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venerdì 22 febbraio 2019

La compassione – Gedun Tharchin, Geshe | Meditare.net (meditazione, benessere, spiritualità)


La compassione – 

Gedun Tharchin, Geshe


Testi e immagini per la meditazione - yoga - meditation - mindfulness - zen - buddhismo - benessere - salute
“Vi racconto un breve aneddoto: un monaco tibetano è stato in prigione per venti anni in Tibet e quando è uscito si è recato in India per parlare con il Dalai Lama; questi gli ha domandato:
– “Quale è la cosa più brutta, la cosa più tremenda che ti è capitata in prigione?”
E il monaco gli ha risposto:

– “La cosa più brutta è stata di perdere la propria compassione”.
Il più grave problema che lui ha dovuto affrontare è stato il pericolo di perdere la sua compassione, perché i cinesi lo picchiavano, lo torturavano e lui ha corso seriamente il pericolo di smarrire la propria compassione. Qualsiasi problema possiamo affrontare non bisogna perdere mai la tranquillità mentale. Se noi compariamo le grandi difficoltà che ha avuto questo monaco nella prigionia nel Tibet cinese, con le nostre difficoltà quotidiane ci rendiamo conto che queste sono niente rispetto a quelle del monaco. Egli, nonostante stesse in prigione, non ha perso la sua compassione e la sua benevolenza, e questo gli ha permesso di mantenere la propria stabilità mentale durante i venti anni trascorsi in prigionia. Questo è un punto veramente molto importante. Nonostante tutto, egli ha avuto la capacità di riconoscere che la compassione e la benevolenza sono le cose più importanti per la nostra vita attuale e per le nostre vite future. Mantenere la nostra tranquillità e la nostra pace mentale è la ragione per cui noi pratichiamo il Dharma.”
(Ven. Lama Geshe Gedun Tharchin)


https://www.meditare.net/wp/compassione/la-compassione-gedun-tharchin-geshe/

venerdì 15 luglio 2016

PUBBLICARE I SUTRA (Racconto Zen)



Risultati immagini per sutra zen


Tetsugen, un fedele seguace dello Zen in Giappone, decise di pubblicare i sutra, che a quel tempo erano disponibili soltanto in cinese. I libri dovevano essere stampati con blocchi di legno in un’edizione di settemila copie, un’impresa enorme. Tetsugen cominciò col mettersi in viaggio per raccogliere i fondi necessari. Immagine incorporata 2 Alcuni simpatizzanti gli diedero un centinaio di monete d’oro, ma per lo più riuscì a ottenere soltanto piccole somme. Lui ringraziò tutti i benefattori con uguale gratitudine. Dopo dieci anni Tetsugen aveva abbastanza denaro per cominciare l’impresa. E proprio allora il fiume Uji straripò. L’alluvione portò una carestia. Tetsugen prese i fondi che aveva raccolti per i libri e li spese per salvare gli altri dalla fame. Poi ricominciò la sua colletta. Immagine incorporata 4Immagine incorporata 3 Parecchi anni dopo il paese fu colpito da un’epidemia. Ancora una volta Tetsugen, per aiutare la sua gente, diede via quello che aveva raccolto. Immagine incorporata 6Immagine incorporata 5 Si rimise al lavoro per la terza volta, e dopo vent’anni riuscì finalmente a realizzare il suo desiderio. Immagine incorporata 7 I blocchi di legno per la stampa che sono serviti per la prima edizione sono oggi esposti nel monastero Obaku di Kyoto. Immagine incorporata 8 I giapponesi dicono ai loro figli che Tetsugen ha fatto tre raccolte di sutra, e che le prime due, invisibili, sono perfino superiori all’ultima. Immagine incorporata 11Immagine incorporata 10Immagine incorporata 9 – FONTE: http://www.meditare.net/wp/compassione/pubblicare-i-sutra/

giovedì 12 maggio 2016

Aiuterò i miei cari ...

Aiuterò i miei cari ...Quando serviamo gli altri, 
serviamo noi stessi. 
Non pensare: «Aiuterò gli altri», 
ma piuttosto: 
«Aiuterò i miei cari, il mio mondo, 
perché altrimenti non potrò essere felice».


Tratto da "Come essere sempre felici" - Paramhansa Yogananda



venerdì 18 dicembre 2015

Un bicchiere di latte... un racconto per l'anima

Un bicchiere di latte... un racconto per l'anima


Un giorno un ragazzo povero, che per pagare i suoi studi vendeva beni di porta in porta, si accorse che gli era rimasta solamente una monetina da dieci centesimi, e aveva fame. Così decise di chiedere da mangiare alla prossima casa. Ma si smontò subito quando vide che ad aprire la porta era una giovane donna.
Invece di un pasto, gli riuscì solo di chiedere un bicchier d’acqua. Lei però lo vide così affamato che pensò di portargli un bicchierone di latte. Lo bevve lentamente e poi chiese:“Quanto le devo?
Non mi deve niente – rispose lei – Mamma ci ha insegnato a non accettare mai compensi per una gentilezza“.
Lui disse: “Allora la ringrazio di cuore“.
Quando Howard Kelly lasciò quella casa, non si sentiva più forte solo fisicamente, ma anche la sua fede in Dio e nell’uomo si erano rafforzate. Poco prima era stato quasi sul punto di lasciarsi andare
Anni dopo, quella giovane donna si ammalò gravemente. I dottori locali non sapevano come cavarsela e alla fine la mandarono nella grande città, perché degli specialisti studiassero la sua malattia rara. Anche il Dott. Howard Kelly fu chiamato per un consulto, e quando sentì il nome della città da cui proveniva, una luce strana riempì i suoi occhi. Immediatamente si levò e corse giù verso la sua camera d’ospedale. Avvolto nel suo camice da dottore andò a visitarla e subito la riconobbe. Uscì da quella stanza determinato a fare tutto il possibile per salvarle la vita. Da quel giorno riservò grandi attenzioni al caso e, solo dopo una lunga lotta, la battaglia fu vinta.
Il Dott. Kelly chiese all’amministrazione di comunicargli il conto, per la sua approvazione. Dopo averlo visionato, scrisse qualcosa in un angolo e lo fece recapitare nella stanza della donna. Lei temeva di aprirlo, perché sapeva che ci avrebbe messo una vita per pagarlo tutto. Alla fine lo lesse, e alcune parole attirarono la sua attenzione a lato del conto:
Pagato interamente con un bicchiere di latte“. Dott. Howard Kelly
Anonimo

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martedì 1 dicembre 2015

P A C E


PACE

Attorno a voi e nel mondo ci sarà pace solo quando: pacificherete le vostre parti in lotta, armonizzerete i vostri contrasti interiori, esorcizzerete paure e ombre, raggiungerete la conoscenza e il controllo dei vostri istinti primordiali.
Ci sarà pace solo quando ci sarà pace nei vostri cuori e quiete nelle vostre menti.
Ricercate Pace e Libertà interiori, così questa vibrazione elevata si esternerà e concretizzerà prendendo forma sulla terra.
La follia umana spinge a uccidere in nome della libertà, a prevaricare chi dissente in nome della pace. Lavate, purificate intenti e parole ed esprimete ciò che realmente angoscia e opprime il vostro cuore.
La guerra non è altro che l’esternazione dei vostri istinti deviati, dei vostri impulsi di egocentrismo, intolleranza, prevaricazione, delle vostre ombre e delle vostre divisioni interiori.
Non si favorisce la pace spandendo parole rabbiose, parole imperiose e unilaterali, parole che dividono, parole contro; sono solo interventi a livello di personalità.
Non disperdete energia sbandierando vuote parole di pace o pronunciando vuote parole di pietà.
Effondete solo parole pregnanti di vita vissuta illuminata dall’anima.
Agite subito entro di voi.
Vivete al vostro interno Amore, Compassione, Libertà, Pace, lasciandoli trasparire all’esterno.
Cominciate ad agire un comportamento più consono alla vibrazione animica nel vostro ambiente e nel vostro gruppo, il cui scopo è l’esternazione dell’Armonia.
La Pace non s’impone
si vive al proprio interno e si trasmette all’esterno per vibrazioni sottili
Evocate e irradiate Pace.
È la via più difficile: occorre una vigile centratura e un’alta elevazione, è la via a livello d’anima.


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Abbiamo sentito di pubblicare questo scritto (gentilmente concesso da C. Q.) perché riteniamo che possa fare molto bene a chi lo legge e all'attuale situazione planetaria.
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sabato 3 novembre 2012

Buone Notizie! (028)

Buone Notizie! (028)

SPIRITUALITA'
Tre religioni in un unico tempio: l'ambizioso progetto di Berlino
Musulmani, cristiani ed ebrei che pregano ed assistono alle funzioni sotto lo stesso tetto. Nella capitale tedesca, un progetto congiunto di associazioni appartenenti a fedi diverse potrebbe introdurre una nuova concezione di "luogo sacro". Sarà “uno spazio per la comprensione ed il confronto”, spiegano gli ideatori.

SALUTE E FELICITA'
La felicità di nonno Norman
Si sa che i nonni di solito sono più felici ma questo è un nonno molto particolare perché lui, probabilmente senza saperlo è a tutti gli effetti il nonno dello Yoga della Risata. Siamo a metà degli anni 60 del secolo scorso, Norman Cousin, giornalista scientifico, è appena rientrato da un viaggio in Russia. Non si sente tanto bene e va a fare un visita di controllo. L’esito non è molto felice perché gli diagnosticano una spondilite anchilosante, una forma di artrosi che porta al blocco progressivo di tutte le articolazioni e promette pochi mesi di vita da trascorrere con dolori sempre più lancinanti. Ma Norman Cousin non si perde d’animo, sulla base delle proprie conoscenze scientifiche e con la collaborazione del suo medico di fiducia decide di curarsi con una terapia molto particolare.

 

Chi perdona diventa più fortePSICOSOMATICA
Chi perdona diventa più forte 
La voglia di rifarsi o di vendicarsi non paga mai e quando è autentico, il perdono libera il cervello e tutela la nostra salute...
Non è un obbligo, ma un opportunità. Tutti primo o poi ci troviamo nella situazione di dover perdonare qualcuno per un torto che ci ha fatto o che crediamo di aver subìto. Ma a parte alcuni di noi che, dopo una sana elaborazione personale dell’evento, riescono a fare questo gesto in modo semplice e maturo, molti altri fanno un gran fatica.

 

ANIMALI E UMANI 
La storia del toro che piange
Sapendo di dover essere macellato, un toro a Hong Kong ha fatto quello che la gente fatica a credere o addirittura è scettica .. ha mostrato le sue emozioni. Gli operai lo hanno condotto nella stanza dove avrebbero dovuto macellarlo e stavano per procedere. Quando hanno chiuso la porta, il toro si è guardato indietro poi ha abbassato la testa. Il toro era in lacrime. Come poteva sapere che lo avrebbero macellato prima di entrare?

 

Il guidatore di risciò al lavoro con la figlia di un mese (SOLIDARIETA'
Il papà guidatore di risciò commuove il mondo
Costretto a lavorare portando la figlia al collo, dopo la morte della moglie, raccoglie la solidarietà di centinaia di famiglie. Una foto che ha fatto il giro del mondo, commosso anche i cuori più duri. Tanta la solidarietà via social media: «Le ragazze potranno non diventare mai delle regine per il loro partner - si legge in uno dei tanti tweet circolati sull'hashtag #SaveTheGirlChild -. Lei però sarà sempre una principessa, per il suo papà».

lunedì 4 giugno 2012

L’aspetto spirituale dell'Austerità

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Buona Volontà MondialeBollettino che mette in evidenza l’energia di buona volontà negli avvenimenti mondiali
Bollettino 2012 N° 2


La gioia più grande emana dall’austerità.
- Serie Agni Yoga
L’austerità economica può essere una “benedizione mascherata”.
Se consideriamo il sentiero della rinuncia auto-imposta alla ricchezza materiale per scopi spirituali, possiamo trovare lezioni importanti che aiuteranno l’umanità a evitare gli estremi del lusso e della povertà che attualmente affliggono il mondo.

La storia dimostra che tempi di austerità possono riuscire a trasformare popoli e nazioni. Per esempio Sparta, la città-stato dell'antica Grecia, è diventata famosa per la bravura militare dei suoi cittadini attraverso il loro stile di vita austero. Dal nome di tale città, la parola “spartano” si è evoluta ed è ancora oggi usata per denotare la frugalità e l'auto-negazione. Ironicamente, è proprio la Grecia sta oggi vivendo alcune tra le più gravi difficoltà economiche e che viene sottoposta a “programmi di austerità”, ma lo sono anche molti altri paesi oberati dai debiti.
Poiché questa contingenza economica sta portando sacrifici a così tante persone, austerità è una parola che pochi vedrebbero in luce positiva, associandola principalmente con lo squallore economico, la perdita dello standard di vita cui si era abituati, e tutto senza che si profili alcun obiettivo di compensazione. Ma c'è un altro tipo di austerità che, se volontariamente applicato, ha un valore incomparabile nel perseguire l'obiettivo spirituale. Naturalmente, questa è ben magra consolazione per coloro che sono attualmente privati di mezzi per vivere dignitosamente, ma l'importante differenza è che l'austerità spirituale è applicata per libera scelta – in questo caso non è dunque un'imposizione sgradita. Qui non si vuole indicare la strada dell'ascesi o del praticante raja yoga a tutti coloro che stanno soffrendo dell'attuale crisi economica mondiale, ma è interessante riflettere sulla pratica dell'austerità nella spiritualità per vedere se può esserci almeno qualche ricompensa spirituale per chi ne è colpito.
“Praticare l'austerità” in sanscrito si definisce “Tapasya”, e per mezzo di esso lo yogi lavora per liberare la propria mente dai desideri mondani, ripulendo uno spazio all'interno dei quale la secolare accumulazione di forze che lo tengono avvinto al mondo fisico viene “bruciato”, consentendo alla coscienza di salire senza impedimenti verso l'obiettivo spirituale prefigurato. Tapasya letteralmente significa bruciare o surriscaldare, diventare, come recita un'affermazione spirituale, ”un punto di fuoco sacrificale focalizzato all'interno dell‟ardente volontà di Dio”. Il sentiero dello yogi può essere troppo estremo per la maggior parte delle persone, ma un certo controllo o limitazione dei sensi e degli appetiti materiali è essenziale per creare lo spazio interiore necessario a esplorare la propria vera identità. I ritiri spirituali stanno diventando sempre più forme popolari per sviluppare Tapasya, spesso provvedendo il silenzio e il digiuno nel proprio regime. Praticare l'austerità prevede una scelta cosciente di sopportare alcuni privazioni senza lamenti, attaccamento o avversione. Fondamentale è lo stato della mente quando si decide di sottoporsi a questa osservanza.
Quello che chiamiamo il mondo occidentale sta entrando in un periodo di austerità, per lo meno dal punto di vista finanziario, ma in realtà molte nazioni, in particolare quelle in via di sviluppo e a basso reddito, da molti anni vivono in condizioni assai peggiori di povertà e privazione. Deve infine sorgere la realizzazione che l'instabilità finanziaria ed economica di tipo “boom/recessione” sarà sempre la protagonista nel mondo, fino a quando le nazioni sceglieranno la struttura economica “basata sull'avidità” e non una delle benefiche organizzazioni per il bene complessivo. Alcuni economisti pensavano che il modello “boom/recessione” fosse stato sradicato dall'economia dei giorni nostri, ma questa polarità riflette il dualismo della condizione psicologica collettiva dell‟umanità e come tutte le altre coppie di opposti non le si potrà sfuggire fino a quando non s'imboccherà la via spirituale che sta in mezzo.
Fino a quando non si abbraccerà coscientemente e non si percorrerà gioiosamente questo sentiero di austerità spirituale, le coppie di opposti continueranno a somministrarci dure ma eque lezioni. Perché il cambiamento sociale e, in definitiva, l'evoluzione si verificano attraverso le calamità e le crisi, se non riescono attraverso la scelta consapevole. Quindi è meglio imparare le lezioni della dualità e scegliere quanto prima la via di mezzo, e poi, una volta scelta coscientemente, la gioia potrà accompagnare l'azione del rilascio dal fardello delle cose materiali. Le attuali misure di austerità quindi hanno del potenziale positivo nel ridurre l'eccessivo consumismo e nel guidare la gente a pensare più creativamente al futuro.
Ci sono molti esempi di persone e gruppi che stanno indicando la via in quest'area. Il Voluntary Simplicity Movement fondato da Duane Elgin, ad esempio, chiama l'umanità a smetterla di vivere con il pilota automatico e a effettuare deliberatamente scelte di cambiamento della vita. Questo implica liberarci dalle attività non essenziali che permeano la vita moderna, così da rendere possibile il vivere secondo i nostri più importanti obiettivi e valori. Le priorità della nostra cultura consumistica e orientata al lavoro spesso vanno in direzione opposta a ciò che ci arricchiste e ci ispira. Le vite “semplificate”, dicono, spesso sono esaltate dalle scelte di ridurre i consumi, e di volgersi ad attività che hanno un effetto positivo sui rapporti, la vita familiare, il servizio e l'ambiente.
Non è troppo idealistico che molte persone oggi siano profondamente preoccupate del benessere degli altri sul pianeta in un modo che non si era mai avuto prima. Per soddisfare i bisogni che comporta questo nuovo riconoscimento in evoluzione del vivere in un “unico mondo”, è essenziale che i valori e le qualità spirituali come giustizia, compassione e fratellanza non siano più soltanto astrazioni, ma si trasformino nella trama del tessuto della vita di tutti i giorni.
L'interiore e l'esteriore, il mondo soggettivo e quello oggettivo devono essere collegati a formare un tutto – rapporti umani, sistemi economici, sociali ed ecologici – in modo che tutto quello che si manifesta nel mondo esterno del vivere quotidiano sia diretto coscientemente da un apprezzamento soggettivo della completezza, dell'unicità dello spirito umano e della condivisione nella Vita Una.
Da questo è possibile comprendere che la benevolenza e l'austerità spirituale sono un'unica e sola cosa. Per i più ricchi nel mondo, coloro che hanno educazione, vocazioni e abilità, le azioni benevolenti stanno diventando sempre più comuni, come testimoniano i tanti atti di generosa donazione e servizio, che piantano i semi perché emerga un modo di vita più disciplinato, altruista e soddisfacente. Per alcuni di questi donatori e filantropi questo dare forse non significa sacrificio personale, e forse è solo una percentuale del reddito, che non incide realmente sulla qualità della vita. Tuttavia, l'attuale tendenza mostra che molti di coloro che danno si stanno personalmente coinvolgendo nella distribuzione del loro denaro o delle loro abilità, e stanno scoprendo i primi barlumi della gioia divampante che caratterizza il sentiero della vera austerità.
Man mano che quest'attitudine si intensifica in una vita governata dall'energia della buona volontà e della compassione, soffrendo in termini di perdita personale e negazione, automaticamente decade per essere sostituita da un impegno positivo con il mondo e l'identificazione con l'anima di tutti.
L'obiettivo da raggiungere supera tutto il resto, e a caratterizzare la coscienza arriva un perfezionamento e una semplificazione della vita personale per vivere per il bene degli altri e di tutto ciò che vive sul pianeta. La coscienza di una tale persona di buona volontà è quindi saldamente trasformata nel fuoco di Tapasya, poiché essa ha messo un piede, anche se involontariamente, sul sentiero del vero yogi.
Fonte
- http://www.lucistrust.org/it/service_activities/world_goodwill


domenica 3 giugno 2012

Al di là dell’illusione si aprono i veli (Le Passeur) (04)

Al di là dell’illusione si aprono i veli

Dal Traghettatore.
Il sentimento di separazione è una chiusura artificiale estremamente radicata nelle culture occidentali, ma da cui è possibile liberarsi. Poiché ci è stato inculcato, abbiamo costruito nel corso della nostra vita delle bolle di “sicurezza”, le cui membrane sono diventate più spesse man mano che abbiamo vissuto delle esperienze non integrate, che si sono trasformate in prove. Lo spazio che teniamo per noi (in realtà lo spazio è la cellula minima di sopravvivenza del nostro io) varia a seconda della nostra capacità di viverlo e di mantenerlo.
Per molti, questo spazio, è il minimo considerato come vitale. Ed è la mancanza di spazio nella bolla che ci rende aggressivi e smaniosi di colonizzare maggior spazio. E’ una delle ragioni per cui c’è così tanta aggressività e diffidenza nelle città. Come viene vissuto, lo spazio comune è ristretto e deve essere distribuito tra tutti secondo i rapporti di forza che si instaurano. Le guerre di colonizzazioni sono perenni e quelli che ne sono vittime amplificano la propria aggressività per cercare di trovare un po’ di ossigeno e riconoscimento del proprio sé.
Ovviamente, tutto ciò è insensato. Ma è ciò che siamo stati abituati a creare e a rinforzare fin dall’infanzia. E’ ovvio che per andare avanti sulla strada dell’amore di sé e l’amore verso gli altri, bisogna aprire questa bolla e uscirne. E’ uno sforzo reale notevole in quanto questa bolla è integrata nella concezione che abbiamo di noi stessi, da essere convinti che ci rappresenta, e che ogni tentativo non autorizzato di avvicinarla è vissuto come un’aggressione.
Eppure, siamo in grado di aprire questa bolla ai nostri cari, siamo in grado di fondere delle bolle tra di loro se lo desideriamo.  E questo processo di fusione, come delle bolle di sapone che si attraggono e si uniscono, si chiama “amore”. E’ perché amiamo un amico, un bambino, un uomo, una donna, un cane, un gatto, un albero, un paesaggio, che allarghiamo il nostro spazio vitale verso di loro. E’ dunque qualcosa che siamo in grado di fare quando lo scegliamo.
E’ salutare capire bene ciò che significa questa bolla fittizia così “pregnante”. E’ la manifestazione artificiale, ma veramente concreta del nostro sentimento di separazione. La si porta ovunque con noi, condiziona i nostri rapporti con gli altri e la nostra apertura verso ogni percezione. Concretamente, ci induce spesso a percepire il forestiero che si avvicina con un primo sentimento (dipende a seconda delle culture) di diffidenza e a volte perfino di difesa. Quando in realtà, potendo accogliere con il sorriso e nella gioia di una condivisione possibile in mezzo a una nuova esperienza che ti arricchisce, opponiamo all’istante una maschera da guerriero che nasconde la paura, ancora una volta, di vedere la propria bolla di sicurezza, del tutto illusoria, toccata nella sua integrità. Ciò che si chiama un sentimento di diffidenza: diffido di colui che non conosco, e chi potrebbe invadere il mio spazio vitale.
Quando ci si sente “separato” dall’universo, ci si sente soli e piccoli, vulnerabili in mezzo a un nido di predatori immaginari che si sentono, in realtà, come noi e hanno altrettanta paura degli altri. Ognuno porta così in sé il potenziale di essere un predatore per gli altri. Il serpente si morde la coda in circolo non perché ha trovato se stesso, come ne è all’origine il simbolo, ma si divora perché non si riconosce. L’illusione si auto-alimenta.
I più hanno conosciuto almeno una volta nella propria vita questi momenti rari in cui la bolla si apre, e in cui ci fondiamo con tutto ciò che ci circonda. Può capitarti: mentre sei seduto sul fianco di una montagna ad ascoltare il vento negli abeti, di fronte allo spettacolo di un’alba o di un crepuscolo, in una sala di concerto dove la musica riempie l’anima, in mezzo a un’assemblea fraterna la cui comunione apre i cuori, o ancora in una meditazione… Quale sia l’occasione è sempre un momento di grazia indimenticabile. Risali al sentimento quando questo ti è successo, senti l’impronta che ha lasciato attraverso il tempo, contatta ciò che eri in quell’istante e percepisci l’immensa ricchezza che è stata tua. Questi momenti sono la verità. Questi momenti sono la visione di ciò che sei e che abbandoni, ogni volta che per abitudine e negligenza si richiude la tua bolla.
Nessun altro al di là di te stesso può fare la scelta di intraprendere lo sforzo quotidiano, di sciogliere ciò che ti mantiene nel malessere della separazione. Questo sforzo non è nient’altro che una vigilanza da esercitare su se stesso, sul proprio modo di avvicinarsi all’altro o di accoglierlo.
In questo momento benedetto della storia della nostra umanità, andiamo tutti verso la riunificazione. Il nostro mondo sta abbandonando la separazione per andare verso l’unità. Cosa significa? Significa che poiché il momento è giunto, la nostra terra, che è una coscienza a sé, ha iniziato la sua ascensione verso una frequenza vibrazionale più elevata, e tutto ciò che porta in grembo è confrontato alla scelta di accettare o no di fare questa ascensione con lei.
Nel corso della nostra storia, il sentimento di separazione è esistito perché la bassa frequenza della matrice di vita che è stata la nostra, ha costruito questo sentimento. Ogni essere il cui lavoro su se stesso ha aumentato la sua frequenza vibrazionale, è stato in grado di dissolvere una parte più o meno importante di questo sentimento di separazione. Alcuni essere eccezionali, che spesso hanno dedicato una vita a questo compito, sono riusciti a raggiungere il punto della fusione. Oggi la vecchia matrice è praticamente dissolta e la nuova griglia energetica che si sta tessendo intorno alla terra non lascia più spazio al sentimento di separazione né ad altri sentimenti involuti che andrebbero a inquinare il suo spazio (vedi quest’articolo). Ogni cosa che vive sulla terra deve dunque fare una scelta, in coscienza o no, di seguire il movimento e di restare lì, oppure no.
Per quelle e quelli che hanno fatto questa scelta dell’anima di seguire questo slancio ascensionale, è un conforto essere consapevole che soltanto le nostre credenze e le nostre abitudini sono ora i nostri limiti. Non c’è più una vita da dedicare al risveglio per uscire dalla matrice che ci ha rinchiusi. La vecchia matrice non esiste più o quasi più. Tutto va dunque molto più velocemente in realtà e soltanto i nostri attaccamenti possono ancora frenarci. Non siamo più costretti a considerare che lo spazio comune deve essere distribuito, può rimanere aperto a tutti senza metterci la minima barriera. In questo nuovo paradigma, che si sta costruendo, il rispetto e la fraternità tra gli esseri e i popoli, si farà in modo naturale. La fiducia andrà a sostituire la diffidenza e sarà pienamente giustificata nei fatti.
Sono consapevole che tra quelli che si risvegliano a questa mutazione maggiore, certi hanno una grande difficoltà a credere che il mondo sta per cambiare così radicalmente. Sono ancora sommersi in tutto ciò che è la loro vita, e a questo punto questo sentimento è del tutto normale. E’ per questo motivo che non c’è nessuna utilità a fermarsi sul giudizio e sulla critica, e nessun beneficio ad agitarsi in polemiche e conflitti. L’unica cosa da fare durante questo periodo di transizione, non sempre confortevole per colpa dell’opposizione forsennata in sé dell’ego, è di andare avanti ascoltando soltanto la propria intuizione, afferrando ovunque con gratitudine ciò che è offerto di buono per sé lungo il cammino. Una volta che questa fase di transizione, in cui le oscillazioni del morale sono frequenti con i loro dubbi e sentimenti di euforia, è passata, in quel momento basta essere. Questo significa mantenere la vibrazione stabilita in cui i dubbi, il morale che va giù, e ogni altro sentimento che tira verso il basso, sono soltanto un ricordo del tempo in cui eravamo chiusi nella propria bolla.
In questo stato “di essere” ogni cosa diventa semplicissima, la gioia di vivere è onnipresente e la luce in sé risplende. Non si entra più in conflitti perché si è in grado di vedere nell’altro come in un libro aperto, la ferita in lui che si manifesta. E’ la compassione che sostituisce la reazione, ed è un balsamo di guarigione per colui che la riceve, anche se è possibile che non la percepisca così. Un po’ alla volta in ogni caso, i conflitti non si presentano più, perché non fanno più parte della nostra realtà. La frequenza vibrazionale in cui nascono e crescono non è più la nostra e la realtà si allontana.
Abbiamo creato i nostri campi di sperimentazione a seconda di ciò che avevamo da capire e da guarire in noi. Siamo arrivati adesso al punto in cui una nuova sperimentazione s’installa e si sostituisce a quella in corso. Se abbiamo scelto di viverla la vivremo, con più o meno difficoltà nel passaggio da un mondo all’altro, a seconda del fatto che avremmo buttato abbastanza sacchi di sabbia fuori. Come i nostri sacchi di sabbia, la bolla che pensiamo rappresenti la nostra integrità fisica e sottile, è quella che comprime la vela e impedisce alla mongolfiera di spiccare il volo. L’amore è il soffio caldo che la gonfierà.
Fraternamente,
© Il Traghettatore – 26.07.2011 – Tradotto da Stéphanie - Versione originale francese 
http://www.urantia-gaia.info
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lunedì 9 aprile 2012

Il Risveglio in sé (2) Dal Decondizionamento alla Liberazione (Le Passeur)


Publié le 11 mai 2011 par Le Passeur (Il Traghettatore)
Dal decondizionamento alla liberazione.
Istruzioni per l’uso.
La Guarigione
Guarire è prendere la via della vacuità
Per cominciare, prendi coscienza che la confusione regna nella tua mente. Quante volte non pensi? Cerca un po’. Siamo d’accordo, non spesso, ma quando succede  (sii certo che per molte persone non succede mai) noterai che capita sempre quando sei consapevole nel momento presente. La chiave risiede lì: essere nel momento presente. Se non sei consapevole dell’assurdità della confusione nella tua mente, osserva per un istante di cosa sono fatti i tuoi pensieri, e ti accorgerai che si collocano sempre nel passato o nel futuro. Mai nel presente. E’ come se nella tua mente il presente non esistesse, quando è effettivamente l’unica vera realtà del mondo che percepisci. 
Le tue idee del passato o del futuro consistono a progettare un’energia in un luogo che non esiste. Perché secondo la tua rappresentazione lineare del tempo, che è la tua in questa dimensione, pensi alle cose che non sono più, o pensi alle cose che non sono ancora arrivate e che forse non arriveranno mai. Tuttavia, non sei mai nel momento presente, che è l’unico veramente percettibile da tutto ciò che sei.
Ecco una delle chiavi essenziali della liberazione. Cerca il più spesso possibile la percezione del momento presente nel tuo quotidiano, imparerai così a tranquillizzare la tua mente, ad addomesticare quest’animale selvaggio che ha fatto finora soltanto ciò che ha voluto di te.
Quando sarai peraltro consapevole che ognuno dei tuoi pensieri è un’energia non controllata, se buttata troppo rapidamente nell’universo, se ne va sempre da qualche parte calamitando la sua risonanza. Ti lascio immaginare il grado di inquinamento che un unico essere umano può produrre in una vita. Del resto è una delle cose sui cui sarebbe bene che cominciassimo tutti a lavorare.

Un esercizio semplice per essere nel momento presente è di sederti nella natura, di chiudere gli occhi e di provare pienamente la sua presenza attraverso i tuoi altri sensi, il vento negli alberi, sulla tua pelle, il canto degli uccelli, il volo degli insetti, il calore del sole. Se non ti trovi vicino alla natura, prova nella tua città, certo è meno nutriente ma prendendo coscienza dell’istante presente, avrai la percezione che esiste ovunque e sempre. La sua grande qualità è che insedierà in te un po’ alla volta il silenzio lucido e onnipotente, la vacuità, per ritrovare la vera casa, là dove riposa la tua padronanza persa che sta aspettando il tuo ritorno.
Guarire è prendere la via dell’essere più leggero
Ognuna delle cellule del tuo corpo immagazzina il peso delle tue memorie, quelle di questa vita certo, ma anche quelle delle tue vite precedenti, e addirittura certe trasmesse dalla tua ascendenza – ciò che si chiama le “memorie cellulari”. Immagina un po’ la quantità di emozioni diverse, tra cui certe particolarmente pesanti, che hanno potuto accumularsi durante tutto il tuo percorso nell’incarnazione! 
Il mal-essere, le paure, la malattia, sono le conseguenze dell’energia non armoniosa accumulata in te, che finisce sempre per esprimersi attraverso una o più delle tue zone di ombra, il più delle volte quelle che sono nate dai più grandi dolori, là dove sei più vulnerabile.
Quando avrai individuato le tue zone di ombra e che sarai in grado di identificare le ferite dell’ego che ne sono la causa, avrai sciolto i nodi dei bagagli emozionali che li alimentano. Da lì, i bagagli essendo aperti, ne farai ciò che vuoi a seconda del tuo libero-arbitro, e forse niente se hai deciso di non alleggerirti. Ma nel caso contrario, se hai la volontà di uscire dal gioco e di guarire, la via che ti invito a seguire è quella del perdono e della compassione. Per te come per altri.

È nel perdono sincero e profondo verso le ferite date e le ferite ricevute che potrai allora guarire veramente, così come la compassione per chi ha recitato la parte del carnefice e che è soltanto la vittima delle sue ferite, anche se talvolta sei stato tu questo carnefice.
Non dimenticare che nel lungo percorso delle tue vite su questa Terra, hai qualche volta posto la testa sul ceppo, e qualche volta hai tenuto l’ascia. E’ stata la via per ognuno di noi senza eccezione, Abbiamo dovuto sperimentare pienamente le due polarità della dualità, e abbiamo quindi assegnato le parti fino lì col nostro pieno consenso nel rispetto dell’equilibrio delle energie opposte, in altro modo detto le leggi del karma.
Cosa sono queste zone di ombra in te?
Sono tutti i tuoi atteggiamenti, i tuoi comportamenti, le tue reazioni che provocano in te e/ o per altri dei dolori, delle malattie e dei sentimenti non voluti, dunque di natura tale da allontanarti un po’ di più dal tuo essere divino.
Non è molto difficile guardarti dentro. Chiediti per esempio perché ti arrabbi in tale situazione o rispetto a tale discussione. Osserva tutte le volte in cui questo è successo e risali al sentimento che ha provocato la tua collera.
Che cosa provavi allora, quale parola o quale situazione ha scatenato la tua reazione?
Che cosa ti ha ricordato, quale immagine ti è venuta?
Pratica così in ogni circostanza e avrai delle eccellenti probabilità di esumare la ferita non guarita che c’è dietro. E se questa non viene alla luce subito, perché risale a più lontano forse un’altra vita di cui non raggiungi il ricordo, fidati della vita affinché ti riveli presto come rimediarci. Che tu lo voglia o no, hai in questo mondo come al di là di questo mondo delle guide che sono lì per te e chiedono soltanto di aiutarti.
Sulla via del risveglio, le cose accadono sempre così, la grande legge della sincronicità si applica a ogni sollecitazione dell’essere sulla strada. Incrocerai sempre la persona, il libro o il film che risponderà a una delle tue domande sincere. E se sai osservare la natura, troverai molto spesso i segni che ti saranno utili.

Cosa fare quando identifichi una delle cause di una delle tue zone di ombra?  Niente di molto difficile: accoglila.
Lascia risalire l’emozione, non bloccarla, accoglila come una particella di te che si libera alla fine, e prova dell’amore per questa piccola parte di te ferita che faceva tanto fatica a esprimere il suo dolore. Semplicemente, abbi compassione per te stesso. Sei stato ferito e hai sofferto, meriti solo amore per questa prova, e soprattutto non del disprezzo, della collera o della vergogna.
Non emettere nessun giudizio, accogli questa emozione che si libera, sia nelle lacrime, nelle grida o nel silenzio che ti sommerge. Vedila come un bambino tuo, parlagli, digli che è tutto finito, che è libero e che niente alimenta più oramai il dolore che l’ha visto nascere. Se ami senza condizione il bambino ferito che si rivela, guarisce all’istante.
Al tuo ritmo, a seconda delle tue forze, senza nessuna pressione, riconoscerai quasi tutti i bambini del tuo dolore e renderai loro la libertà.
In questo mondo di dualità la cui esperienza sta per finire, rimarranno forse alcune ferite non guarite, ma questo non ha una grande importanza. La cosa più importante è di avere preso la strada della comprensione di chi siamo. Quando le problematiche più pesanti sono risolte, i pochi stracci ancora appesi non ti impediranno di andare  dritto a reinvestire l’essere divino che sei. E quel giorno lì, quale ombra pensi potrà opporsi a tanta luce?
L’abbandono
Riassumiamo un’ultima volta.
Hai dunque preso coscienza alla fine, che non sei nato in questo mondo con l’unico scopo di sottometterti alla volontà di altri e di seguirne ciecamente le regole imposte. Hai quindi iniziato a percepire i meccanismi che ti avevano condizionato fino ad adesso, hai scoperto in te la dipendenza da questo condizionamento ciò ti porta a guarirne le ferite, hai guarito l’essenziale… E adesso?
Adesso, sei in grado di ricollegarti per davvero con il tuo spirito superiore. Sei in grado di allinearti con la tua divinità. Sei in grado di essere.
In realtà, col progredire del cammino, avrai già fatto delle incursioni in uno strano mondo, sono i segni del tuo ricollegamento progressivo. Salvo eccezione, tutto non sgorga immediatamente come quando si apre una valvola, le tappe si compenetrano e la progressione si fa la maggior parte del tempo per gradi.
Il lasciare-andare è stato per te una tappa spettacolare. Ovvero, ti ha condotto ad adottare atteggiamenti e comportamenti nuovi.
Quante volte ti sei sorpreso a questo punto a non reagire più come prima, in situazioni che ti avrebbero colpito, e avrebbero scatenato altrettante risposte da parte tua?
Quante volte ti sei detto che non ti riconoscevi?
Che ti sembrava di essere particolarmente zen?
Che non capivi come non ti preoccupavi più per tale o tale problema?
Il lasciare-andare è una tappa che si nota molto nel tuo quotidiano, è spesso destabilizzante per la tua cerchia che fa anche fatica a riconoscerti e che non sa più a che cosa aspettarsi da te.
Non ingannarti, questa tappa rappresenta una separazione più importante con ciò che era la tua vita “prima”. È un bene, poiché stai andando finalmente verso te stesso. Lungo il cammino incrocerai degli esseri che vivono lo stesso risveglio e che ti stimoleranno, ma qualche volta questo ha un prezzo da pagare: l’allontanamento di quelli con chi una volta condividevi la stessa influenza della società basata sull’ego. Capiterà anche che sarai per loro un catalizzatore e certi ti seguiranno, ma altri si allontaneranno irrimediabilmente, è così, non costringere niente e nessuno, rispetta la strada scelta di tutti.

Al livello collettivo è la stessa cosa. Chi non dorme è in grado di osservare in questo periodo la separazione che peggiora tra i due mondi: il vecchio mondo legato alle energie che l’hanno mosso fino lì, e con lui quelli che vi si aggrappano con forza, e il nuovo, che non spunta da nessuna rovina del precedente, ma che manifesta la sua nascita a partire da una consapevolezza del tutto nuova, e come un’arborescenza si sparge in modo esponenziale in proporzione al numero di esseri che si risvegliano.
A questo punto del processo della tua guarigione e del tuo ricollegamento al tuo vero essere, sei già in grado di ritrovare vecchie memorie che risalgono alla superficie come le bolle di metano dal fondo degli oceani. Alcune di queste memorie, riesumate, hanno partecipato alla tua guarigione, altre ti hanno offerto semplicemente delle indicazioni sulle tue vite passate, o, più utili, ti hanno riaperto l’accesso agli archivi di un sapere che ritorna ora naturalmente.
Contemporaneamente, le tue percezioni si allargano a ciò che era fino lì invisibile, certe capacità possono già comparire, come la telepatia (spesso una delle prime a manifestarsi), così come la capacità di guarire altre persone, o ancora visioni inesplicate, delle incursioni in altre dimensioni dove stai recitando un’altra parte… e di altre percezioni ancora.
È la tua eredità, ti appartiene e saprai che cosa farne al momento giusto, nell’interesse di tutti. Non preoccuparti se niente di tutto questo si manifesta ancora, ognuno segue una strada di vita che è la sua e non fa bene confrontarla con quella degli altri, poiché questo paragone non ha alcun senso. Non è così che va misurata la strada compiuta in questo processo dell’ascensione
Questa tentazione del paragone è realmente ingannevole e richiede una grande vigilanza. Prima perché alimenta un’altra faccia dell’ego che si chiama spesso “l’ego spirituale”: diciamo che quando l’ego si rende conto di perdere terreno nel suo elemento materiale, il suo potente istinto di sopravvivenza lo guida verso altre influenze da esercitare. Sarà dunque per lui molto facile girarsi verso l’elemento spirituale, poiché vede la tua coscienza superiore prendere questa direzione senza poter impedirlo.
Vi racconterò un aneddoto.
Una volta in Tebaide, quando i primi monasteri cristiani sono apparsi nel V secolo, i monaci che erano ghiotti di ascesi e altre penitenze, avevano al refettorio la spiacevole tendenza a mangiare sempre meno rispetto al vicino per dimostrare in questo modo la maggior padronanza. Tanto che fu imposto di portare il cappuccio affinché nessuno vedesse il viso del suo vicino e non ne potesse giudicare l’appetito.

Non si conta più oggi il numero degli ”risvegliati » che sono stati intrappolati in questa maniera dal proprio ego. I più carismatici finiscono come guru, i più discreti smarriscono la propria umiltà e non sono più in grado di rimettersi in questione, perdendo così il proprio discernimento, si lasciano ingannare dalle proprie capacità nuove, e trascinano nella loro scia alcuni che sono ancora più vulnerabili.

L’umiltà è una potente luce nell’oscurità. E’ un Sole che vede il “piccolo”” in questo mondo diventare “immenso” nell’altro. Quando tutto sembra diventare complicato e il discernimento viene a mancare, quando i dubbi risalgono e la sete di controllo prosciuga di nuovo il palato, l’umiltà conduce l’essere con dolcezza verso l’altare dell’abbandono, che è la soglia suprema dove investe la pienezza del suo abito di luce.
L’abbandono è la nuca che si offre nuda al divino in sé. È la fede estrema, ed è la pienezza di una gioia serena e profonda.

La Luce
Qualcuno ha detto, molto tempo fa, che ci saranno molti chiamati e pochi eletti. La ragione è che le trappole che ci siamo inventate collettivamente sono molte e variegate. Ma non serve preoccuparsi, qualunque sia il ritmo dei nostri passi, tutti ritroveranno il proprio essere divino presto o tardi, nessuno sarà lasciato mai sul bordo della strada, sii certo di questo.
Non dimenticare fratello mio, sorella mia, che siamo dei nomadi un po’ pazzi, pieni di brio e di gioia. Abbiamo deciso molto tempo fa, contro venti e maree, di vivere quest’ampio palcoscenico che è la Terra, indossando a seconda delle nostre vite tanti tipi di maschere e di scenari, tutti destinati a riempirci di un’esperienza nuova, e ancorare nella materia una luce che non conosceva.
Ora che la rappresentazione sta per concludersi finalmente, e che il sipario sta per cadere, andiamo a fare qualcosa di molto bello con ciò che abbiamo imparato, qui su questa Terra molto amata, il suo vero nome in seno all’universo è “Urantia Gaïa”.
Ti dirò una cosa fratello mio, sorella mia, quello che abbiamo fatto e di cui possiamo rallegrarci. Abbiamo tutti insieme accettato di abbandonare un giorno il nostro mondo dell’etere per investire un po’ alla volta la materia fino a incarnarsi in un corpo, dimenticando volontariamente tutto ciò che eravamo. Ci siamo lasciati manipolare da esseri che hanno fatto di tutto per separarsi sempre più irrimediabilmente dal nostro essere divino. Sono perfettamente riusciti a trasformarci nei loro schiavi ignoranti e creduli, poiché il nostro sentimento di separazione è cresciuto a dismisura.
In quest’oscurità fitta abbiamo dovuto immaginare che esistesse qualcos’altro rispetto al mondo diventato il nostro e che avevamo la capacità di evolvere.
Hai un’idea, fratello mio, sorella mia, di quante vite e sofferenze dell’ego sono state necessarie? 
Ma lì in fondo alla melma più profonda, nel buio assoluto, piedi e mani legati, con giusto l’aria che ci occorreva per alcuni istanti di sopravvivenza nei polmoni, abbiamo saputo riconoscere la fiamma indistruttibile che non ci ha mai abbandonata, e di tutta la volontà di ognuna delle cellule del nostro corpo, ne abbiamo penetrato un po’ alla volta l’incandescenza. Grazie all’immenso potere di libertà che ha distillato in noi, siamo risaliti verso la superficie rompendo una a una le nostre catene fino a trascendere tutti i limiti imposti.
In altri regni, che sono anche la nostra eredità in tutta questa grande storia, legioni di esseri di luce ci hanno aiutato con tutta la forza infinita del loro amore, e si sono rallegrati, con uno stupore crescente, per ogni passo che abbiamo trovato la forza di fare verso di loro, verso di noi.
Non credere fratello mio, sorella mia, quelli che dicono che abbiamo perso il treno, che ci siamo svegliati troppo tardi. Certo avremmo potuto fare meglio e tutta la fine della storia avrebbe potuto svolgersi diversamente. Sii certo tuttavia che ogni cosa è sempre giusta nella scala dell’orologeria cosmica, e che alla partenza, con la perdita della nostra identità, intrappolati in questa dimensione non unificata, separata del cosmo, le nostre probabilità erano veramente minime.

Rallegrati dunque, fratello mio, sorella mia, senza orgoglio ma con la sobria fierezza della strada compiuta. Sei sulla soglia. Stai per ritornare a essere l’essere di luce che sei sempre stato, l’essere divino che va umilmente a vivere l’eredità unica di “Urantia Gaïa”, con la quale cammini cuore a cuore nella tua ascensione.
All’alba dei “Soli” del nuovo mondo che sta per spiegare le sue ali, stai già scoprendo il tuo vero potere creatore… e  tutto si farà ora in coscienza e in gioia, nell’amore trasceso del divino in te.
Fraternamente,
© Il Traghettatore – 11.05.2011 – Tradotto da Angie & Stéphanie - Versione originale francese
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