso, ansioso, preoccupato: tutti sono contro di te e tu sei contro tutti gli altri.
Pertanto il piacere non è e non può essere la meta della vita.

La Felicità
La seconda parola da capire è la felicità. La felicità è psicologica, il piacere è fisiologico. La Felicità è un pochino meglio, un po' più raffinata, leggermente superiore, ma non così diversa dal piacere. Il piacere è un po' primitivo, animale; la felicità è un po' più acculturata, un po' più umana - ma è lo stesso gioco, ripetuto nel mondo della mente.
Non sei più interessato a sensazioni fisiologiche, sei molto più interessato a sensazioni psicologiche; ma in fondo non sono cose molto diverse, ecco perché il Buddha ha usato solo due di quelle quattro parole.

La Gioia
La terza parola è la gioia; la gioia è spirituale. È diversa, totalmente diversa dal piacere o dalla felicità. Non ha nulla a che fare con l'esterno, nulla a che fare con l'altro, è qualcosa di interiore. La gioia non dipende dalle circostanze, è tua. Non è una soddisfazione prodotta da qualcosa: è uno stato di pace, di silenzio, uno stato meditativo. È spirituale.

La Beatitudine
Ma il Buddha non ha parlato neppure della gioia, perché c'è ancora un'altra cosa che va al di là della gioia. Lui la chiama beatitudine. La beatitudine è totale. Non è né fisiologica, né psicologica, né spirituale; non conosce divisione, è indivisibile. È totale, in un senso, e trascendentale nell'altro.
Il Buddha parla soltanto di due parole. La prima è il piacere, che include la felicità. La seconda è la beatitudine, che include la gioia. Beatitudine significa che hai raggiunto il punto più profondo del tuo essere. Appartiene alla profondità abissale del tuo essere, dove neppure l'ego esiste più, dove prevale solo il silenzio: tu sei scomparso. Nella gioia tu esisti ancora un po', nella beatitudine tu non ci sei più - l'ego si è dissolto, è uno stato di non essere.
Il Buddha lo chiama "nirvana": nirvana significa che tu hai smesso di esistere; sei solo un vuoto infinito, simile al cielo. E nel momento in cui sei quell'infinito, diventi ricolmo di stelle, e inizia una vita totalmente nuova. Sei rinato.
Il piacere è momentaneo, esiste nel tempo - dura per un tempo limitato; la beatitudine è non temporale, è fuori dal tempo. Il piacere inizia e termina, la beatitudine permane in eterno, è per sempre. Il piacere va e viene, la beatitudine non va e non viene mai - è già lì, nel punto più profondo del tuo essere. Il piacere deve essere carpito all'altro: tu diventi o un mendicante o un ladro. La beatitudine ti rende padrone.
La beatitudine non è qualcosa che inventi, ma che scopri. La beatitudine è la tua natura più profonda. È lì dall'inizio: tu non l'hai mai notata, l'hai data per scontata - tu non ti guardi mai dentro.
Questa è l'unica miseria dell'essere umano: continua a guardare all'esterno - cercando e indagando. Non puoi trovarla all'esterno, perché non è lì.
La beatitudine è il punto più profondo del tuo essere.
Il piacere lo devi mendicare dagli altri, e naturalmente diventi dipendente. La beatitudine ti rende il padrone. La beatitudine non è qualcosa che accade, è già presente.
Smetti di guardare all'esterno: guarda dentro di te, volgiti all'interno. Inizia a ricercare e a indagare nella tua interiorità, nella tua soggettività. La beatitudine non è un oggetto che si debba trovare altrove, è la tua consapevolezza.

- OSHO

Fonte: www.vivizen.com 
Immagine: 4.bp.blogspot.com


martedì 23 ottobre 2012

La Beatitudine: sostanza che ci circonda



Anche se spesso non siamo in grado di percepirlo, viviamo immersi in una sostanza che fluisce sempre circondando il nostro mondo. In alcuni momenti ci diventa palese e si manifesta anche nelle piccole cose che accadono, rendendole magnifiche.

La beatitudine è una proprietà della Natura che è disponibile in abbondanza per tutti, poveri, malati, onesti e disonesti e ogni tipo di essere vivente. Se non siamo troppo distratti dalle cose che facciamo o che ci succedono, lo possiamo facilmente verificare cercando di stare attenti ai particolari.
Svolgendo azioni in modo consapevole, con passione e amore appare la beatitudine. Ad esempio nell’arte e nella creatività, nel rispetto per gli altri e per se stessi, nell’amare anche chi non ci è amico in ogni tempo, ma anche nel proprio lavoro, se dignitoso e svolto onestamente.
Purtroppo ci sono molti ostacoli a questa percezione, che ci allontanano dalla beatitudine. I ritmi della vita moderna non ci favoriscono di certo, e nemmeno lo sfruttamento delle persone per il guadagno e l’arricchimento, oppure la foga della crescita economica, del consumismo esasperato, delle malattie senza sostegno e dignità del malato, della fame e della droga e di tutti i problemi che spesso sono derivanti da un cattivo ambiente nel quale si cresce e si vive.
Non importa comunque, quando abbiamo la fortuna di conoscere una persona che vive in beatitudine, ci accorgiamo subito che, nonostante le difficoltà e vicissitudini della sua vita, questa persona trasmette qualcosa di diverso, come una luminosità che in altri manca o è presente a tratti. Vediamo che le azioni che svolge questa persona sono diverse da quelle degli altri, più naturali, come se vivesse baciato dal sole. E non importa chi sia, potrebbe essere anche un pastore di montagna, o un minatore, ma sarebbe sempre diverso dagli altri e avrebbe un fascino particolare.
Persone così ce ne sono al mondo e a volte, se stiamo attenti, capita sicuramente anche a noi qualche momento del genere, in occasioni particolari forse, ma in quelle occasioni percepiamo che in fondo, nonostante tutte le ansie e stress che dobbiamo subire, sotto c’è una luce che non ci abbandona mai. Qualcuno la chiama Dio, altri Natura, Divinità, fede o altro ancora, ma chi ne è sinceramente ricolmo è la testimonianza vivente di come l’uomo potrebbe essere, se fosse solo meno accecato da cose futili e indurature.

(Articolo ispirato agli insegnamenti di Osho)
by Wenz

Fonte: www.musica-spirito.it:

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sabato 7 aprile 2012

Coscienza Cristica

Chi sono dunque gli "Illuminati"?  Ma è evidente! Sono coloro che dalla vita sono stati premiati  avendo provato personalmente cosa significhi
andare 
“aldilà” della mente.


tali persone comprendono pienamente, riconoscono e sono chiaramente consapevoli, che ogni sofferenza (malattia, privazione, mancanza di successo, infelicità) deriva dalla mancanza d’Amore nell’approccio che uno ha verso la vita, le persone, l’ambiente.
La Critica  è il maggiore di tutti gli ostacoli alla felicità interiore, perché è altamente distruttiva. Si riflette nella vita della persona, perché quando giudicate, il giudizio ricade sull’autore, come dice il proverbio. Criticare gli altri interferisce con il loro benessere e, di conseguenza, quando danneggiamo gli altri, anche solo minimamente, di nuovo, il danno ritornerà con gli interessi.
Perciò, quando v’impegnate a seguire la Via di Cristo, dovete capire che si tratta di un cammino di autoanalisi inflessibile, in cui dovete trovare il coraggio d’osservare le vostre azioni alla luce dell’AMORE, disposti a vedere la verità riguardo ai vostri pensieri ed alle vostre emozioni.
Mentre andate avanti sul sentiero, diventerà più facile entrare nella percezione della verità degli altri, di ciò che li spinge, li motiva, li induce a commettere degli errori nelle loro relazioni, nel lavoro e nell’intimità della famiglia. Quanto più riuscirete ad identificarvi con gli altri, capire che cos’è che li motiva, percepire le difficoltà che li spingono a compiere azioni considerate cattive, tanto più elevata diventerà la vostra stessa spiritualità, il vostro senso di compassione e d’amore verso coloro che – ora ve ne renderete conto – stanno in realtà facendo del loro meglio nell’ambiente e nelle circostanze che hanno create per se stessi. Da questo punto di vista diventa sempre più facile chiedere scusa, finché non arriverà il momento in cui, percependo così chiaramente la verità dell’altra persona, non vedete l’ora di perdonare e cancellare dai vostri pensieri ogni tensione e critica a lei diretta. Quando arriverà il vostro momento di “passare oltre”, una persona così illuminata, che vive in pace ed armonia col mondo intero, entrerà in uno stato di beatitudine e gioia estreme. Entra nella Luce senza guardare indietro alla Terra. Finalmente scopre di essere passata in quella dimensione dell’Essere, dove è contenta e perfettamente in pace. Dopo un po’, essa inizierà a scoprire che esistono dimensioni dell’esistenza ancora superiori e si accingerà a preparare, ampliare, espandere la sua coscienza per assorbire vibrazioni ancora più elevate della Coscienza Divina, diventando un trasmettitore ancora più creativo e radioso di

 AMORE INCONDIZIONATO.
Persone simili sono realmente la
COSCIENZA CRISTICA

lunedì 28 novembre 2011

GIOIA



GIOIA
Gioia in ogni Cuore
Gioia a tutti gli esseri
La Gioia è una saggezza speciale.
La Gioia, nella sua essenza, è una qualità dell'Anima.
Quando siamo davvero gioiosi ci possiamo dire infusi d'Anima. Una tale gioia dell'Anima porta con sé serenità, stabilità e quiete.
Questi sono autentici attributi della Gioia.
 GIOIA
Vostra sarà la gioia di aver partecipato al Piano dei Maestri ed è tutto questo che vi lega più strettamente ad essi; vostra sarà la gioia di aver contribuito ad  alleviare un mondo bisognoso, di aver portato luce alle anime offuscate, di aver in qualche misura lenito le piaghe aperte della sofferenza mondiale; dalla coscienza di aver speso bene i propri giorni e dalla gratitudine delle anime salvate deriva la gioia più profonda di tutte, quella che conosce un Maestro quando si fa strumento per aiutare un fratello a salire un gradino della scala. Questa è la gioia che ci attende tutti e che non è così lontana. Lavorate dunque non per la gioia, ma in direzione di essa; non per ottenere una ricompensa, ma per una necessità interiore di aiutare; non per ricevere gratitudine, ma sotto l’impulso suscitato dall’aver percepito la visione e aver capito quale sia la parte che vi spetta nel portare quella visione quaggiù sulla Terra.
Sarà utile fare una distinzione fra felicità, gioia e beatitudine.
La felicità ha sede nelle emozioni ed è una reazione della personalità.
La gioia è una qualità dell’anima e viene realizzata nella mente, quando ha luogo l’allineamento.
La beatitudine appartiene alla natura dello Spirito ed è inutile fare speculazioni al riguardo, fintanto che l’anima non sia giunta all’unificazione con il Padre.
Questa unificazione segue lo stadio anteriore in cui il sé personale si è unificato con l’anima. Perciò, analisi e speculazione sulla natura della beatitudine sono vane per l’uomo comune, le cui terminologie e metafore devono necessariamente essere personali e connesse al mondo dei sensi.
L’aspirante parla di felicità o di gioia? Se si tratta di quest’ultima, essa deve essere un effetto della coscienza di gruppo, della solidarietà di gruppo, del senso d’unione con tutti gli esseri e non può essere interpretata in termini di felicità. La felicità è ciò che si prova quando la personalità viene soddisfatta in qualche aspetto della sua natura inferiore; si prova quando vi è un senso di benessere fisico, di contentezza nei confronti del proprio ambiente o di personalità che ci circondano, o di soddisfazione nelle opportunità e nei contatti mentali. La felicità è la meta del sé inferiore separato.
Tuttavia, quando cerchiamo di vivere come anime, la contentezza dell’uomo inferiore perde d’importanza e proviamo gioia nelle relazioni di gruppo e nel realizzare le condizioni che conducono ad una migliore espressione delle anime di coloro con cui siamo in contatto. Apportare gioia ad altri per creare condizioni in cui essi possano meglio esprimere se stessi può avere un effetto fisico, se cerchiamo di migliorare le loro condizioni materiali, o un effetto emotivo se la nostra presenza infonde loro un senso di pace ed elevazione, oppure l’effetto può essere intellettuale se li stimoliamo a maggior chiarezza di pensiero e comprensione. Ma l’effetto su di noi sarà la gioia, poiché la nostra azione è esente da egoismo ed interesse personale e non dipende dalle circostanze o dalle condizioni sociali dell’aspirante.
Molta felicità è necessariamente impedita quando la salute è malferma, quando le circostanze ambientali sono difficili e si è oppressi dal “karma accumulato in molte vite”, oppure quando turbamenti nella famiglia, nella nazione o nella razza gravano sulla personalità sensibile.
La felicità della giovinezza o la contentezza egoistica della persona isolata nell’egocentrismo (che si nasconde dietro il riparo dei suoi desideri) non deve essere confusa con la gioia.
È un luogo comune e anche un paradosso dell’occultismo affermare che in mezzo alla profonda angoscia e infelicità della personalità, la gioia dell’anima può essere sentita e riconosciuta. Questa è la verità e a ciò deve mirare ogni studente.
Vi sono persone felici perché chiudono gli occhi alla verità o sono autoipnotizzate e si nascondono in un guscio di illusione.
Ma l’aspirante raggiunge spesso lo stadio in cui i suoi occhi sono ben spalancati; egli ha imparato a parlare con se stesso il linguaggio della verità e non ha costruito una parete di separazione fra sé e gli altri. Egli è vivo e desto, è sensibile e spesso soffre. Egli talvolta si chiede perché ciò che il mondo chiama felicità e pace lo abbiano abbandonato, e quale sarà l’esito.
Noi che osserviamo e guidiamo dal lato interiore, sorvegliamo con amorevole cura tutti voi che lottate nel fitto della mischia. Siamo come lo Stato Maggiore che segue il corso della battaglia da una posizione sicura. Nella nostra sicurezza sta il vostro successo finale, poiché noi deteniamo la soluzione di molti problemi e la applichiamo quando le condizioni della battaglia sono avverse. Vorrei che ricordaste sempre un fatto di vitale importanza, cioè che
nella distruzione della forma è nascosto il segreto di tutta l’evoluzione.
Non pensate che sia un luogo comune. Ne vedrete la costante applicazione ed è necessario che siate preparati a vederne la dimostrazione. I Maestri utilizzano la forma fino al limite massimo; essi cercano di operare attraverso essa, tenendovi imprigionata la vita fintanto che quella forma serve allo scopo e l’umanità ne trae insegnamento. Giunge però il momento in cui essa non serve più allo scopo prestabilito, in cui la struttura si atrofizza, cristallizza ed è facile distruggerla. La sua distruzione acquista allora estrema importanza e utilità; la vecchia forma scompare, mentre una nuova ne prende il posto. Osservate e costatate se non è la verità. Sempre viene costruita una forma, sempre viene utilizzata il più a lungo possibile, sempre viene distrutta quando impedisce e ostacola l’espandersi della luce e sempre segue la rapida ricostruzione di una nuova forma.
Questo è il metodo seguito sin dall’inizio dei tempi.
(A.A.Bailey, Trattato di Magia Bianca, editrice Nuova Era, Roma 1993, pag. 169-171)
GIOIA
Distacco significa aver conseguito uno stato di coscienza in cui esiste l’equilibrio e in cui non domina né il piacere né il dolore, perché sostituiti dalla gioia e dalla beatitudine. Dovremmo riflettere molto su queste parole, poiché è necessario sforzarsi al massimo per giungere al distacco.
Prendere le cose piacevoli che si presentano come affidateci per diffondere gioia, e non ribellarsi alla felicità e al piacere nel servizio, pensando che ciò sia un errore. La sofferenza nasce dalla ribellione del sé inferiore. Dominando il sé inferiore, eliminando il desiderio, tutto è gioia.
Così, tramite la parte, si stabilisce il contatto col Tutto e si sperimenta un’espansione di coscienza che è beatitudine, o gioia. Ogni realizzazione dell’unità della parte col Tutto è fonte di beatitudine.
Il desiderio di possessi materiali deve tramutarsi in aspirazione per i beni che sono la gioia dell’anima: saggezza, amore e potere di servire. Pace, sicurezza e retta aspirazione!
A.A. Bailey
ESERCIZIO DI EVOCAZIONE DELLA GIOIA
Assumiamo una posizione in cui possiamo rilasciare il corpo fisico, calmare le emozioni e stabilire uno stato di silenzio mentale.

Atteggiamo le nostre labbra ad un lieve sorriso.
Riflettiamo brevemente sul valore e sul significato della Gioia e sulla sua utilità nella vita di tutti i giorni.
Apprezziamo e desideriamo la Gioia, evocandola pronunciando mentalmente la parola GIOIA e visualizzando un immagine che esprime gioia (es. il sole).
Immaginiamo delle situazioni della vita quotidiana dove sarebbe utile esprimere gioia. 
Evochiamo in noi la gioia e irradiamola intorno a noi.
Proponiamoci di rimanere gioiosi durante tutta la giornata come esempio vivente di gioia, qualsiasi evento accada.
Irradiamo gioia intorno a noi, visualizzando l'ambiente circostante e ampliamo la nostra irradiazione di gioia in cerchi sempre più grandi fino ad includere l'intero pianeta illuminato dal sole.
Quando lo riteniamo opportuno, riprendiamo il contatto con il nostro corpo fisico, acceleriamo il nostro respiro, muoviamo le mani e le gambe e riportiamo la nostra attenzione al qui e ora.
GIOIA

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