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venerdì 14 febbraio 2014

Piacere, Felicità, Gioia, Beatitudine (Osho-Buddha)

"La vita non è facile. Una vita vissuta nell’inconsapevolezza come potrebbe essere facile? Sei tu stesso che ti crei i tuoi problemi, scavi tu stesso delle fosse nelle quali cadrai, tu stesso erigi le mura che ti imprigioneranno. Tu sei il peggior nemico di te stesso!" 
Osho


Gautama il Buddha ha detto:
"Esiste il piacere ed esiste la beatitudine. Abbandona il primo per possedere la seconda."
Medita su questa affermazione il più profondamente possibile, perché contiene una delle verità più fondamentali.
Sarà bene comprendere queste quattro parole, contemplale in profondità: la prima è piacere; la seconda è felicità; la terza è gioia; la quarta è beatitudine.

Il Piacere
Il piacere è fisico, è fisiologico. Nella vita il piacere è l'aspetto più superficiale, un semplice solleticamento. Può essere sessuale, può appartenere ad altri sensi, può tradursi in ossessione per il cibo, ma è sicuramente radicato nel corpo.
Il tuo corpo è la tua periferia, la tua circonferenza, non è il tuo centro: vivere nella circonferenza significa vivere in balia di tutte le situazioni che si sviluppano intorno a te. L'uomo che cerca il piacere rimane in balia del casuale.
Se stai cercando denaro e potere, dipenderai dal denaro e dal potere; l'essere umano che continua ad accumulare denaro, se il suo piacere è avere più denaro, diventerà sempre più miserabile. Più possiede, più vorrà possedere, e più ne ha, più avrà paura di perderlo. Ci sono mille cose dalle quali dipende il tuo denaro: non ti rende padrone, fa di te uno schiavo.
Il piacere è periferico, di conseguenza è costretto a dipendere dalle circostanze esterne. Proprio come le foglie crescono sull'albero, nella mente crescono desideri e speranze. Volevi una casa nuova e ora la possiedi... dov'è andato il piacere? È esistito solo per un momento, il tempo di realizzare il sogno. Una volta raggiunta la meta, la tua mente ha perso interesse; ha iniziato a tessere una nuova trama di desideri. Ha già iniziato a pensare ad altre case, più grandi.
Il piacere ti relega in uno stato nevrotico - irrequieto, sempre in agitazione: così tanti desideri e ogni desiderio è insaziabile. Rimani vittima di questa folla di desideri che continuano a trascinarti in direzioni opposte. Cercherai soddisfazione nella realizzazioni di questi desideri, ma sarà sempre una rincorsa vana. Una vita che avrebbe potuto essere una celebrazione diventa una lunga, estenuante e inutile battaglia nel tentativo di soddisfare tutti i tuoi desideri.
Quando sei così preso dalla ricerca del piacere, non puoi amare; infatti la persona che cerca il piacere usa l'altro come mezzo per arrivarci. Usare l'altro come un mezzo è uno degli atti più immorali possibili, perché ogni essere è un fine in se stesso, non puoi usare l'altro come un mezzo; ma se sei alla ricerca del piacere dovrai farlo. Diventerai astuto, perché è davvero una lotta: se non sei furbo, sarai ingannato. Dovrai stare sempre sul chi va là! E questo significa che sarai sempre teso, ansioso, preoccupato: tutti sono contro di te e tu sei contro tutti gli altri.
Pertanto il piacere non è e non può essere la meta della vita.

La Felicità
La seconda parola da capire è la felicità. La felicità è psicologica, il piacere è fisiologico. La Felicità è un pochino meglio, un po' più raffinata, leggermente superiore, ma non così diversa dal piacere. Il piacere è un po' primitivo, animale; la felicità è un po' più acculturata, un po' più umana - ma è lo stesso gioco, ripetuto nel mondo della mente.
Non sei più interessato a sensazioni fisiologiche, sei molto più interessato a sensazioni psicologiche; ma in fondo non sono cose molto diverse, ecco perché il Buddha ha usato solo due di quelle quattro parole.

La Gioia
La terza parola è la gioia; la gioia è spirituale. È diversa, totalmente diversa dal piacere o dalla felicità. Non ha nulla a che fare con l'esterno, nulla a che fare con l'altro, è qualcosa di interiore. La gioia non dipende dalle circostanze, è tua. Non è una soddisfazione prodotta da qualcosa: è uno stato di pace, di silenzio, uno stato meditativo. È spirituale.

La Beatitudine
Ma il Buddha non ha parlato neppure della gioia, perché c'è ancora un'altra cosa che va al di là della gioia. Lui la chiama beatitudine. La beatitudine è totale. Non è né fisiologica, né psicologica, né spirituale; non conosce divisione, è indivisibile. È totale, in un senso, e trascendentale nell'altro.
Il Buddha parla soltanto di due parole. La prima è il piacere, che include la felicità. La seconda è la beatitudine, che include la gioia. Beatitudine significa che hai raggiunto il punto più profondo del tuo essere. Appartiene alla profondità abissale del tuo essere, dove neppure l'ego esiste più, dove prevale solo il silenzio: tu sei scomparso. Nella gioia tu esisti ancora un po', nella beatitudine tu non ci sei più - l'ego si è dissolto, è uno stato di non essere.
Il Buddha lo chiama "nirvana": nirvana significa che tu hai smesso di esistere; sei solo un vuoto infinito, simile al cielo. E nel momento in cui sei quell'infinito, diventi ricolmo di stelle, e inizia una vita totalmente nuova. Sei rinato.
Il piacere è momentaneo, esiste nel tempo - dura per un tempo limitato; la beatitudine è non temporale, è fuori dal tempo. Il piacere inizia e termina, la beatitudine permane in eterno, è per sempre. Il piacere va e viene, la beatitudine non va e non viene mai - è già lì, nel punto più profondo del tuo essere. Il piacere deve essere carpito all'altro: tu diventi o un mendicante o un ladro. La beatitudine ti rende padrone.
La beatitudine non è qualcosa che inventi, ma che scopri. La beatitudine è la tua natura più profonda. È lì dall'inizio: tu non l'hai mai notata, l'hai data per scontata - tu non ti guardi mai dentro.
Questa è l'unica miseria dell'essere umano: continua a guardare all'esterno - cercando e indagando. Non puoi trovarla all'esterno, perché non è lì.
La beatitudine è il punto più profondo del tuo essere.
Il piacere lo devi mendicare dagli altri, e naturalmente diventi dipendente. La beatitudine ti rende il padrone. La beatitudine non è qualcosa che accade, è già presente.
Smetti di guardare all'esterno: guarda dentro di te, volgiti all'interno. Inizia a ricercare e a indagare nella tua interiorità, nella tua soggettività. La beatitudine non è un oggetto che si debba trovare altrove, è la tua consapevolezza.

- OSHO

Fonte: www.vivizen.com 
Immagine: 4.bp.blogspot.com


martedì 29 ottobre 2013

Illuminazione: Si oppure No?

CHI RICERCA CHI? su RISVEGLIO INTERIORE
http://blog.libero.it/Prajnaram/12455607.html

Da un'intervista a Ramesh Balsekar, Maestro Advaita Vedanta (della non dualità)

Ramesh ─ Sì. Il processo della ricerca ha inizio con un individuo che è convinto che si possa ottenere l’illuminazione attraverso i propri sforzi e varie pratiche spirituali.

Madhukar ─ A questo punto non solo il ricercatore desidera l’illuminazione, ma lo ritiene quasi un suo diritto: “Otterrò l’illuminazione, perché mi sto impegnando con costanza”. Io stesso ho creduto di poter forzare l’illuminazione.

Ramesh ─ Lo sforzo e la disciplina spirituale possono andare avanti per anni fino a che il processo della ricerca – la disidentificazione – raggiunge lo stadio in cui il ricercatore realizza che l’illuminazione può avvenire ma anche non avvenire. In pratica si arriva alla comprensione intellettuale che non esiste altro che la Coscienza, e non esiste un autore individuale delle azioni. Ma se questa comprensione è totale grazie ad una intuizione nel cuore, dipende soltanto dal volere di Dio.

Madhukar ─ Intendi dire che, a un certo punto, il ricercatore comprende di non potere influenzare in alcun modo l’esito della propria ricerca?

Ramesh ─ Certamente! Il successo della ricerca dipende esclusivamente dalla Volontà di Dio, e dal destino dell’organismo corpo-mente. ‘Nessuno’ diventa illuminato; l’illuminazione avviene in un organismo corpo-mente, grazie alla totale comprensione intuita nel cuore che esiste soltanto la Coscienza.

Madhukar ─ Allora il ricercatore dovrebbe sapere quando si avvicina al traguardo? Esistono segni o sintomi grazie ai quali possiamo capire che stiamo per giungere la termine del nostro cammino?

Ramesh ─ È una buona domanda. Vi è un penultimo stadio, che precede la realizzazione finale. Se mi chiedi quali sono i segni di essere vicini o sulla soglia dell’illuminazione, io ti rispondo che è lo stadio in cui, con distacco da qualsiasi esito, uno si domanda: “L’illuminazione? Che importanza ha? Non ha alcuna importanza”. A questo punto l’illuminazione può avvenire in qualsiasi momento.

Madhukar ─ Come si fa a sapere che siamo prossimi a tale stadio, che precede di poco l’illuminazione?

Ramesh ─ Saprai di essere sulla strada giusta se, nella vita di tutti i giorni, ti scoprirai più tollerante nei confronti delle azioni degli altri. In effetti, se non esistono azioni ‘tue’, come puoi condannare le azioni degli altri? In tal modo la vita si semplifica, perché diventa priva di orgoglio, di giudizio, odio e invidia. Raggiunta questo stadio, saprai che la tua comprensione dell’insegnamento è andata più in profondità.

Dal libro: "Pace e Armonia nella Vita Quotidiana" di Ramesh S. Balsekar - Laris Edizioni

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Osho e l'Illuminazione
Di Sandro Flora
http://eccocosavedo.blogspot.it


Osho, qual è stata la prima cosa che hai fatto dopo esserti illuminato?

OSHO: Ho riso. Mi sono fatto una bella risata nel vedere la totale assurdità dei tentativi di illuminarsi. È davvero ridicolo, perché noi siamo nati illuminati ed è assolutamente assurdo sforzarsi tanto verso qualcosa che già siamo. Se già hai una cosa non la puoi raggiungere; solo le cose che non si hanno, quelle che non sono parti intrinseche del nostro essere, possono essere conseguite. Ma essere illuminati è parte della nostra natura. Per vite intere ho lottato, quello è stato il mio scopo per molte, molte vite. Ho fatto tutto ciò che era umanamente possibile per realizzare l’illuminazione, ma ho sempre fallito. Era inevitabile, perché l’illuminazione non può essere una conquista. È la nostra natura, come può essere conquistata? Non può essere motivo di ambizione. La mente è ambiziosa, ambisce il denaro, il potere, il prestigio. Poi un giorno, quando si stanca di tutte queste attività estroverse, comincia ad ambire l’illuminazione, la liberazione, il nirvana e dio. Ma si tratta della stessa ambizione che ritorna, solo l’oggetto è cambiato. Prima l’oggetto era all’esterno, ora è all’interno. Ma l’atteggiamento, l’approccio, non è cambiato: tu sei la stessa persona, sullo stesso percorso, con le stesse abitudini.

‘Il giorno in cui mi sono illuminato’ significa semplicemente il giorno in cui ho scoperto che non c’è nulla da raggiungere, non c’è nessun posto dove andare e non c’è nulla da fare. Noi siamo divini, siamo già perfetti, così come siamo. Non è necessario alcun miglioramento, assolutamente nessuno. Dio non ha mai creato nulla di imperfetto e se anche incontrate un uomo imperfetto, vedrete che la sua imperfezione è perfetta. Quando dico “Il giorno in cui ho conseguito l’illuminazione”, uso un linguaggio improprio, ma non esiste altra possibilità di espressione, perché il linguaggio è stato creato da noi. È composto da parole come ‘conseguimento’, ‘traguardo’, ‘miglioramento’, ‘progresso’ ed ‘evoluzione’. Il nostro linguaggio non è stato creato da persone illuminate; non avrebbero potuto farlo anche se lo avessero voluto, perché l’illuminazione accade in silenzio. Come si può tradurre quel silenzio in parole? Qualunque cosa si faccia, le parole distruggono qualcosa di quel silenzio.
Lao Tzu dice: “Nel momento in cui la verità viene espressa, diventa falsa.”
Non è possibile comunicare la verità. Si è costretti ad usare il linguaggio, non c’è altro modo per comunicare. Quindi si userà il linguaggio, sapendo che non è adeguato all’esperienza. Per cui dico ‘Il giorno in cui ho conseguito l’illuminazione’ ma in realtà non c’è alcun conseguimento, né c’è nulla di mio.

[A questo punto mentre Osho parla viene a mancare la corrente: tutto è buio e silenzio]

Ecco accade così! Dal nulla, all’improvviso il buio, all’improvviso la luce e non ci puoi fare nulla. Puoi solo osservare. Quel giorno ho riso per tutti i miei sforzi stupidi e ridicoli per conseguire l’illuminazione. Ho riso di me e ho riso dell’intera umanità, perché tutti cercano di raggiungere, di arrivare, di migliorare. A me accadde in uno stato di rilassamento totale e accade sempre in questo stato. Avevo provato di tutto e poi, vedendo l’inutilità dei miei sforzi, ho abbandonato ogni ricerca… ho lasciato perdere il mio progetto e me ne sono dimenticato. Tu mi chiedi, “Qual è stata la prima cosa che hai fatto dopo che ti sei illuminato?” Ho riso e da allora ho continuato a ridere. Non vi posso ridere in faccia, mentre vi racconto le barzellette, altrimenti le rovinerei, ma rido tramite voi.

FONTE

 

L'unica differenza fra un illuminato e un uomo comune è che il primo sa di essere un illuminato e il secondo non lo sa. (Hui Neng)
(http://blog.libero.it/Prajnaram/12458166.html)

 


domenica 20 gennaio 2013

Maestro e discepolo: un incontro di anime





Amato Maestro,
sei stato mio zio, quello prediletto, e mio padre, la mia levatrice, un bambino che ride, il mio migliore amico, un vecchio saggio, il mio cantastorie preferito, e il mio Maestro... il mio primo pensiero all’alba e l’ultima alla sera...
Sei stato due caldi occhi scuri, una mano gentile, piedi per la mia testa; un formicolio per il corpo... a volte un silenzio, altre un canto...
Sei stato una scossa, un bagliore, una presenza, una assenza; giorno e notte, estate e inverno... un uomo per ogni stagione; la promessa di una realizzazione, la sola speranza, il supremo distruttore di ogni mio sogno; il solo rifugio, e colui che ho cercato di evitare; un mago, e un semplice essere umano, un uomo qualunque.
Eri un enigma, eri me stesso. Eri la luna, le stelle e tutto ciò che intorno a loro si muove. Eri il verde e il colore della terra, l’azzurro e l’oro della mia terra. Eri il tutto e il nulla. Sempre, eri amore.
Osho, per favore, puoi parlare dell’evoluzione del rapporto tra Maestro e discepolo?


Esiste rapporto e rapporto, ma nessuno è paragonabile al rapporto che esiste tra Maestro e discepolo. Tutti gli altri rapporti, perfino il migliore, sono soggetti a condizioni.
Ad esempio, un rapporto d’amore pretende sempre qualcosa. Il solo rapporto libero da condizioni, da pretese, da richieste, è quello che esiste tra Maestro e discepolo.
Di fatto è un fenomeno così raro e unico, che non dovrebbe essere inserito nella stessa categoria degli altri rapporti. Solo la povertà del linguaggio ci porta a parlare di rapporto. È una fusione, è un incontro senza alcuna ragione.
Il discepolo non chiede nulla e il Maestro non promette nulla; tuttavia nel discepolo esiste una sete e nel Maestro esiste una promessa.
È un’intimità nella quale nessuno è superiore e nessuno è inferiore... il discepolo è sempre e comunque femminile, perché il discepolo non è altro che disponibilità, un grembo aperto, pronto a ricevere: è ricettività. E il Maestro è sempre maschile, perché il Maestro non è altro che dare, un donarsi, per l’unico e semplice motivo che il tutto da lui straripa. Deve dare: è una nube carica di pioggia.
Come il discepolo è alla ricerca, alla ricerca è il Maestro. Il discepolo cerca un luogo in cui potersi aprire senza alcuna paura, senza alcuna resistenza, senza doversi trattenere. Un totale abbandono.
E anche il Maestro ricerca un essere umano capace di accogliere il mistero, pronto a lasciarsi fecondare dal mistero, pronto a rinascere. Esistono molti insegnanti, e ci sono molti allievi. Gli insegnanti hanno acquisito un sapere, e possono essere molto dotti, colti, ma nel loro cuore regnano le tenebre; la loro istruzione maschera la loro ignoranza. Ed esistono studenti alla ricerca di quelle conoscenze.
Maestro e discepolo sono un fenomeno completamente diverso.
Il Maestro non dà conoscenze, condivide il proprio essere.
E il discepolo non è alla ricerca di conoscenze, è alla ricerca dell’essere: è, ma non sa chi è. Vuole riconoscersi, vuole mettersi a nudo davanti a se stesso.
Il Maestro può fare una cosa molto semplice: creare fiducia. Tutto il resto accade. Nel momento in cui il Maestro riesce a creare fiducia, il discepolo abbandona le sue difese, i suoi abiti, ciò che conosce. Di nuovo torna ad essere un bambino: innocente, sveglio, vivo. È un nuovo inizio.
Tuo padre e tua madre hanno dato vita al tuo corpo: è una vita che si concluderà con la morte. I tuoi genitori sono responsabili della tua nascita e della tua morte. Anche il Maestro ti dà una nuova nascita, ma è la nascita della consapevolezza, e questa non ha mai fine.
Occorre solo un’atmosfera di assoluta fiducia; e in quella fiducia le cose iniziano ad accadere da sole; né il discepolo né il Maestro fanno qualcosa. Il discepolo accoglie ciò che accade. Il Maestro è il veicolo delle forze universali: è simile ad un bambù cavo, che può diventare un flauto. Ma il suono non è del bambù. Al bambù può andare solo il merito di non distruggere quel canto, di lasciarlo fluire.
Il Maestro è un medium della consapevolezza universale. Se tu sei disponibile, all’improvviso la consapevolezza universale scuote la consapevolezza assopita, la consapevolezza addormentata che esiste in te. Il Maestro non ha fatto nulla. Tutto accade!
Vale la pena ricordare ciò che accadeva nell’antichità: i ricercatori passavano da centinaia di insegnanti, fino a quando arrivavano alla presenza di un uomo che, all’improvviso, risvegliava in loro la fiducia; erano arrivati... e anche i Maestri viaggiavano... ricordo un episodio...

Gautama il Buddha giunse in una città. Tutti erano accorsi per ascoltarlo, ma Buddha continuava ad aspettare guardando di continuo la strada... e questo perché una ragazzina, di non più di tredici anni, lo aveva incontrato e gli aveva detto: “Aspettami, porto questo cibo a mio padre, nei campi, e sarò di ritorno in tempo... ma non scordarti di aspettarmi.”
Dopo poco, gli anziani della città chiesero a Buddha: “Chi aspetti? Tutte le persone importanti sono presenti, inizia il tuo discorso.” Buddha ribatté: “Manca ancora la persona per la quale sono venuto fin qui, e devo aspettare.”
La ragazzina arrivò e disse: “Sono un po’ in ritardo, ma tu hai mantenuto la promessa. Sapevo che l’avresti fatto, dovevi farlo, perché ti sto aspettando dal giorno in cui sono diventata consapevole... avevo forse quattro anni quando ho sentito il tuo nome per la prima volta. E il solo suono del tuo nome ha fatto risuonare qualcosa nel mio cuore. E da allora è passato tanto tempo, sono forse dieci anni che aspetto...” Buddha le rispose: “Non hai atteso invano. Sei tu che mi hai attirato in questo villaggio.”
E iniziò a parlare. La ragazza fu l’unica ad avvicinarsi chiedendogli l’iniziazione: “Ho atteso a sufficienza, ora voglio stare con te.” Buddha: “Devi venire con me, perché la tua città è così lontana da ogni percorso e io non posso continuare a venire fin qui. Il cammino è lungo e io sto invecchiando.”
In città nessun altro, ad eccezione di quella ragazzina, si presentò a chiedere di essere iniziato.
Nella notte, prima di coricarsi, Ananda, il primo discepolo di Buddha, gli chiese: “Prima di coricarti vorrei farti una domanda: tu senti un’attrazione verso un certo luogo, come se si trattasse di magnetismo?”
Buddha rispose: “Hai ragione. È così che decido dove andare. Quando sento che qualcuno ha sete, che è così assetato che senza di me non ha alternativa alcuna, mi incammino in quella direzione.”

Il Maestro si sposta verso il discepolo.
Il discepolo si incammina verso il Maestro.
Prima o poi si incontreranno, è inevitabile.
Non è un incontro fisico, né un incontro mentale. È un incontro di anime, come se all’improvviso avessi avvicinato due candele accese: le candele restano separate, ma le loro fiamme si uniscono, e diventano una sola.
Quando l’anima è una sola, è difficilissimo dire che tra due corpi esiste un rapporto. Non è vero, ma non esiste altra parola: il linguaggio è molto povero.
Si tratta di una unione di essenze.

(da “The Rajneesh Upanishad”, settembre 1986)


Amato Maestro,
se un discepolo non è d’accordo con alcune delle cose che il Maestro dice, è un discepolo?


Il discepolo è assolutamente libero di essere o non essere d’accordo con ciò che il Maestro dice. Ma quello che il Maestro non dice, non può creare disaccordo nel discepolo! In quel caso c’è una totale armonia.
Ciò che il Maestro dice non è altro che un gioco di parole privo di importanza. Il Maestro non è un filosofo, non sta affatto insegnando un sistema di pensiero. Non ti chiede di essere o non essere concorde...
Puoi non convenire con tutto ciò che dice, ma essere in accordo col Maestro.
Il problema è essere in armonia con il suo essere. Quando sei in accordo con l’essere del Maestro, non ti preoccupi di contestare le sue parole.

(da “The Rajneesh Upanishad”, settembre 1986)


Il mio approccio alla vostra crescita è fondamentalmente quello di rendervi indipendenti da me. Ogni tipo di dipendenza è una schiavitù, e la dipendenza spirituale è la peggiore di tutte. Ho fatto ogni sforzo possibile per rendervi consapevoli della vostra individualità, della vostra libertà, della vostra assoluta capacità di crescere senza l’aiuto di nessuno. La crescita è qualcosa di intrinseco al vostro essere. Non viene dall’esterno: non è un imposizione, è uno schiudersi, una rivelazione.
Tutte le tecniche di meditazione che vi ho dato non dipendono da me; la mia presenza o assenza non fa alcuna differenza: tutto dipende da voi. Non è la mia presenza, ma la vostra a essere necessaria perché le tecniche possano funzionare.
Non è il mio essere qui ma il vostro essere qui, il vostro essere nel presente, il vostro essere svegli e consapevoli che servirà a qualcosa. In realtà, nessuno può salvare nessun altro; sarebbe contrario alla verità basilare della libertà individuale.
Per quel che mi riguarda, sto solo facendo ogni sforzo per liberarvi da tutti, me incluso, e per lasciarvi soli nel cammino della ricerca.
L’esistenza rispetta colui che ha il coraggio di essere in solitudine nella ricerca della verità. Gli schiavi non godono del rispetto dell’esistenza. Non si rispettano loro stessi, come possono aspettarsi che l’esistenza mostri loro rispetto?
Perciò ricordate, quando me ne sarò andato, non perderete nulla. Al contrario è possibile che guadagnate qualcosa di cui non siete affatto consapevoli. In questo momento sono disponibile nel mio corpo, imprigionato in una forma definita. Quando me ne andrò, dove potrò andare? Sarò qui nel vento, nell’oceano; e se mi avrete amato, se avrete avuto fiducia in me, mi sentirete in mille modi: nei vostri momenti di silenzio, improvvisamente sentirete la mia presenza. Una volta libero dal corpo, la mia consapevolezza sarà universale. Adesso dovete venire da me. Allora non avrete bisogno di venire a cercarmi.
Dovunque siate... la vostra sete, il vostro amore... e mi troverete nel profondo del vostro cuore, nel suo stesso battito.

(da “Beyond Enlightenment”, ottobre 1986)


Io credo e confido assolutamente nell’esistenza. Se c’è qualcosa di vero in ciò che dico, sopravvivrà. Coloro che sono interessati al mio lavoro porteranno semplicemente la fiaccola, ma non imporranno niente a nessuno, né con la spada, né con il ricatto del pane. Resterò una fonte di ispirazione per la mia gente e questo è ciò che sentirà la maggior parte dei sannyasin. Voglio che coltivino per conto loro qualità come l’amore, intorno a cui non è possibile creare alcuna chiesa, come la consapevolezza, che non è monopolio di nessuno, come la celebrazione, la capacità di essere felici, di mantenere lo sguardo fresco di un bambino. Voglio che la mia gente conosca se stessa, non che si adegui alle idee di qualcun altro. E la strada è entrare dentro se stessi.

(intervista rilasciata a Enzo Biagi, estate 1989)


– da “Operazione Socrate. Il caso Osho Rajneesh” –





“Si dovrebbe accogliere la morte con gioia... è uno dei più grandi eventi della vita. Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l’amore e la morte. La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla. L’amore è una cosa del tutto eccezionale... accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto.
Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare. È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza.
La morte è semplice svanire nella fonte. La morte è andare nel regno di ciò che non è manifesto: è addormentarsi in Dio.
Di nuovo tornerai a fiorire. Di nuovo rivedrai il sole e la luna, e di nuovo e ancora... fino a quando non diventi un Buddha, fino a quando non riuscirai a morire in piena coscienza; fino a quando non sarai in grado di rilassarti in Dio consciamente, con consapevolezza.
Solo allora, non esiste ritorno: quella è una morte assoluta, è la morte suprema.”


“Se mi hai amato, per te, io vivrò per sempre. Vivrò nel tuo amore. Se mi hai amato, il mio corpo scomparirà, ma per te, io non potrò mai morire. Anche quando me ne sarò andato, so che tu mi verrai a cercare. Certo, ho fiducia che tu verrai a cercarmi in ogni pietra e in ogni fiore e in ogni sguardo e in tutte le stelle. Posso prometterti una cosa: se mi verrai a cercare, mi troverai... in ogni stella e in ogni sguardo... perché se hai veramente amato un Maestro, con lui sei entrato nel Regno dell’Eterno. Non è una relazione nel tempo, dimora nell’assoluta atemporalità.
Non ci sarà morte alcuna. Il mio corpo scomparirà, il tuo corpo scomparirà, ma questo non farà una gran differenza. Se la scomparsa del corpo creasse una pur minima differenza, dimostrerebbe soltanto che tra noi non è accaduto l’amore.”


OSHO
MAI NATO
MAI MORTO
HA SOLO VISITATO
QUESTO PIANETA TERRA
11.12.1931
19.01.1990






giovedì 27 dicembre 2012

La Verità è una rivelazione (Osho)

Fonte: http://amicidimauro.wordpress.com/

LA VERITÀ È UNA RIVELAZIONE

"Bhagwan (
OSHO n.d.r.), sei contrario a tutte le religioni? Ma la religione non è qualcosa d’essenziale, di cui l’uomo ha bisogno?!

… “Certo, io mi oppongo a tutte le religioni perché sono favorevole alla religione. L’esistenza di tante religioni è la prova lampante che qualcosa di fondo è sbagliato: non siamo riusciti a scoprire la verità sulla religione, perché la verità può solo essere una, le bugie sono sempre centinaia. Puoi creare finzioni all’infinito, sono tue immaginazioni! Ma la verità non sarà mai una tua immaginazione. La Verità è una rivelazione: esiste già, non devi inventarla; devi solo scoprirla.

Io mi oppongo a tutte le religioni, perché nessuna di loro è una religione. Se lo fosse, nel mondo intero esisterebbe una sola religione. Sarebbe impossibile l’esistenza di una seconda religione, che dire di trecento? È una cosa assurda!

È strano che l’uomo continui a sopportare questo stato di cose: finzioni, create da gente diversa, da società diverse, in base alle differenti aree geografiche, che non hanno nulla a che vedere con la religione in quanto tale, perché la religione non è un fenomeno storico né tantomeno geografico, non è legata a razze o nazioni. Sono categorie irrilevanti per ciò che concerne la religione.

Si pensa forse alla scienza in termini di nazioni, razze, paese, periodi storici e aree geografiche? Se l’acqua bolle a cento gradi da noi, oggi, ha sempre bollito a cento gradi, ovunque e sempre, e bollirà sempre a cento gradi nel futuro. Né importa se a farla bollire è un ebreo, un hindu, un cristiano, o un comunista; non importa se crede o no in Dio, se è un peccatore o un santo. La verità è che l’acqua bolle a cento gradi, non occorre creare finzioni che suffraghino questa tesi.

L’esperienza religiosa è Una Verità. Quando la si scopre, non appare in quanto cristiana, hindu, musulmana o buddista. Non ha nulla a che vedere con questi termini. Nella scoperta della verità, ogni spazio ed ogni tempo perdono rilievo. È semplicemente al di là dello spazio e del tempo. Non è materiale. Cinquemila anni fa o nel futuro, non fanno differenza alcuna. L’universo resta se stesso, nella propria autenticità, sempre. La verità non indossa maschere, non si adatta alla situazione presente, esiste nella sua assoluta nudità. Non vi assomiglia affatto: non possiede personalità alcuna.

Voi, invece, avete più di una personalità, perché avete bisogno di maschere diverse, a seconda della situazione: parlando con tua moglie indossi la personalità del marito; con l’amante parli in un altro modo; e, di certo, quando parli al prete, ti comporti in un modo del tutto particolare… La tua collaboratrice domestica… non la degni neanche di uno sguardo… l’etichetta non lo prevede… lei è una serva. Ma in ufficio, di fronte al tuo capo, la situazione si ribalta: là sei tu il servo; di fronte a lui, indaffarato nelle sue carte, non sei nessuno. E il suo mostrarsi indaffarato serve solo a farti vedere chi è che comanda, chi è il padrone…

È necessario capire una cosa dell’uomo: la mente umana ha in sé una parte che funziona come un automa. La stessa cosa accade con le tue personalità, per questo non ti accorgi neppure della trasformazione, tanto è improvvisa. Eppure, se stai attento ed osservi, vedrai fino a che punto ti trasformi…

L’esistenza non ha personalità. È semplicemente Ciò Che È.

E quando sperimenti l’esistenza così com’è, conosci la Verità”… 

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Fonte: Osho – “La bibbia di Rajneesh”. © 1988/2006 RCS Libri S.p.A. –
IX ed. Tascabili Bompiani settembre 2006 (pag. 349-351).
© 1985 Osho International Foundation.


martedì 4 dicembre 2012

Energia (Osho)

OSHO... ENERGIA
Ricorda: l'energia non è rabbia, nè amore nè odio. L'energia è semplicemente energia, è neutra. Quella stessa energia diventa rabbia, diventa sesso, diventa amore, diventa odio. Sei tu a darle la forma, è la tua mente:l'energia si limita ad assumerla.
Osho

martedì 23 ottobre 2012

La Beatitudine: sostanza che ci circonda



Anche se spesso non siamo in grado di percepirlo, viviamo immersi in una sostanza che fluisce sempre circondando il nostro mondo. In alcuni momenti ci diventa palese e si manifesta anche nelle piccole cose che accadono, rendendole magnifiche.

La beatitudine è una proprietà della Natura che è disponibile in abbondanza per tutti, poveri, malati, onesti e disonesti e ogni tipo di essere vivente. Se non siamo troppo distratti dalle cose che facciamo o che ci succedono, lo possiamo facilmente verificare cercando di stare attenti ai particolari.
Svolgendo azioni in modo consapevole, con passione e amore appare la beatitudine. Ad esempio nell’arte e nella creatività, nel rispetto per gli altri e per se stessi, nell’amare anche chi non ci è amico in ogni tempo, ma anche nel proprio lavoro, se dignitoso e svolto onestamente.
Purtroppo ci sono molti ostacoli a questa percezione, che ci allontanano dalla beatitudine. I ritmi della vita moderna non ci favoriscono di certo, e nemmeno lo sfruttamento delle persone per il guadagno e l’arricchimento, oppure la foga della crescita economica, del consumismo esasperato, delle malattie senza sostegno e dignità del malato, della fame e della droga e di tutti i problemi che spesso sono derivanti da un cattivo ambiente nel quale si cresce e si vive.
Non importa comunque, quando abbiamo la fortuna di conoscere una persona che vive in beatitudine, ci accorgiamo subito che, nonostante le difficoltà e vicissitudini della sua vita, questa persona trasmette qualcosa di diverso, come una luminosità che in altri manca o è presente a tratti. Vediamo che le azioni che svolge questa persona sono diverse da quelle degli altri, più naturali, come se vivesse baciato dal sole. E non importa chi sia, potrebbe essere anche un pastore di montagna, o un minatore, ma sarebbe sempre diverso dagli altri e avrebbe un fascino particolare.
Persone così ce ne sono al mondo e a volte, se stiamo attenti, capita sicuramente anche a noi qualche momento del genere, in occasioni particolari forse, ma in quelle occasioni percepiamo che in fondo, nonostante tutte le ansie e stress che dobbiamo subire, sotto c’è una luce che non ci abbandona mai. Qualcuno la chiama Dio, altri Natura, Divinità, fede o altro ancora, ma chi ne è sinceramente ricolmo è la testimonianza vivente di come l’uomo potrebbe essere, se fosse solo meno accecato da cose futili e indurature.

(Articolo ispirato agli insegnamenti di Osho)
by Wenz

Fonte: www.musica-spirito.it:

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lunedì 15 ottobre 2012

Scegli la felicità e sarai felice

 Scegli la felicità e sarai felice


Questo testo di Osho ci invita anch’esso al risveglio, all’apertura, alla felicità, a creare il nostro mondo iniziando da noi, senza dipendere da cause esterne:
Ti voglio parlare di una delle più profonde leggi della vita. Forse non ci hai mai pensato prima. Hai sentito dire – tutta la scienza dipende da questo fatto – che alla base di tutto c’è la legge di causa ed effetto: tu crei la causa e ne segue un effetto.
La vita è un rapporto causale. Metti il seme nella terra e germoglierà. Se c’è la causa, l’albero è la conseguenza. C’è il fuoco; se metti la mano nelle fiamme, ti brucerai. C’è la causa e seguirà l’effetto. Prendi il veleno e morirai. Tu prepari la causa e ne deriva un effetto.
Questa è una delle più fondamentali leggi scientifiche; che alla causa segue un effetto è illegame più intimo che esista tra tutti i processi vitali. La religione conosce una seconda legge, ancora più profonda di questa. Ma la seconda legge, la più profonda, apparirà assurda a chi non la conosce e non ha mai provato a metterla in pratica.
La religione afferma: produci l’effetto e la causa seguirà. In termini scientifici questa è un’assurdità. La scienza afferma: se c’è la causa, ne consegue un effetto. La religione sostiene che è vero anche l’opposto: crea l’effetto, e ne consegue la causa.
C’è una situazione in cui ti senti felice: un amico, una persona amata è venuta da te. La situazione è la causa. Ti senti felice; la felicità è l’effetto. L’arrivo dell’amato è la causa. La religione afferma: sii felice e l’amato arriverà. Crea l’effetto e la causa seguirà.
Secondo la mia esperienza, la seconda legge è ancora più fondamentale della prima. Io ho provato, ed è successo. Sii felice e gli amici appariranno.
Sii felice e tutto il resto ne consegue.
Gesù dice la stessa cosa con parole diverse: cerca il Regno di Dio, e tutto il resto seguirà. Il Regno di Dio è il fine, l’effetto. Lui dice: prima cerca il fine – il fine vuol dire l’effetto, il risultato – e la causa seguirà.
È così che dovrebbe essere.
Non è solo vero che metti un seme nella terra e ne ricaverai un albero; è anche vero che se c’è un albero, ci saranno milioni di semi. Se la causa è seguita dall’effetto, l’effetto è di nuovo seguito dalla causa.
È una catena! Allora diventa un circolo – puoi iniziare da qualunque punto, dal creare la causa o dal creare l’effetto.
E io ti dico che è più facile creare l’effetto, perché esso dipende completamente da te, mentre la causa potrebbe non dipendere completamente da te.
Se dico che posso essere felice solo se un certo amico è con me, allora dipendo da quell’amico, dalla sua presenza o assenza. Se dico che non potrò essere felice finché non avrò accumulato una certa ricchezza, allora dipenderò dal resto del mondo, dalla situazione economica e da tante altre cose. Potrebbe anche non succedere, e allora non sarò felice.
La causa è al di là di me. L’effetto è dentro di me. La causa è nei fattori circostanti, nella situazione – è all’esterno. L’effetto sono io!
Se riesco a creare l’effetto, la causa seguirà.
Scegli la felicità – questo vuol dire che scegli l’effetto – e poi guarda cosa succede. Scegli l’estasi, e guarda cosa succede. Scegli di essere beato, e guarda cosa succede.
La tua vita cambierà immediatamente e vedrai miracoli accadere intorno a te… perché ora hai creato l’effetto e le cause dovranno seguire.
Sembra una magia. Puoi persino chiamarla: “La legge della magia”. La prima è la legge della scienza e la seconda è la legge della magia. La religione è magica, e tu puoi essere il mago.
Ecco cosa t’insegno io: a essere un mago, a conoscere i segreti della magia. Prova!

Sii Felice Adesso
Trova la vera essenza della vita

Voto medio su 1 recensioni: Sufficiente

Hai provato l’altro modo per tutta la vita – e non solo in questa vita, ma anche in tante altre. Ora ascolta me! Prova questa formula magica, questo mantra che ti sto dando. Crea l’effetto, e guarda cosa succede: sarai immediatamente circondato dalle cause, che seguiranno l’effetto. Non aspettare le cause; hai aspettato a sufficienza.
Scegli la felicità e sarai felice.
Che problema c’è? Come mai non riesci a scegliere? Perché non riesci a operare in base a questa legge? Perché la tua mente, tutta la mente, che è stata educata dal pensiero scientifico, sostiene che se non sei felice e cerchi di esserlo, quella felicità sarà artificiale. Se non sei felice e cerchi di esserlo, sarà solo una recita, una finzione. Questo è ciò che sostiene il pensiero scientifico: che non sarà una felicità autentica, che starai solo recitando.
Ma tu non sai che l’energia vitale ha i suoi modi di operare. Se agisci con totalità, diventerà una felicità reale.
Ciò che conta è che l’attore non sia presente. Entra totalmente in ciò che fai, e non ci sarà alcuna differenza. Se invece agisci con poca convinzione, rimarrà un fatto artificiale. Se ti dico di danzare e cantare ed essere estatico, e provi a farlo senza convinzione, solo per vedere cosa succede, tenendoti comunque un po’ da parte e continuando a pensare: è una cosa artificiale, ci provo ma non succede, non è una cosa spontanea – allora rimarrà una recita, una perdita di tempo.
Se provi, provaci con tutto il cuore. Non tenerti da parte, entraci totalmente e diventa il recitare – dissolvi l’attore nella recita, e guarda cosa accade. Diventerà autentico, e allora sentirai che è un fatto spontaneo. Non l’hai fatto tu; saprai allora che è accaduto. Ma se non sei totale, non può succedere. Crea l’effetto, sii totale in esso, e osserva i risultati.
Vi posso far diventare dei re senza regno; dovete solo agire come dei re, e agire con tale totalità che in confronto a voi persino un vero re sembrerà che stia solo recitando.
Quando tutta l’energia va nell’azione, essa diventa realtà!
L’energia rende tutto reale. Se rimani ad aspettare che il regno ti arrivi, non accadrà mai.
(…) Crea l’effetto, diventa l’imperatore, sii un mago… e a partire da questo stesso momento – non occorre aspettare. Uno è costretto ad aspettare se il regno deve venire prima. Se devi prima creare la causa, allora devi aspettare e aspettare e rimandare. Per creare l’effetto non occorre rimandare. Puoi essere l’imperatore in questo stesso momento.
Quando dico: “Sii l’imperatore e vedrai che il regno verrà”, è una cosa che ho imparato tramite la mia esperienza.
Non ti parlo di una teoria o di una dottrina.
Sii felice, e quando sei su quella vetta di felicità, vedrai che tutto il mondo è felice con te.
C’è un vecchio detto: ridi e il mondo riderà con te; piangi, e piangerai da solo. Se riesci a creare l’effetto e ad essere estatico, persino gli alberi, le rocce, la sabbia e le nuvole danzeranno con te; allora l’esistenza intera diventerà una danza, una celebrazione.
Ma dipende da te, dal fatto che sei capace di creare l’effetto.
E io ti dico che è possibile. È la cosa più facile da fare. Sembra difficile perché non ci hai mai provato.
Prova!



Fonte:
Scegli la felicità e sarai felice | La mente mente

sabato 13 ottobre 2012

Nell'alfa si trova l'omega!





La fine è nel principio,



la meta è nella sorgente,



l'albero si trova nel seme,



nell'alfa si trova l'omega.




Osho







Lo Zen è semplicemente Zen.






















venerdì 22 giugno 2012

Sorella Morte § Siamo disponibili e vivere?



Sebbene il parlarne suscita una certa angoscia affrontare e fare delle riflessioni sul tema della morte, volontariamente e non solo quando siamo colpiti dalla dipartita di qualcuno a noi vicino, è estremamente utile e direi necessario per chiunque voglia veramente affrontare un cammino di conoscenza.
Nel corso della storia umana la morte ha assunto diversi significati e anche all’interno dello stesso periodo e contesto culturale la morte può essere percepita e vissuta in modi molto diversi.
La morte era terribile per Cicerone, desiderabile per Catone e indifferente per Socrate.
Oggi in genere l’angoscia nell’affrontare questo tema non nasce dall’imminenza della morte, né dalla consapevolezza della finitezza dell’uomo, ma dalla sensazione di non aver approfittato di tutte le possibilità che la vita ci ha offerto, dalle occasioni mancate, dai progetti irrealizzati, dai tanti errori e cattiverie che si potevano evitare.
Di fondo bisogna avere la consapevolezza che né la vita né la morte ci appartengono, ma se la nascita è un evento che non decidiamo, il modo in cui viviamo e ci rapportiamo al distacco ha a che vedere strettamente con la nostra filosofia di vita e il senso che diamo al nostro esistere.

Fonte
- http://www.laboratorio-coscienza.org/

La vita è inspiegabile, se la si possiede.
Solo le cose morte possono essere spiegate.
Ogni volta che incontri una persona viva, percepirai un mistero.
Shree Rajneesh (Osho)




venerdì 18 novembre 2011

Oltre la vita e la morte (Osho)

Abbandona l’idea di essere
qualcosa di separato dalla vita, 
e la paura della morte scomparirà.

Se ti unisci totalmente
alla totalità della vita, 
vivrai per sempre:
andrai aldilà della vita
e della morte.


(Osho ”The Book of Wisdom”)

 

Fonte: http://ilpoteredelquieora.blogspot.com/


martedì 27 settembre 2011

Credi in dio?

[Fonte]

Un filosofo chiese a Sri Aurobindo: “Credi in Dio?”
La sua risposta fu: “No”.
Il filosofo rimase esterrefatto. Aveva percorso tanta strada, credendo che quest’uomo conoscesse Dio ed invece gli aveva risposto: “No, non credo in Dio”. Il filosofo, per qualche minuto non riuscì a trovare il coraggio di fargli altre domande, era ammutolito.
Poi disse: “Io pensavo che tu avessi visto Dio!”
Sri Aurobindo scoppiò a ridere e rispose: “Sì, l’ho visto: ecco perché non credo. Credere è frutto dell’ignoranza. Io conosco Dio!”

Ricorda: devi arrivare alla conoscenza, non sei qui per credere.
Puoi disporre del mio aiuto per arrivare alla conoscenza.
Credere è un trucco della mente: senza avere conoscenza alcuna, ti dà la sensazione di conoscere
.

L’uomo è un punto di domanda, ed è una benedizione. Perciò celebralo, danza, gioiscine perché, senza quel punto di domanda non ci sarebbero né la fede, né il dubbio; avremmo solo finte certezze. La vita ha delle esitazioni. La vita è incerta. La vita è insicura. Ecco perché è vita: perché è in movimento. Un uomo vivo si muove tra le incertezze, va verso l’ignoto, non può vivere con finte certezze. Le tue certezze dimostrano semplicemente che non hai mai dubitato. Esiste un altro tipo di conoscenza che sgorga dal dubbio, che scaturisce dalla crescita. Quando raggiungi questo tipo di conoscenza, di nuovo non hai certezze: ma ora le tue incertezze hanno un sapore del tutto diverso.

Se avessi fatto al Buddha delle domande su Dio, sarebbe rimasto in silenzio.
Ecco il motivo della sua superiorità rispetto a Sri Aurobindo. Il Buddha sarebbe rimasto in assoluto silenzio, non avrebbe risposto né sì, ne no. Come mai?
Perché asseriva:
L’Assoluto è talmente vasto che sarebbe sbagliato dire ‘sì’ e sarebbe anche sbagliato dire ‘no’: le nostre parole sono talmente piccole che non possono contenere l’Assoluto. È possibile comunicare l’Assoluto solo tramite il silenzio”.
Quando non conosci e quando sei convinto di conoscere sei in una sorta d’incertezza: come puoi avere delle certezze sull’Assoluto? È talmente vasto. Se avessi delle certezze sull’Assoluto sarebbe come rimpicciolirlo; sarebbe come dimostrare che puoi afferrarlo, che puoi averlo in pugno. E Dio non può essere posseduto; al contrario, tu dovresti permettere che Egli ti possegga. Accetta i tuoi no ed i tuoi sì e non pensare che siano opposti tra loro: non lo sono.
Proprio come non ci può essere alcun coraggio senza il pericolo,
così non ci può essere la fede senza l’incertezza e senza il dubbio.
Il rischio fa parte del gioco e noi siamo nati per giocare.
Dobbiamo imparare ad affidarci alle possibilità, non alle certezze
.
Solo i pappagalli possono avere certezze, perché hanno risposte prefabbricate. Un uomo vero, che ha raggiunto la conoscenza, avendone fatta l’esperienza, ti aiuterà a stare in silenzio, ti aiuterà ad attraversare i tuoi sì ed i tuoi no, la tua fede ed i tuoi dubbi, i tuoi momenti più caldi e quelli più freddi, la luce del giorno e le tenebre della notte, le vette e le valli. Non t’insegnerà nessun dogma, t’insegnerà solo il coraggio, il piacere dell’avventura e la ricerca.>>

Fonte: Osho – “I libri del fiore d’oro” © 2000 by News Services Corporation, Arona (NO). © 2007 RCS Libri S.p.A., Milano. Prima edizione Firme Oro Bompiani: novembre 2007 (ISBN 978-88-486-0341-6, pag. 295-298, stralcio). © 1979 Osho International Foundation, CH8001, Zurigo, Svizzera.


mercoledì 21 settembre 2011

Dall'Io all'Essere

Prestando attenzione
al tuo modo di vivere,
sentire e pensare,
te ne liberi e lo trascendi.
La tua individualità si dissolve
e rimane solo il Testimone.
In seguito, potrai andare
oltre il Testimone.

Saggezza orientale

________________________________________

Riceviamo da Giacomo e pubblichiamo


Riportiamo questo link che rimanda direttamente al bel video, su testi di Osho, suggerito nei commenti da Serpente Piumato (Grazie!):
- http://www.youtube.com/watch?v=imvWK9lIg5k&feature=related

Nello stesso posto potete trovare altri interessanti video sull'argomento.


venerdì 9 settembre 2011

Futurama § I TRE MONDI - Passato Presente Futuro

[Fonte]
(Video associato: “Consapevolezza dell’Essere” (parte 2^) – Eckhart Tolle)

Il mondo del paradiso, il mondo terrestre ed il mondo dell’infernoi tre mondi – scompaiono tutti dalla persona che conosce come trascendere la polarità. Il passato, il presente e il futuro sono i tre mondi
Il passato è l’inferno perché è morto, è fatto di fantasmi: fantasmi che vi seguono.
Il presente è la Terra, la fattività, l’azione, ciò che è giusto qui e ora.
Il futuro è il paradiso: le speranze, le aspirazioni, i desideri, gli aneliti. Questi sono i tre mondi e in essi dovete muovervi in continuazione: fate la spola all’indietro e in avanti. Dal passato saltate nel futuro e viceversa, continuamente.
Il presente è così minuscolo, al punto che non ne siete molto consapevoli. È costretto tra il passato e il futuro, che invece sono vasti. Il presente è minimo, è un atomo di tempo, è tanto piccolo che non lo vedete neppure. Nell’istante in cui diventate consapevoli della sua presenza, è già passato.
Per vivere nel presente dovete essere molto attenti ed allora troverete la porta che conduce oltre il tempo. Non potete arrivarci attraverso il passato, perché il passato è vastissimo, infinito. Potreste addormentarvi in esso, procedere senza soste: non trovereste mai la sua fine.
Ecco perché affermo che la psicanalisi non vi potrà aiutare. Si addentra nel passato e continua a districarsi e scavare in esso; e lo fa a lungo, per anni, senza mai giungere ad una conclusione, fintantoché vi stancherete dello psicanalista e sarete tentati di sostituirlo… ricominciando da capo…
Vi dirò una cosa: prima o poi, la psicoanalisi scoprirà che la fine del tuo passato non è in questa vita (lo ha già fatto, tra gli altri, con:
Angelo Bona; Brian Weiss; Thorwald Dethlefsen; n.d.r.
).
Attraverso la psicoanalisi profonda s’incontra il fenomeno delle molte vite. Il cristianesimo, il giudaismo, l’Islam non ne sono consapevoli. Non hanno mai fatto (o riconosciuto n.d.r.) tentativi tanto ardui. Non hanno mai sperimentato (forse n.d.r.) la psicoanalisi. Freud fu il primo ebreo che la sperimentò e naturalmente i cristiani, gli ebrei e tutte le persone cosiddette religiose si scagliarono contro di lui. La paura era che, se la psicoanalisi fosse arrivata in profondità, prima o poi, l’idea hindu della reincarnazione sarebbe risultata giusta: uomo, animale, pianta, roccia. Milioni di vite in un percorso a ritroso che non ti condurrà da nessuna parte, se non alla pazzia.
La stessa cosa accade per il futuro. Dove potrai fermarti? Dove sta quel punto in cui dirai: “ora non guardo più in avanti?” In Oriente abbiamo tentato di fare anche questo, perché abbiamo lavorato al massimo sul concetto di tempo. Entrambi sono senza fine: la memoria non ha fine, l’immaginazione neppure.
Tra le due sta il momento presente, molto sottile, tanto sottile che puoi esserne consapevole solo se sei assolutamente vigile e attento; a quel punto si aprirà una soglia:

la porta dell’ETERNITA'. 

Attraverso quella porta la personalità trascende se stessa e raggiunge
l’ESSENZA...


Fonte: Osho – “I libri del fiore d’oro” © 2000 by News Services Corporation, Arona (NO). © 2007 RCS Libri S.p.A., Milano. Prima edizione Firme Oro Bompiani: novembre 2007 (ISBN 978-88-486-0341-6, pag. 101-103). © 1979 Osho International Foundation, CH8001, Zurigo, Svizzera.

mercoledì 17 agosto 2011

Sorella Morte § Paura e Conoscenza



Osho


Per essere liberi dalla violenza ci si deve liberare dalla paura;
per essere liberi dalla paura ci si deve liberare dalla morte;
per essere liberi dalla morte si deve conoscere se stessi.
Ognuno di noi conosce gli altri, nessuno conosce se stesso.
E proprio questa ignoranza del sé è la causa di ogni sofferenza,
di ogni cattiva condotta e del nostro perderci e non realizzarci realmente.

 

A Wise Yoda BotYodaism

Fear is the path to the dark side.
Fear leads to anger.
Anger leads to hate.
Hate leads to suffering.


Traduzione

La paura è la via per il lato oscuro.
La paura porta alla rabbia.
La rabbia porta all'odio.
L'odio porta alla sofferenza.

 


venerdì 22 luglio 2011

Sorella Morte § Amore e Morte

Nell'inglese arcaico, esisteva un'espressione comune. L'amante diceva all'amata: "Voglio morire in te".
Questa era un'espressione d'amore.
L'amore è una morte, una morte dell'ego. Solo allora nasce il tuo Sé autentico, ma l'uomo moderno ha molta paura della morte.
Sotto ogni punto di vista, arrendersi è una morte, l'amore è una morte, e anche la vita è una morte continua.
Se hai paura, mancherai la vita stessa.

Osho

Rifrazione colori


giovedì 16 giugno 2011

mercoledì 15 giugno 2011

Futurama § Pianificare il Futuro (OSHO)

Domanda: è possibile vivere senza pianificare? Senza contare i sogni riguardo a un vago futuro, vedo che gran parte della mia attività mentale consiste nel fare piani – per la prossima settimana, per il mese prossimo. E quando cerco di agire in modo spontaneo sembro una banderuola che non sa da che parte tira il vento.

Risposta: la pianificazione del futuro è una cosa, mettersi a vivere nel futuro un’altra. La pianificazione del futuro avviene nel presente. E più sei nel presente, meglio riuscirai a pianificare: l’attività di pianificazione è nel presente. Il problema con la mente è che si mette a vivere nel futuro. Inizia a pensare ai fantastici giorni che verranno… un roseo futuro. Questo non è pianificare, è sognare a occhi aperti. Posso capire che tu faccia dei piani, ma ricorda, pianificare per il futuro non significa vivere nel futuro. Pianificare è un’attività del momento attuale. E più sei presente, maggiori saranno la tua chiarezza e lucidità, così riuscirai a fare piani senza alcuna fumosità, senza essere insidiato dai sogni.
Dici: “Vedo che gran parte della mia attività mentale consiste nel fare piani – per la prossima settimana, per il mese prossimo”. Questo non è essere nel presente. Se sei nel presente, la mente non c’è. La mente non può esistere nel presente e quando non c’è la mente, c’è chiarezza, chiarezza assoluta, e con tale chiarezza puoi vedere il futuro; allora ti accadrà qualcosa di incredibilmente importante. Ma l’attività mentale è un puro vivere nel futuro: la prossima settimana, il mese prossimo, l’anno prossimo, la prossima vita. Rinvii la vita, nel nome della pianificazione. Dovresti vivere, non rimandare! Dovresti vivere il momento presente e mentre vivi il presente – con la chiarezza che esso ti dà – puoi avere un’intuizione, una visione. Non si tratta di attività mentale. Puoi visualizzare un momento migliore che sta per arrivare: hai vissuto questo momento presente, sai che può diventare persino più intenso, sai di poter gioire di più, non c’è limite. E quando arriva il momento successivo, lo vivi immediatamente con maggiore intensità, con più gioia, con più giocosità, con più allegria.
Hai solo un momento alla volta. Se dunque sei capace di vivere il momento, attraverso questa intensità puoi pianificare l’intera vita. Hai avuto un assaggio della realtà, nel momento successivo puoi averne un pezzo ancora più grosso. Ma non hai bisogno di pianificarlo, perché nel pianificare ti dimenticherai di vivere.
All’uomo che vive in modo spontaneo accadono due cose: primo, non rimanda mai; secondo, vive il futuro attraverso il presente, attraverso la sua esperienza del presente. In quel caso la pianificazione non è un’attività mentale, ma un’espansione della consapevolezza, la comprensione che la vita diventa più intensa giorno dopo giorno. E più intenso sei, più belle, umane, e compiute saranno le tue azioni.
Dici anche: “E quando cerco di agire in modo spontaneo sembro una banderuola che non sa da che parte tira il vento”.
Non hai bisogno di sapere. L’uomo spontaneo… proprio come la banderuola – la banderuola non si preoccupa mai se il vento soffia da sud o nord o est o ovest: da qualunque direzione soffi il vento, la banderuola gira semplicemente da quella parte. Indica in quale direzione soffia il vento. Non oppone resistenza. È del tutto libera di girarsi in qualunque direzione. Non lotta con il vento. È assolutamente spontanea e non vive mai nel passato né nel futuro. Rappresenta sempre il presente.
Hai scelto un termine bellissimo, ‘banderuola’, per indicare una vita spontanea. Ma che senso avrebbe per la banderuola sapere da quale direzione soffierà il vento? La tua mente vuole sapere da dove soffia il vento, perché la mente ha i suoi piani, antagonisti all’esistenza. Vuole che il vento soffi verso ovest, e invece soffia verso est. E così rimane frustrata, si arrabbia, e in qualche modo comincia ad andare, con grande riluttanza, verso est. Ma appena lo fa – e il vento non sa nulla della tua mente o del soddisfacimento delle sue aspettative – il vento comincia a soffiare verso ovest e la mente si sente di nuovo frustrata e dice: “Che strano: quando voglio andare a ovest il vento soffia verso est, quando acconsento – ‘Va bene, andiamo a est’ – il vento cambia”.
Sono persone come queste che hanno creato il proverbio: l’uomo propone, dio dispone. Non c’è alcun dio e nessuno che dispone. L’atto stesso di proporre è sbagliato. Proporre qualcosa da parte tua significa che non hai fiducia nell’esistenza. Limitati a essere una banderuola, che si muove lentamente, senza riluttanza, senza resistenza, in qualunque direzione soffi il vento. E si gode tutte le direzioni.
La vita dev’essere assaporata interamente, l’esistenza deve essere gustata in tutti i suoi colori. Ma la mente è una delle cose più stupide che ti porti dietro.
Al mattino desidera che venga la sera, e alla sera desidera il mattino: è la causa principale di ogni nostra infelicità e frustrazione. E che bisogno c’è? Non riesco a capire per quale motivo la banderuola dovrebbe voler conoscere da che parte tira il vento. Riesci a spiegarlo? Ce n’è bisogno? Gli alberi sanno da che parte tira il vento? E le stelle lo sanno? Ad eccezione dell’uomo, nulla nell’esistenza è riluttante a seguire l’esistenza. Ecco perché ogni cosa è felice, beata. Non hanno ricchezze; cosa posseggono questi poveri alberi? Essi tuttavia hanno la spontaneità: quando soffia il vento danzano, quando non soffia si riposano. Entrambe le situazioni sono egualmente gradite. Tra la terra, il cielo, il vento e il sole esiste un’immensa fiducia. Quando al mattino il sole inizia a sorgere, gli alberi si svegliano. Non hanno bisogno di una sveglia. E quando il sole tramonta, si preparano ad andare a dormire. Con il calar del sole, gli uccelli iniziano a tornare ai loro nidi – è tempo di riposare. Nessuno insegna loro ad andare a letto presto. Nessuno glielo insegna… la mattina, con il sorgere del sole, si svegliano tutti, iniziano a cantare – sono suoni di gioia – celebrano e danno il benvenuto a un nuovo giorno. La vita fa regali in tale abbondanza – il cielo è di nuovo lì, e il sole, e la bellezza del mattino; gli uccelli sono così felici che non riescono a contenersi. Il loro canto non è pianificato. La sera, quando erano andati a riposare nei loro nidi, non avevano pianificato: ‘Domani mattina, qualunque cosa accada, mi metterò a cantare!’. Non è necessario. Quando sopraggiunge il mattino, il canto arriverà da solo. Si tratta di sincronicità, di una profonda comunione con l’esistenza. I fiori non decidono, non hanno comitati, non hanno documentazioni; non prendono alcuna decisione, né fanno piani per il futuro. Quando arriva la primavera sbocciano, e quando giunge l’autunno gli alberi si spogliano, tutte le foglie cadono. Non c’è tristezza: gli alberi non sono in lacrime, perché le foglie se ne sono andate. No, sono felici anche di questo. Quando si staglia nudo contro il cielo, un albero ha una bellezza tutta sua. È bello quando mette le foglie, ma quella è una bellezza diversa: l’esistenza veste tutti i colori e nessuno, ad eccezione dell’uomo, fa piani. E nessuno è pieno di problemi come l’uomo, perché con tutto il tuo pianificare, in realtà stai tentando di rimandare il vivere.
Non c’è bisogno di sapere da che parte tira il vento. Seguilo e basta. Non ti porterà mai fuori strada, perché questa intera esistenza è tua, ovunque andiamo a finire, è casa nostra. Il vento non può portarti fuori dall’esistenza, la tua mente invece ti porta fuori dall’esistenza. Solo la mente è in grado di portarti dentro sogni che non esistono, che sono irreali, illusori… e ci rimani invischiato a tal punto da dimenticare che l’esistenza non ti fa mai sbagliare strada – non può!
Solo l’uomo spontaneo è in armonia con l’esistenza. E solo l’uomo spontaneo è sempre felice, perché, qualunque cosa accada, egli si trova immediatamente in sintonia. Non ha desideri suoi, né proiezioni, né proposte. Ha semplicemente accettato se stesso come parte del cosmo. E dovunque vada il tutto, ci va anche lui, con gioia, perché il tutto è di certo più saggio della parte. E noi siamo parti così minuscole che tutti i nostri piani ci fanno sembrare stupidi.
In questo intero universo non ci sono pianificazioni. Tutto si muove senza alcun piano, ogni momento va più in profondità. Solo l’uomo rimane in superficie, senza vivere... continua a pensare di vivere prima o poi, ma quel momento non arriva mai.
La mente ti allontana ininterrottamente dalla realtà. Ad eccezione della mente, tu non hai alcun problema, né peccati né cattive azioni delle vite passate, né un dio che ti ha scritto il destino in fronte o sulle linee della mano o nelle stelle. Il tuo problema, se lo comprendi, è molto semplice: la mente ti allontana costantemente dall’esistenza.
Quando dico sii spontaneo, intendo una sola cosa, sempre un’unica cosa: non essere una mente! Perché la mente non può mai essere spontanea. La mente è un meccanismo per rimandare. Non ti lascerà mai vivere!
Ho sentito di un uomo che ha compreso di essere stato vivo solo dopo morto. Allora, all’improvviso ha capito: ‘Dio mio, sono stato vivo per settant’anni, ma non ho mai vissuto”. E cosa puoi fare nella tomba? Non puoi neppure girarti, perché non ti lasciano molto spazio nella tomba. Giaci supino per l’eternità.
Il mio suggerimento è che potrai pianificare nella tomba. Avrai abbastanza tempo e potrai fare tutti i piani che vuoi, i più assurdi. Ora, mentre sei vivo, vivi; quando sarai morto non ci sarà alcun problema – puoi lasciare che la mente faccia i suoi piani. In realtà sarà d’ottima compagnia nella tomba: in tale solitudine, il chiacchierio della mente sarà un ottimo diversivo. Mentre sei vivo, però, devi impedire alla mente di funzionare per conto suo, devi farla fermare, a meno che tu non la voglia usare. Deve essere trattata come un servitore. Ora è diventata la padrona. La spontaneità la riporterà alla realtà. È solo un meccanismo. Non era fatta per fare la padrona.
La consapevolezza è la padrona. Sebbene le persone che studiano lo yoga si mettano a testa in giù, l’esistenza non aveva mai pensato di farti stare a testa in giù, altrimenti ti avrebbe dotato di gambe sulla testa, simili a due corna, o ti avrebbe fatto come un tripode – tre gambe perfettamente bilanciate – o gambe con le ruote, in modo tale che potessi muoverti sulla testa… L’esistenza sicuramente vuole che tu stia in piedi sulle tue due gambe, non sulla testa, ma l’uomo è strano.
La mente ti è stata data per essere usata come servitore. E in qualità di servitore è bella e va benissimo. È un bio-computer e nulla più. Ma tu l’hai fatta diventare padrona. E il padrone è stato messo a dormire. Quando i servitori diventano padroni, il più grande pericolo è che, come prima cosa, distruggono il padrone. Una volta che il servo si trova nella posizione di padrone, il suo primo atto sarà di sopprimere il padrone in modo tale che non possa ritornare. Questa è la sua sola paura. Se il padrone ritorna, dovrà scendere dal trono.
La tua consapevolezza è stata esiliata nell’oscurità, la tua luce è stata trasformata in buio, i tuoi tesori sono stati nascosti, il tuo essere è stato scollegato. La mente deve fare tutte queste cose per rimanere al potere. Un meditatore cerca di rimettere a posto le cose. La mente deve essere un servitore e la consapevolezza deve essere riportata sul trono. E immediatamente avrai una vita spontanea. Non esiste altro tipo di vita.

Osho, "Sat Chit Anand", # 25

[Fonte]

mercoledì 27 aprile 2011

Sorella Morte § Citazioni

Si dovrebbe accogliere la morte con gioia... è uno dei più grandi eventi della vita.
Nella vita, esistono solo tre grandi eventi: la nascita, l’amore e la morte.
La nascita, per tutti voi, è già accaduta: non potete farci più nulla.
L’amore è una cosa del tutto eccezionale... accade solo a pochissime persone, e non lo si può prevedere affatto.
Ma la morte, accade a tutti quanti: non la si può evitare.
È la sola certezza che abbiamo; quindi, accettala, gioiscine, celebrala, godila nella sua pienezza.
La morte è semplice svanire nella fonte.
La morte è andare nel regno di ciò che non è manifesto: è... addormentarsi in Dio.
Di nuovo tornerai a fiorire.
Di nuovo rivedrai il sole e la luna, e di nuovo e ancora... fino a quando non diventi un Buddha, fino a quando non riuscirai a morire in piena coscienza; fino a quando non sarai in grado di rilassarti in Dio consciamente, con consapevolezza.
Solo allora, non esiste ritorno: quella è una morte assoluta, è la morte suprema.
Osho  [Tratto da: l'assassinio-di-osho-perche-si-uccide-un leader spirituale]

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La sola cosa sicura del futuro - la morte del corpo - è qualcosa che cerchiamo di ignorare.
Il solo pensare alla parola morte blocca la mente, non è vero? Per me è così.
Non è particolarmente educato o politicamente corretto, parlare di morte in una conversazione casuale.
Che cosa è la morte?
Che cosa succederà quando muoio?
Il non saperlo ci turba. Ma non lo sappiamo, non è vero?
Noi non sappiamo cosa accadrà quando il corpo morirà.
Abbiamo diverse teorie - come la reincarnazione o il premio in una rinascita migliore o la punizione in una nascita peggiore.
Alcuni sostengono che una volta che si è ottenuta la nascita umana, si possa ancora rinascere come creatura inferiore.
E poi c’è la scuola che dice no, una volta che si è rinati sotto forma umana non si può più rinascere come creatura inferiore.
O la credenza nell’oblio - una volta che siamo morti, siamo morti. Punto e basta. Nient’altro. Finito.
La verità è che nessuno lo sa veramente. Così spesso la ignoriamo o la reprimiamo.
Ma tutto questo succede nell’ora. Pensiamo al concetto della morte nel presente.
Il modo in cui la parola morte influenza le nostre coscienze “è così”.
Questo è sapere di non sapere nell’ora. E’ non cercare di provare alcuna teoria.
E’ sapere: il respiro è così, il corpo così; lo stato d’animo, il nostro stato mentale è così.
Questo significa sviluppare il sentiero.
Dire “è così” è solo un modo di ricordare a se stessi di vedere questo momento così com’è, piuttosto che essere intrappolati nell’idea che dobbiamo fare qualcosa o trovare qualcosa o controllare qualcosa o liberarci di qualcosa.
Ajahn Sumedho  [Tratto da: presenza-nel-qui-e-ora]

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La vera sconfitta non è la morte, che è apparente, ma l'annichilimento della coscienza. Pensiamo a chi l'ha perduta e capiremo quale benedizione sia averla e preservarla, pur nell'assordante tumulto dell'esistenza, nel deserto accecante della malvagità.
[Tratto da: http://zret.blogspot.com/2011/04/il-guado.html]

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Tremante, esitante, difficile da custodire, difficile da tenere sotto controllo è  la mente.
Il saggio la raddrizza, come un arciere fa col legno del dardo.
La mente che cerca di scuotersi via di dosso il potere della morte si agita e si contorce come un pesce tratto dall'acqua e gettato all'asciutto.
La mente è incostante e volubile, vola dietro all'immaginazione dovunque le garbi: in effetti è difficile da trattenere. Ma è un gran bene controllare la mente; la mente sotto controllo è fonte di grande gioia.
(Dhammapada, 33-35)

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Cos’è per lei la morte?
Il passaggio da uno stato di esistenza ad un altro.
Attraversare una porta che vista da qui chiamiamo morte mentre vista dall’altro lato definiremmo “nascita”.
La morte, se ben compresa, è anche una preziosa alleata che – ricordandoci che la nostra vita non è illimitata e che in qualsiasi momento potrebbe cessare - ci aiuta a vivere con intensità e a non sprecare tempo prezioso.
Enrico Cheli  [Tratto da: http://www.riflessioni.it/senso-della-vita/enrico-cheli.htm]

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Morire?
Ma morire non mi piace per niente!
Sarà l'ultima cosa che farò nella mia vita!
Roberto Benigni


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venerdì 26 novembre 2010

Pomodorozen...

Bellissima immagine che ho preso dal blog http://www.pomodorozen.com/blog/, che invito senz'altro a visitare per gli interessanti contenuti e per le bellissime immagini gratuite.

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