Visualizzazione post con etichetta Perdono. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Perdono. Mostra tutti i post

mercoledì 13 marzo 2019

PERDONARE... PERDONO...

Risultati immagini per PERDONO




Perdona e sarai libero. 
Dimentica di aver perdonato e sarai ancor più libero. 
La rabbia non svanirà mai finché i pensieri del rancore verranno nutriti nella nostra coscienza. 
La rabbia scomparirà solo quando i pensieri del rancore saranno dimenticati. 
Vai oltre questa o quella via, sulla sponda estrema dove il mondo si dissolve e ogni cosa diventa chiara. 
Oltre questa sponda e la sponda estrema, al di là dell’al di là, dove non v’è inizio, né fine, senza paura, vai. 
   Buddha


Perdonate gli Errori di Ieri. 
C'è qualcuno che possa affermare di vivere una vita 'perfetta'? Difficile. Tutti commettiamo errori di cui poi ci pentiamo e vorremo tornare indietro per evitarli. Il perdono è il miglior balsamo per l'anima. Perdonando noi stessi e il nostro prossimo cessiamo di aggrapparci alle cause della nostra sofferenza e le lasciamo andare. Tutto cambia; è questa l'unica costante. Che ce ne rendiamo conto o meno, noi cambiamo continuamente. Non siamo le stesse persone di ieri, di un anno fa, o di dieci anni fa. Non è necessario che continuiate a tenere stretti gli errori ed i torti del passato in un perenne stato accusatorio verso voi stessi e gli altri, dal momento che quelli sono gli errori commessi da altre persone. Il farlo aggiunge sofferenza alla sofferenza. Fermatevi ad osservare la vostra ombra, riconoscete la sua transitorietà, e lasciatela andare. 
Paul Lenda


Il Perdono
Chi è povero e debole spiritualmente non è capace di perdonare ma cerca di Vendicarsi. Per perdonare chi vi ha fatto del male, dovete diventare grandi, ricchi, forti, luminosi. 
Dovete dirvi: “Devo perdonarlo perché, poveretto, è privo di luce, di conoscenza, di nobiltà… E non sa neppure in quale situazione si mette facendomi del male, perché le leggi divine sono inesorabili e quindi dovrà soffrire per il male che mi ha fatto. Io invece, anche se ne sono la vittima, ho il privilegio di lavorare per il bene, per il Regno di Dio, per la luce”.
Pensando così e paragonando lo splendore in cui vivete voi, per aver scelto il cammino del bene, alla miseria e all’oscurità di coloro che sono ingiusti e cattivi, un sentimento di pietà, di indulgenza e d’amore s’impadronirà di voi, Questa generosità, che non avreste potuto raggiungere con nessun altro mezzo, è invece facilmente raggiungibile in questo modo.
Quando noi odiamo una persona, siamo legati a lei da un legame emozionale più forte dell’acciaio. Il perdono è l’unico modo per rompere tale legame e ritornare liberi. La persona odiata diventa, pian piano, il nostro padrone; ci viene in mente di giorno e di notte; ci toglie sonno e serenità e ci priva della gioia di vivere.
Se però consideriamo coloro che ci hanno fatto del male, come delle persone che (in un momento particolare) hanno agito male nei nostri confronti, ma sono pur sempre dei figli di Dio, il perdono non ci sarà difficile. Esse hanno attraversato il nostro cammino per un appuntamento fissato dal Creatore. Dobbiamo ricordare che quando qualcuno ci ferisce, lo fa perché la sua anima sta cercando di accaparrarsi la nostra divina attenzione e la nostra benedizione. Se gliela offriamo, cesserà di intralciare il nostro cammino.
Qualcuno può pensare di non aver nulla da perdonare. Se nella sua vita compaiono però: confusione, sofferenza, infelicità, miseria, o dei bisogni di qualunque tipo, egli è nella necessità di dover perdonare. Vi è un vecchio proverbio che dice: “Colui che non riesce a perdonare gli altri, rompe il ponte su cui lui stesso deve passare”.
Quando la nostra salute o il nostro benessere, tardano ad arrivare, è necessario concedere il nostro perdono. “Il perdono può spazzare via tutti gli ostacoli che hanno impedito al benessere e alla salute di arrivare fino a voi. Il perdono è un potente magnete da cui nessun bene può evitare di essere attratto”.
Omraam Mikhael Aivanhov


Se hai cibo,
puoi sfamare.
Se hai acqua,
puoi dissetare.
Se hai cuore,costruire-la-pace
puoi amare.
Se hai generosità,
puoi donare.
Se hai dignità,
puoi educare.
Se hai pazienza,
puoi sopportare.
Se hai comprensione,
puoi tollerare.
Se hai indulgenza,
puoi perdonare.
E se sfami,
disseti, ami,
doni, educhi,
sopporti,
tolleri,
e perdoni,
puoi costruire la pace.
   Patrizia Camesasca 



     Un uomo più evoluto decide invece di lavorare su di sé volontariamente al fine di cristallizzare in maniera definitiva il suo »corpo causale« e chiudere ogni sospeso karmico derivante dalle azioni delle vite precedenti. Non si affida, cioè, all'evoluzione naturale, ma decide di accelerare i tempi. Come si lavora in tal senso? Gesù dice in maniera chiara: «In verità, in verità vi dico: se uno osserva la mia parola, non vedrà mai la morte». Gv 8,51 
La parola di Gesù indica sempre l'apertura del Cuore. 
In teoria non è nulla di complicato, perché non concerne l’applicazione di alcuna tecnica occulta; infatti è sufficiente... PERDONARE i propri nemici. 
Il perdono rivolto a qualcuno che ci sta facendo qualcosa di male fa sì che venga bruciato il karma che ci tiene legati a quella persona o a quel luogo. Non importa che non sappiamo quali trascorsi karmici ci hanno condotto a incontrare questa persona in questa situazione, perché il perdono va offerto a priori. Il perdono è il balsamo che guarisce e libera dalle catene del karma. Nella pratica, come avrete intuito, non è così semplice come nella teoria. Perdonare è faticoso, in alcune occasioni quasi impossibile. Il punto è che l'attrito interno che si crea nell'atto del perdono letteralmente fabbrica il »corpo causale«. Questo ci consente di liberarci sia sul piano fisico che su quello astrale prima ancora di passare “dall'altra parte” al termine dell'incarnazione. Il perdono non è un atto morale, bensì un processo alchemico che ci libera definitivamente delle sbarre della psico-prigione.
   Salvatore Brizzi 


venerdì 6 febbraio 2015

Il perdono divino

 



Un giorno morì un grande mistico chiamato Abu. Qualche tempo dopo la sua morte, comparve in sogno ad un suo carissimo amico. Appena l'amico lo vide venirgli in sogno, gli chiese se nei Cieli l'avessero trattato bene e se fosse salvo. Abu gli rispose che il Signore l'aveva perdonato. Gli raccontò che, dopo la morte, si era trovato al cospetto del Signore, e Dio gli aveva chiesto: "Ti perdono. Ma tu, Abu, lo sai perché lo faccio?"

Abu gli aveva risposto: "Signore, immagino che sia stato per le buone azioni che ho fatto." Ma Dio aveva detto: "No, non è stato per questo." Allora Abu aveva detto: "Credo che sia stato merito della mia devozione." Ma Dio aveva detto: "No. Non è per questo." Allora Abu aveva detto: "Signore, è stato forse per i pellegrinaggi, per le elemosine, per i digiuni oppure per le preghiere?"

Dio aveva detto: "Non è per questo." Abu aveva detto: "Sarà per i miei viaggi presso gli uomini devoti, oppure per avere avuto nel cuore un grande amore per la conoscenza." Il Signore aveva detto: "No! Non è stato per tutte queste cose." Allora Abu aveva ammesso: "Signore, allora non capisco proprio perché mi hai perdonato. Ho fatto quello che ho detto perché credevo di trovare la salvezza. Ho osservando i precetti con devozione."

Il Signore disse: "Abu, ti ricordi una notte in cui camminavi per i vicoli della città? Una notte molto fredda in cui nevicava? Quella notte hai visto un gattino bagnato e affamato. Il gattino strisciava lungo i muri per ripararsi dalla neve. Cercava un posto caldo in cui trovare riparo. Tu l'hai visto e hai provato compassione. L'hai raccolto, l'hai riparato nel calduccio della tua pelliccia e l'hai portato a casa."

Abu disse: "Certo che ricordo! Il gattino sarebbe morto se non l'avessi portato a casa mia. L'ho raccolto e nutrito." Dio gli sorrise e gli disse: "Ecco, adesso conosci il motivo per cui ti ho perdonato. Ti ho perdonato perché hai avuto compassione di un povero gatto abbandonato. Questo è stato sufficiente. Tu hai avuto pietà di lui, e Io ho avuto pietà di te."


FONTE:  http://lacompagniadeglierranti.blogspot.it/2015/02/il-perdono-divino.html


venerdì 24 agosto 2012

Vi auguro

Riceviamo da Giacomo e volentieri pubblichiamo.

Care amiche e amici  gioia a voi e a tutti gli esseri. Ovunque voi siate, a casa, al mare, in montagna o in viaggio, vi invio un caro saluto e un augurio:

Non vi auguro un dono qualsiasi,
Vi auguro soltanto quello che i più non hanno.
Vi auguro tempo per divertirvi e ridere;
Se lo impiegherete bene, potrete ricavarne qualcosa .
Vi auguro tempo, per il vostro Fare e il vostro Pensare,
Non solo per voi stessi ma anche per donarlo agli altri.
Vi auguro tempo, non per affrettarvi e correre,
Ma il tempo per essere contenti.
Vi auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
Vi auguro tempo perché ve ne resti:
Tempo per stupirvi e tempo per fidarvi
E non soltanto per guardarlo sull'orologio.
Vi auguro tempo per contare le stelle
E tempo per crescere, maturare.
Vi auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare
Non ha più senso rimandare.
Vi auguro tempo per trovare voi stessi,
Per vivere ogni vostro giorno, ogni vostra ora come un dono.
Vi auguro tempo anche per perdonare.
Vi auguro di avere tempo, tempo per la vita.

(Poesia indiana)


lunedì 9 aprile 2012

Il Risveglio in sé (2) Dal Decondizionamento alla Liberazione (Le Passeur)


Publié le 11 mai 2011 par Le Passeur (Il Traghettatore)
Dal decondizionamento alla liberazione.
Istruzioni per l’uso.
La Guarigione
Guarire è prendere la via della vacuità
Per cominciare, prendi coscienza che la confusione regna nella tua mente. Quante volte non pensi? Cerca un po’. Siamo d’accordo, non spesso, ma quando succede  (sii certo che per molte persone non succede mai) noterai che capita sempre quando sei consapevole nel momento presente. La chiave risiede lì: essere nel momento presente. Se non sei consapevole dell’assurdità della confusione nella tua mente, osserva per un istante di cosa sono fatti i tuoi pensieri, e ti accorgerai che si collocano sempre nel passato o nel futuro. Mai nel presente. E’ come se nella tua mente il presente non esistesse, quando è effettivamente l’unica vera realtà del mondo che percepisci. 
Le tue idee del passato o del futuro consistono a progettare un’energia in un luogo che non esiste. Perché secondo la tua rappresentazione lineare del tempo, che è la tua in questa dimensione, pensi alle cose che non sono più, o pensi alle cose che non sono ancora arrivate e che forse non arriveranno mai. Tuttavia, non sei mai nel momento presente, che è l’unico veramente percettibile da tutto ciò che sei.
Ecco una delle chiavi essenziali della liberazione. Cerca il più spesso possibile la percezione del momento presente nel tuo quotidiano, imparerai così a tranquillizzare la tua mente, ad addomesticare quest’animale selvaggio che ha fatto finora soltanto ciò che ha voluto di te.
Quando sarai peraltro consapevole che ognuno dei tuoi pensieri è un’energia non controllata, se buttata troppo rapidamente nell’universo, se ne va sempre da qualche parte calamitando la sua risonanza. Ti lascio immaginare il grado di inquinamento che un unico essere umano può produrre in una vita. Del resto è una delle cose sui cui sarebbe bene che cominciassimo tutti a lavorare.

Un esercizio semplice per essere nel momento presente è di sederti nella natura, di chiudere gli occhi e di provare pienamente la sua presenza attraverso i tuoi altri sensi, il vento negli alberi, sulla tua pelle, il canto degli uccelli, il volo degli insetti, il calore del sole. Se non ti trovi vicino alla natura, prova nella tua città, certo è meno nutriente ma prendendo coscienza dell’istante presente, avrai la percezione che esiste ovunque e sempre. La sua grande qualità è che insedierà in te un po’ alla volta il silenzio lucido e onnipotente, la vacuità, per ritrovare la vera casa, là dove riposa la tua padronanza persa che sta aspettando il tuo ritorno.
Guarire è prendere la via dell’essere più leggero
Ognuna delle cellule del tuo corpo immagazzina il peso delle tue memorie, quelle di questa vita certo, ma anche quelle delle tue vite precedenti, e addirittura certe trasmesse dalla tua ascendenza – ciò che si chiama le “memorie cellulari”. Immagina un po’ la quantità di emozioni diverse, tra cui certe particolarmente pesanti, che hanno potuto accumularsi durante tutto il tuo percorso nell’incarnazione! 
Il mal-essere, le paure, la malattia, sono le conseguenze dell’energia non armoniosa accumulata in te, che finisce sempre per esprimersi attraverso una o più delle tue zone di ombra, il più delle volte quelle che sono nate dai più grandi dolori, là dove sei più vulnerabile.
Quando avrai individuato le tue zone di ombra e che sarai in grado di identificare le ferite dell’ego che ne sono la causa, avrai sciolto i nodi dei bagagli emozionali che li alimentano. Da lì, i bagagli essendo aperti, ne farai ciò che vuoi a seconda del tuo libero-arbitro, e forse niente se hai deciso di non alleggerirti. Ma nel caso contrario, se hai la volontà di uscire dal gioco e di guarire, la via che ti invito a seguire è quella del perdono e della compassione. Per te come per altri.

È nel perdono sincero e profondo verso le ferite date e le ferite ricevute che potrai allora guarire veramente, così come la compassione per chi ha recitato la parte del carnefice e che è soltanto la vittima delle sue ferite, anche se talvolta sei stato tu questo carnefice.
Non dimenticare che nel lungo percorso delle tue vite su questa Terra, hai qualche volta posto la testa sul ceppo, e qualche volta hai tenuto l’ascia. E’ stata la via per ognuno di noi senza eccezione, Abbiamo dovuto sperimentare pienamente le due polarità della dualità, e abbiamo quindi assegnato le parti fino lì col nostro pieno consenso nel rispetto dell’equilibrio delle energie opposte, in altro modo detto le leggi del karma.
Cosa sono queste zone di ombra in te?
Sono tutti i tuoi atteggiamenti, i tuoi comportamenti, le tue reazioni che provocano in te e/ o per altri dei dolori, delle malattie e dei sentimenti non voluti, dunque di natura tale da allontanarti un po’ di più dal tuo essere divino.
Non è molto difficile guardarti dentro. Chiediti per esempio perché ti arrabbi in tale situazione o rispetto a tale discussione. Osserva tutte le volte in cui questo è successo e risali al sentimento che ha provocato la tua collera.
Che cosa provavi allora, quale parola o quale situazione ha scatenato la tua reazione?
Che cosa ti ha ricordato, quale immagine ti è venuta?
Pratica così in ogni circostanza e avrai delle eccellenti probabilità di esumare la ferita non guarita che c’è dietro. E se questa non viene alla luce subito, perché risale a più lontano forse un’altra vita di cui non raggiungi il ricordo, fidati della vita affinché ti riveli presto come rimediarci. Che tu lo voglia o no, hai in questo mondo come al di là di questo mondo delle guide che sono lì per te e chiedono soltanto di aiutarti.
Sulla via del risveglio, le cose accadono sempre così, la grande legge della sincronicità si applica a ogni sollecitazione dell’essere sulla strada. Incrocerai sempre la persona, il libro o il film che risponderà a una delle tue domande sincere. E se sai osservare la natura, troverai molto spesso i segni che ti saranno utili.

Cosa fare quando identifichi una delle cause di una delle tue zone di ombra?  Niente di molto difficile: accoglila.
Lascia risalire l’emozione, non bloccarla, accoglila come una particella di te che si libera alla fine, e prova dell’amore per questa piccola parte di te ferita che faceva tanto fatica a esprimere il suo dolore. Semplicemente, abbi compassione per te stesso. Sei stato ferito e hai sofferto, meriti solo amore per questa prova, e soprattutto non del disprezzo, della collera o della vergogna.
Non emettere nessun giudizio, accogli questa emozione che si libera, sia nelle lacrime, nelle grida o nel silenzio che ti sommerge. Vedila come un bambino tuo, parlagli, digli che è tutto finito, che è libero e che niente alimenta più oramai il dolore che l’ha visto nascere. Se ami senza condizione il bambino ferito che si rivela, guarisce all’istante.
Al tuo ritmo, a seconda delle tue forze, senza nessuna pressione, riconoscerai quasi tutti i bambini del tuo dolore e renderai loro la libertà.
In questo mondo di dualità la cui esperienza sta per finire, rimarranno forse alcune ferite non guarite, ma questo non ha una grande importanza. La cosa più importante è di avere preso la strada della comprensione di chi siamo. Quando le problematiche più pesanti sono risolte, i pochi stracci ancora appesi non ti impediranno di andare  dritto a reinvestire l’essere divino che sei. E quel giorno lì, quale ombra pensi potrà opporsi a tanta luce?
L’abbandono
Riassumiamo un’ultima volta.
Hai dunque preso coscienza alla fine, che non sei nato in questo mondo con l’unico scopo di sottometterti alla volontà di altri e di seguirne ciecamente le regole imposte. Hai quindi iniziato a percepire i meccanismi che ti avevano condizionato fino ad adesso, hai scoperto in te la dipendenza da questo condizionamento ciò ti porta a guarirne le ferite, hai guarito l’essenziale… E adesso?
Adesso, sei in grado di ricollegarti per davvero con il tuo spirito superiore. Sei in grado di allinearti con la tua divinità. Sei in grado di essere.
In realtà, col progredire del cammino, avrai già fatto delle incursioni in uno strano mondo, sono i segni del tuo ricollegamento progressivo. Salvo eccezione, tutto non sgorga immediatamente come quando si apre una valvola, le tappe si compenetrano e la progressione si fa la maggior parte del tempo per gradi.
Il lasciare-andare è stato per te una tappa spettacolare. Ovvero, ti ha condotto ad adottare atteggiamenti e comportamenti nuovi.
Quante volte ti sei sorpreso a questo punto a non reagire più come prima, in situazioni che ti avrebbero colpito, e avrebbero scatenato altrettante risposte da parte tua?
Quante volte ti sei detto che non ti riconoscevi?
Che ti sembrava di essere particolarmente zen?
Che non capivi come non ti preoccupavi più per tale o tale problema?
Il lasciare-andare è una tappa che si nota molto nel tuo quotidiano, è spesso destabilizzante per la tua cerchia che fa anche fatica a riconoscerti e che non sa più a che cosa aspettarsi da te.
Non ingannarti, questa tappa rappresenta una separazione più importante con ciò che era la tua vita “prima”. È un bene, poiché stai andando finalmente verso te stesso. Lungo il cammino incrocerai degli esseri che vivono lo stesso risveglio e che ti stimoleranno, ma qualche volta questo ha un prezzo da pagare: l’allontanamento di quelli con chi una volta condividevi la stessa influenza della società basata sull’ego. Capiterà anche che sarai per loro un catalizzatore e certi ti seguiranno, ma altri si allontaneranno irrimediabilmente, è così, non costringere niente e nessuno, rispetta la strada scelta di tutti.

Al livello collettivo è la stessa cosa. Chi non dorme è in grado di osservare in questo periodo la separazione che peggiora tra i due mondi: il vecchio mondo legato alle energie che l’hanno mosso fino lì, e con lui quelli che vi si aggrappano con forza, e il nuovo, che non spunta da nessuna rovina del precedente, ma che manifesta la sua nascita a partire da una consapevolezza del tutto nuova, e come un’arborescenza si sparge in modo esponenziale in proporzione al numero di esseri che si risvegliano.
A questo punto del processo della tua guarigione e del tuo ricollegamento al tuo vero essere, sei già in grado di ritrovare vecchie memorie che risalgono alla superficie come le bolle di metano dal fondo degli oceani. Alcune di queste memorie, riesumate, hanno partecipato alla tua guarigione, altre ti hanno offerto semplicemente delle indicazioni sulle tue vite passate, o, più utili, ti hanno riaperto l’accesso agli archivi di un sapere che ritorna ora naturalmente.
Contemporaneamente, le tue percezioni si allargano a ciò che era fino lì invisibile, certe capacità possono già comparire, come la telepatia (spesso una delle prime a manifestarsi), così come la capacità di guarire altre persone, o ancora visioni inesplicate, delle incursioni in altre dimensioni dove stai recitando un’altra parte… e di altre percezioni ancora.
È la tua eredità, ti appartiene e saprai che cosa farne al momento giusto, nell’interesse di tutti. Non preoccuparti se niente di tutto questo si manifesta ancora, ognuno segue una strada di vita che è la sua e non fa bene confrontarla con quella degli altri, poiché questo paragone non ha alcun senso. Non è così che va misurata la strada compiuta in questo processo dell’ascensione
Questa tentazione del paragone è realmente ingannevole e richiede una grande vigilanza. Prima perché alimenta un’altra faccia dell’ego che si chiama spesso “l’ego spirituale”: diciamo che quando l’ego si rende conto di perdere terreno nel suo elemento materiale, il suo potente istinto di sopravvivenza lo guida verso altre influenze da esercitare. Sarà dunque per lui molto facile girarsi verso l’elemento spirituale, poiché vede la tua coscienza superiore prendere questa direzione senza poter impedirlo.
Vi racconterò un aneddoto.
Una volta in Tebaide, quando i primi monasteri cristiani sono apparsi nel V secolo, i monaci che erano ghiotti di ascesi e altre penitenze, avevano al refettorio la spiacevole tendenza a mangiare sempre meno rispetto al vicino per dimostrare in questo modo la maggior padronanza. Tanto che fu imposto di portare il cappuccio affinché nessuno vedesse il viso del suo vicino e non ne potesse giudicare l’appetito.

Non si conta più oggi il numero degli ”risvegliati » che sono stati intrappolati in questa maniera dal proprio ego. I più carismatici finiscono come guru, i più discreti smarriscono la propria umiltà e non sono più in grado di rimettersi in questione, perdendo così il proprio discernimento, si lasciano ingannare dalle proprie capacità nuove, e trascinano nella loro scia alcuni che sono ancora più vulnerabili.

L’umiltà è una potente luce nell’oscurità. E’ un Sole che vede il “piccolo”” in questo mondo diventare “immenso” nell’altro. Quando tutto sembra diventare complicato e il discernimento viene a mancare, quando i dubbi risalgono e la sete di controllo prosciuga di nuovo il palato, l’umiltà conduce l’essere con dolcezza verso l’altare dell’abbandono, che è la soglia suprema dove investe la pienezza del suo abito di luce.
L’abbandono è la nuca che si offre nuda al divino in sé. È la fede estrema, ed è la pienezza di una gioia serena e profonda.

La Luce
Qualcuno ha detto, molto tempo fa, che ci saranno molti chiamati e pochi eletti. La ragione è che le trappole che ci siamo inventate collettivamente sono molte e variegate. Ma non serve preoccuparsi, qualunque sia il ritmo dei nostri passi, tutti ritroveranno il proprio essere divino presto o tardi, nessuno sarà lasciato mai sul bordo della strada, sii certo di questo.
Non dimenticare fratello mio, sorella mia, che siamo dei nomadi un po’ pazzi, pieni di brio e di gioia. Abbiamo deciso molto tempo fa, contro venti e maree, di vivere quest’ampio palcoscenico che è la Terra, indossando a seconda delle nostre vite tanti tipi di maschere e di scenari, tutti destinati a riempirci di un’esperienza nuova, e ancorare nella materia una luce che non conosceva.
Ora che la rappresentazione sta per concludersi finalmente, e che il sipario sta per cadere, andiamo a fare qualcosa di molto bello con ciò che abbiamo imparato, qui su questa Terra molto amata, il suo vero nome in seno all’universo è “Urantia Gaïa”.
Ti dirò una cosa fratello mio, sorella mia, quello che abbiamo fatto e di cui possiamo rallegrarci. Abbiamo tutti insieme accettato di abbandonare un giorno il nostro mondo dell’etere per investire un po’ alla volta la materia fino a incarnarsi in un corpo, dimenticando volontariamente tutto ciò che eravamo. Ci siamo lasciati manipolare da esseri che hanno fatto di tutto per separarsi sempre più irrimediabilmente dal nostro essere divino. Sono perfettamente riusciti a trasformarci nei loro schiavi ignoranti e creduli, poiché il nostro sentimento di separazione è cresciuto a dismisura.
In quest’oscurità fitta abbiamo dovuto immaginare che esistesse qualcos’altro rispetto al mondo diventato il nostro e che avevamo la capacità di evolvere.
Hai un’idea, fratello mio, sorella mia, di quante vite e sofferenze dell’ego sono state necessarie? 
Ma lì in fondo alla melma più profonda, nel buio assoluto, piedi e mani legati, con giusto l’aria che ci occorreva per alcuni istanti di sopravvivenza nei polmoni, abbiamo saputo riconoscere la fiamma indistruttibile che non ci ha mai abbandonata, e di tutta la volontà di ognuna delle cellule del nostro corpo, ne abbiamo penetrato un po’ alla volta l’incandescenza. Grazie all’immenso potere di libertà che ha distillato in noi, siamo risaliti verso la superficie rompendo una a una le nostre catene fino a trascendere tutti i limiti imposti.
In altri regni, che sono anche la nostra eredità in tutta questa grande storia, legioni di esseri di luce ci hanno aiutato con tutta la forza infinita del loro amore, e si sono rallegrati, con uno stupore crescente, per ogni passo che abbiamo trovato la forza di fare verso di loro, verso di noi.
Non credere fratello mio, sorella mia, quelli che dicono che abbiamo perso il treno, che ci siamo svegliati troppo tardi. Certo avremmo potuto fare meglio e tutta la fine della storia avrebbe potuto svolgersi diversamente. Sii certo tuttavia che ogni cosa è sempre giusta nella scala dell’orologeria cosmica, e che alla partenza, con la perdita della nostra identità, intrappolati in questa dimensione non unificata, separata del cosmo, le nostre probabilità erano veramente minime.

Rallegrati dunque, fratello mio, sorella mia, senza orgoglio ma con la sobria fierezza della strada compiuta. Sei sulla soglia. Stai per ritornare a essere l’essere di luce che sei sempre stato, l’essere divino che va umilmente a vivere l’eredità unica di “Urantia Gaïa”, con la quale cammini cuore a cuore nella tua ascensione.
All’alba dei “Soli” del nuovo mondo che sta per spiegare le sue ali, stai già scoprendo il tuo vero potere creatore… e  tutto si farà ora in coscienza e in gioia, nell’amore trasceso del divino in te.
Fraternamente,
© Il Traghettatore – 11.05.2011 – Tradotto da Angie & Stéphanie - Versione originale francese
> Altri articoli tradotti in italiano
http://www.urantia-gaia.info
> La riproduzione di quest’articolo è autorizzata a condizione di non associarlo a fini commerciali, di rispettare l’integralità del testo e di citare la fonte.




























domenica 8 aprile 2012

Il Perdono è la tua Porta per il Paradiso




Video ispirata da una poesia di Rabindranath Tagore.


Buona Pasqua a Tutti !!!


Go not to the temple to put flowers upon the feet of God,

First fill your own house with the Fragrance of love.

Go not to the temple to light candles before the altar of God,

First remove the darkness of sin from your heart.

Go not to the temple to bow down your head in prayer,

First learn to bow in humility before your fellowmen.

Go not to the temple to pray on bended knees,

First bend down to lift someone who is down-trodden.

Go not to the temple to ask for forgiveness for your sins,

First forgive from your heart those who have sinned against you. 

Traduzione:
Va non al tempio per mettere i fiori ai piedi di Dio,

Prima riempi la tua casa con la Fragranza dell’Amore.

Va non al tempio per accendere le candele davanti all’altare di Dio,

Prima rimuovi l’oscurità del peccato dal tuo cuore.

Va non al tempio per inchinare la tua testa in preghiera,

Prima inchina la tua testa in umiltà davanti al tuo prossimo.

Va non al tempio per pregare piegato sulle ginocchia,

Prima piegati per offrire sostegno agli oppressi.

Va non al tempio per chiedere perdono per i tuoi peccati,

Prima perdona dal cuore coloro che hanno peccato contro di te. 

[Fonte]:
     


sabato 7 aprile 2012

Coscienza Cristica

Chi sono dunque gli "Illuminati"?  Ma è evidente! Sono coloro che dalla vita sono stati premiati  avendo provato personalmente cosa significhi
andare 
“aldilà” della mente.


tali persone comprendono pienamente, riconoscono e sono chiaramente consapevoli, che ogni sofferenza (malattia, privazione, mancanza di successo, infelicità) deriva dalla mancanza d’Amore nell’approccio che uno ha verso la vita, le persone, l’ambiente.
La Critica  è il maggiore di tutti gli ostacoli alla felicità interiore, perché è altamente distruttiva. Si riflette nella vita della persona, perché quando giudicate, il giudizio ricade sull’autore, come dice il proverbio. Criticare gli altri interferisce con il loro benessere e, di conseguenza, quando danneggiamo gli altri, anche solo minimamente, di nuovo, il danno ritornerà con gli interessi.
Perciò, quando v’impegnate a seguire la Via di Cristo, dovete capire che si tratta di un cammino di autoanalisi inflessibile, in cui dovete trovare il coraggio d’osservare le vostre azioni alla luce dell’AMORE, disposti a vedere la verità riguardo ai vostri pensieri ed alle vostre emozioni.
Mentre andate avanti sul sentiero, diventerà più facile entrare nella percezione della verità degli altri, di ciò che li spinge, li motiva, li induce a commettere degli errori nelle loro relazioni, nel lavoro e nell’intimità della famiglia. Quanto più riuscirete ad identificarvi con gli altri, capire che cos’è che li motiva, percepire le difficoltà che li spingono a compiere azioni considerate cattive, tanto più elevata diventerà la vostra stessa spiritualità, il vostro senso di compassione e d’amore verso coloro che – ora ve ne renderete conto – stanno in realtà facendo del loro meglio nell’ambiente e nelle circostanze che hanno create per se stessi. Da questo punto di vista diventa sempre più facile chiedere scusa, finché non arriverà il momento in cui, percependo così chiaramente la verità dell’altra persona, non vedete l’ora di perdonare e cancellare dai vostri pensieri ogni tensione e critica a lei diretta. Quando arriverà il vostro momento di “passare oltre”, una persona così illuminata, che vive in pace ed armonia col mondo intero, entrerà in uno stato di beatitudine e gioia estreme. Entra nella Luce senza guardare indietro alla Terra. Finalmente scopre di essere passata in quella dimensione dell’Essere, dove è contenta e perfettamente in pace. Dopo un po’, essa inizierà a scoprire che esistono dimensioni dell’esistenza ancora superiori e si accingerà a preparare, ampliare, espandere la sua coscienza per assorbire vibrazioni ancora più elevate della Coscienza Divina, diventando un trasmettitore ancora più creativo e radioso di

 AMORE INCONDIZIONATO.
Persone simili sono realmente la
COSCIENZA CRISTICA

giovedì 5 aprile 2012

Il Perdono

Il perdono  
è la fragranza 
che la viola lascia 
sul tacco 
che l’ha calpestata. 





Mark Twain

domenica 2 ottobre 2011

Il Paradiso sottosopra § Racconto di Clarissa Pinkola Estes


Riceviamo da Tomoe e pubblichiamo.
.:.

SUL PERDONO
Vi propongo questa storia bellissima, tratta dall’ultimo splendido libro della scrittrice, cantastorie mesemondòk, guaritrice e analista junghiana, Clarissa Pinkola Estes
Il libro si intitola: “Forte è la Donna. Dalla Grande Madre Benedetta insegnamenti per i nostri tempi.”

… C’è una storia, raccontata dalle anziane della nostra famiglia, quelle le cui mani profumano di pasta per il pane e acqua di rose,  due fragranze che, a detta loro, sono ”i profumi del Paradiso”.
Quanto è difficile entrare in Paradiso, se non si entra nell’idea culturale dominante di “chi scende e chi sale”…
Pur senza la minima mancanza di rispetto, nel Vecchio Mondo i preti che davano interpretazioni condiscendenti della Divinità di Dio erano motivo di grande ilarità per la gente dei villaggi, naturalmente dopo che se ne erano andati.
La gente stessa era di una natura incomparabilmente più semplice della nostra, e della Divinità pensava che fosse meglio della persona più buona mai conosciuta su questa Terra, e si basava su questo per essere fedele… con modi e mezzi tali da sorprendere più d’uno.
Ascoltate…








IL PARADISO SOTTOSOPRA
Un giorno Dio Padre, passeggiando per il Paradiso, s’imbatté in due vecchi zingari che, inginocchiati a terra, gettano dadi – dadi d’osso, con i punti impressi sopra a fuoco - scommettendoci su pile di monete.
Dio Padre resta scioccato. Fortemente scioccato.
Scuotendo i venerabili riccioli bianchi, prosegue; di lì a poco s’imbatte in una vecchia india che, seduta all’ombra di un grande albero, si gode un bel sigaro nero.
“Puah…così non va”, commenta Dio Padre. ”Questa non è gente degna di stare qui!”
Più in là un’intera truppa di mocciosi scatenati sguazza in pozzanghere fangose. E più si inzaccherano, più se la godono.
Poi, colmo dei colmi, ecco una coppia che, baciandosi appassionatamente, si giura eterna fedeltà su un libro sacro… che però non è la Bibbia.
La scena successiva lo manda fuori dai gangheri: un gruppo di pittori affresca la cappelletta, e chi stanno dipingendo? Proprio Lui, Dio Padre, ma, roba da non crederci, ciascuno lo rende di un colore, di una razza e persino di un sesso diverso.
“Abominio! Vergogna! Ma che succede qui? “ sbotta Dio Padre. “Tutto ciò deve finire! Com’è che questa gente è riuscita ad entrare nel MIO Paradiso?”
E decide di andare a chiederne il conto a San Pietro, che a quanto pare non fa più il suo dovere con scrupolo.
“Pietro, esigo una spiegazione! Venendo qui ho visto soldati che tremavano perché erano in astinenza e baby prostitute che cantavano lavandosi le alucce nuove. Ho visto confortare uomini e donne che avevano distrutto i loro figli, gente che aveva ancora negli occhi il dolore e la vergogna per le sbronze prese o per aver reciso la vita dalla vita."
“E, colmo della spudoratezza, un gruppo di prelati polemizzare ancora, anche quassù, su chi avesse ragione o torto in faccende ecclesiastiche, laggiù sulla Terra. E… una donna recitare una preghiera mai sentita in vita mia: “O carissima Dio Madre, santo è il tuo nome”. E poi preti giocare con i propri figli, e gente festante e danzante che mi invitava ad unirmi a loro… e un ragazzo che preparava una birra con un profumo così delizioso che a momenti mi scappava un: “Mmmm-mm”.
“O Pietro, il Paradiso è andato all’Inferno? Dappertutto tizi che parcheggiano dove gli pare,  fin sul prato all’inglese all’entrata dell’Eden, e poi si mettono ad armeggiare con i loro motori. E ragazze scosciate, e ragazzini ai quali leggi negli occhi che hanno già visto troppo di tutto, per la loro età.”
“Pietro!!” tuona Dio Padre “Com’è che ammetti gente simile in Paradiso!?  Quelle sono persone che andavano prima spedite in Purgatorio, e per restarci PARECCHIO, anche. Non è giusto che stiano qui in Paradiso!”
E San Pietro: “Caro Dio padre, non hai idea quant’è difficile tenerli fuori. Arrivano alla Porta del Paradiso, io controllo nel Libro… e gli dico: “Il tuo posto è giù… Ma loro mi guardano e mi rispondono: “Nossignore, san Pietro, guardi che si sbaglia. Il mio posto è qua in Paradiso. Mi è stato detto che sarei stato il benvenuto.”
“E com’è che si guadagnano il Paradiso, a dispetto di quanto ho stabilito?”
“Beh,Signore, sai… come dire… non è facile spiegartelo… sono cose delicate…”
“E, via, Pietro, confidati! Lo sai che sono il Misericordioso per definizione. Su, forza, sentiamo!”
“Vabbè, ma non ti piacerà…”
“Come sarebbe: non ti piacerà?” scatta Dio Padre, esasperato. “Parla e basta!”
“D’accordo allora, l’hai voluto tu. Le cose stanno così: questi si presentano alla Porta Principale, io li mando via … una volta, e due, e tre… ma loro fanno il giro dal retro del Paradiso… e là tuo Figlio e Sua Madre li fanno entrare.”

Anteprima immagine




__________________________________________

Link:


domenica 10 luglio 2011

Paradossi e Sofismi § Il perdono

Lo sciocco, non perdona e non dimentica;
L’ingenuo, perdona e dimentica;
Il saggio, perdona ma non dimentica.
(Thomas Szasz)
[Fonte]

Manca
quello che, non perdona ma dimentica perché.
[Fonte]


lunedì 30 maggio 2011

giovedì 5 maggio 2011

Aforismi Diacronici (100)

100. Ci sono certi momenti in cui magari pensiamo di chiedere scusa, perdono a tutte le persone a cui, per un motivo o per un altro, abbiamo procurato della sofferenza.
Certo questa è una cosa buona e giusta ma.... non sarebbe meglio... (pausa)... non sarebbe meglio che chiedessimo scusa proprio a noi stessi? alla parte più elevata, alla nostra Essenza? che abbiamo dimenticato, che non abbiamo ascoltato  che non abbiamo seguito?
Perché, se avessimo ascoltato e seguito la nostra Essenza, probabilmente, adesso non sentiremo, né avremmo bisogno di chiedere scusa a nessuno, perché probabilmente, non ce ne sarebbe alcun bisogno.


.:.

martedì 19 aprile 2011

Tao "Il Perdono"

Il Perdono "Shu"

pubblicata da "Tao" il 18 aprile 2011 alle ore 17.44 su Facebook

 

 

 

 


Un giorno il saggio diede al discepolo un sacco vuoto e un cesto di patate.

“Pensa a tutte le persone che hanno fatto o detto qualcosa contro di te recentemente, specialmente quelle che non riesci a perdonare. Per ciascuna, scrivi il nome su una patata e mettila nel sacco”.

Il discepolo pensò ad alcune persone e rapidamente il suo sacco si riempì di patate.

“Porta con te il sacco, dovunque vai, per una settimana” disse il saggio. “Poi ne parleremo”.

Inizialmente il discepolo non pensò alla cosa. Portare il sacco non era particolarmente gravoso. Ma dopo un po’, divenne sempre più un gravoso fardello. Sembrava che fosse sempre più faticoso portarlo, anche se il suo peso rimaneva invariato. Dopo qualche giorno, il sacco cominciò a puzzare. Le patate marce emettevano un odore acre. Non era solo faticoso portarlo, era diventato anche sgradevole. Finalmente, la settimana terminò. Il saggio domandò al discepolo.

“Nessuna riflessione sulla cosa?”

“Sì, maestro” rispose il discepolo. “Quando siamo incapaci di perdonare gli altri, portiamo sempre con noi emozioni negative, proprio come queste patate. Questa negatività diventa un fardello per noi e, dopo un po’, peggiora.”

“Sì, questo è esattamente quello che accade quando si coltiva il rancore. Allora, come possiamo alleviare questo fardello?”

“Dobbiamo sforzarci di perdonare”.

“Perdonare qualcuno equivale a togliere una patata dal sacco. Quante persone per cui provavi rancore sei capace di perdonare?”

“Ci ho pensato molto, Maestro” disse il discepolo. “Mi è costato molta fatica, ma ho deciso di perdonarli tutti”.

“Molto bene, possiamo togliere tutte le patate. Ci sono altre persone che ti hanno offeso o irritato nell’ultima settimana?”

Il discepolo rifletté per un momento e ammise che ce n’erano. Improvvisamente rimase sgomento, quando si rese conto che il sacco vuoto si sarebbe riempito di nuovo.

“Maestro” chiese, “se continuiamo così, non ci saranno sempre patate nel sacco, settimana dopo settimana?”

“Sì, finché ci saranno persone che diranno o faranno cose contro di te in qualche modo, tu avrai sempre patate”.

“Ma Maestro, noi non potremo mai controllare quello che gli altri fanno. Cosa c’è di buono nel Tao allora?”

“Questo non è ancora il Tao. Quello di cui abbiamo parlato finora è l’approccio convenzionale al perdono. E’ quello che tante filosofie e religioni predicano – dobbiamo costantemente sforzarci di perdonare, perché questa è una virtù importante. Questo non è il Tao, perché non c’è sforzo nel Tao”.

“Allora cosa è il Tao, Maestro?”

“Prova ad immaginarlo. Se le patate sono le emozioni negative, allora cosa è il sacco?”

 

(provate a rispondere prima di continuare a leggere...)

 

“Il sacco è… quello che mi permette di trattenere la negatività. E’ qualcosa dentro di noi che ci fa persistere sui sentimenti offesi… Ah, è il mio tronfio senso di auto-stima”.

“E cosa succede se te ne liberi?”

“Allora… le cose che la gente fa o dice contro di me non sembrano più un gran problema”.

“In tal caso, non avrai nessun nome da scrivere sulle patate. Questo significa niente più peso da portare e niente più puzza. Il Tao del perdono è la decisione cosciente non solo di togliere le patate… ma di abbandonare l’intero sacco”.

 

Fonte:
http://www.facebook.com/notes/tao-%E9%81%93/il-perdono-shu/10150220571507269

.:.

sabato 23 ottobre 2010

Io, Nelson Mandela

LIBRI: Io, Nelson Mandela

Io, Nelson Mandela. Conversazioni con me stesso è un libro straordinario, viene già definito l'evento editoriale dell'anno, ma non definitelo un'autobiografia. Scrive Mandela in una lettera del marzo 1971:
“Rimarrò fedele alla nostra promessa: non dire mai nulla di sconveniente sull'altro […] Il problema, naturalmente, è che gli uomini di maggior successo sono inclini a qualche forma di vanità. Arriva un momento nella vita in cui considerano ammissibile essere egoisti e vantarsi in pubblico dei loro successi. Che simpatico eufemismo per 'elogio di sé'' ha coniato la lingua! Autobiografia...”

Estratto dalla prefazione del presidente Barak Obama:

Di fatto, la sua vita racconta una storia che si erge in netta opposizione al cinismo e alla rassegnazione che così spesso affliggono il nostro mondo. Un prigioniero è diventato un uomo libero; un simbolo di emancipazione è diventato una voce appassionata a favore della riconciliazione; un leader di partito è diventato un presidente che ha promesso la democrazia e lo sviluppo.
“Io, Nelson Mandela” offre uno straordinario contributo al mondo, restituendoci l'immagine dell'uomo Mandela. Presentandoci i suoi diari, le sua lettere, i discorsi, le conversazioni e altri documenti che spaziano attraverso un arco temporale così ampio, questo libro di regala uno scorcio della sua vita [...] . In queste pagine lo vediamo come studioso e politico, come padre di famiglia e amico, come leader visionario e pragmatico. Mandela ha intitolato la sua autobiografia “Lungo cammino verso la libertà”. Ora, questo volume ci aiuta a ripercorrere i passi – e le deviazioni – che ha compiuto durante il viaggio. Fornendoci questo ritratto a tutto tondo, Nelson Mandela ci ricorda di non essere stato un uomo perfetto. Anche lui, come tutti noi, ha i suoi difetti. Ma sono proprio queste imperfezioni che dovrebbero essere d'ispirazione per ciascuno di noi. Perché, se siamo onesti con noi stessi, sappiamo che affrontiamo battaglie piccole e grandi, personali e politiche, per superare la paura e il dubbio, per continuare a impegnarci anche quando l'esito della lotta è incerto, per perdonare gli altri e sfidare noi stessi. La storia raccontata da questo libro – e la storia della vita di Mandela – non è quella di esseri umani infallibili e di un inevitabile trionfo. E' la storia di un uomo disposto a rischiare la vita per ciò in cui credeva e che ha lavorato incessantemente per condurre quel genere di esistenza che avrebbe reso il mondo un posto migliore.
Alla fine, è questo il messaggio di Mandela a ognuno di noi. Per tutti ci sono giorni in cui sembra che cambiare sia impossibile, giorni in cui le avversità delle nostre imperfezioni possono indurci a desiderare di imboccare un sentiero più facile, che eviti le nostre responsabilità verso gli altri. Perfino Mandela ha vissuto giorni come questi. Ma anche quando soltanto un tenue raggio di Sole penetrava in quella cella a Robben Island, riusciva a vedere un futuro migliore, degno del suo sacrificio.
Anche quando ha dovuto fare i conti con la tentazione di cercare vendetta, ha visto la necessità di una riconciliazione e il trionfo dei principi sul mero potere. Anche quando ha raggiunto il meritato riposo, ha continuato a cercare – e continua tuttora – di ispirare i suoi compagni e le sue compagne a mettersi al servizio dell'umanità.
Prima di diventare presidente degli Stati Uniti ho avuto il grande privilegio di incontrare Mandela e dopo la mia elezione ho parlato in varie occasioni con lui al telefono. In genere sono conversazioni brevi: lui è ormai giunto al crepuscolo della sua vita e io devo affrontare il fitto programma di impegni che la mia carica mi impone. Ma sempre, durante queste conversazioni, ci sono momenti in cui traspaiono la gentilezza, le generosità e la saggezza dell'uomo. Quei momenti mi ricordano che dietro la storia che è stata scritta c'è un essere umano che ha scelto di far vincere la speranza sulla paura e di guardare avanti, oltre le prigioni del passato.

____________________________

Fonte:
- http://www.jacopofo.com/libro-io-nelson-mandela-conversazioni-con-me-stesso

Collegamenti
- Al film "Invictus"
 

Mahatma GandhiCuriosità
Singolare che il cambiamento epocale dell'India avviato da Gandhi (basato sul rispetto e la comprensione dell'avversario e sul perdono) sia iniziato proprio in Sudafrica.

«Sii il cambiamento che vuoi vedere avvenire nel mondo.»
Gandhi

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

POST RECENTI DA BLOG SELEZIONATI