a cura di
Salvatore Caruso Motta e Rosetta Sorbello
IL MITO E I SIMBOLI DELLA RICERCA DELL'ANIMA
Il mito di Amore e Psiche è di origine greca. Psiche per i Greci è l'anima umana, spesso rappresentata come una minuscola figurina con le ali di farfalla.
Nella mitologia greca Amore-Eros (o Cupido) è il dio dell'amore, figlio di Ermes e Afrodite, i quali concepirono anche un fratello gemello, Anteros, per dargli un compagno di giochi. In questo possiamo cogliere un'allusione alla duplicità psicologica insita nel concetto di amore: quello erotico e quello platonico. Platone stesso faceva risalire questa duplicità alla doppia natura di Afrodite, Urania e Pandemia, celeste e terrestre. Eros rappresenta l'impulso vitale, il desiderio amoroso (tanto nelle forme terrene che sublimate), il potere che obbliga le cose a unirsi e a creare la vita. L'unione degli opposti, femminile e maschile, non è però durevole se con la sessualità non viene integrata anche la sensibilità e la spiritualità (Psiche).
Il mito greco fu ripreso in ambito latino dallo scrittore Lucio Apuleio (II sec. d. C.) che nell'Asino d'oro, ovvero le "Metamorfosi" dà ampio spazio alla favola di Amore e Psiche. Il protagonista del romanzo, Lucio, vuole apprendere la magia ma, per errore, viene trasformato in asino pur mantenendo la coscienza umana. Attraverso varie avventure (che si possono vedere come un percorso iniziatico di trasformazione) riesce a riprendere la forma umana ma con una consapevolezza diversa. Lucio ode la favola di Amore e Psiche durante le sue tribolazioni da una vecchia che cerca di consolare una fanciulla rapita dai briganti.
La Fiaba
Un re e una regina avevano tre figlie molto belle. Le maggiori erano sposate con giovani di sangue reale, ma la più piccola, di nome Psiche, era tanto bella che nessun uomo osava corteggiarla, tutti l’adoravano come fosse una dea ed alcuni credevano che si trattasse dell’incarnazione della dea Venere sulla terra, trascurando addirittura gli altari di Venere. La dea, sentendosi trascurata ed offesa a causa di una mortale, pensò di vendicarsi. La vendetta consisteva nel far innamorare la fanciulla dell’uomo più sfortunato della terra, con il quale avrebbe dovuto avere una vita di povertà e di dolore; per far questo incaricò il figlio Amore di colpirla con una delle sue frecce micidiali, che facevano innamorare chiunque ne venisse colpito. Amore si preparò per scoccare la freccia fatale, ma, appena vide Psiche, rimase talmente incantato della sua bellezza che l'arco e le frecce gli caddero dalle mani ed una freccia lo ferì ad un piede. Fu così che egli stesso cadde vittima del suo stesso inganno, innamorandosi di Psiche.
Nel frattempo i genitori di Psiche, preoccupati che la figlia non trovasse uno sposo, decisero di consultare l'oracolo di Apollo per sapere se la figlia avrebbe mai trovato un marito. L'oracolo fu chiaro: Psiche doveva essere abbandonata sulla cima di una montagna, vestita da sposa e là sarebbe stata corteggiata da un misterioso personaggio temuto dagli stessi Dei (Amore era temuto dagli stessi dei che non potevano nulla contro le sue frecce). Al tramonto del sole, Psiche venne lasciata sulla montagna, sola ed al buio e qui s'addormentò.
Amore, vedendola in quello stato, chiede a Zefiro di portarla nella sua reggia. Mentre dormiva venne Zefiro che la sollevò e la trasportò su un letto di fiori profumati, dove Psiche si svegliò al sorgere del sole.
Guardandosi intorno, la giovane vide un torrente e sulla riva un palazzo così bello da sembrare quello di un Dio. Psiche, quando trovò il coraggio di entrare, scoprì che le sale interne erano ancora più splendide, ma la cosa più strana era che tutte quelle ricchezze sembravano abbandonate e che delle voci le dicevano che era tutto suo.
Giunta la sera, lei si coricò e sentì un’ombra che riposava al suo fianco. Si spaventò, ma sentì una voce mormorarle che lui era il suo sposo e quindi l'avvolse con un caldo abbraccio e la confortò. Però lei non avrebbe mai dovuto chiedere chi fosse e soprattutto non avrebbe dovuto cercare di vederlo, accontentandosi del suo amore. La soffice voce e le morbide carezze vinsero il cuore di Psiche e lei non fece più domande. Per tutta la notte si scambiarono parole d’amore. Ma prima che l’alba arrivasse, il misterioso marito (che era il giovane Amore innamorato) sparì, promettendole che sarebbe tornato appena la notte fosse nuovamente calata.
Psiche attendeva con ansia la notte e con questa l’arrivo del suo invisibile marito, ma i giorni erano lunghi e solitari, quindi chiese al marito se poteva invitare le sue sorelle. Amore non sapeva dirle di no, anche se era consapevole che questa concessione sarebbe stato causa di dolore e d’infelicità.
Il giorno seguente, Zefiro portò le due sorelle da Psiche. Lei fu felice di rivederle e le due furono contente per il ricco e felice matrimonio. Però ogni volta che le sorelle facevano domande sul marito, Psiche rispondeva che era un ricco re che per tutto il giorno andava a caccia, oppure cambiava il discorso. Le sorelle cominciarono a pensare che Psiche nascondesse loro il marito perché era un mostro. A forza di sentire domande ed illazioni assurde, Psiche confessò allora di non aver mai visto in faccia il marito e che non sapeva neanche il suo nome. Allora le due sorelle, gelose ed invidiose di Psiche, la convinsero che per la sua vita stessa, avrebbe dovuto scoprire che aspetto avesse il marito, se non fosse davvero un mostro (come aveva detto l'oracolo) che magari prima o poi l'avrebbe divorata. Quella notte, come sempre, Amore raggiunse Psiche e dopo averla amata s'addormentò. Psiche, quando fu sicura che egli dormisse, si alzò e prese una lampada per vederlo ed anche un coltello, nel caso in cui lui avesse voluto farle del male. La luce della lampada le rivelò il più magnifico dei mostri: Amore era disteso, coi riccioli sparsi sulle guance rosate e le sue ali stavano dolcemente ripiegate sopra le spalle; accanto a lui c’erano il suo arco e la faretra piena di frecce. La ragazza prese fra le mani una delle frecce dalla punta dorata e subito fu infiammata di rinnovato amore per il marito. Moriva dalla voglia di baciarlo e, sporgendosi su di lui, fece cadere sulla sua spalla una goccia d’olio bollente della lampada. Svegliato di soprassalto, Amore capì quello che era successo, aprì le sue ali e scomparve e con lui anche il castello svanì. La povera Psiche si ritrovò da sola nel buio, chiamando invano l’amore che lei stessa aveva fatto fuggire.
Disperata pensò di morire e si getto nel fiume, ma la corrente, pietosa, la riportò a riva dove la poverina cominciò a vagare cercando il suo perduto amore. Intanto Amore, tormentato dalla febbre per la spalla bruciata e dallo stesso dolore per la perdita di Psiche, tornò da sua madre Venere la quale, sentita la storia del figlio, si arrabbiò con lui e lo rinchiude nel suo palazzo. Amore non solo aveva osato amare una mortale, ma non aveva tenuto conto che questa era anche sua rivale. Non potendo sfogarsi su Amore, decise di vendicarsi su Psiche e mandò Ermes in giro per il mondo a divulgare la notizia che Psiche doveva essere punita come nemica degli Dei, catturata e consegnata agli dei.
Intanto Psiche vaga alla ricerca dell'amato, chiedendo invano aiuto a Cerere e a Giunone.
La fanciulla, disperata, si decide a chiedere pietà alla dea, che la fa trascinare per i capelli al suo cospetto e la consegna alla Tristezza e all'Ansietà, sue serve, perché la torturino. Quindi la sottopone a quattro durissime prove:
1) Dividere un cumulo di semi diversi in mucchi distinti;
2) Portare a Venere un fiocco di lana di pecore feroci;
3) Prendere in un'anfora l'acqua dello Stige tra draghi mostruosi;
4) Scendere fino agli Inferi per ottenere da Proserpina il balsamo dell'eterna bellezza.
Tutti compiti impossibili, che però Psiche riuscì a superare grazie all'inaspettato aiuto:
1) di formiche, che separarono i vari semi;
2) di una ninfa, che le spiegò come e quando avvicinare le pecore;
3) dell’aquila di Zeus, che l’aiutò a prelevare le acque dello Stige; e
4) della torre, da cui voleva gettarsi per la disperazione, che le parlò indicandole l'entrata del mondo sotterraneo e dicendole di portare con sé due monete per pagare Caronte, affinché la traghettasse dall'altro lato dello Stige e tre focacce per distrarre Cerbero. Ma, quando sta per ritornare vittoriosa, presa dalla curiosità, Psiche vuole provare l'effetto di quel balsamo e apre il vaso. Poiché esso conteneva un sonno infernale, viene presa da esso e si addormenta profondamente.
Le prove a cui Venere voleva sottoporre la sfortunata Psiche, sembrava non dovessero finire mai, finché Amore seppe quello che stava succedendo e salì sull’Olimpo da Zeus per pregarlo di permettere il suo matrimonio con Psiche. Zeus, non potendo rifiutare la supplica di Amore, fece riunire tutti gli Dei in un banchetto a cui partecipò anche Psiche (che intanto era stata svegliata da Amore). Il problema nasceva dal fatto che Psiche fosse un essere umano mortale e Amore un Dio immortale. Ma Zeus, che poteva tutto, decise di elevare Psiche al grado di Dea. Psiche bevve una coppa di nettare divino che la fece diventare una Dea. La pace e l'armonia tornarono nell'Olimpo. Amore e Psiche si sposarono e dalla loro unione nacque una figlia che venne chiamata Voluttà.
Seguiranno altri articoli sul significato del mito e le sue rappresentazioni artistiche.
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Fonti:
- L. Apuleio, Le metamorfosi o L'asino d'oro, (II secolo d.C.)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Le_metamorfosi_(Apuleio)
- http://it.wikipedia.org/wiki/Amore_e_Psiche
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Immagini:
[1] - Antonio Canova, Amore e Psiche stanti (1803);
[2] - Antonio Canova, Amore e Psiche stanti, particolare;
[3] - Luca Giordano, Psiche onorata dal popolo (1692);
[4] - Amore e Psiche
[5] - Pietro Tenerani, Psiche svenuta (1822) o Psiche abbandonata
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Le altre Puntate:
1 - Amore e Psiche [1] La Fiaba
2 - Amore e Psiche [2] Il Significato del Mito (1) Eros, le Fasi, le Prove
3 - Amore e Psiche [3] Il Significato del Mito (2) I Misteri di Iside
4 - Amore e Psiche [4] Il Significato del Mito (3) La Psicologia
5 - Amore e Psiche [5] Il Significato del Mito (4) Interpretazioni varie
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Bellissimo!
RispondiEliminabellissima
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