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mercoledì 24 novembre 2010

Amore e Psiche [5] Il Significato del Mito (4) Interpretazioni varie



Antonio Canova, Amore e psiche giacenti (1787-93), Parigi Louvre


INTERPRETAZIONI
Le fiabe, I simboli possono avere molte interpretazioni. Ne abbiamo raccolte alcune per dare al lettore la possibilità di vedere quanto diverse possano essere. Pensiamo che non si tratta di trovare quella più giusta, ma, forse, quella migliore, quella, o quelle che possono essere  più utili per una maggiore comprensione di questa straordinaria storia.
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Interpretazione  Tratta da: http://enricia.altervista.org/amore_e_psiche_commento.htm

Che il senso della novella vada oltre il semplice piacere del racconto fantastico, ma rimandi ad un significato allegorico, appare evidente sin dalle prime battute e dal nome stesso dei protagonisti: Amore e Psiche. La novella adombra quindi una qualche conquista simbolica attraverso una complessa serie di esperienze difficili e dolorose, ma il senso esatto di questa esperienza sfugge. Le interpretazioni che ne sono state date sono molteplici, alcune anche banalizzanti, nella loro velleitaria pseudo-scientificità che pretende di ricondurre, quello che è certamente un complesso simbolismo esoterico "per iniziati", ad un substrato di cultura semi-tribale che attribuire ad un personaggio profondamente colto come Apuleio, fa davvero sorridere. Insufficienti risultano quindi, a nostro parere, le chiavi di lettura proposte dall’antropologia culturale, che vede in questa novella la descrizione simbolica del rito di iniziazione che in tutte le società primitive segna il passaggio dei ragazzi alla società adulta.
Qui di seguito, perciò, tenteremo di fornire una nostra chiave di lettura, alla luce della filosofia platonica della quale Apuleio era seguace ed autorevole esponente.

L’allegoria della caduta dell’anima nelle “Metamorfosi”Tutto il romanzo di Apuleio costituisce una singolare allegoria imperniata sulla vicenda dell’anima, che, caduta per un fatale errore, attraverso una serie di durissime prove, riconquista alla fine, per l’intervento della Grazia divina, la piena felicità, e con essa l’immortalità. Sebbene l’esatto significato di questa esperienza filosofico-religiosa sia tuttora oggetto di discussione, ci pare corretto partire da un presupposto innegabile: Apuleio è, e rimane, un filosofo platonico e non rinnega mai questa sua appartenenza culturale, per quanto sincretisticamente fusa con esperienze di segno diverso (in un primo momento l'ermetismo e la magia - o l'alchimia -, quasi certamente praticata dal “bel filosofo” africano, che nell’Apologia sive de magia lo nega, ma in modo sempre ambiguo e mai davvero convincente; successivamente la conversione al culto misterico di Iside). 
L’allegoria assume connotati esplicitamente platonici proprio nella favola di Amore e Psiche, dove i nomi stessi dei protagonisti non possono non evocare alla mente la teoria dell’eros platonico, così come la troviamo espressa nella triade Fedone - Simposio - Fedro. D'altra parte la vicenda di Psiche rispecchia molto da vicino quella di Lucio, per cui si direbbe che la funzione della novella di Amore e Psiche - non a caso situata in posizione centrale nel romanzo - sia appunto quella di esplicitare in modo quasi didascalico, nella microstruttura della favola, il senso della macrostruttura che la include.
Ciò su cui ci pare indispensabile riflettere è il tipo di errore per cui cade l’anima.
Si tratta, come è noto, di un peccato di curiositas. Ma che cosa sia e che cosa rappresenti esattamente la curiositas nell'universo filosofico di Apuleio non è chiaro. Alcuni critici ritengono che essa venga valutata in modo positivo da Apuleio, quasi fosse per lui il tratto distintivo dell’intelligenza (salvo poi, dopo avergli attribuito questa opinione, tacciarlo di superficialità e frivolezza). A noi sembra, alla luce dell'esito di entrambe le vicende (la trasformazione magica per Lucio, le vista delle sembianze dello sposo divino per Psiche), che la valutazione non possa che essere negativa. In ogni caso, il significato dell’esperienza adombrata nelle Metamorfosi debba essere valutato con maggiore attenzione. Avanziamo a questo punto qualche ipotesi.
Apuleio, come già Euripide in un'opera altrettanto discussa ed enigmatica, le Baccanti, sembrerebbe contrapporre, nel suo romanzo, due modalità opposte del conoscere:
1) la Curiositas
(che in Euripide è designata con il termine sophòn), che si illude di poter arrivare alla decifrazione razionale dell’Essere attraverso l’osservazione delle forme dell’Apparenza (l’“abbandono al mondo”), dei fenomeni (etimologicamente “ciò che appare”) o dei segni in essa impressi.
Si pensi alla definizione che il filosofo Heidegger dà della curiosità: “ciò che preme a questo tipo di visione non è la comprensione o il rapporto genuino con la verità, ma unicamente le possibilità derivanti dall’abbandono al mondo. [...] La curiosità non ha nulla a che fare con la considerazione dell’ente pieno di meraviglia, con il qaumazein; non la interessa lo stupore davanti a ciò che non si comprende, perché essa cerca, sì, di sapere, ma unicamente per poter aver saputo” (Sein und Zeit, Halle 1927).
La curiosità, l'attitudine intellettuale di chi vuole sapere per il gusto di sapere, è quindi, sì, indizio di intelligenza, ma di un'intelligenza superficiale, presuntuosa e per molti versi infantile. E' questa l’illusione della scienza, ma anche quella dell'alchimia e della magia, la stessa di Apuleio prima della conversione; essa si rivela, a giudicare dalle vicende di Lucio e di Psiche, suprema stoltezza: la multiforme varietà delle cose né può essere realmente conosciuta nella sua essenza, né può condurre alla conoscenza di ciò che veramente è al di là delle apparenze e conferisce loro significato. La curiosità, si direbbe, è una modalità del conoscere che si addice ad un bambino, ma che in un adulto può essere rivelatrice di un'immaturità di fondo. L'adulto curioso è spesso un bambino intelligente che si rifiuta di crescere. Sennonché l'anima, in prospettiva platonica, ha un percorso di maturazione da compiere, deve crescere; e la presenza della curiositas, che continuamente distrae l'uomo dalla ricerca interiore spostando la sua attenzione su oggetti esterni, diventa ad un certo punto un ostacolo insormontabile. Accade allora un evento traumatico che costringe l'uomo a rendersi conto dell'inefficacia di questa modalità conoscitiva e a cercare altri mezzi di salvezza.
2) la Rivelazione (che in Euripide è designata con il termine sophìa): l’uomo, una volta caduto, deve passare attraverso l’inferno dell’abiezione morale e della disperazione, per arrivare a conoscere fino in fondo la nullità delle risorse intellettuali umane: solo a questo punto potrà intervenire la Grazia divina (Amore nella favola, Iside nella storia principale) a portare la salvezza attraverso la conversione. Si tratta di un percorso adombrato in numerose altre opere della letteratura mondiale: basti pensare alla Divina Commedia ed alle Confessioni di Sant'Agostino (non a caso grande estimatore del romanzo apuleiano).
A proposito delle Baccanti di Euripide ci si è spesso domandati se la contrapposizione tra le due modalità del conoscere adombri una "conversione" dell'autore dal razionalismo alla fede; a noi questo non solo non sembra verosimile, ma ci pare antitetico rispetto alle reali intenzioni dell'autore: egli infatti, a nostro parere, resta fino alla fine un appassionato difensore della fragile arma della razionalità (il Lògos) contro il disordine distruttivo dell'irrazionale - di cui è aspetto il fanatismo religioso -, pur nella dolorosa consapevolezza dell'inevitabile prevalere di quest'ultimo. Nel caso di Apuleio il senso della contrapposizione appare diverso, anche se, data la natura composita dell'esperienza filosofico-religiosa dell'autore, occorre cautela nel formulare giudizi. Quale che sia il senso esatto dell'esperienza, è da notare un particolare: nella novella di Amore e Psiche, l'Anima è già amata dal Dio fin dall’inizio (cioè è già salva), ma non lo sa: dubita, diffida, tradisce.
Questo elemento è squisitamente platonico e riconduce alla teoria della reminiscenza (si veda soprattutto il Menone): secondo Platone l'anima è già immortale, ma l'estrema ignoranza e confusione in cui è precipitata piombando nella materia l'ha immersa nell'oblio; non ricordando più chi è, vuole sapere ciò che in realtà non conta nulla, vuole vedere,sperimentare, indagare tà physikà, immergendosi nelle illusioni della materia ed allontanandosi così sempre più dalla sua originaria condizione immortale.  Per poter essere di nuovo salva, dovrà arrivare alla conoscenza per una via completamente diversa: un percorso di sofferenza e di progressivo smantellamento delle illusioni, il cui esito finale è il buio della disperazione (la stessa cui conduce la "vita estetica" di Kierkegaard); solo a questo punto può finalmente verificarsi l'evento rivelatore: solo nel buio può rendersi visibile la tenue fiammella della reminiscenza - la sola conoscenza veramente possibile -, che accende nell'anima il ricordo di ciò che era in origine, e con esso il desiderio dell'immortalità.
Tuttavia, sebbene l'intervento della Grazia divina appaia fondamentale, non di fede - nel senso cristiano del termine - si tratta, ma di qualcosa di diverso. Non si tratta di credere: si tratta di capire. Apuleio, a nostro giudizio, non intende affatto la conversione come adesione acritica ad un dogma religioso, ma semmai come conquista della salvezza attraverso un percorso conoscitivo individuale profondo: una vera e propria gnòsi.
Troveremo più tardi in atto questa contrapposizione nella secolare e sanguinosa lotta della Chiesa cattolica contro le multiformi eresie di derivazione gnostica, che rifiutano ogni dogma, non attribuiscono alcun valore alla fede ed alla mediazione delle istituzioni ecclesiastiche e ritengono che la salvezza sia una conquista strettamente individuale, che si attua attraverso la conoscenza (in greco gnòsis, appunto).
 Immagine
François Gerard, 1798
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LINK ALTRE INTERPRETAZIONI:
- Filosofiche: http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/amorepsiche/interpretazioni/filosofica.html
- Folkloriche: http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/amorepsiche/folkloric/funznarr.html
- Junghiane: http://kidslink.bo.cnr.it/irrsaeer/amorepsiche/psicanalisi/interprpsican.html
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Riepilogo:

1 - Amore e Psiche [1] La Fiaba
2 - Amore e Psiche [2] Il Significato del Mito (1) Eros, le Fasi, le Prove
3 - Amore e Psiche [3] Il Significato del Mito (2) I Misteri di Iside
4 - Amore e Psiche [4] Il Significato del Mito (3) La Psicologia
5 - Amore e Psiche [5] Il Significato del Mito (4) Interpretazioni varie 

giovedì 23 settembre 2010

Amore e Psiche [2] Il Significato del Mito (1) Eros, le Fasi, le Prove


a cura di Salvatore Caruso Motta e Rosetta Sorbello IL MITO E I SIMBOLI DELLA RICERCA DELL'ANIMA 

psiche_nozze 

Puntate precedenti
1 - Amore e Psiche [1] La Fiaba 
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Il Significato del Mito
Diverse sono le interpretazioni di questo mito.
Lucio Apuleio (II sec. d. C.) incarna il bisogno di una nuova spiritualità, il desiderio di conoscenza,  consapevole del fatto che questo sentiero può portare al difficile passaggio dell'espiazione-ri­scatto. Apuleio vede l'Amore come un principio cosmico, divino e sembra conoscere i culti misterici neoplatonici. Secondo Apuleio la salvezza non è automatica per tutti ma si ottiene attraverso il sapere e la rivelazione divina. Oggi potremmo dire attraverso l'autoconsapevolezza e l'illuminazione, percorrendo il sentiero che porta dalla curiosità alla conoscenza e da questa alla saggezza, tra­mite l'esperienza, la purificazione, l'elevazione e la comprensione.



Secondo 
James Hillman, classicamente, Eros è stato differenziato in tre componenti o persone: 
1.  himeros, desiderio fisico per l’immediatamente presente che va afferrato nell’eccitazione del momento; 
2. anteros, amore corrisposto; e 
3. photos, desiderio per l’irraggiungibile, l’inafferrabile, l’incomprensibile, quella idealizzazione che si accompagna a ogni amore, sempre al di là di ogni conquista.

 

Eros (la sessualità), nel suo aspetto perverso (il mostro), seduce Psiche (l'anima) e la rinchiude in un palazzo (la lussuria) e non la visita che di notte (inconscio) affinché ella non possa vedere il suo vero aspetto (regressione, proibizioni, tabù). Una notte (buio della ragione) Psiche infrange il divieto, contempla il suo amante alla luce della lampada (curiosità, risveglio della coscienza). Vedendosi scoperto, Eros fugge (senso di colpa) presso sua madre Afrodite (regressione). Folle di dolore, Psiche erra alla sua ricerca e si rivolge a Venere che le impone dei lavori estremamente duri (prove, iniziazione, purificazione) che riesce a superare grazie all'inaspettato aiuto  di esseri della natura (magia-mistero-energie cosmiche), sino a che Eros fugge dal palazzo materno e riappare nelle sue vere forme (visione autentica dell'amore, coscienza, sublimazione dell'istinto). Zeus (lo spirito) gli accorda l'autorizzazione a unirsi a Psiche, resa immortale (unione spirituale). 

 

La successione degli avvenimenti della novella riprende quella delle vicende del romanzo: prima un'avventura erotica, poi la curiositas punita con la perdita della condizione beata, quindi le peripezie e le sofferenze, che vengono alfine concluse dall'azione salvifica della divinità. La favola, insomma, rappresenterebbe il destino dell'anima, che, per aver commesso il peccato di hybris (tracotanza), tentando di penetrare un mistero con l'atteggiamento sbagliato, deve scontare la sua colpa con umiliazioni ed affanni di ogni genere, prima di rendersi degna di ricongiungersi al dio. L'allegoria filosofica è appena accennata (se non altro, nel nome della protagonista, Psiche, simbolo dell'anima umana), ma il significato religioso è evidente soprattutto nell'intervento finale del dio Amore, che, come Iside, prende l'iniziativa di salvare chi è caduto, e lo fa di sua spontanea volontà, non per i meriti della creatura umana. [1]

Nel racconto possiamo distinguere:
LE FASI
1) Lo sposo ignoto (l'inconscio)2) Lo sposo svelato (la curiosità) 3) Psiche errante (la ricerca) 4) Le prove pretese da Venere (l'elaborazione, la purificazione, l'espiazione, l'individuazione) 5) L'epilogo (lo sposalizio mistico, l'unione, la sintesi degli opposti)

LE PROVE
1) Dividere i semi:     Districare un groviglio di sentimenti conflittuali e di affetti contrastanti. 2) Prendere un fiocco di lana del Vello d'Oro:     Conquistare il potere e rimanere una persona tenera e comprensiva. 3) Riempire l'ampolla di cristallo:     Tenere una certa distanza emotiva (aquila) nei rapporti. 4) Discesa negli Inferi:     Imparare a dire di no (alla curiosità). Esercizio della scelta. Stabilire una meta e mantenerla
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Interpretazione 
secondo la psicologia junghiana delle PROVE
Tratta da:
Individuazione di Agnese Galotti

Il mito di Amore e Psiche fa riflettere sull’elemento di novità contenuto in essa rispetto al motivo dell’eroe in genere: a differenza di questo, infatti, qui l’inconscio assume più direttamente la valenza positiva di energia soccorritrice, fonte di trasformazione creativa che genera coscienza. 
Le quattro prove cui viene sottoposta Psiche rappresentano il percorso che essa, simbolicamente, deve attraversare prima di giungere alla consapevolezza.

1) La prima prova richiede a Psiche di mettere in atto un principio discriminativo capace di ordinare una quantità di "semi" differenti che si trovano mescolati insieme: "Questo mucchio - osserva Neumann - è in primo luogo simbolo di un’uroborica mescolanza dell’elemento maschile." Le forze inconsce soccorritrici sono, in questo caso, le formiche, "simbolo - secondo M.L.Von Franz - dell’ordine segreto dell’inconscio collettivo", una sorta di "ordine inconscio" che è il solo capace di far fronte al caos disordinato con cui si presenta l’inconscio stesso.L’atteggiamento di Psiche esprime quindi un affidamento alle forze inconsce e alla loro benefica azione.

2) Nella seconda prova Psiche è chiamata all’incontro con la forza distruttiva solare del maschile, rappresentata dal mitico "vello d’oro" dei montoni. Qui l’elemento inconscio che soccorre Psiche è la canna parlante (Il consiglio è di aspettare la sera e di raccogliere i ciuffi di vello rimasti impigliati tra i rovi). Essa simboleggia la voce interiore che invita ad aspettare il momento opportuno (per l'appunto il calar della sera), per incontrarsi col principio spirituale (rappresentato dal Vello d'oro) senza venirne sopraffatta ed annientata. La calma femminile, la capacità di attendere, dunque, rappresenta una grande risorsa di fronte all’impulsività irrefrenabile, all’istinto che si esprime in maniera violenta. Così descrive Neumann questa seconda prova: "il femminile deve soltanto interrogare il proprio istinto per entrare, al calar del sole, in una relazione feconda con il maschile, ossia in una relazione d’amore. Così viene superata la situazione in cui maschile e femminile si fronteggiano in mortale ostilità." 

3) La terza prova è il confronto di Psiche con l’irruente cascata delle acque dello Stige, simbolo dell’incontenibile forza dell’inconscio stesso e della sua mancanza di forma specifica. Il compito di raccogliere un bicchiere di quell’acqua riesce grazie all’intervento dell’aquila di Zeus che si assume il compito di raccoglierla per lei. "L’aquila - secondo M.L.Von Franz - rappresenta l’entusiasmo intuitivo e lo slancio spirituale del pensiero. Proprio quando la psiche umana non può più agire con le sue sole forze, viene sorretta da uno spirito eroico e intuitivo che sgorga dal suo inconscio". Psiche rappresenta allora il femminile capace di contenere in sé e di dar forma all’inconscio che in lei stessa fluisce.

In tutte e tre queste prove è richiesto a Psiche di coniugare insieme gli opposti, superando la sterile contrapposizione.

4) La quarta prova, infine, è composta di due parti:
a) Nella prima parte Psiche deve affrontare il pericoloso viaggio agli inferi, guidata dai consigli di una Torre Parlante, la quale, maschile e femminile insieme, è simbolo della cultura umana e della coscienza umana e per questo viene chiamata "Torre che guarda lontano" . Essa mette in guardia Psiche dal cedere alla "pietà", quale modalità di relazione con l’altro, che non le consentirebbe di raggiungere la propria completezza.

b) Nella seconda parte, invece, Psiche, tornata dal mondo degli inferi, cede alla tentazione di appropriarsi della bellezza divina e, pensando così di poter risultare più piacevole agli occhi di Eros, apre il vasetto consegnatole da Proserpina, atto questo che risulta per lei fatale. Torna il tema iniziale della "bellezza", capace di avvicinare l’umano al divino. Tutto il cammino di trasformazione di Psiche è iniziato per Amore, per l’irresistibile desiderio di "conoscere" Amore. Ora che Psiche ha superato le prove, ha conosciuto e sopportato solitudine e disperazione, ora che ha in mano l’unica arma che conosce per attirare a sé ancora una volta Eros, la bellezza appunto, (l’azione dell’amore, a quanto dice Platone per bocca di Diotima, "è la procreazione nel bello secondo il corpo e secondo l’anima" ). Psiche non può che tendere alla bellezza, pur consapevole che ciò significa "fallire", secondo la logica maschile dell’eroe. E proprio in questo "fallimento" Psiche si manifesta fedele alla sua femminilità originaria in opposizione alla ragione totalmente maschile. Così Psiche "muore" per Eros, ed è questo suo stesso sacrificarsi a lui che lo stimola ad agire: Eros si scuote ed accorre finalmente a salvare la sua Psiche. L’umano dimostra così al divino la propria uguale dignità attraverso la propria superiorità nell’amore. [2]
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OSSERVAZIONI
- 
La bellezza e la fama non danno la felicità anzi spesso allontanano dalla gente e provocano gelosia, invidia e vendette.
- La bellezza può stordire (vedi sindrome di Stendhal).
- L'interpretazione degli oracoli dipende da chi ascolta.
- La curiosità comporta dei rischi.
- Non bisogna scoraggiarsi, l'aiuto, inaspettatamente, può arrivare da dove meno te lo aspetti. 
- Le difficoltà, le prove, se accettate e affrontate, portano conoscenza e crescita.
- La perseveranza e l'affidamento (all'aiuto dell'universo) possono far miracoli (immortalità).
- Le forze in gioco sono tante e contrapposte, ma possono giungere all'ordine, all'armonia, all'amore.
- Le favole parlano al cuore, ci coinvolgono di più dei soli concetti.

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Fonti:
[1] 
Amore e Psiche-Favola-Introduzione-I
[2] www.geagea.com/02indi/02_07.htm
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Immagini:
- 
F. Gerard, Amore e Psiche, 1798
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martedì 21 settembre 2010

Amore e Psiche [1] La Fiaba

a cura di
Salvatore Caruso Motta e Rosetta Sorbello
IL MITO E I SIMBOLI DELLA RICERCA DELL'ANIMA


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Il mito di Amore e Psiche è di origine greca.  Psiche per i Greci è l'anima umana, spesso rappresentata come una minuscola figurina con le ali di farfalla.
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Nella mitologia greca Amore-Eros (o Cupido) è il dio dell'amore, figlio di Ermes e Afrodite, i quali concepirono anche un fratello gemello, Anteros, per dargli un compagno di giochi. In questo possiamo cogliere un'allusione alla duplicità psicologica insita nel concetto di amore: quello erotico e quello platonico. Platone stesso faceva risalire questa duplicità alla doppia natura di Afrodite, Urania e Pandemia, celeste e terrestre. Eros rappresenta l'impulso vitale, il desiderio amoroso (tanto nelle forme terrene che sublimate), il potere che obbliga le cose a unirsi e a creare la vita. L'unione degli opposti, femminile e maschile, non è però durevole se con la sessualità non viene integrata anche la sensibilità e la spiritualità (Psiche).
Il mito greco fu ripreso in ambito latino dallo scrittore Lucio Apuleio (II sec. d. C.) che nell'Asino d'oro, ovvero le   "Metamorfosi" dà ampio spazio alla favola di Amore e Psiche. Il protagonista del romanzo, Lucio, vuole apprendere la magia ma, per errore, viene trasformato in asino pur mantenendo la coscienza umana. Attraverso varie avventure (che si possono vedere come un percorso iniziatico di trasformazione) riesce a riprendere la forma umana ma con una consapevolezza diversa.  Lucio ode la favola di Amore e Psiche durante le sue tribolazioni da una vecchia che cerca di consolare una fanciulla rapita dai briganti.

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a Fiaba
Un re e una regina avevano tre figlie molto belle. Le maggiori erano sposate con giovani di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era tanto bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea ed alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione della dea Venere sulla terra, trascurando addirittura gli altari di Venere. La dea, sentendosi trascurata ed offesa a causa di una mortale, pensò di vendicarsi. La vendetta consisteva nel far innamorare la fanciulla dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale avrebbe dovuto avere una vita di povertà e di dolore; per far questo incaricò il figlio Amore di colpirla con una delle sue frecce micidiali, che facevano innamorare chiunque ne venisse colpito.  Amore si preparò per scoccare la freccia fatale, ma, appena vide Psiche, rimase talmente incantato della sua bellezza che l'arco e le frecce gli caddero dalle mani ed una freccia lo ferì ad un piede. Fu così che egli stesso cadde vittima del suo stesso inganno, innamorandosi di Psiche.
Nel frattempo i genitori di Psiche, preoccupati che la figlia non trovasse uno sposo, decisero di consultare l'oracolo di Apollo per sapere se la figlia avrebbe mai trovato un marito. L'oracolo fu chiaro: Psiche doveva essere abbandonata sulla cima di una montagna, vestita da sposa e là sarebbe stata corteggiata da un misterioso personaggio temuto dagli stessi Dei (Amore era temuto dagli stessi dei che non potevano nulla contro le sue frecce). Al tramonto del sole, Psiche venne lasciata sulla montagna, sola ed al buio e qui s'addormentò.
Amore, vedendola in quello stato, chiede a Zefiro di portarla nella sua reggia. Mentre dormiva venne Zefiro che la sollevò e la trasportò su un letto di fiori profumati, dove Psiche si svegliò al sorgere del sole.
Quadro di Amore e PsicheGuardandosi intorno, la giovane vide un torrente e sulla riva un palazzo così bello da sembrare quello di un Dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne erano ancora più splendide, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate e che delle voci le dicevano che era tutto suo.
Giunta la sera, lei si coricò e sentì un’ombra che riposava al suo fianco. Si spaventò, ma sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo e quindi l'avvolse con un caldo abbraccio e la confortò. Però lei non avrebbe mai dovuto chiedere chi fosse e soprattutto non avrebbe dovuto cercare di vederlo, accontentandosi del suo amore.
La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande. Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore. Ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito (che era il giovane Amore innamorato) sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata.

Psiche attendeva con ansia la notte e con questa l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi e solitari, quindi chiese al marito se poteva invitare le sue sorelle.
Amore non sapeva dirle di no, anche se era consapevole che questa concessione sarebbe stato causa di dolore e d’infelicità.
Il giorno seguente, Zefiro portò le due sorelle da Psiche. Lei fu felice di rivederle e le due furono contente per il ricco e felice matrimonio. Però ogni volta che le sorelle facevano domande sul marito, Psiche rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia, oppure cambiava il discorso. Le sorelle cominciarono a pensare che Psiche nascondesse loro il marito perché era un mostro. A forza di sentire domande ed illazioni assurde, Psiche confessò allora di non aver mai visto in faccia il marito e che non sapeva neanche il suo nome. Allora le due sorelle, gelose ed invidiose di Psiche, la convinsero che per la sua vita stessa, avrebbe dovuto scoprire che aspetto avesse il marito, se non fosse davvero un mostro (come aveva detto l'oracolo) che magari prima o poi l'avrebbe divorata.

Quella notte, come sempre, Amore raggiunse Psiche e dopo averla amata s'addormentò. Psiche, quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo ed anche un coltello, nel caso in cui lui avesse voluto farle del male. La luce della lampada le rivelò il più magnifico dei mostri:  Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle; accanto a lui c’erano il suo arco e la faretra piena di frecce. La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata e subito fu infiammata di rinnovato amore per il  marito. Moriva dalla voglia di baciarlo e, sporgendosi su di lui,  fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente della lampada. Svegliato di soprassalto, Amore capì quello che era successo, aprì le sue ali e scomparve e con lui anche il castello svanì. Tenerani - Psiche in a Faint

La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto fuggire. 
Disperata pensò di morire e si getto nel fiume, ma la corrente, pietosa, la riportò a riva dove la poverina cominciò a vagare cercando il suo perduto amore.
Intanto Amore, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata e dallo stesso dolore per la perdita di Psiche, tornò da sua madre Venere la quale, sentita la storia del figlio, si arrabbiò con lui e lo rinchiude nel suo palazzo. Amore non solo aveva osato amare una mortale, ma non aveva tenuto conto che questa era anche sua rivale. Non potendo sfogarsi su Amore, decise di vendicarsi su Psiche e mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli Dei, catturata e consegnata agli dei.
Intanto Psiche vaga alla ricerca dell'amato, chiedendo invano aiuto a Cerere e a Giunone.
La fanciulla, disperata, si decide a chiedere pietà alla dea, che la fa trascinare per i capelli al suo cospetto e la consegna alla Tristezza e all'Ansietà, sue serve, perché la torturino. Quindi la sottopone a quattro durissime prove:

1) Dividere un cumulo di semi diversi in mucchi distinti;
2) Portare a Venere un fiocco di lana di pecore feroci;
3) Prendere in un'anfora l'acqua dello Stige tra draghi mostruosi;
4) Scendere fino agli Inferi per ottenere da Proserpina il balsamo dell'eterna bellezza.

Tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a superare grazie all'inaspettato aiuto:

1) di formiche, che separarono i vari semi;
2) di una ninfa, che le spiegò come e quando avvicinare le pecore;
3) dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le acque dello Stige; e
4) della torre, da cui voleva gettarsi per la disperazione, che le parlò indicandole l'entrata del mondo sotterraneo e dicendole di portare con sé due monete per pagare
Caronte, affinché la traghettasse dall'altro lato dello Stige e tre focacce per distrarre Cerbero.

Ma, quando sta per ritornare vittoriosa, presa dalla curiosità, Psiche vuole provare l'effetto di quel balsamo e apre il vaso. Poiché esso conteneva un sonno infernale, viene presa da esso e si addormenta profondamente.
Le prove a cui Venere voleva sottoporre la sfortunata Psiche, sembrava non dovessero finire mai, finché Amore seppe quello che stava succedendo e salì sull’Olimpo da Zeus per pregarlo di permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli Dei in un banchetto a cui partecipò anche Psiche (che intanto era stata svegliata da Amore). Il problema nasceva dal fatto che Psiche fosse un essere umano mortale e Amore un Dio immortale. Ma Zeus, che poteva tutto, decise di elevare Psiche al grado di Dea. Psiche bevve una coppa di nettare divino che la fece diventare una Dea. La pace e l'armonia tornarono nell'Olimpo. Amore e Psiche si sposarono e dalla loro unione nacque una figlia che venne chiamata Voluttà.

Seguiranno altri articoli sul significato del mito e le sue rappresentazioni artistiche.

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Fonti:
- L. Apuleio, Le metamorfosi o L'asino d'oro, (II secolo d.C.)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Le_metamorfosi_(Apuleio)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Amore_e_Psiche
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Immagini: 
[1] - Antonio Canova, Amore e Psiche stanti (1803); 
[2] - Antonio Canova, Amore e Psiche stanti, particolare;
[3] - Luca Giordano, Psiche onorata dal popolo (1692);
[4] - Amore e Psiche
[5] - Pietro Tenerani, Psiche svenuta (1822) o Psiche abbandonata
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Le altre Puntate:
1 - Amore e Psiche [1] La Fiaba
2 - Amore e Psiche [2] Il Significato del Mito (1) Eros, le Fasi, le Prove
3 - Amore e Psiche [3] Il Significato del Mito (2) I Misteri di Iside 
4 - Amore e Psiche [4] Il Significato del Mito (3) La Psicologia 
5 - Amore e Psiche [5] Il Significato del Mito (4) Interpretazioni varie


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