Visualizzazione post con etichetta Luce. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Luce. Mostra tutti i post

giovedì 10 marzo 2016

Prima di esercitare la propria autorità sugli altri, è necessario iniziare con un lavoro su se stessi.

http://www.prosveta.it/

giovedi 10 marzo 2016


« Prima di esercitare la propria autorità sugli altri, è necessario iniziare con un lavoro su se stessi. Quando un essere che prima di tutto ha lavorato sui propri figli (ossia le cellule del suo organismo) deve occuparsi di altri figli all’esterno – in quanto genitore, insegnante ecc. – o anche esercitare alcune responsabilità che gli conferiscono un’autorità su persone adulte, queste ultime rimangono colpite dalle sue parole e dai suoi gesti per il loro accento di autenticità. Coloro che egli istruisce, educa o dirige, sentono che quell'essere non sta recitando una parte, ma che è interamente calato sia in quel che dice sia in quel che fa. Ecco perché la sua presenza è magica ed egli ottiene dei risultati. I suoi abitanti, dentro di lui, lo sostengono e gli danno forza, perché egli si è abituato da molto tempo a lavorare in un’unica direzione: il bene, la luce.
Un essere possiede vera autorità solo quando da tutte le sue cellule si sprigiona qualcosa di unificato e armonizzato. Altrimenti, la parte che parla fa udire un certo suono, ma tutto il resto della persona grida il contrario, e gli altri, che lo percepiscono, non possono prenderlo sul serio. »


___________________________________________

venerdì 1 gennaio 2016

I Cicli della Vita e della Coscienza (Aivanhov)


http://www.prosveta.it/

http://www.prosveta.it/
domenica 27 dicembre 2015


« Anche se siete assolutamente convinti della fondatezza del vostro impegno spirituale, talvolta vi sentite stanchi, saturi, al punto da cominciare a dubitare. Vi chiedete se tutti gli sforzi che fate per procedere sul cammino del superamento di sé valgano veramente la pena, e siete tentati di abbandonare tutto. Ebbene, è proprio a quel punto che dovete essere vigili. Cercate soprattutto di raffigurarvi le delusioni che vi attenderebbero se tornaste indietro. Dite a voi stessi: «Va bene, in questo momento sono un po’ stanco, non ho più voglia di avanzare, ma tutto ciò passerà presto; nell'attesa, non posso lasciar perdere».
Nella natura, dopo la primavera viene l’estate, poi l’autunno, l’inverno, e dopo l’inverno viene di nuovo la primavera. Anche nell'essere umano ci sono dei cicli, delle stagioni. Lasciate dunque passare un po’ l’inverno dicendo a voi stessi che in seguito tutto andrà meglio. Ecco come bisogna ragionare. Non abbandonate mai il cammino della luce, poiché un giorno rischiereste di pentirvene, e allora sarà molto più difficile ritrovarlo.  »



___________________________________

venerdì 18 dicembre 2015

IL SOLSTIZIO D’INVERNO - YULE – (Visione Alchemica)

Stonehenge, Wiltshire

Mentre l’anno volge al termine, le notti si allungano e le ore di luce sono sempre più brevi, fino al giorno del Solstizio invernale. II respiro della natura è sospeso, nell’attesa di una trasformazione e il tempo stesso pare fermarsi. E’ uno dei momenti di passaggio dell’anno, forse il più drammatico e paradossale: l’oscurità regna sovrana, ma nel momento del suo trionfo cede alla luce che, lentamente, inizia a prevalere sulle brume invernali. Dopo il Solstizio, la notte più lunga dell’anno, le giornate ricominciano poco alla volta ad allungarsi.
Come tutti i momenti di passaggio, Yule è un periodo carico di valenze simboliche e magiche, dominato da miti e simboli provenienti da un passato lontanissimo.

Il Natale e’ la versione cristiana della rinascita del sole, fissato secondo la tradizione al 25 dicembre dal papa Giulio I (337 -352) per il duplice scopo di celebrare Gesù Cristo come “Sole di giustizia” e creare una celebrazione alternativa alla piö popolare festa pagana. Sin dai tempi antichi dalla Siberia alle Isole Britanniche, passando per l’Europa Centrale e il Mediterraneo, era tutto un fiorire di riti e cosmogonie che celebravano le nozze fatali della notte più lunga col giorno più breve.
Due temi principali si intrecciavano e si sovrapponevano, come i temi musicali di una grande sinfonia. Uno era la morte del Vecchio Sole e la nascita del Sole Bambino, l’altra era il tema vegetale che narrava la sconfitta del Dio Agrifoglio, Re dell’Anno Calante, ad opera del Dio Quercia, Re dell’Anno Crescente.
Un terzo tema, forse meno antico e nato con le prime civiltá agrarie, celebrava sullo sfondo la nascita-germinazione di un Dio del Grano… Se il sole è un dio, il diminuire del suo calore e della sua luce è visto come segno di vecchiaia e declino. Occorre cacciare l’oscuritá prima che il sole scompaia per sempre. Le genti dell’antichità, che si consideravano parte del grande cerchio della vita, ritenevano che ogni loro azione, anche la più piccola, potesse influenzare i grandi cicli del cosmo. Così si celebravano riti per assicurare la rigenerazione del sole e si accendevano falò per sostenerne la forza e per incoraggiarne, tramite la cosiddetta “magia simpatica” la rinascita e la ripresa della sua marcia trionfale.
Presso i celti era in uso un rito in cui le donne attendevano, immerse nell’oscurità, l’arrivo della luce-candela portata dagli uomini con cui veniva acceso il fuoco, per poi festeggiare tutti insieme la luce intorno al fuoco.
Yule, o Farlas, è insieme festa di morte, trasformazione e rinascita. Il Re Oscuro, il Vecchio Sole, muore e si trasforma nel Sole Bambino che rinasce dall’utero della Dea: all’alba la Grande Madre Terra dá alla luce il Sole Dio.
La Dea è la vita dentro la morte, perche’ anche se ora À regina del gelo e dell’oscuritá, mette al mondo il Figlio della Promessa, il Sole suo amante, che la rifeconderá riportando calore e luce al suo regno. Anche se i più freddi giorni dell’inverno ancora devono venire, sappiamo che con la rinascita del sole la primavera ritorna.

La pianta sacra del Solstizio d’Inverno è il vischio, pianta simbolo della vita in quanto le sue bacche bianche e traslucide somigliano allo sperma maschile. Il vischio, pianta sacra ai druidi, era considerata una pianta discesa dal cielo, figlia del fulmine, e quindi emanazione divina. Equiparato alla vita attraverso la sua somiglianza allo sperma, ed unito alla quercia, il sacro albero dell’eternitá, questa pianta partecipa sia del simbolismo dell’eternitá che di quello dell’istante, simbolo di rigenerazione ma anche di immortalitá. Ancora oggi baciarsi sotto il vischio èun gesto propiziatorio di fortuna e la prima persona a entrare in casa dopo Farlas deve portare con se’ un ramo di vischio. Queste usanze solstiziali sono state trasferite al gennaio, il Capodanno dell’attuale calendario civile.

Come celebrare Farlas o Yule
La natura in questo tempo si riposa per prepararsi a vivere un nuovo ciclo e anche per noi sarebbe fisicamente opportuna una pausa, approfittando magari delle vacanze natalizie per dedicarci alla lettura, alla meditazione, a esercizi di rilassamento.
Una cosa piacevole sarebbe l’idromassaggio, una pratica rilassante e al tempo stesso simboleggiante le acque uterine da cui vogliamo rinascere per l’anno a venire. Purtroppo tutto congiura contro un salutare riposo solstiziale. Infatti questo periodo dell’anno, per l’accumularsi di celebrazioni, feste e acquisti di regali può portare a stress e ansia. La forzata allegria, la routine quotidiana, il consumismo esaperato, sono tutti elementi che possono condurre a sentimenti di depressione e isolamento. 
Tuttavia, se ricordiamo che questo tempo è quello in cui siamo più lontani dal sole e contemporaneamente anche consapevoli della sua rinascita, possiamo provare a trattenere questa piccola luce in noi. Il Solstizio può essere per noi un momento molto calmo e importante, in cui nella silenziosa e oscura profonditá del nostro essere, noi contattiamo la scintilla del nuovo sole. Questa è anche una opportunitá per gioire e abbandonarci a sentimenti di ottimismo e di speranza: come il sole risorge, anche noi possiamo uscire dalle tenebre invernali rigenerati.

Ci sono tanti modi per celebrare a livello spirituale questa festa: possiamo decorare la nostra casa con le piante di Farlas oppure fare un albero solstiziale. Non un solito albero natalizio, bensì un albero decorato con tante piccole raffigurazioni del sole.
VISCHIO2
O ancora possiamo alzarci all’alba e salutare il nuovo sole. Si possono accendere candele o luci per rappresentare la nascita delle nostre speranze per il nuovo anno.
Possiamo anche compiere una celebrazione più rituale, con l’accensione del ciocco. Anche se non abbiamo un caminetto in casa possiamo accenderlo nel nostro giardino, o in un prato insieme ai nostri amici. Si prende un grosso pezzo di legno di quercia e lo si orna con rametti di varie piante: il tasso (a indicare la morte dell’anno calante), l’agrifoglio (l’anno calante stesso), l’edera (la pianta del dio solstiziale) e la betulla (l’albero delle nascite e dei nuovi inizi).
Si legano i rametti al ciocco usando un nastro rosso. Se abbiamo celebrato questo rito anche l’anno precedente e abbiamo un pezzo non combusto del vecchio ciocco, accenderemo il fuoco con questo. Si dice: “Come il vecchio ciocco è consumato, così lo sia anche l’anno vecchio”. Quando il ciocco prende fuoco si dice: “Come il nuovo ciocco è acceso, così inizi il nuovo anno”. Una volta che il fuoco è acceso osserviamo le sue fiamme e meditiamo sulla rinascita della luce e sulla nostra rinascita interiore. Accogliamo le nostre speranze, i nostri sogni per il futuro e salutiamo questa luce dicendo: “Benvenuta, luce del nuovo sole!”.
Brindiamo con vin brulè e consumiamo dolci, lasciando una parte del nostro festino per la Madre Terra. Più tardi le ceneri del ciocco potranno essere sparse nel nostro giardino o nei vasi delle piante che teniamo in casa per propiziare la salute e la fertilitá della vegetazione.

Un altro modo per celebrare Farlas è quello del ramo dei desideri, un rituale della tradizione celtica bretone. Nove giorni prima del Solstizio occorre procurarsi un ramo secco di buone dimensioni, pitturarlo con vernice dorata e appenderlo nell’anticamera della propria abitazione, con un pennarello e alcune strisce di carta rossa da tenere lœ vicino. Chiunque entri in casa se vuole, potrá scrivere un proprio desiderio su una striscia di carta, che verrá ripiegata per garantire la segretezza del desiderio e legata al ramo con un nastrino colorato. Quando nove giorni dopo si accende il fuoco del Solstizio (nel caminetto di casa o con un falò nel giardino o nel campo) il ramo viene sistemato sulla legna da ardere e i desideri che sono appesi ad esso bruciando saliranno col fumo sempre più in alto, finche’ verranno accolti da entitá celesti e chissá, forse esauditi. Per quanto riguarda il cibo, gli alimenti tradizionali sono le noci, la frutta come mele e pere, i dolci con il cumino dei prati, bagnati col sidro. Le bevande adatte sono il Wassil, il Lambswool, il té di ibisco o di zenzero.
Olio per Yule 
5mL di olio di pino
5mL di olio di cannella
5mL di olio di oliva
1 cucchiaio di radice di zenzero rotta a piccoli pezzi
3 cucchiai di sale marino
Usatelo per ungere le candele (la cannella irrita la pelle!)

Il Vischio
Era molto importante per i Gallo-Celti. Le consuetudini sull’uso del vischio come elemento apportatore di buona sorte derivano in effetti in buona parte dalle antiche tradizioni celtiche, costumi di una popolazione che considerava questa pianta come magica (perché, pur senza radici, riusciva a vivere su un’altra specie) e sacra. Lo poteva raccogliere infatti solo il sommo sacerdote, con l’aiuto di un falcetto d’oro. Gli altri sacerdoti, coperti da candide vesti, lo deponevano (dopo averlo recuperato al volo su una pezza di lino immacolato) in una catinella (pure d’oro) riempita d’acqua e lo mostravano al popolo per la venerazione di rito. E per guarire (per i Celti il vischio era “colui che guarisce tutto; il simbolo della vita che trionfa sul torpore invernale) distribuivano l’acqua che lo aveva bagnato ai malati o a chi, comunque, dalle malattie voleva essere preservato. I Celti consideravano il vischio una pianta donata dalle divinità e ritenevano che questo arboscello fosse nato dove era caduta la folgore, simbolo della discesa della divinità sulla terra. Plinio il Vecchio riferisce che il vischio venerato dai Celti era quello che cresceva sulla quercia, considerato l’albero del dio dei cieli e della folgore perché su di esso cadevano spesso i fulmini. Si credeva che la pianticella cadesse dal cielo insieme ai lampi. Questa congettura – scrive il Frazer nel suo “Ramo d’oro” – è confermata dal nome di “scopa del fulmine” che viene dato al vischio nel cantone svizzero di Argau. “Perché questo epiteto – continua il Frazer – implica chiaramente la stessa connessione tra il parassita e il fulmine; anzi la scopa del fulmine è un nome comune in Germania per ogni escrescenza cespugliosa o a guisa di nido che cresca su un ramo perché gli ignoranti credono realmente che questi organismi parassitici siano un prodotto del fulmine”. Tagliando dunque il vischio con i mistici riti ci si procura tutte le proprietà magiche del fulmine.

Le leggende che considerano il vischio strettamente connesso al cielo e alla guarigione di tutti i mali si ritrovano anche in altre civiltà del mondo come ad esempio presso gli Ainu giapponesi o presso i Valo, una popolazione africana.
Inoltre queste usanze, chiamate anche druidiche (i sacerdoti dei Celti erano infatti i Druidi), continuarono (specie in Francia) anche dopo la cristianizzazione. La natura del vischio, la sua nascita dal cielo e il suo legame con i solstizi non potevano infatti non ispirare ai cristiani il simbolo del Cristo, luce del mondo, nato in modo misterioso. “Come il vischio è ospite di un albero, così il Cristo – scrive Alfredo Catabiani nel suo “Florario” – è ospite dell’umanità, un albero che non lo generò nello stesso modo con cui genera gli uomini”.

L’albero Solstiziale e l’albero di Natale
Sono origini molto antiche, quelle che collocano il famoso abete nelle feste del Solstizio d’inverno, ovvero il Natale.
I popoli germanici, lo usavano nei loro riti pagani, per festeggiare il passaggio dall’autunno all’inverno. In seguito era usanza bruciarlo nella stufa, in un rito di magia simpatica (secondo cui il simile attira il simile), in modo che con il fuoco si propiziasse il ritorno del sole.
Fu scelto l’abete perché è un albero sempre verde, che porta speranza nell’animo degli uomini visto che non muore mai, neppure nel periodo più freddo e difficile dell’anno.
Era un simbolo fallico, di fertilità ed abbondanza associato alle divinità maschili di forza e vitalità. Ecco che addobbarlo, prendeva quindi i connotati di un piccolo rito casalingo che portava fortuna ed abbondanza alla famiglia.
Il Solstizio d’inverno, è il momento in cui la divinità maschile muore, per poi rinascere in primavera. Questo ciclo di morte-nascita, lo si ritrova in moltissime culture, oltre quella cristiana. E’ presente in Egitto, con la morte di Osiride e nel mito di Adone che si evirò proprio sotto ad un pino.

Addobbare l’albero di Natale con le luci, accendendolo di mille riflessi, ricorda il rituale del grande falò dell’abete, che spesso si prolungava fino all’attuale festa della Befana. In alcune popolazioni europee, con il fuoco dell’abete, si bruciava simbolicamente le negatività del passato, e le streghe leggevano nel fuoco i presagi per il futuro. La tradizione dell’albero prese piede in Italia nel 1800, quando la regina Margherita, moglie di Umberto I, ne fece allestire uno in un salone del Quirinale, dove la famiglia reale abitava. La novità piacque moltissimo e l’usanza si diffuse tra le famiglie italiane in breve tempo.
Molte leggende cristiane sono poi nate nel tempo attorno all’albero di Natale, come quella americana che racconta di un bambino che si era perso in un bosco alla vigilia di Natale si addormentò sotto un abete. Per proteggerlo dal freddo, l’abete si piegò fino a racchiudere il bambino tra i suoi rami. La mattina i compaesani trovarono il bambino che dormiva tranquillo sotto l’abete, tutto ricoperto da cristalli che luccicavano alla luce del sole. In ricordo di quell’episodio, cominciarono a decorare l’albero di Natale. Quest’anno, non acquistate alberi vivi, i tempi sono cambiati e non è proprio il caso di far soffrire una pianta per egoismo e piacere personale!

sabato 12 dicembre 2015

INIZIAZIONE

http://www.prosveta.it/

sabato 12 dicembre 2015

« L’Iniziazione è un lavoro sulla memoria. L’attività del discepolo di una Scuola iniziatica ha senso unicamente se egli comincia col cercare di ricordasi del mondo di luce dal quale è disceso e al quale deve un giorno ritornare. Grazie alle verità e ai buoni influssi che riceve, e con l’aiuto delle entità del mondo invisibile, egli riesce a ritrovare in se stesso le tracce di quel Paradiso perduto e vive questa memoria come la più grande benedizione.

Egli deve anche ricordarsi delle sofferenze che ha patito, come pure degli errori che ha commesso e dei debiti che ha contratto, poiché un giorno dovrà ritrovare tutti gli esseri che ha danneggiato, al fine di riconciliarsi con loro e riparare ai torti fatti, per poter liquidare il suo karma. È questo il compito che attende il discepolo, ed è questo il compito che attende tutti gli esseri umani. Solo chi è riuscito a correggere i propri errori e a riparare al male che ha fatto viene ammesso definitivamente nell’assemblea dei figli di Dio. » 

giovedì 27 agosto 2015

Cos'è l'Amore? (secondo Albert Einstein)


Quando proposi la teoria della relatività, pochissimi mi capirono, e anche quello che rivelerò a te ora, perché tu lo trasmetta all’umanità, si scontrerà con l’incomprensione e i pregiudizi del mondo. Comunque ti chiedo che tu lo custodisca per tutto il tempo necessario, anni, decenni, fino a quando la società sarà progredita abbastanza per accettare quel che ti spiego qui di seguito.


Vi è una forza estremamente potente per la quale la Scienza finora non ha trovato una spiegazione formale. È una forza che comprende e gestisce tutte le altre, ed è anche dietro qualsiasi fenomeno che opera nell’universo e che non è stato ancora individuato da noi.

Questa forza universale è l’Amore.

Quando gli scienziati erano alla ricerca di una teoria unificata dell’universo, dimenticarono la più invisibile e potente delle forze.

L’amore è Luce, visto che illumina chi lo dà e chi lo riceve.
L’amore è Gravità, perché fa in modo che alcune persone si sentano attratte da altre.
L’amore è Potenza, perché moltiplica il meglio che è in noi, e permette che l’umanità non si estingua nel suo cieco egoismo.
L’amore svela e rivela. Per amore si vive e si muore.

Questa forza spiega il tutto e dà un senso maiuscolo alla vita.

Questa è la variabile che abbiamo ignorato per troppo tempo, forse perché l’amore ci fa paura, visto che è l’unica energia dell’universo che l’uomo non ha imparato a manovrare a suo piacimento.
Per dare visibilità all’amore, ho fatto una semplice sostituzione nella mia più celebre equazione. Se invece di E = mc^2 accettiamo che l’energia per guarire il mondo può essere ottenuta attraverso l’amore moltiplicato per la velocità della luce al quadrato, giungeremo alla conclusione che l’amore è la forza più potente che esista, perché non ha limiti. Dopo il fallimento dell’umanità nell’uso e il controllo delle altre forze dell’universo, che si sono rivolte contro di noi, è arrivato il momento di nutrirci di un altro tipo di energia.

Se vogliamo che la nostra specie sopravviva, se vogliamo trovare un significato alla vita, se vogliamo salvare il mondo e ogni essere senziente che lo abita, l’amore è l’unica e l’ultima risposta.
Forse non siamo ancora pronti per fabbricare una bomba d’amore, un artefatto abbastanza potente da distruggere tutto l’odio, l’egoismo e l’avidità che affliggono il pianeta.

Tuttavia, ogni individuo porta in sé un piccolo ma potente generatore d’amore la cui energia aspetta solo di essere rilasciata. Quando impareremo a dare e ricevere questa energia universale, Lieserl cara, vedremo come l’amore vince tutto, trascende tutto e può tutto, perché l’amore è la quintessenza della vita.

Sono profondamente dispiaciuto di non averti potuto esprimere ciò che contiene il mio cuore, che per tutta la mia vita ha battuto silenziosamente per te.
Forse è troppo tardi per chiedere scusa, ma siccome il tempo è relativo, ho bisogno di dirti che ti amo e che grazie a te sono arrivato all’ultima risposta.

Tuo padre Albert Einstein

FONTE: http://thepolloweb.blogspot.it/2015/07/cose-lamore-albert-einstein.html 


domenica 6 aprile 2014

Il Guerriero della Luce (P. Coelho)

Il guerriero della Luce a volte lotta con chi ama.
Ha imparato che il silenzio esprime l’equilibrio assoluto del corpo dello spirito e dell’anima.
Il Guerriero non tenta di sembrare. Egli è. Conosce il proprio valore e non lotta mai con chi non merita l’onore del combattimento. Poiché crede nei miracoli essi avvengono.
Il Guerriero della luce a volte lotta
I Guerrieri della Luce hanno sempre un bagliore nello sguardo. Essi nel mondo fanno parte della vita di altri uomini, e hanno iniziato il loro viaggio senza bisaccia ne sandali. In molte occasioni sono codardi. Non sempre agiscono correttamente. Soffrono per cose inutili. Assumono atteggiamenti meschini e a volte si ritengono incapaci di crescere.Sovente si credono indegni di ogni benedizione o miracolo. Non sempre sono sicuri di ciò che stanno facendo. Molte volte trascorrono la notte in bianco pensando che la loro vitanon abbia alcun significato.
Per questo sono Guerrieri della Luce, perché sbagliano, perché si interrogano, perché cercano una ragione e sicuramente la troveranno.
Il Guerriero della Luce medita. Si siede in un angolo tranquillo della sua tenda e si abbandona alla Luce divina.
Nel farlo cerca di non pensare a niente, si distacca dalla ricerca del piacere, dalle sfide e dalle rivelazioni, e lascia che i doni e i poteri si manifestino anche se al momento non li avverte.
Questi poteri si stanno impossessando della sua esistenza e influiranno sulla sua vita quotidiana.
Mentre medita il Guerriero non è se stesso, ma una particella dell’anima del mondo. Sono questi i momenti che gli permettono di comprendere le sue responsabilità e di agire in base ad esse.
Il Guerriero della Luce non ha paura, prosegue dritto e spedito la sua missione, verso la sua fonte originaria. La Luce.

domenica 18 agosto 2013

“L’uomo ha ripreso a cantare. L’ora è venuta!”

 

 

 

 

Una volta, secondo un’antica leggenda, un messaggero giunse da un mondo lontano per stabilire fra gli uomini uguaglianza, fraternità e gioia. Da lungo tempo gli uomini avevano dimenticato i loro canti. Erano immersi come in un torpore d’odio. Il messaggero proibì gli affollamenti e l’oscurità, soffocò le infezioni, e ridiede gioia al lavoro. L’odio si placò, e la spada del messaggero fu appesa al muro. Ma tutti tacevano e non sapevano cantare. Allora il messaggero radunò i fanciulli, li condusse nei boschi, e disse loro: “Questi sono i vostri fiori, i vostri ruscelli, i vostri alberi. Nessuno ci ha seguito. Mentre io riposo, riempitevi di gioia”. Quelli allora si avventurarono, timidi, nella foresta. Alla fine il più giovane uscì in un prato e vide un raggio di sole. In quel momento un oriolo giallo emise il suo richiamo. Il piccolo prese a ripeterlo a bassa voce. E subito, pieno di gioia, cantò: “Il sole è nostro!”. Uno a uno i bambini si raccolsero nel prato, e un nuovo inno alla Luce risuonò. Il messaggero disse:

“L’uomo ha ripreso a cantare. L’ora è venuta!”.

(Comunità, 162) 

 

 

Immagini
1. http://www.romaperbambini.it/public/wordpress/wp-content/uploads/2012/06/kidsareourworld.jpg
2. http://www.zonariviera.altervista.org/images/cantare_fiori800x600.jpg


martedì 4 giugno 2013

Che la LUCE possa Illuminarti

 

 

Che la LUCE possa Illuminarti, Proteggerti, Sostenerti e Indicarti la Via.
Che la LUCE possa Illuminarci, Proteggerci, Sostenerci e Indicarci la Via.

_________________________

Immagine: http://www.animazen.it/images/monade2.jpg

venerdì 1 febbraio 2013

Aforismi Diacronici (140-149)

012912_214007

 

140. Se siamo dei tipi molto ordinati, molto probabilmente, abbiamo una parte nascosta molto disordinata...

141. Impermanenza. Ogni cosa ha la sua durata, dal più piccolo insetto della Terra alla Stella più grande dell'Universo, all'Universo intero…

142. Spesso ci puniamo per colpe che non abbiamo commesso e ci premiamo per meriti che non abbiamo guadagnato.

143. Ma come è possibile che, delle volte, ci facciamo male da soli!?

144. Anche percorrendo dei sentieri spirituali spesso si incontrato delusioni, amarezze e disinganni, allora, forse,  dovremmo chiederci se non li abbiamo affrontati carichi di illusioni, sentimentalismi e credulità.

145. La solidarietà umana oscilla tra "Non sono fesso e non mi lascio fregare" e "Quanto sono bravo , quanto sono buono". Poi c'è quella solidarietà che possiamo definire "divina" e, allora, il discorso è un altro...

146. Per gli Egizi la Morte era: "Uscita alla Luce".

147. Certe volte la vita somiglia ad un garage: se fosse qualche centimetro più grande la manovra verrebbe perfetta...

148. Avete notate che di moltissime cose si possono vedere tante sfaccettature? E che spesso tendiamo a vederne solo una?

149. Sorridi alla vita, che la vita ti sorride,
e se non ti sorride, sorridi lo stesso,
sorridi a te stesso...

di Resalvato


martedì 15 gennaio 2013

Il Portatore di Luce (di Paul Ferrini)



"L'umano deve morire in modo che il divino possa nascere. Non perché non vada bene, ma perché è il guscio che contiene lo spirito, è il bozzolo che trattiene le ali della farfalla.

Tuttavia, non devi attendere fino al momento della tua morte fisica per vedere morire l'umano. Esso può morire nel divino proprio adesso, se sei disposto a smettere di fare la vittima, di resistere, di difenderti, di nasconderti e di proiettare i sensi di colpa.

Non potrai volare finché non sarai disposto a rivendicare le tue ali. Quando lo farai, non potrai rimanere nelle oscure ombre della tua paura. La scelta è tua. Come farai a scegliere? Cosa vorrai diventare: vittima o angelo? Tra i due non c'è nulla! Ciò che sembra esistere è solo la carcassa umana: è l'essere che non ha ancora scelto, è il bruco che sogna le sue ali.

Solo quando saprai di essere il portatore di luce, allora l'oscurità potrà svanire. Ma prima di poter diventare il portatore di luce devi attraversare i tuoi luoghi oscuri: il portatore di luce non nega il buio, lo attraversa.

Nel momento in cui non esiste una cosa, in te stesso o negli altri, che temi di guardare, il buio non avrà più avere la sua presa su di te. Allora potrai attraversare il buio e potrai giungere fino alla luce. Fingere di essere un portatore di luce prima di avere affrontato le proprie paure significa essere un impostore, essere un guaritore malato, essere un ipocrita.

Tutti i guaritori non guariti, alla fine, devono scendere dal loro falso piedistallo. Dove la luce è una finzione, è solo il buio a prevalere. Per essere la luce devi saper accogliere il buio a braccia aperte. Il tuo buio e quello di ogni altro. Devi venire a patti con la mente ego e saperne vedere l'assoluta futilità.

Devi imparare a guardare la paura con l'amore nel cuore: devi saper guardare la tua paura, quella di tua sorella, quella dello stupratore o quella dell'assassino. Devi capire che tutte le paure sono uguali, perché tutte le paure sono prodotte solo dalla mancanza d'amore. L'amore è la sola risposta al tuo profondo senso di separazione. Non l'amore di qualcun altro, ma il tuo stesso amore.

Nel prendere in mano la fiaccola della verità e nel portare amore alle parti ferite della tua mente, ti riprendi il tuo potere. Rinuncia a essere una vittima. Non puoi più essere trattato ingiustamente, perché tu sei la fonte dell'amore, dell'accettazione e del perdono.

Da dove viene l'amore? Viene da te. Tu sei la via, la verità e la vita, come lo sono stato io. Non devi più cercare il divino là fuori. Nel benedire te stesso, tutti sono perdonati. Quando giungerà sulla terra il Regno dei cieli? Non appena aprirai il tuo cuore e quando attraverserai le tue paure.

Quando verrà il Messia? Non in un futuro, ma adesso! Adesso finisce la separazione, finisce la proiezione, adesso risuona la campana a morto per la paura. Adesso! Non mettere la salvezza nel futuro o la salvezza non verrà mai. Chiedila ora. Accettala ora. Il Regno di Dio si manifesta solo in questo istante.

Quando verrà il Regno dei cieli? Quando questo momento ti basterà. Quando questo posto ti basterà. Quando questo amico ti basterà. Quando questi eventi e circostanze saranno accettabili. Quando non smanierai per qualcosa di diverso da quello che hai davanti.

Tu, amico mio, sei il Cristo, il Messia, sei colui che porta la salvezza. Sei colui che porta l'amore che hai domandato agli altri, sei colui che porta la liberazione dalla violazione del sé e dalle relazioni violente. Sei il solo che sia in grado di entrare a pieno nella tua esperienza, di possederla e di sollevarla. Tu sei il portatore della luce."

(Paul Ferrini)


Fonte: http://lacompagniadeglierranti.blogspot.com  


Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

POST RECENTI DA BLOG SELEZIONATI