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martedì 2 agosto 2016

Vivere pienamente in questo momento di eterno presente (Eileen Caddy)

Ricorda sempre che tutto è contenuto nel momento di eterno presente. 
Non c’è bisogno di passare del tempo immergendoti nel passato 
o cercando di guardare nel futuro. 
Impara semplicemente a vivere pienamente in questo momento di eterno presente, che contiene la totalità di tutto. 
Quando sarai in grado di farlo non sarai mai insoddisfatto o scontento perché ti renderai conto che tutto è proprio lì, 
nel palmo della tua mano,
in questo momento eterno.

Eileen Caddy 


lunedì 16 febbraio 2015

35 Frasi sulla Felicità che Devi Ricordare Ogni Giorno

"Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell'uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto?
Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l'aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia.
È qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro.
E qualsiasi cosa fa, la fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa. Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti."

- Osho


1. Sorridi ogni volta che ne hai l'opportunità. Non perché la tua vita sia facile, perfetta, o esattamente uguale a come avresti voluto che fosse, ma perché hai scelto di essere felice e riconoscente per tutto ciò che di bello c'è in essa.
2. Un brutto atteggiamento è come una gomma bucata: finché non la cambi non andrai molto lontano.
3. Più sei convinto delle tue scelte, meno hai bisogno che ne siano convinti gli altri.
4. È importante rendere felice qualcuno, ed è ancora più importante iniziare con te stesso. 
5. La vita non consiste tanto nel rendere felici gli altri, quanto piuttosto nel condividere la tua felicità con gli altri. 
6. La felicità non è qualcosa da rimandare a domani, ma qualcosa da scoprire nel presente.
7. Se non ti impegni in nulla di importante non conoscerai mai il tuo valore. 
8. Ciò che ti è stato fatto in passato non ha alcun potere su di te, a meno che non sia tu a volergliene riconoscere.
9. Non preoccuparti troppo di coloro che non si preoccupano di te. 
10. A volte per iniziare un nuovo capitolo della tua vita devi lasciare andare il fardello del passato.
11. Dire addio è uno dei modi più dolorosi per risolvere un problema. Ma a volte è il solo modo che hai a disposizione. 
12. Andare avanti non significa dimenticare, significa scegliere la felicità piuttosto che il dolore. 
13. Smetti di guardare a ciò che hai perso, così potrai vedere ciò che hai.
14. Qualcun altro è felice con molto meno di quello che hai tu. 
15. Parla più delle tue fortune che dei tuoi problemi.
16. Nella vita ottieni ciò che dai. Tutto torna indietro. 
17. Non puoi cambiare il passato, né controllare il futuro, ma puoi sempre decidere come comportarti di fronte agli eventi della vita. 
18. La felicità che provi è direttamente proporzionale all'amore che dai. 
19. Non crederai mai veramente in te stesso se ti continuerai a paragonare agli altri. Impara invece a paragonarti con la persona che eri ieri. 
20. Non sarai sempre punito PER la tua rabbia, ma sarai sempre punito DALLA tua rabbia. 
21. Datti il permesso di allontanarti immediatamente da ciò che ti provoca sensazioni negative. Non c'è bisogno di spiegazioni, semplicemente fidati di ciò che provi. 
22. Una delle più grandi libertà che hai è non preoccuparti di ciò che gli altri pensano di te. 
23. Ricorda, tu hai sempre il controllo dei tuoi pensieri, quindi scegli di sentirti fiducioso e sereno piuttosto che arrabbiato e insicuro.
24. Essere gentile verso te stesso con i pensieri, le parole e le azioni è importante come essere gentile con gli altri. 
25. Sei tu a definire la tua vita. Non lasciare che siano altri a scrivere la storia della tua vita al posto tuo.
26. Non aver paura del cambiamento. A volte perderai qualcosa di buono, ma guadagnerai qualcosa di meglio.
27. Preoccuparti è un'immensa perdita di tempo e di energia. Non serve a nulla, se non a privarti della tua gioia e a limitare la tua capacità di apportare cambiamenti positivi.
28. Se vuoi essere felice, lascia andare il bisogno di avere sempre ragione.
29. Se non ti piace qualcosa, cambiala. Se non puoi cambiarla, cambia il modo in cui pensi ad essa.
30. La vita non deve essere perfetta per essere meravigliosa.
31. Sei al tuo meglio quando indossi il tuo sorriso. Non c'è bellezza paragonabile a quella che viene da dentro di te.
32. Non lasciare mai che una brutta giornata ti induca a pensare che stai vivendo una brutta vita.
33. Dì al comitato della negatività che risiede dentro di te di mettersi seduto e starsene zitto.
34. In un mondo in cui puoi essere chiunque tu voglia, sii te stesso.
35. Soltanto quando ci svegliamo ci rendiamo conto di quanto eravamo addormentati.
FONTE: 
http://www.vivizen.com/2015/02/35-frasi-sulla-felicita-che-devi.html 




















lunedì 19 novembre 2012

NON CERCATE LA VIA DELLO ZEN



Un monaco domandò al maestro:
“Che cos’è lo Zen?”.
“E’ la vita di tutti i giorni”.
”E come posso avvicinarmi ad esso?”.
“Più cerchi di avvicinarti, più te ne allontani”.


Questo è ciò che lo Zen ci dice.
Ci avviciniamo alla "giusta" Via solo vivendo esperienze essenziali, naturali.
E più introduciamo elementi artificiali, mentali, più ce ne allontaniamo. Per questo lo sforzo deliberato, l’intenzione calcolata, ci impedisce di raggiungere l’obiettivo, la meta senza meta, la porta senza porta. Ogni scelta razionale, concettuale, ideologica, si frappone come ostacolo tra noi e la possibilità di essere spontanei e veri, di fluire sereni nell'eterno presente.

“Che cos'è lo Zen” fu chiesto al maestro.
E lui rispose: “Mangia quando hai fame, dormi quando hai sonno”.

Anche se sembra la cosa più banale che esista, solo pochi lo sanno veramente fare. Molti di noi sono sempre altrove con la testa rispetto a ciò che stanno facendo, vivendo, perdendo così la pienezza di ciò che accade, attimo dopo attimo.
Anziché cercare nuovi stimoli, curiamo i fatti essenziali della vita, perché ogni suo momento sia vissuto con consapevolezza.
Lo stesso Zen insegna che la felicità non sta nel fare ciò che desidera, ma nel “desiderare" ciò che si fa, capovolgendo paradossalmente l’ottica con cui il nostro apparato mentale è abituato e condizionato a pensare e ad agire da sempre.






lunedì 9 aprile 2012

Il Risveglio in sé (2) Dal Decondizionamento alla Liberazione (Le Passeur)


Publié le 11 mai 2011 par Le Passeur (Il Traghettatore)
Dal decondizionamento alla liberazione.
Istruzioni per l’uso.
La Guarigione
Guarire è prendere la via della vacuità
Per cominciare, prendi coscienza che la confusione regna nella tua mente. Quante volte non pensi? Cerca un po’. Siamo d’accordo, non spesso, ma quando succede  (sii certo che per molte persone non succede mai) noterai che capita sempre quando sei consapevole nel momento presente. La chiave risiede lì: essere nel momento presente. Se non sei consapevole dell’assurdità della confusione nella tua mente, osserva per un istante di cosa sono fatti i tuoi pensieri, e ti accorgerai che si collocano sempre nel passato o nel futuro. Mai nel presente. E’ come se nella tua mente il presente non esistesse, quando è effettivamente l’unica vera realtà del mondo che percepisci. 
Le tue idee del passato o del futuro consistono a progettare un’energia in un luogo che non esiste. Perché secondo la tua rappresentazione lineare del tempo, che è la tua in questa dimensione, pensi alle cose che non sono più, o pensi alle cose che non sono ancora arrivate e che forse non arriveranno mai. Tuttavia, non sei mai nel momento presente, che è l’unico veramente percettibile da tutto ciò che sei.
Ecco una delle chiavi essenziali della liberazione. Cerca il più spesso possibile la percezione del momento presente nel tuo quotidiano, imparerai così a tranquillizzare la tua mente, ad addomesticare quest’animale selvaggio che ha fatto finora soltanto ciò che ha voluto di te.
Quando sarai peraltro consapevole che ognuno dei tuoi pensieri è un’energia non controllata, se buttata troppo rapidamente nell’universo, se ne va sempre da qualche parte calamitando la sua risonanza. Ti lascio immaginare il grado di inquinamento che un unico essere umano può produrre in una vita. Del resto è una delle cose sui cui sarebbe bene che cominciassimo tutti a lavorare.

Un esercizio semplice per essere nel momento presente è di sederti nella natura, di chiudere gli occhi e di provare pienamente la sua presenza attraverso i tuoi altri sensi, il vento negli alberi, sulla tua pelle, il canto degli uccelli, il volo degli insetti, il calore del sole. Se non ti trovi vicino alla natura, prova nella tua città, certo è meno nutriente ma prendendo coscienza dell’istante presente, avrai la percezione che esiste ovunque e sempre. La sua grande qualità è che insedierà in te un po’ alla volta il silenzio lucido e onnipotente, la vacuità, per ritrovare la vera casa, là dove riposa la tua padronanza persa che sta aspettando il tuo ritorno.
Guarire è prendere la via dell’essere più leggero
Ognuna delle cellule del tuo corpo immagazzina il peso delle tue memorie, quelle di questa vita certo, ma anche quelle delle tue vite precedenti, e addirittura certe trasmesse dalla tua ascendenza – ciò che si chiama le “memorie cellulari”. Immagina un po’ la quantità di emozioni diverse, tra cui certe particolarmente pesanti, che hanno potuto accumularsi durante tutto il tuo percorso nell’incarnazione! 
Il mal-essere, le paure, la malattia, sono le conseguenze dell’energia non armoniosa accumulata in te, che finisce sempre per esprimersi attraverso una o più delle tue zone di ombra, il più delle volte quelle che sono nate dai più grandi dolori, là dove sei più vulnerabile.
Quando avrai individuato le tue zone di ombra e che sarai in grado di identificare le ferite dell’ego che ne sono la causa, avrai sciolto i nodi dei bagagli emozionali che li alimentano. Da lì, i bagagli essendo aperti, ne farai ciò che vuoi a seconda del tuo libero-arbitro, e forse niente se hai deciso di non alleggerirti. Ma nel caso contrario, se hai la volontà di uscire dal gioco e di guarire, la via che ti invito a seguire è quella del perdono e della compassione. Per te come per altri.

È nel perdono sincero e profondo verso le ferite date e le ferite ricevute che potrai allora guarire veramente, così come la compassione per chi ha recitato la parte del carnefice e che è soltanto la vittima delle sue ferite, anche se talvolta sei stato tu questo carnefice.
Non dimenticare che nel lungo percorso delle tue vite su questa Terra, hai qualche volta posto la testa sul ceppo, e qualche volta hai tenuto l’ascia. E’ stata la via per ognuno di noi senza eccezione, Abbiamo dovuto sperimentare pienamente le due polarità della dualità, e abbiamo quindi assegnato le parti fino lì col nostro pieno consenso nel rispetto dell’equilibrio delle energie opposte, in altro modo detto le leggi del karma.
Cosa sono queste zone di ombra in te?
Sono tutti i tuoi atteggiamenti, i tuoi comportamenti, le tue reazioni che provocano in te e/ o per altri dei dolori, delle malattie e dei sentimenti non voluti, dunque di natura tale da allontanarti un po’ di più dal tuo essere divino.
Non è molto difficile guardarti dentro. Chiediti per esempio perché ti arrabbi in tale situazione o rispetto a tale discussione. Osserva tutte le volte in cui questo è successo e risali al sentimento che ha provocato la tua collera.
Che cosa provavi allora, quale parola o quale situazione ha scatenato la tua reazione?
Che cosa ti ha ricordato, quale immagine ti è venuta?
Pratica così in ogni circostanza e avrai delle eccellenti probabilità di esumare la ferita non guarita che c’è dietro. E se questa non viene alla luce subito, perché risale a più lontano forse un’altra vita di cui non raggiungi il ricordo, fidati della vita affinché ti riveli presto come rimediarci. Che tu lo voglia o no, hai in questo mondo come al di là di questo mondo delle guide che sono lì per te e chiedono soltanto di aiutarti.
Sulla via del risveglio, le cose accadono sempre così, la grande legge della sincronicità si applica a ogni sollecitazione dell’essere sulla strada. Incrocerai sempre la persona, il libro o il film che risponderà a una delle tue domande sincere. E se sai osservare la natura, troverai molto spesso i segni che ti saranno utili.

Cosa fare quando identifichi una delle cause di una delle tue zone di ombra?  Niente di molto difficile: accoglila.
Lascia risalire l’emozione, non bloccarla, accoglila come una particella di te che si libera alla fine, e prova dell’amore per questa piccola parte di te ferita che faceva tanto fatica a esprimere il suo dolore. Semplicemente, abbi compassione per te stesso. Sei stato ferito e hai sofferto, meriti solo amore per questa prova, e soprattutto non del disprezzo, della collera o della vergogna.
Non emettere nessun giudizio, accogli questa emozione che si libera, sia nelle lacrime, nelle grida o nel silenzio che ti sommerge. Vedila come un bambino tuo, parlagli, digli che è tutto finito, che è libero e che niente alimenta più oramai il dolore che l’ha visto nascere. Se ami senza condizione il bambino ferito che si rivela, guarisce all’istante.
Al tuo ritmo, a seconda delle tue forze, senza nessuna pressione, riconoscerai quasi tutti i bambini del tuo dolore e renderai loro la libertà.
In questo mondo di dualità la cui esperienza sta per finire, rimarranno forse alcune ferite non guarite, ma questo non ha una grande importanza. La cosa più importante è di avere preso la strada della comprensione di chi siamo. Quando le problematiche più pesanti sono risolte, i pochi stracci ancora appesi non ti impediranno di andare  dritto a reinvestire l’essere divino che sei. E quel giorno lì, quale ombra pensi potrà opporsi a tanta luce?
L’abbandono
Riassumiamo un’ultima volta.
Hai dunque preso coscienza alla fine, che non sei nato in questo mondo con l’unico scopo di sottometterti alla volontà di altri e di seguirne ciecamente le regole imposte. Hai quindi iniziato a percepire i meccanismi che ti avevano condizionato fino ad adesso, hai scoperto in te la dipendenza da questo condizionamento ciò ti porta a guarirne le ferite, hai guarito l’essenziale… E adesso?
Adesso, sei in grado di ricollegarti per davvero con il tuo spirito superiore. Sei in grado di allinearti con la tua divinità. Sei in grado di essere.
In realtà, col progredire del cammino, avrai già fatto delle incursioni in uno strano mondo, sono i segni del tuo ricollegamento progressivo. Salvo eccezione, tutto non sgorga immediatamente come quando si apre una valvola, le tappe si compenetrano e la progressione si fa la maggior parte del tempo per gradi.
Il lasciare-andare è stato per te una tappa spettacolare. Ovvero, ti ha condotto ad adottare atteggiamenti e comportamenti nuovi.
Quante volte ti sei sorpreso a questo punto a non reagire più come prima, in situazioni che ti avrebbero colpito, e avrebbero scatenato altrettante risposte da parte tua?
Quante volte ti sei detto che non ti riconoscevi?
Che ti sembrava di essere particolarmente zen?
Che non capivi come non ti preoccupavi più per tale o tale problema?
Il lasciare-andare è una tappa che si nota molto nel tuo quotidiano, è spesso destabilizzante per la tua cerchia che fa anche fatica a riconoscerti e che non sa più a che cosa aspettarsi da te.
Non ingannarti, questa tappa rappresenta una separazione più importante con ciò che era la tua vita “prima”. È un bene, poiché stai andando finalmente verso te stesso. Lungo il cammino incrocerai degli esseri che vivono lo stesso risveglio e che ti stimoleranno, ma qualche volta questo ha un prezzo da pagare: l’allontanamento di quelli con chi una volta condividevi la stessa influenza della società basata sull’ego. Capiterà anche che sarai per loro un catalizzatore e certi ti seguiranno, ma altri si allontaneranno irrimediabilmente, è così, non costringere niente e nessuno, rispetta la strada scelta di tutti.

Al livello collettivo è la stessa cosa. Chi non dorme è in grado di osservare in questo periodo la separazione che peggiora tra i due mondi: il vecchio mondo legato alle energie che l’hanno mosso fino lì, e con lui quelli che vi si aggrappano con forza, e il nuovo, che non spunta da nessuna rovina del precedente, ma che manifesta la sua nascita a partire da una consapevolezza del tutto nuova, e come un’arborescenza si sparge in modo esponenziale in proporzione al numero di esseri che si risvegliano.
A questo punto del processo della tua guarigione e del tuo ricollegamento al tuo vero essere, sei già in grado di ritrovare vecchie memorie che risalgono alla superficie come le bolle di metano dal fondo degli oceani. Alcune di queste memorie, riesumate, hanno partecipato alla tua guarigione, altre ti hanno offerto semplicemente delle indicazioni sulle tue vite passate, o, più utili, ti hanno riaperto l’accesso agli archivi di un sapere che ritorna ora naturalmente.
Contemporaneamente, le tue percezioni si allargano a ciò che era fino lì invisibile, certe capacità possono già comparire, come la telepatia (spesso una delle prime a manifestarsi), così come la capacità di guarire altre persone, o ancora visioni inesplicate, delle incursioni in altre dimensioni dove stai recitando un’altra parte… e di altre percezioni ancora.
È la tua eredità, ti appartiene e saprai che cosa farne al momento giusto, nell’interesse di tutti. Non preoccuparti se niente di tutto questo si manifesta ancora, ognuno segue una strada di vita che è la sua e non fa bene confrontarla con quella degli altri, poiché questo paragone non ha alcun senso. Non è così che va misurata la strada compiuta in questo processo dell’ascensione
Questa tentazione del paragone è realmente ingannevole e richiede una grande vigilanza. Prima perché alimenta un’altra faccia dell’ego che si chiama spesso “l’ego spirituale”: diciamo che quando l’ego si rende conto di perdere terreno nel suo elemento materiale, il suo potente istinto di sopravvivenza lo guida verso altre influenze da esercitare. Sarà dunque per lui molto facile girarsi verso l’elemento spirituale, poiché vede la tua coscienza superiore prendere questa direzione senza poter impedirlo.
Vi racconterò un aneddoto.
Una volta in Tebaide, quando i primi monasteri cristiani sono apparsi nel V secolo, i monaci che erano ghiotti di ascesi e altre penitenze, avevano al refettorio la spiacevole tendenza a mangiare sempre meno rispetto al vicino per dimostrare in questo modo la maggior padronanza. Tanto che fu imposto di portare il cappuccio affinché nessuno vedesse il viso del suo vicino e non ne potesse giudicare l’appetito.

Non si conta più oggi il numero degli ”risvegliati » che sono stati intrappolati in questa maniera dal proprio ego. I più carismatici finiscono come guru, i più discreti smarriscono la propria umiltà e non sono più in grado di rimettersi in questione, perdendo così il proprio discernimento, si lasciano ingannare dalle proprie capacità nuove, e trascinano nella loro scia alcuni che sono ancora più vulnerabili.

L’umiltà è una potente luce nell’oscurità. E’ un Sole che vede il “piccolo”” in questo mondo diventare “immenso” nell’altro. Quando tutto sembra diventare complicato e il discernimento viene a mancare, quando i dubbi risalgono e la sete di controllo prosciuga di nuovo il palato, l’umiltà conduce l’essere con dolcezza verso l’altare dell’abbandono, che è la soglia suprema dove investe la pienezza del suo abito di luce.
L’abbandono è la nuca che si offre nuda al divino in sé. È la fede estrema, ed è la pienezza di una gioia serena e profonda.

La Luce
Qualcuno ha detto, molto tempo fa, che ci saranno molti chiamati e pochi eletti. La ragione è che le trappole che ci siamo inventate collettivamente sono molte e variegate. Ma non serve preoccuparsi, qualunque sia il ritmo dei nostri passi, tutti ritroveranno il proprio essere divino presto o tardi, nessuno sarà lasciato mai sul bordo della strada, sii certo di questo.
Non dimenticare fratello mio, sorella mia, che siamo dei nomadi un po’ pazzi, pieni di brio e di gioia. Abbiamo deciso molto tempo fa, contro venti e maree, di vivere quest’ampio palcoscenico che è la Terra, indossando a seconda delle nostre vite tanti tipi di maschere e di scenari, tutti destinati a riempirci di un’esperienza nuova, e ancorare nella materia una luce che non conosceva.
Ora che la rappresentazione sta per concludersi finalmente, e che il sipario sta per cadere, andiamo a fare qualcosa di molto bello con ciò che abbiamo imparato, qui su questa Terra molto amata, il suo vero nome in seno all’universo è “Urantia Gaïa”.
Ti dirò una cosa fratello mio, sorella mia, quello che abbiamo fatto e di cui possiamo rallegrarci. Abbiamo tutti insieme accettato di abbandonare un giorno il nostro mondo dell’etere per investire un po’ alla volta la materia fino a incarnarsi in un corpo, dimenticando volontariamente tutto ciò che eravamo. Ci siamo lasciati manipolare da esseri che hanno fatto di tutto per separarsi sempre più irrimediabilmente dal nostro essere divino. Sono perfettamente riusciti a trasformarci nei loro schiavi ignoranti e creduli, poiché il nostro sentimento di separazione è cresciuto a dismisura.
In quest’oscurità fitta abbiamo dovuto immaginare che esistesse qualcos’altro rispetto al mondo diventato il nostro e che avevamo la capacità di evolvere.
Hai un’idea, fratello mio, sorella mia, di quante vite e sofferenze dell’ego sono state necessarie? 
Ma lì in fondo alla melma più profonda, nel buio assoluto, piedi e mani legati, con giusto l’aria che ci occorreva per alcuni istanti di sopravvivenza nei polmoni, abbiamo saputo riconoscere la fiamma indistruttibile che non ci ha mai abbandonata, e di tutta la volontà di ognuna delle cellule del nostro corpo, ne abbiamo penetrato un po’ alla volta l’incandescenza. Grazie all’immenso potere di libertà che ha distillato in noi, siamo risaliti verso la superficie rompendo una a una le nostre catene fino a trascendere tutti i limiti imposti.
In altri regni, che sono anche la nostra eredità in tutta questa grande storia, legioni di esseri di luce ci hanno aiutato con tutta la forza infinita del loro amore, e si sono rallegrati, con uno stupore crescente, per ogni passo che abbiamo trovato la forza di fare verso di loro, verso di noi.
Non credere fratello mio, sorella mia, quelli che dicono che abbiamo perso il treno, che ci siamo svegliati troppo tardi. Certo avremmo potuto fare meglio e tutta la fine della storia avrebbe potuto svolgersi diversamente. Sii certo tuttavia che ogni cosa è sempre giusta nella scala dell’orologeria cosmica, e che alla partenza, con la perdita della nostra identità, intrappolati in questa dimensione non unificata, separata del cosmo, le nostre probabilità erano veramente minime.

Rallegrati dunque, fratello mio, sorella mia, senza orgoglio ma con la sobria fierezza della strada compiuta. Sei sulla soglia. Stai per ritornare a essere l’essere di luce che sei sempre stato, l’essere divino che va umilmente a vivere l’eredità unica di “Urantia Gaïa”, con la quale cammini cuore a cuore nella tua ascensione.
All’alba dei “Soli” del nuovo mondo che sta per spiegare le sue ali, stai già scoprendo il tuo vero potere creatore… e  tutto si farà ora in coscienza e in gioia, nell’amore trasceso del divino in te.
Fraternamente,
© Il Traghettatore – 11.05.2011 – Tradotto da Angie & Stéphanie - Versione originale francese
> Altri articoli tradotti in italiano
http://www.urantia-gaia.info
> La riproduzione di quest’articolo è autorizzata a condizione di non associarlo a fini commerciali, di rispettare l’integralità del testo e di citare la fonte.




























sabato 25 febbraio 2012

Il Tao del Tempo

 

Normalmente viviamo il presente, il passato e il futuro
come momenti lineari separati.
Occasionalmente li viviamo come fossero collegati, unificati,
allora ci sembra di vivere un momento perfetto.
Le Coscienze Evolute li possono vivere contemporaneamente
e questa consapevolezza ampliata
da loro modo di intuire il corso degli eventi.

 

Immagine:
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http://www.arcitorino.it/files/images/tao.jpg


lunedì 26 dicembre 2011

Futurama § Io sono quello che sono

Il passato è passato.
Ha fatto di me quello che sono.
Il futuro viene.
Io sono anche quel destino prossimo, perciò, io sono quello.
Il presente fluisce dal passato.
Il futuro colora ciò che è.
Io  foggio il futuro secondo la mia conoscenza attuale del passato e la bellezza del presente.
E perciò io sono quello che sono.





a cura di Paola Costanza





venerdì 30 settembre 2011

Futurama § Dove sono? Il cervello ha lampi di memoria, vede insieme il prima e il dopo

[Fonte]:

Brevissimi istanti in cui nella memoria si alternano informazioni passate e future. È quanto sono riusciti a fotografare per la prima volta ricercatori di un gruppo di lavoro internazionale di cui fa parte l’italiano Alessandro Treves, neuroscienziato della Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati (Sissa) di Trieste.

Quando cambiano repentinamente alcune caratteristiche dello spazio circostante, nell’ippocampo, che è l’area del cervello determinante per la memoria spaziale, si attiva rapidamente la mappa neuronale corrispondente al nuovo ambiente, se questo è già familiare. Per una manciata di secondi, però, regna l’incertezza e la realtà circostante sembra incomprensibile. Lo studio, pubblicato su Nature, ha permesso agli scienziati di registrare questo cambiamento: al variare di alcune caratteristiche dello spazio circostante, nell’ippocampo dei roditori si alternano le mappe spaziali, del vecchio e del nuovo ambiente, a intervalli temporali brevissimi, ogni 100 millisecondi, come se fossero dei “lampi di memoria”.

“Per la prima volta siamo riusciti a osservare un fenomeno determinato dalla memoria su scale temporali molto brevi - commenta Treves -. Abbiamo messo in evidenza come nei roditori la mappatura dello spazio non sia fine a se stessa, ma funzionale alla capacità di conservare informazioni in memoria e riutilizzarle in seguito per orientarsi”.

I ricercatori hanno introdotto i topo in due ambienti diversi, che differivano solo per l’illuminazione (A luce bianca dal pavimento e B luce verde dalla parete). Passando da un set all’altro “il ratto si trova istantaneamente dall’ambiente A nell’ambiente B, come se lo avessimo teletrasportato - spiega Treves -. Subito dopo questo switch, abbiamo registrato nel suo ippocampo un’alternanza, per alcuni secondi, delle rappresentazioni dei due contesti ambientali (A e B): ad intervalli di tempo a volte brevissimi, di 100 millisecondi, ovvero un decimo di secondo, si verificano dei salti da una mappa spaziale all’altra, come se il ratto si chiedesse ripetutamente ‘dove sono?’”.


venerdì 9 settembre 2011

Futurama § I TRE MONDI - Passato Presente Futuro

[Fonte]
(Video associato: “Consapevolezza dell’Essere” (parte 2^) – Eckhart Tolle)

Il mondo del paradiso, il mondo terrestre ed il mondo dell’infernoi tre mondi – scompaiono tutti dalla persona che conosce come trascendere la polarità. Il passato, il presente e il futuro sono i tre mondi
Il passato è l’inferno perché è morto, è fatto di fantasmi: fantasmi che vi seguono.
Il presente è la Terra, la fattività, l’azione, ciò che è giusto qui e ora.
Il futuro è il paradiso: le speranze, le aspirazioni, i desideri, gli aneliti. Questi sono i tre mondi e in essi dovete muovervi in continuazione: fate la spola all’indietro e in avanti. Dal passato saltate nel futuro e viceversa, continuamente.
Il presente è così minuscolo, al punto che non ne siete molto consapevoli. È costretto tra il passato e il futuro, che invece sono vasti. Il presente è minimo, è un atomo di tempo, è tanto piccolo che non lo vedete neppure. Nell’istante in cui diventate consapevoli della sua presenza, è già passato.
Per vivere nel presente dovete essere molto attenti ed allora troverete la porta che conduce oltre il tempo. Non potete arrivarci attraverso il passato, perché il passato è vastissimo, infinito. Potreste addormentarvi in esso, procedere senza soste: non trovereste mai la sua fine.
Ecco perché affermo che la psicanalisi non vi potrà aiutare. Si addentra nel passato e continua a districarsi e scavare in esso; e lo fa a lungo, per anni, senza mai giungere ad una conclusione, fintantoché vi stancherete dello psicanalista e sarete tentati di sostituirlo… ricominciando da capo…
Vi dirò una cosa: prima o poi, la psicoanalisi scoprirà che la fine del tuo passato non è in questa vita (lo ha già fatto, tra gli altri, con:
Angelo Bona; Brian Weiss; Thorwald Dethlefsen; n.d.r.
).
Attraverso la psicoanalisi profonda s’incontra il fenomeno delle molte vite. Il cristianesimo, il giudaismo, l’Islam non ne sono consapevoli. Non hanno mai fatto (o riconosciuto n.d.r.) tentativi tanto ardui. Non hanno mai sperimentato (forse n.d.r.) la psicoanalisi. Freud fu il primo ebreo che la sperimentò e naturalmente i cristiani, gli ebrei e tutte le persone cosiddette religiose si scagliarono contro di lui. La paura era che, se la psicoanalisi fosse arrivata in profondità, prima o poi, l’idea hindu della reincarnazione sarebbe risultata giusta: uomo, animale, pianta, roccia. Milioni di vite in un percorso a ritroso che non ti condurrà da nessuna parte, se non alla pazzia.
La stessa cosa accade per il futuro. Dove potrai fermarti? Dove sta quel punto in cui dirai: “ora non guardo più in avanti?” In Oriente abbiamo tentato di fare anche questo, perché abbiamo lavorato al massimo sul concetto di tempo. Entrambi sono senza fine: la memoria non ha fine, l’immaginazione neppure.
Tra le due sta il momento presente, molto sottile, tanto sottile che puoi esserne consapevole solo se sei assolutamente vigile e attento; a quel punto si aprirà una soglia:

la porta dell’ETERNITA'. 

Attraverso quella porta la personalità trascende se stessa e raggiunge
l’ESSENZA...


Fonte: Osho – “I libri del fiore d’oro” © 2000 by News Services Corporation, Arona (NO). © 2007 RCS Libri S.p.A., Milano. Prima edizione Firme Oro Bompiani: novembre 2007 (ISBN 978-88-486-0341-6, pag. 101-103). © 1979 Osho International Foundation, CH8001, Zurigo, Svizzera.

mercoledì 10 agosto 2011

Futurama § Piantare oggi i semi dei frutti di domani

Che tu lo sappia oppure no, oggi sta piantando i semi dei frutti che domani raccoglierai e porterai alla tua tavola. Domani scarterai i doni che oggi hai scelto dal catalogo dell'universo. I tuoi pensieri predominanti e le emozioni che – oggi – stai provando stanno creando una frequenza energetica che automaticamente determinerà la qualità della tua vita di ciò che chiami domani. Sentiti bene oggi, ama più che puoi oggi, pensa creativo oggi e per il resto della giornata, e renderai il tuo domani splendente e magnifico come Andúril.

Fonte: www.legge-di-attrazione.net

 

 


mercoledì 3 agosto 2011

Civiltà Cultura Educazione (Alice A. Bailey)

CULTURA CIVILTÀ EDUCAZIONE
Voglio ora soffermarmi un poco ad interpretare due parole molto usate (e di cui si abusa sovente): cultura e civiltà. Scopo di tutta l’educazione è produrre qualche forma di cultura — materiale o spirituale, oppure materiale e spirituale. L’educazione è il fattore principale nel mondo.
Civiltà è la reazione dell’umanità al proposito di un determinato periodo. In ogni epoca, un’idea deve essere espressa nell’idealismo corrente.
Ai tempi dell’Atlantide, predominava un idealismo religioso sensoriale, o misticismo, che si manifestava in termini d’approccio ad una divinità percepita ma non vista, espressione del modo di sentire.  Ma esistevano razze molto sensibili, composte di popoli e gruppi dediti allo sviluppo della natura sensitiva, talvolta in modo conscio, ma per lo più inconsciamente. L’atteggiamento dei loro rapporti, fra individui e popoli, era soprattutto sensitivo ed emotivo — uno stato di coscienza (non posso dire uno stato mentale) ben difficile da comprendere per l’odierna razza Ariana, o anche da intuire, poiché in noi la mente comincia a funzionare. L’atteggiamento verso la divinità era ugualmente sensitivo e le loro attività religiose erano mistiche e devozionali, scevre di qualsiasi comprensione mentale. Quei popoli erano profondamente emotivi nei confronti della bellezza, del terrore ispirato dalla divinità, delle caratteristiche emozionali di Dio, del senso della luce e del prodigio. Il misterioso, il senso di timore, la cieca adesione a certi “sensitivi” riconosciuti superiori agli uomini comuni e l’interpretazione di Dio e della natura in termini di percezione sensibile — furono le basi di quell’antica civiltà ed hanno colorato assai anche le caratteristiche della razza attuale, almeno fino all’avvento del Cristo, che operò grandi mutamenti nella coscienza umana e diede l’avvio a una civiltà nuova.
I bambini sono ancor oggi molto atlantidei nella loro coscienza; in loro vi è una forma di ricapitolazione in modo analogo allo stadio prenatale; e la stessa cosa si produce sul Sentiero, quando l’uomo sviluppa di nuovo la coscienza mistica, dopo che la natura mentale è stata evocata e prima che si sviluppino la vera consapevolezza o conoscenza occulta e le reazioni della mente superiore.
Il problema che si pone all’educazione è di mutare la coscienza atlantidea del bambino in ariana o mentale. I popoli dell’Atlantide non avevano un sistema di educazione quale noi l’intendiamo. I re ed i sacerdoti intuivano, le masse obbedivano.

Oggi affiora e sta per compiersi un diverso atteggiamento civile. In ogni epoca un’idea si elabora e si esprime negli idealismi di razza e nazionali. Le sue fondamentali tendenze hanno prodotto, con il passare dei secoli, il mondo moderno e si è trattato di un rigido materialismo.
Oggi si considera civile una nazione se è desta ai valori mentali e nello stesso tempo ricerca i beni materiali; e se la mente (inferiore) — nei suoi aspetti mnemonico, discriminante e separativo, nella sua funzione di analisi, nella sua capacità di formulare idee concrete basate su una percezione, sul desiderio e su scopi materiali — viene esercitata in modo da creare una civiltà materiale ed ha appunto creato la civiltà come è oggi.
Dato che la civiltà attuale insiste sempre più sull’atteggiamento mentale verso la vita, anziché sul sentimento e la percezione, vista la sua tendenza a considerare la vita materiale del cittadino come fattore dominante nel pensiero nazionale, posto che lo sviluppo della mente viene consacrato al vivere materiale e la scienza è definitivamente limitata a enunciare solo ciò che è verificabile e attinente alle energie d’effetto materiale, può forse stupire che la maggiore preoccupazione volga al campo dell’economia?
Ci occupiamo di condizioni materiali, di estendere i possessi, di migliorare la posizione mondana, elaboriamo progetti di vita semplicemente fisica e preferiamo il tangibile all’intangibile, il concreto allo spirituale, i valori fisici a quelli soggettivi. Eppure questi un giorno dovranno affiorare.

Quanto precede è superficiale e di natura così generica che non tiene conto di quella minoranza relativamente esigua che non è indifferente a questi valori più vasti e lavora per assecondarne la comparsa nella vita del genere umano. Questi uomini custodiscono gli ideali d’avanguardia della civiltà d’oggi ma l’energia che sprigionano finisce sovente per stabilire, temporaneamente, i valori più concreti. Le mie osservazioni sono parziali ed anche i fatti. Forse esagero, o forse no. Resta comunque il fatto che le due grandi civiltà di cui in realtà possiamo sapere qualcosa — l’Ariana e l’Atlantidea — presentano obiettivi o posizioni estreme verso cui l’umanità di entrambe volgeva e ancora volge lo sguardo.

La civiltà Atlantidea fu decisamente di tipo religioso; la religione era il centro comune della vita e la ragion d’essere di ogni cosa. L’esistenza dopo la morte era soggetto d’interesse e di credenza incrollabile ed indiscussa. Le influenze sottili emananti dai regni invisibili, le forze della natura ed i rapporti dell’uomo con esse mediante una sensibilità acuta e tutta la gamma delle sue facoltà emotive costituivano la vita della razza e coloravano tutti i pensieri allo stato embrionale che esistevano o avrebbero potuto esistere. Risultato di tutto ciò, ereditato da noi quando cominciò l’era storica quale oggi è intesa (in ogni caso a partire dal diluvio, qualunque ne sia stato il momento) è ciò che si può esprimere con queste parole: animismo, spiritismo, psichismo inferiore e sentimento. Il senso di Dio, dell’immortalità, dei rapporti interiori sottili del culto e l’indebita sensitività dell’uomo moderno sono il retaggio precipuo lasciatoci dalle civiltà dell’antica Atlantide.

Su tutta questa struttura di base si sta oggi imponendo [civiltà Ariana] l’esatto opposto e con tale reazione — normale, giusta e feconda di sviluppi — l’uomo erige una sovrastruttura che insiste soprattutto sul tangibile, sul materiale, sul visibile, ciò che può verificare, diagnosticare, analizzare e usare per migliorare la sua vita esteriore e la sua condizione materiale sul pianeta.

Entrambe queste civiltà hanno ecceduto e grazie al moto del pendolo torneremo inevitabilmente ad una posizione intermedia, al “nobile sentiero di mezzo”. Questa via mediana, sfruttando gli ideali più belli ed elevati prodotti dalle due civiltà precedenti, distinguerà la futura Età dell’Acquario e le sue civiltà. Una simile espressione del materiale e di ciò che non lo è, del visibile e dell’invisibile, del tangibile e dello spirituale è sempre stata la meta e l’obiettivo di chi comprende il vero senso della cultura.
In ultima analisi, e per gli scopi del nostro argomento, la civiltà concerne le masse e la coscienza razziale, mentre la cultura riguarda l’individuo e l’uomo spirituale invisibile. Dunque lontana nel futuro sta una civiltà che sarà l’espressione perfetta della vera cultura. La cultura è l’avvicinarsi delle due viesentimento e mente; di due mondi — sensibilità e pensiero; e delle attitudini, correlative, che consentono di vivere come esseri intelligenti, soggettivi, in un mondo fisico tangibile.
L’uomo di cultura pone in relazione il mondo delle apparenze con quello del significato e nella propria mente li considera (in tal modo riconoscendoli con il cervello, il che è indice di un rapporto in atto) come un solo mondo in due aspetti. Agisce con eguale libertà in entrambi ed anche in tempi simultanei, per quanto concerne la sua coscienza o la sua consapevolezza.
Anche in Atlantide si ebbero alcuni capaci di comprendere il significato della cultura come prodotto della civiltà.
Le masse devono essere civilizzate prima di dispensare loro quella cultura che farà di esse uomini veri e notevoli. Un uomo deve essere capace di vivere nel mondo delle realtà esteriori e nello stesso tempo di riconoscere se stesso vivente in un mondo interiore, come mente e come anima. Esprime allora una vita interiore soggettiva di tale potenza da controllare e dominare quella del piano fisico, dotandola di movente e di direzione. Questa attitudine dell’uomo, e il compito di portare a compimento tale condizione della coscienza, per secoli sono stati considerati come mansioni della religione organizzata, mentre in essenza e per necessità spettano all’educazione. È vero che la Chiesa, in tempi passati, svolse il ruolo d’educatrice, ma insisté sulla vita interiore soggettiva e di norma non fece alcun tentativo di fondere i due tipi di esistenza — il benessere materiale esteriore e l’esistenza spirituale interiore.
L’educazione è compito dei pensatori migliori ed è responsabilità di ogni governo, cosa che di rado questi riconoscono. [2]

EDUCAZIONE
Ai bambini d’ogni paese si dovrebbero insegnare due idee fondamentali. Sono il valore dell’individuo e il fatto dell’umanità una. [...]
In altre nazioni, alcune persone e alcuni gruppi, per la posizione ereditaria o la potenza finanziaria — sono considerati come importanti e il resto della nazione come di poco valore. In altre ancora l’individuo si ritiene di tanto valore e considera il diritto di fare ciò che gli pare tanto grande che il suo rapporto con il tutto è completamente perduto. Ma il valore del singolo e l’esistenza di quel tutto che chiamiamo Umanità sono molto strettamente collegati. Bisogna insistervi. Questi due principi, se insegnati e compresi a dovere, condurranno alla cultura intensiva dell’individuo e quindi a riconoscere la sua responsabilità quale parte integrante dell’intero complesso umano.

Nelle scuole odierne (elementari, medie e superiori, per usare i termini più usati) si può scorgere la figurazione imperfetta e simbolica dei tre obiettivi della nuova educazione: Civiltà, Cultura, Unificazione.

La scuola elementare
può essere considerata come la custode della civiltà; deve fare del bimbo un cittadino, deve mostrargli la sua funzione d’unità sociale e accentuare i rapporti di gruppo, in tal modo preparandolo a vivere con intelligenza ed evocando in lui la memoria del suo popolo con le lezioni impartite, per fondare in lui i giusti rapporti umani. Saranno materie d’insegnamento la lettura, la scrittura e l’aritmetica, la storia elementare (insistendo sulla storia mondiale) la geografia e la poesia. S’insegneranno al fanciullo i fatti importanti e fondamentali della vita, le verità di base, la coordinazione e il controllo.

Le scuole medie o secondarie si considereranno custodi della cultura; daranno rilievo ai più ampi valori della storia e della letteratura e impartiranno qualche nozione artistica. Avvieranno l’allievo a quella professione o a quel futuro modo di vita che, ovviamente, lo condizionerà. Mostreranno la cittadinanza in termini più vasti e indicheranno il mondo dei veri valori coltivando in moto esatto e cosciente l’idealismo. Si darà importanza all’applicazione pratica degli ideali. I giovani saranno educati in modo tale che nella loro coscienza comincino a fondersi i mondi delle apparenze, dei valori e del significato. Essi inizieranno a correlare le sfere della vita esteriore oggettiva e quelle dell’esistenza interiore soggettiva.
Ho scelto con cura queste parole.

Le scuole superiori e le università dovranno dare un’ulteriore estensione a quanto già fatto. Dovranno abbellire e completare l’ossatura già costruita ed occuparsi più direttamente del mondo del significato. I problemi internazionali — economici, sociali, politici e religiosi — saranno oggetto d’esame e l’uomo sarà visto ancor meglio come connesso al mondo intero. Ciò non comporta affatto di trascurare le questioni o le imprese individuali o nazionali, ma al contrario tende a incorporarle nel tutto come parti integranti ed efficienti, evitando quegli atteggiamenti separativi che hanno causato la rovina del mondo moderno.

Le università dovrebbero corrispondere, nel campo educativo, al mondo della Gerarchia ed essere i custodi dei metodi, delle tecniche e dei sistemi di pensiero e di vita che collegheranno l’essere umano al mondo delle anime, al Regno di Dio e non solo agli altri esseri umani sul piano fisico; non solo al mondo dei fenomeni, ma anche a quello interiore dei valori e della qualità.
Ripeto, questo preparare l’uomo ad essere cittadino del Regno di Dio non è compito essenzialmente religioso, da essere svolto dagli esponenti delle grandi religioni. È  missione dell’educazione superiore, che imprime scopo e significato a tutto ciò che si è fatto. Se vi sembrano cose idealistiche e impossibili, vi assicuro che quando l’Era dell’Acquario sarà nella sua pienezza, questi saranno gli obiettivi accertati e riconosciuti degli educatori d’allora.

Se consideriamo il corso di studi da impartire alla gioventù odierna, si manifesta questa sequenza:
Istruzione primaria Civiltà Età fra   1 e 14 anni
Istruzione secondaria Cultura Età fra 14 e 21 anni
Istruzione superiore Spiritualità Età fra 21 e 28 anni
Sono solo l’enfasi e la pressione economiche materiali che costringono i giovani a lavorare prima di essere maturi. Si deve ricordare (e lo si riconosce sempre di più) che la qualità dei bambini che vengono in incarnazione oggi migliora e si eleva costantemente. In molti casi essi sono intelligenti in modo abnorme ed il loro quoziente d’intelligenza è spesso altissimo. Ciò accadrà sempre più sovente, finché i giovani di quattordici anni avranno le doti e l’intelligenza dei migliori studenti universitari d’oggi.
Non posso dimostrarvi la verità di queste affermazioni, ma l’esame attento dell’umanità e dei fanciulli dei paesi più civili rivelerà tendenze che le confermeranno in parte. Farete bene a studiare con attenzione la distinzione fra cultura e civiltà.

In altri termini, ed accettando per premessa fondamentale le essenziali potenzialità supernormali dell’essere umano, diremo che:
  • Primo compito dell’educazione al fine di civilizzare il fanciullo è di esercitarne e dirigerne correttamente gli istinti.
  • Secondo dovere è di curarne la vera cultura, insegnandogli a far giusto uso dell’intelletto.
  • Terzo, evocare e sviluppare in lui l’intuizione.
Quando ciò sia fatto e istinto, intelletto e intuizione siano sviluppati e funzionanti, si avrà un uomo civile, colto e spiritualmente desto; un uomo dagli istinti corretti, intellettualmente sano e intuitivo. Anima, mente e cervello funzioneranno a dovere e nei loro giusti rapporti, il che produce coordinazione e allineamento perfetto.
Un giorno si studierà quale contributo abbiano dato i tre grandi continenti — Asia, Europa ed America — a questo triplice sviluppo, per quanto riguarda la razza Ariana.

La gloria dell’umanità deve essere, comunque, ricordata; è questa: ogni razza ha prodotto uomini che espressero ciò che di più elevato era possibile nel loro tempo — uomini che fusero in sé la triplicità d’istinto, intelletto, intuizione.
Nei primi stadi del genere umano, furono relativamente pochi, ma lo sviluppo si accelera rapidamente e molti oggi si preparano a ricevere l’educazione superiore nel vero senso del termine. Molto di più sarà fatto quando gli educatori intenderanno il complesso dell’istruzione come un intero sviluppo pianificato e baderanno all’educazione dell’istinto, dell’intelletto e della intuizione in modo tale che gli interi ventotto anni d’istruzione saranno visti come un processo ordinato, diretto, dalla meta chiaramente compresa.
Sarà evidente allora che gli allievi saranno valutati secondo i tre aspetti che ho menzionato:
  • Quelli suscettibili di essere rettamente civilizzati. Sono una moltitudine.
  • Quelli suscettibili di essere introdotti nel mondo della cultura. Sono ancora numerosi.
  • Quelli che all’assetto di civiltà e cultura aggiungono “le doti” necessarie per vivere come anime coscienti, non solo nei tre mondi dell’esistenza istintiva e intellettuale, ma anche nella sfera spirituale, con perfetta continuità di coscienza e triplice integrazione.
Non tutti arriveranno ai gradi più elevati e questo deve essere tenuto in considerazione. La valutazione dell’abilità sarà fatta in base ai tipi di raggio (la scienza della psicologia esoterica), allo stato ghiandolare e fisiologico, a certe prove specifiche e secondo una nuova forma di astrologia. [...]
Alla precedente analogia ne aggiungo un’altra, per chiarire alla vostra mente il processo di sviluppo e illustrare e definire meglio l’intera questione (dal punto di vista del genere umano):
Sviluppo generale dell’umanità Civiltà Sentiero della Purificazione
Educazione dell’Intelligenza Cultura Sentiero del Discepolato
Produzione degli Illuminati Illuminazione Sentiero dell’Iniziazione
Tramite l’azione dell’energia della conoscenza abbiamo:
Civiltà Cultura Illuminazione
e nel secondo caso:
Cooperazione Comprensione amorevole Amore di gruppo

EDUCAZIONE E SCIENZA1. PETALI DELLA CONOSCENZA
Civiltà Cultura Illuminazione
Masse umane Intellettuali Uomo spirituale
Sentiero della Purificazione Sentiero del Discepolato Sentiero dell’ Iniziazione

RELIGIONE E FILOSOFIA
2. PETALI DELL'AMORE

Cooperazione Comprensione amorevole Amore di gruppo
Intellettuali Aspiranti La Gerarchia Spirituale

GOVERNO E ORDINE SOCIALE 3. PETALI DEL VOLERE E DEL SACRIFICIO
Partecipazione al Piano
(Umanità)
Proposito
(Volontà diretta di tutti i Discepoli)
Precipitazione
(del Piano da parte della Gerarchia
Dalla stessa tabella noterete che vi sono i segni dell’aprirsi dei petali dell’amore e cioè vi illustra la possibilità di certi eventi che si sperano. Il mondo deve avanzare con regolarità e ordine. Gli avvenimenti prematuri sono di norma disastrosi. Tutto ciò concerne lo sviluppo culturale dell’umanità e va di buon passo. Quando i fatti condizionanti saranno meglio compresi e se ne capirà lo scopo e il metodo, vedremo che coloro che si occupano dell’educazione cercheranno progressi più rapidi; questo affretterà la cultura delle masse e l’illuminazione dei più intellettuali. [3]

LA FRATELLANZA UMANA
Molto si è scritto, predicato e insegnato circa la fratellanza, ma essa è così poco praticata che la parola stessa è alquanto screditata. Tuttavia con essa si afferma un’origine, una meta e un principio che sono alla base stessa dell’umanità.
La fratellanza è un grande fatto naturale: tutti gli uomini sono fratelli; sotto le differenze di colore, credo, cultura e civiltà l’umanità è una sola, senza distinzione o diversità di essenza, origine, obiettivi spirituali e mentali, capacità, qualità e modi di evolvere. In questi attributi divini (poiché tali sono) tutti gli uomini sono uguali: è solo in relazione al tempo e al processo di rivelazione dell’innata divinità che appaiono differenze temporanee. Queste, e i peccati per ignoranza e inesperienza, hanno attirato l’attenzione delle Chiese, offuscando la visione del divino in ogni uomo. È appunto la verità della fratellanza che le Chiese devono insegnare — non partendo da Dio trascendente, esterno ed inconoscibile — ma dalla vita divina, eternamente presente in ogni essere umano, che continuamente tenta di esprimersi negli individui, nelle nazioni e nelle razze.
La vera fratellanza sarà realizzata inevitabilmente mediante i giusti rapporti e coltivando la buona volontà.
Il clero ha dimenticato quel cantico, degli angeli: “Gloria a Dio in cielo, pace in terra, buona volontà verso gli uomini”. Non ha capito, e perciò non ha insegnato, che solo con la buona volontà nella vita quotidiana si stabiliscono rette relazioni umane e pace in terra e si rende gloria a Dio. Le Chiese hanno dimenticato che tutti gli uomini sono divini: alcuni ne sono già coscienti e l’esprimono, altri no; esse hanno trascurato che, grazie alla loro evoluzione, taluni conoscono il Cristo, perché in loro Egli è attivo, mentre altri ancora si impegnano per manifestarLo e altri sono del tutto inconsapevoli dell’Essere divino che si cela nel profondo dei loro cuori. La differenza sta solo nella qualità di coscienza: non di natura. [1]
.:.
Fonti:
[1] - A.A. Bailey, I problemi dell'umanità, 1946, pag. 54
[2] - A.A. Bailey, L'educazione nella Nuova Era, 1954, pag. 28-30
[3] - A.A. Bailey, L'educazione nella Nuova Era, 1954, pag. 32-36




mercoledì 15 giugno 2011

Futurama § Pianificare il Futuro (OSHO)

Domanda: è possibile vivere senza pianificare? Senza contare i sogni riguardo a un vago futuro, vedo che gran parte della mia attività mentale consiste nel fare piani – per la prossima settimana, per il mese prossimo. E quando cerco di agire in modo spontaneo sembro una banderuola che non sa da che parte tira il vento.

Risposta: la pianificazione del futuro è una cosa, mettersi a vivere nel futuro un’altra. La pianificazione del futuro avviene nel presente. E più sei nel presente, meglio riuscirai a pianificare: l’attività di pianificazione è nel presente. Il problema con la mente è che si mette a vivere nel futuro. Inizia a pensare ai fantastici giorni che verranno… un roseo futuro. Questo non è pianificare, è sognare a occhi aperti. Posso capire che tu faccia dei piani, ma ricorda, pianificare per il futuro non significa vivere nel futuro. Pianificare è un’attività del momento attuale. E più sei presente, maggiori saranno la tua chiarezza e lucidità, così riuscirai a fare piani senza alcuna fumosità, senza essere insidiato dai sogni.
Dici: “Vedo che gran parte della mia attività mentale consiste nel fare piani – per la prossima settimana, per il mese prossimo”. Questo non è essere nel presente. Se sei nel presente, la mente non c’è. La mente non può esistere nel presente e quando non c’è la mente, c’è chiarezza, chiarezza assoluta, e con tale chiarezza puoi vedere il futuro; allora ti accadrà qualcosa di incredibilmente importante. Ma l’attività mentale è un puro vivere nel futuro: la prossima settimana, il mese prossimo, l’anno prossimo, la prossima vita. Rinvii la vita, nel nome della pianificazione. Dovresti vivere, non rimandare! Dovresti vivere il momento presente e mentre vivi il presente – con la chiarezza che esso ti dà – puoi avere un’intuizione, una visione. Non si tratta di attività mentale. Puoi visualizzare un momento migliore che sta per arrivare: hai vissuto questo momento presente, sai che può diventare persino più intenso, sai di poter gioire di più, non c’è limite. E quando arriva il momento successivo, lo vivi immediatamente con maggiore intensità, con più gioia, con più giocosità, con più allegria.
Hai solo un momento alla volta. Se dunque sei capace di vivere il momento, attraverso questa intensità puoi pianificare l’intera vita. Hai avuto un assaggio della realtà, nel momento successivo puoi averne un pezzo ancora più grosso. Ma non hai bisogno di pianificarlo, perché nel pianificare ti dimenticherai di vivere.
All’uomo che vive in modo spontaneo accadono due cose: primo, non rimanda mai; secondo, vive il futuro attraverso il presente, attraverso la sua esperienza del presente. In quel caso la pianificazione non è un’attività mentale, ma un’espansione della consapevolezza, la comprensione che la vita diventa più intensa giorno dopo giorno. E più intenso sei, più belle, umane, e compiute saranno le tue azioni.
Dici anche: “E quando cerco di agire in modo spontaneo sembro una banderuola che non sa da che parte tira il vento”.
Non hai bisogno di sapere. L’uomo spontaneo… proprio come la banderuola – la banderuola non si preoccupa mai se il vento soffia da sud o nord o est o ovest: da qualunque direzione soffi il vento, la banderuola gira semplicemente da quella parte. Indica in quale direzione soffia il vento. Non oppone resistenza. È del tutto libera di girarsi in qualunque direzione. Non lotta con il vento. È assolutamente spontanea e non vive mai nel passato né nel futuro. Rappresenta sempre il presente.
Hai scelto un termine bellissimo, ‘banderuola’, per indicare una vita spontanea. Ma che senso avrebbe per la banderuola sapere da quale direzione soffierà il vento? La tua mente vuole sapere da dove soffia il vento, perché la mente ha i suoi piani, antagonisti all’esistenza. Vuole che il vento soffi verso ovest, e invece soffia verso est. E così rimane frustrata, si arrabbia, e in qualche modo comincia ad andare, con grande riluttanza, verso est. Ma appena lo fa – e il vento non sa nulla della tua mente o del soddisfacimento delle sue aspettative – il vento comincia a soffiare verso ovest e la mente si sente di nuovo frustrata e dice: “Che strano: quando voglio andare a ovest il vento soffia verso est, quando acconsento – ‘Va bene, andiamo a est’ – il vento cambia”.
Sono persone come queste che hanno creato il proverbio: l’uomo propone, dio dispone. Non c’è alcun dio e nessuno che dispone. L’atto stesso di proporre è sbagliato. Proporre qualcosa da parte tua significa che non hai fiducia nell’esistenza. Limitati a essere una banderuola, che si muove lentamente, senza riluttanza, senza resistenza, in qualunque direzione soffi il vento. E si gode tutte le direzioni.
La vita dev’essere assaporata interamente, l’esistenza deve essere gustata in tutti i suoi colori. Ma la mente è una delle cose più stupide che ti porti dietro.
Al mattino desidera che venga la sera, e alla sera desidera il mattino: è la causa principale di ogni nostra infelicità e frustrazione. E che bisogno c’è? Non riesco a capire per quale motivo la banderuola dovrebbe voler conoscere da che parte tira il vento. Riesci a spiegarlo? Ce n’è bisogno? Gli alberi sanno da che parte tira il vento? E le stelle lo sanno? Ad eccezione dell’uomo, nulla nell’esistenza è riluttante a seguire l’esistenza. Ecco perché ogni cosa è felice, beata. Non hanno ricchezze; cosa posseggono questi poveri alberi? Essi tuttavia hanno la spontaneità: quando soffia il vento danzano, quando non soffia si riposano. Entrambe le situazioni sono egualmente gradite. Tra la terra, il cielo, il vento e il sole esiste un’immensa fiducia. Quando al mattino il sole inizia a sorgere, gli alberi si svegliano. Non hanno bisogno di una sveglia. E quando il sole tramonta, si preparano ad andare a dormire. Con il calar del sole, gli uccelli iniziano a tornare ai loro nidi – è tempo di riposare. Nessuno insegna loro ad andare a letto presto. Nessuno glielo insegna… la mattina, con il sorgere del sole, si svegliano tutti, iniziano a cantare – sono suoni di gioia – celebrano e danno il benvenuto a un nuovo giorno. La vita fa regali in tale abbondanza – il cielo è di nuovo lì, e il sole, e la bellezza del mattino; gli uccelli sono così felici che non riescono a contenersi. Il loro canto non è pianificato. La sera, quando erano andati a riposare nei loro nidi, non avevano pianificato: ‘Domani mattina, qualunque cosa accada, mi metterò a cantare!’. Non è necessario. Quando sopraggiunge il mattino, il canto arriverà da solo. Si tratta di sincronicità, di una profonda comunione con l’esistenza. I fiori non decidono, non hanno comitati, non hanno documentazioni; non prendono alcuna decisione, né fanno piani per il futuro. Quando arriva la primavera sbocciano, e quando giunge l’autunno gli alberi si spogliano, tutte le foglie cadono. Non c’è tristezza: gli alberi non sono in lacrime, perché le foglie se ne sono andate. No, sono felici anche di questo. Quando si staglia nudo contro il cielo, un albero ha una bellezza tutta sua. È bello quando mette le foglie, ma quella è una bellezza diversa: l’esistenza veste tutti i colori e nessuno, ad eccezione dell’uomo, fa piani. E nessuno è pieno di problemi come l’uomo, perché con tutto il tuo pianificare, in realtà stai tentando di rimandare il vivere.
Non c’è bisogno di sapere da che parte tira il vento. Seguilo e basta. Non ti porterà mai fuori strada, perché questa intera esistenza è tua, ovunque andiamo a finire, è casa nostra. Il vento non può portarti fuori dall’esistenza, la tua mente invece ti porta fuori dall’esistenza. Solo la mente è in grado di portarti dentro sogni che non esistono, che sono irreali, illusori… e ci rimani invischiato a tal punto da dimenticare che l’esistenza non ti fa mai sbagliare strada – non può!
Solo l’uomo spontaneo è in armonia con l’esistenza. E solo l’uomo spontaneo è sempre felice, perché, qualunque cosa accada, egli si trova immediatamente in sintonia. Non ha desideri suoi, né proiezioni, né proposte. Ha semplicemente accettato se stesso come parte del cosmo. E dovunque vada il tutto, ci va anche lui, con gioia, perché il tutto è di certo più saggio della parte. E noi siamo parti così minuscole che tutti i nostri piani ci fanno sembrare stupidi.
In questo intero universo non ci sono pianificazioni. Tutto si muove senza alcun piano, ogni momento va più in profondità. Solo l’uomo rimane in superficie, senza vivere... continua a pensare di vivere prima o poi, ma quel momento non arriva mai.
La mente ti allontana ininterrottamente dalla realtà. Ad eccezione della mente, tu non hai alcun problema, né peccati né cattive azioni delle vite passate, né un dio che ti ha scritto il destino in fronte o sulle linee della mano o nelle stelle. Il tuo problema, se lo comprendi, è molto semplice: la mente ti allontana costantemente dall’esistenza.
Quando dico sii spontaneo, intendo una sola cosa, sempre un’unica cosa: non essere una mente! Perché la mente non può mai essere spontanea. La mente è un meccanismo per rimandare. Non ti lascerà mai vivere!
Ho sentito di un uomo che ha compreso di essere stato vivo solo dopo morto. Allora, all’improvviso ha capito: ‘Dio mio, sono stato vivo per settant’anni, ma non ho mai vissuto”. E cosa puoi fare nella tomba? Non puoi neppure girarti, perché non ti lasciano molto spazio nella tomba. Giaci supino per l’eternità.
Il mio suggerimento è che potrai pianificare nella tomba. Avrai abbastanza tempo e potrai fare tutti i piani che vuoi, i più assurdi. Ora, mentre sei vivo, vivi; quando sarai morto non ci sarà alcun problema – puoi lasciare che la mente faccia i suoi piani. In realtà sarà d’ottima compagnia nella tomba: in tale solitudine, il chiacchierio della mente sarà un ottimo diversivo. Mentre sei vivo, però, devi impedire alla mente di funzionare per conto suo, devi farla fermare, a meno che tu non la voglia usare. Deve essere trattata come un servitore. Ora è diventata la padrona. La spontaneità la riporterà alla realtà. È solo un meccanismo. Non era fatta per fare la padrona.
La consapevolezza è la padrona. Sebbene le persone che studiano lo yoga si mettano a testa in giù, l’esistenza non aveva mai pensato di farti stare a testa in giù, altrimenti ti avrebbe dotato di gambe sulla testa, simili a due corna, o ti avrebbe fatto come un tripode – tre gambe perfettamente bilanciate – o gambe con le ruote, in modo tale che potessi muoverti sulla testa… L’esistenza sicuramente vuole che tu stia in piedi sulle tue due gambe, non sulla testa, ma l’uomo è strano.
La mente ti è stata data per essere usata come servitore. E in qualità di servitore è bella e va benissimo. È un bio-computer e nulla più. Ma tu l’hai fatta diventare padrona. E il padrone è stato messo a dormire. Quando i servitori diventano padroni, il più grande pericolo è che, come prima cosa, distruggono il padrone. Una volta che il servo si trova nella posizione di padrone, il suo primo atto sarà di sopprimere il padrone in modo tale che non possa ritornare. Questa è la sua sola paura. Se il padrone ritorna, dovrà scendere dal trono.
La tua consapevolezza è stata esiliata nell’oscurità, la tua luce è stata trasformata in buio, i tuoi tesori sono stati nascosti, il tuo essere è stato scollegato. La mente deve fare tutte queste cose per rimanere al potere. Un meditatore cerca di rimettere a posto le cose. La mente deve essere un servitore e la consapevolezza deve essere riportata sul trono. E immediatamente avrai una vita spontanea. Non esiste altro tipo di vita.

Osho, "Sat Chit Anand", # 25

[Fonte]

martedì 7 giugno 2011

Futurama § Un passo nel presente


"Stare attenti vuol dire vivere nel momento presente:
non essere imprigionati nel passato e
non anticipare nemmeno eventi futuri
che potrebbero non accadere.
Allorché siamo pienamente coscienti del momento presente,
la vita si trasforma e l'ansia e lo stress scompaiono.
Gran parte della vita se ne va
nella febbrile anticipazione delle cose da fare
e nella conseguente sospensione d'animo.
Dovremmo imparare a fare un passo indietro
nella libertà e possibilità del presente."


(Swami Bede Griffiths, 1906-1993)


Fonte: http://blog.libero.it/SoleAdOriente/10220660.html


sabato 28 maggio 2011

Futurama § Nella grande griglia la New York del futuro

 

Manhattan nel 1873

 

Senza entrare nel merito se è stato un bene o un male, ma solo per capire i presupposti e i meccanismi, osserviamo, guardando il passato di New York, come è stato costruito il suo futuro, ciò che adesso è presente, l'oggi. Così anche noi, con le nostre scelte, le nostre visioni, i nostri desideri, stiamo costruendo il nostro futuro. Sforziamoci di immaginare l'effetto delle nostre scelte per preparalo nel modo migliore possibile, avendo, ovviamente, la coscienza sempre focalizzata nel Qui e Ora per poter avere la migliore intuizione e la migliore visione di ciò che potrà essere il domani.

Leggi tutto l'articolo al seguente indirizzo: Fonte: http://www3.lastampa.it/cultura/sezioni/articolo/lstp/394591/

Conoscere il passato
Vivere il presente
Preparare il futuro.

.:.

martedì 10 maggio 2011

La continuità e la permanenza non sono che illusioni

UroborosNon può esserci continuità.
La continuità implica un'identità nel passato, nel presente e nel futuro. Ma una tale identità è impossibile, dato che gli stessi oggetti con cui ci si identifica fluttuano e cambiano.
La continuità, la permanenza, non sono che illusioni create dalla memoria, pure proiezioni mentali d'un modello laddove non può esserci alcun modello.
Il tempo è nella mente, lo spazio è nella mente. In realtà, il tempo e lo spazio esistono in te; non sei tu ad esistere in loro. Sono modi della percezione, ma non sono gli unici.
Il tempo e lo spazio sono come parole scritte sulla carta; la carta è reale, ma le parole sono solo una convenzione.
Tutta l'esistenza è immaginaria. Il tempo è infinito, benché limitato, l'eternità avviene nello spaccato del momento presente. La manchiamo perché la mente fa la spola fra il passato e il futuro e non si ferma a mettere a fuoco il presente.
Ma questa è una cosa che si può fare abbastanza facilmente, se si desta l'interesse.

Nisargadatta Maharaj

Fonte:
- http://blog.libero.it/SoleAdOriente/10197882.html

Link:
- Ervin Laszlo: L'esperienza Akashica - Leggere il campo di memoria e informazione del Cosmo
- La mente e i pensieri...
- Video: La materia è un'illusione?


mercoledì 4 maggio 2011

Futurama § Il Momento Presente



Sforzo, preoccupazione ed ansia giungono semplicemente dalla proiezione dei nostri pensieri nel futuro, e dalla convinzione che ciò che avverrà sarà negativo. In questo modo ci si sta focalizzando su quello che non si desidera affatto e, presto o tardi, il nostro futuro sarà la rappresentazione di ogni cosa abbiamo immaginato oggi. 
L'alternativa a questo inferno in terra è diventare consapevoli del Momento Presente
Il Momento Presente è l'unico lasso temporale nel quale l'Essere Umano è padrone assoluto del proprio Destino: nel Momento Presente possiamo essere consapevoli dei nostri pensieri e cambiarli se essi sono indirizzati verso ciò che è sofferenza, ansia e preoccupazione.
Un piccolo sforzo di volontà, un piccolo faro acceso sui nostri processi mentali – Qui-e-Ora – sono sufficienti per migliorare drasticamente la qualità della nostra esistenza.
Il Momento Presente è l'argilla con cui costruire i nostri più grandi capolavori, è il Soffio Divino, è Pace Assoluta ed è…ora!
Fonte: http://www.legge-di-attrazione.net 


domenica 1 maggio 2011

Sintesi degli Opposti § La via del Samurai


Nella cultura occidentale la luce è in guerra con l'oscurità, la vita è in guerra con la morte, il bene è in guerra con il male, il positivo è in guerra con il negativo e così via.
Per il pensiero cinese tradizionale ciò è incomprensibile. La corrente elettrica non esisterebbe senza entrambi i poli, positivo e negativo, perché la polarità è il principio nel quale il più e il meno sono differenti aspetti di uno stesso fenomeno che scomparirebbe in assenza di uno dei due.
Così come l'approccio alla vita e alle sue necessità o avversità è differente. Il ramo di pino, essendo rigido, si spezza sotto il peso della neve e del ghiaccio, mentre il ramo di salice si piega sotto il peso della neve che scivola giù; il salice comunque non si affloscia poiché è elastico e non rigido.
Per comprendere il complesso fluire delle energie occorre concentrarsi su sé stessi, ma vigili esternamente, fissando l'attenzione su un solo punto per volta. Risparmiare energie e agire a ragion veduta su un solo punto esterno alla volta e coerentemente con l'obiettivo dato.

Per seguire la via del Samurai si deve mantenere l'attenzione sul momento presente e non vacillare, non avere pensieri mondani, né essere schiavi delle passioni. Vivere ogni momento del presente è importante. Ogni istante. E' quindi necessario concentrarsi sempre sul momento presente. La concentrazione si ottiene cambiando opportunamente e volontariamente l'oggetto della nostra attenzione, nel momento presente, in modo da favorire sempre la massima probabilità di raggiungere l'obiettivo prioritario.
Per competere con la massima efficacia bisogna quindi essere in forma fisicamente, mentalmente rilassati e sereni. Ma vigili.
Cuore, ente e polmoni sono legati. Controllando il respiro si calmano i battiti e si svuota la mente per mezzo di esercizi prima di concentrazione e quindi di meditazione. La mente deve essere serena, rilassata e concentrata.
Emozioni come ira, avidità, paura e così via sono negative. La vittoria è del Guerriero calmo, riservato, imperturbabile, distaccato, non di una testa calda, di un uomo vendicativo o ambiguo. Il pieno di se stessi sono forza, sicurezza ed equilibrio, il vuoto è debolezza, squilibrio, incertezza.

Per purificare la mente e predisporla alla miglior comprensione occorre mettere in pratica qualche tecnica per svuotarla dai pensieri e dalle preoccupazioni, che possono disturbare la riflessione. In Giappone un esempio è offerto dalla cerimonia del tè, ma tutto contribuisce. Gli utensili per la cerimonia, l'ambiente, le cose, tutto deve essere adeguato al proprio stato.
 
L'armonia è essenziale.


Fonte: La via del Samurai           


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