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giovedì 12 aprile 2012

Adolescenza - Essere Non essere Apparire Nascondersi

Il mistero della VITA che si affaccia all'autoconsapevolezza

Riporto ampi stralci di due articoli:

1. Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti  (che prende lo spunto, per parlare dell'adolescenza, da un fatto di cronaca) perché mi ha riportato a galla un pensiero simile al suo: non dimenticarsi di essere stati giovani, adolescenti. Anch'io m'ero ripromesso di non farlo, ma poi, in parte l'ho dimenticato.
2. Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti perché collegati al tema dell'identità, dell'essere e del non essere, dell'avere e dell'apparire.

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Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti

di Vera Montanari
Com’è difficile essere un adolescente. Un giorno sei un adulto e mal sopporti regole, divieti, genitori e prof. e il giorno dopo sei un bambino in balia del mondo.
Gli adolescenti non sono bambini, sono ragazzi, quasi adulti e soprattutto sono molto sensibili (permalosi?). Ci siamo passati tutti da quel periodo infame e meraviglioso e quindi tutti sappiamo di cosa si parla. Qualcuno poi se l’è dimenticato, qualcuno l’ha cancellato. Io, invece, ancora difendo l’adolescente che è in me con grande determinazione perché sono affascinata da quel momento della vita, quando tutto deve ancora succedere e tu non sai come sarà, ma aspetti, con ansia, voglia e un po’ di paura.
In generale, salvo cioè pochi fortunati, sono anni duri, difficili, faticosi, ma insieme entusiasmanti. In nuce sei già quello che sarai, ma che fatica liberarsi di quel bozzolo. E che solitudine. Nonostante gli amici, nonostante i genitori (in quest’ordine, sia chiaro) e anche nonostante le prime cotte o i primi amori. Tutto è sublime e tragico.
Improvvisamente scopri che hai un corpo, per la prima volta ti “vedi” davvero e, impietoso come solo un adolescente sa essere, ti misuri con i tuoi limiti, i tuoi difetti, quelli fisici (che tragedie, ma ve lo ricordate?), quelli psicologici e anche tutti quelli che non hai…  
E che tua madre ti ripeta che non sei grassa, che il seno è della misura giusta, che sei intelligente, non cambia una virgola della tua percezione (negativa, ovviamente). Però se a confortarti è un’amica, allora se ne può parlare.
E quanto si parla… Alla fine della scuola, ogni giorno, accompagnavo la mia amica Gioia a casa. Poi lei riaccompagnava me. E di nuovo io lei… Quando arrivavo a casa il pranzo era freddo e mia madre furibonda, ma questo non mi impediva certo, appena finito di mangiare, di telefonarle per riprendere le chiacchiere interrotte.
Ma una domanda continua a straziarci il cuore: perché non ha parlato con sua madre delle attenzioni morbose dello zio? Semplice: perché gli adolescenti non si confidano con i genitori. Sarebbe come tornare piccoli, una regressione inaccettabile. Chissà cosa le passava per il capo, forse temeva che non le avrebbero creduto. Forse pensava di potersela cavare da sola. Non riesco neppure a immaginare lo strazio di sua madre, se non per un punto: poteva aiutarla e non ci è riuscita.
Perché è questa la paura più orribile per chiunque abbia un figlio: vorresti difenderlo da tutto e tutti. E sai che non potrai. [1]
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Gli adolescenti e il rapporto con lo specchio

Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti

di Elisabetta Leslie Papacella ragazza-allo-specchio2.jpg

Oggi non si può essere brutti. Se non piaci la socializzazione è a rischio. Questo è il problema per molti adolescenti che non prendono proprio in considerazione la possibilità che la socializzazione passi anche attraverso il carattere, la capacità individuale di creare relazioni e non solo attraverso l’aspetto fisico. La paura di essere brutti, di non piacere, può assumere dimensioni inquietanti. Il giudizio degli altri diviene un imperativo categorico. Non ci si guarda più con i propri occhi, quelli degli altri divengono il metro che stabilisce se siamo giusti o no. E’ da come li percepisce l’esterno che i ragazzi imparano piano piano a decidere di se stessi. Se l’amica ci ha guardato con sussiego, se i ragazzi hanno riso su un dettaglio, su un vestito, via, si cambia subito. Se i dettagli sono purtroppo quelli del corpo, allora la cosa diviene più complessa. Ma anche qui si fa strada subito l’idea di poter intervenire per soddisfare il giudice esterno. Si può ricorrere alla chirurgia.
Purtroppo il normale disagio adolescenziale che ha fatto parlare di sé poeti, scrittori, psicologi, viene visto al pari di un difetto fisico. Può essere estirpato, tolto come un brutto naso che viene rifatto. Poi può essere un seno da rifare, poi gli zigomi, le labbra e si può andare avanti all’infinito nel corpo che può essere rifatto in ogni dettaglio. Si spera in questo modo di supplire alle difficoltà legate alla crescita.
Si pensa così che aderendo ad un modello di bellezza si sia accettati. Se ciò accade il gioco è fatto. Si è a tutti gli effetti ammessi nel sociale, si è all’altezza. Se si ha una vita relazionale intensa di contatti – e non di vere relazioni – i ragazzi hanno l’idea di essere dentro, di essere giusti, di avere consenso.
Dunque, il consenso passa attraverso il fisico. Se corrispondi a certe misure a determinati connotati fisici, allora non devi temere l’esclusione. Non essere considerati, cercati, nell’adolescenza può essere drammatico. Si ha la sensazione di non esistere. A questi ragazzi si è insegnato a non accettare il proprio corpo, a non accettare l’imperfezione. Alla chirurgia estetica si affida così il proprio disagio esistenziale sperando che venga estirpato. L’idea della personalità perfetta assomiglia al fisico perfetto. Il proprio carattere, la proprio personalità è affidata ad un fisico perfetto perché rifatto secondo canoni suggeriti dall’esterno.
Una omologazione che azzera le differenze, che annienta le personalità, che crea ragazzi privi di carattere in balia delle mode del momento. Sempre più preoccupati di capire “come gira il vento” per adeguarsi, piuttosto che cercare di capire il loro carattere, i loro desideri, le loro inclinazioni.
Allora il disagio normale dell’adolescenza, la fatica di convivere con gli ostacoli della vita, il normale sapersi accettare arreca una grande paura, dalla quale si crede di poter guarire ricorrendo a pillole o chirurgie che fanno guarire da se stessi. La paura di essere considerati sfigati è così ossessiva che il corpo è diventato il nuovo status symbol. Chi non ha avuto la fortuna di nascere bello ha il dovere di fare qualcosa per migliorarsi sennò non è considerato. Questa omologazione porta alla mediocrità e a scontare un costante senso di inadeguatezza che viene supportato e costantemente sottolineato ogni qualvolta essere belli viene collegato a nuove immagini a nuovi modi di dover essere.
Gli adolescenti di una volta potevano essere brutti, magari erano molto simpatici, oggi si passa l’esame solo se si è belli. L’amicizia stessa dipende dall’aspetto. Si decide dall’aspetto se quel ragazzo o ragazza potrà essere congeniale ad un gruppo di persone oppure no. Ciò vuol dire che non si ha la possibilità di far sentire chi sei, che fai, che pensi, poiché se non hai il fisico giusto la faccia bella e alla moda non ti viene data neanche la possibilità di essere ascoltato.  [2]








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Essere (chi essere? come essere? essere accettato!), non essere (non avere alcuna identità! non esistere! essere rifiutato, disconfermato!), apparire (pur di "avere" l'illusione di una identità!?), omologarsi pur di appartenere, di far parte di... di sentire delle persone simili? Nascondersi per paura di essere ferito, per paura di soffrire...
L'adolescenza è immagine della coscienza umana che dovrebbe "crescere" continuamente. Gli insegnanti cercano di ricordarselo ma lo dimenticano; lo dimentichiamo tutti: vogliamo seppellire un periodo difficile. che non è altro che il simbolo della conflittualità dell'animo umano. Si dice che la coscienza si può evolvere all'infinito: l'adolescenza ne è un modello temporalmente limitato. Abbiamo fretta di diventare grandi credendo, sperando di superare così velocemente, tutti i problemi insiti inevitabilmente, naturalmente, nel processo di crescita, di sviluppo della coscienza. L'adolescenza diventa il simbolo concentrato della crescita continua, dell'evoluzione continua della coscienza, dell'accettare l'inevitabile fase della dualità umana.
Alcuni grandi uomini, però, testimoniano che, come dopo l'adolescenza viene l'età adulta, così dopo la fase della dualità e dei conflitti, viene (si conquista) la fase dell'unità, della sintesi (che se pur progressiva e continua) è sempre una fase in cui si vive uno stato di coscienza diverso dalla duplicità.
Capiremo meglio l'adolescenza quando l'umanità vivrà meglio questa fase cruciale della vita, quando si saprà di più, si accetterà di più, si vivrà meglio, con gioia e con l'entusiasmo del cuore il processo di "crescita" e di sviluppo della coscienza.
Ricordiamoci che esiste un'altra fase della vita in cui i cambiamenti ormonali, fisiologici influiscono moltissimo sul corpo e sullo spirito.
Chiamerò (con sottile ironia) quest'altra fase "Seconda Adolescenza" perché a tutti quelli che la vivono non piace il nome "Terza Età" e tantomeno Vecchiaia e non si riesce a trovare un altro termine  che non faccia sempre comunque riferimento all'età: Età dell'Oro, della Saggezza e così via. Non piace nemmeno (ovviamente) "Senescenza" che sarebbe l'opposto di adolescenza. Ma di questa seconda fase ne parleremo in un altro articolo.
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Fonti:
[1] http://blog.graziamagazine.it/blog/2010/10/12
[2] http://www.loccidentale.it/articolo

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Articoli correlati:
-
http://www.funzioniobiettivo.it (Riporta molti link)
- Lo stile-di-vita-si-sceglie-a-16-anni
- http://it.wikipedia.org/wiki/Adolescenza
- Adolescenza_bioenergetica. Il corpo che diventa adulto
- L'età-ingrata
- Angoscia-e-disagio-adolescenziale
- Un-giorno-questo-straniamento-ti-sara-utile
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Prima)
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Seconda)
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Terza) Il Gruppo dei pari
- Se-neuroni-e-psicologia-non-bastano-a-farci-capire-i-nostri-figli
- Depressione-e-adolescenza
L'adolescente in psicoanalisi




martedì 15 febbraio 2011

Non ci posso credere, a volte succede...

di Resalvato.:.

Dei vicini di casa erano un po' antipatici e scorbutici: non salutavano e mi guardavano pure brutto... senza che io avessi mai fatto loro niente di male...
Un giorno hanno preso un bel cucciolo di cane: bianco, tutto bianco con due occhietti neri neri e il naso nero nero. Era proprio carino... piccolo piccolo... doveva essere un volpino ma di quelli con il pelo lungo. Era simpatico e giocherellone... ma i padroni restavano sempre antipatici e scorbutici...
Il cane, mese dopo mese, era cresciuto e aveva perso la tipica bellezza a dolcezza che hanno tutti i cuccioli. Nel pelo erano comparse delle macchie color beige che non erano molto belle da vedere. Era sempre allegro e giocherellone, ma i padroni lo lasciavano spesso a casa da solo e aveva preso l'abitudine di abbaiare. Non è che abbaiasse molto forte ma, come tutti i cani piccoli, aveva un tono stridulo e acuto...
Così sentirlo abbaiare (quasi) tutto il giorno aveva creato in me un duplice dispiacere: mi dispiaceva per lui che stava solo e chiuso in casa e per me che cominciavo ad innervosirsi sentendolo abbaiare (quasi) continuamente.
Così ho cominciato a pensare che non mi piaceva questa situazione: i vicini antipatici e il cane che abbaiava. Inoltre lo portavano a fare le cacche attorno casa senza toglierle: la cosa non piaceva per niente.
Ma che potevo fare?
Il cane era carino e qualche volta che lo incontravo (mentre era in giro attorno casa per fare i suoi bisogni) lo chiamavo e lui veniva e giocava con me ma "pochissimo" perché la padrona (giovane, carina, ma brutta e antipatica) lo chiamava subito e lo portava via... Io non capivo il perché (era forse gelosa o forse non voleva che il cane desse confidenza agli altri (considerava quindi me come "altri" con cui non avere a che fare!)
Io ci restavo male...
C
osì pensavo che era proprio una situazione che non mi piaceva,  ma che, purtroppo, non potevo fare niente. Potevo solo sperare che succedesse qualcosa! Che se ne andassero via, ma era una cosa che ritenevo impossibile: era solo un sogno, un desiderio...
Poi non ho più pensato a questa storia.
Un giorno incontro un altro vicino (questo gentile e cortese e con il quale spesso scambiamo qualche chiacchiera) e lui mi parla di questo vicino (anche per lui antipatico e scorbutico) che è andato via lasciandogli un debito di 30 euro...
- ....
Resto un po' sorpreso. Poi mi riprendo e chiedo:
- "Ma come, è andato via?"
- "Si - mi dice - domenica scorsa si è trasferito altrove per lavoro"
Si sono trasferiti!? Non ci posso credere!? Sono stupefatto, ma felicissimo.  Auguro loro le cose migliori, me che se stiano adesso  lontani da qui...
Mi pareva che ultimamente non avevo sentito più i latrati del cane!
Sono un po' confuso, sorpreso ma in fondo contento per la conferma che i nostri pensieri, i nostri desideri tendono a realizzarsi se sono vissuto nel giusto modo (è importante ricordarsi di questo!).
E' un misto di volontà e di distacco E' l'insieme di opposti non in conflitto tra di loro. C'è desiderio, ma nessuna aspettativa: qualcosa di dolce, di fluido e di semplice e che non fa del male a nessuno... ma che orienta l'energia della vita in un certo modo: rende possibili cose impossibili!
Questo ti da la sensazione di poter influire sugli eventi...

Bisogna riflettere e ricordarsi queste cose quando vediamo qualcosa che non va.
Con il giusto pensiero, il giusto desiderio, la giusta fiducia, la giusta volontà e il giusto distacco certe cose possono avvenire!
Immaginiamo cosa si potrebbe realizzare se riuscissimo a sintonizzare e coordinare i pensieri e i desideri di più persone!?

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Immagine:
- http://cani-regalo.vivastreet.virgilio.it/cuccioli-
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Postilla
Non bisogna mai cantare vittoria troppo presto!

Dopo circa un mese è venuta ad abitare un'altra persona. E' una signora anziana, vedova. Con un cane. Un volpino! Un volpino, anche lui un po' anzianotto, che abbaia più di quello di prima (si starà adattando alla nuova casa, mi dico). Così il cerchio si è chiuso. La signora sembra più gentile (e questo è già tanto, è anche la proprietaria della casa, per cui spero che sarà una buona vicina), ma il cane è peggio di quello di prima... Abbaia (per poco, veramente) quando sente qualche rumore vicino alla porta di casa (il che capita abbastanza spesso) e la padrona lo sta educando a non farlo.
Vedremo come proseguirà. Adesso penserò che si abituerà al nuovo ambiente e, progressivamente, abbaierà sempre meno.
Vi farò sapere di ulteriori sviluppi.

Riflessione
Nelle cose che pensiamo bisogna prevedere anche sviluppi successivi: noi spesso ci fermiamo al primo effetto. Bisognava prevedere che molto probabilmente l'appartamento sarebbe stato abitato da qualcun altro e quindi bisognava pensare positivamente a chi sarebbe subentrato...

.:.

mercoledì 9 febbraio 2011

Una giornata (quasi) perfetta

di Resalvato.:.

Febbraio era stato inaspettatamente bello: giornate di sole, fresche (ma non fredde), asciutte e stimolanti. Niente nebbia e umidità.

Quella giornata era stata perfetta, quasi perfetta.
Abbiamo bisogno di chiamare delle giornate "perfette" perché, forse, questa è una nostra irrefrenabile aspirazione.

Ma non puoi dire perfetta anche se lo vorresti. Perché, come si suol dire, la perfezione non è di questo mondo...
Vorresti che almeno, ogni tanto, ti capitasse una giornata perfetta, ma ciò che può verificarsi è solo una giornata "quasi" perfetta.
Una giornata in cui ciò che avevi desiderato, progettato, prefissato, si manifesta, si realizza e tutto (si, quasi tutto) ti rende felice.. perché adesso (ancora una volta) hai la prova  che le cose (quasi) perfette possono avvenire. Hai la prova (un'altra prova) che se sei te stesso, se non hai paura di accettare ed esprimere quello che senti profondamente con (quasi) tutto  te stesso, allora (quasi) tutto va bene; i piccoli intoppi vengono superati (quasi semplicemente); e le cose che fai vengono bene, e le cose che dici sono quelle giuste. Tutto (o quasi) in te stesso è teso verso un obbiettivo chiaro e fai di tutto (o quasi) perché venga raggiunto in modo (quasi) perfetto.
Metti in atto (quasi) tutta l'attenzione e la cura possibili perché ciò avvenga e poi sei lì... nell'eterno presente, nell'attimo, nel momento... cercando di farlo essere (quasi) perfetto.
Cerchi i modi per trovare la collaborazione degli altri e la loro sintonia per raggiungere insieme lo stesso obiettivo e se c'è questo, se ce la buona volontà reciproca, allora tutto (o quasi) diventa più facile e bello.

Alla fine della giornata sei soddisfatto. Ti capita anche di vedere un bel film in TV. Ma sai che è stata solo una giornata (quasi) perfetta.

Altre ne verranno, se vorrai..., ma dovrai essere come sei stato oggi, e questo fa un po' paura: se le giornate (quasi) perfette, dipendessero (quasi) solo da noi stessi, questo ci toglierebbe tutti gli alibi, tutte le giustificazioni (quasi tutte) e ci darebbe  la (quasi) totale responsabilità del nostro destino.
Ma resta (quasi) sempre quel QUASI...
Abbiamo paura di poter essere (quasi) sempre prefetti...
In realtà quello che possiamo fare è vivere e MIGLIORARE la nostra vita, il nostro destino, la nostra COSCIENZA e farlo pensando, sapendo che ciò è possibile nella comunione con gli altri, nell'aspirazione alla natura divina perduta, nella consapevolezza che questo processo trova collocazione, senso, misura, giustificazione e spiegazione nel TUTTO;
e, infine... andare (quasi) oltre i confini...

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Diario essenziale di Resalvato

.:.

mercoledì 26 gennaio 2011

Amore Connessione Fonte

AMARE qualcosa di Divino
Il tuo amore è il tuo destino. Ama qualcosa di meraviglioso, ama qualcosa della trascendenza, qualcosa di divino… e troverai la tua strada.
Osho, L’ABC del Risveglio

CONNESSIONE alla Fonte
Quando state attenti all’allineamento con la Fonte – che è rappresentato dal vostro sentire – e v’impegnate a mantenere la Connessione, chiunque sia oggetto delle vostre cure riceve benefici dal vostro sguardo. Non potete aiutare nessuno senza essere connessi con il Flusso di benessere.  (...) dovete avere il controllo assoluto sulla vostra Connessione alla Fonte.
Hicks J., Il denaro e la legge di attrazione

Noi abbiamo bisogno di qualcosa di concreto su cui investire il nostro amore e con cui connetterci, ma la vita ci dimostra che ogni cosa, ogni connessione ha una sua durata (più o meno breve o lunga: impermanenza), allora siamo spinti a cercare qualcosa di più stabile e durevole. Un simbolo di "qualcosa di divino", di duraturo, stabile e durevole può essere il Sole che si trova in questa fase della sua vita da circa 4,5 miliardi di anni e questa situazione continuerà (così si prevede) per altrettanto tempo. Quindi abbiamo qualcosa che durerà per un tempo considerevole...
Il Sole (riconosciuto anche come simbolo dell'Anima), quindi, può essere sia il "qualcosa di divino" (relativamente stabile) da amare, sia la "Fonte" con cui connettersi.
La connessione è meglio che avvenga tramite il plesso del Cuore piuttosto che con il cervello.
Usando questa visualizzazione (meno antropomorfica) si favorisce un atteggiamento più maturo e meno emotivo e devozionale-idealistico.

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giovedì 13 gennaio 2011

Simboli dell'Anima

L'Anima, come l'immaginiamo?

  • Il Sole
  • Angeli
  • Persone, personaggi, figure della nostra vita e della storia dell'umanità
  • Energia luminosa
  • Musica divina: Ave Maria, Canto gregoriano, Musica da chiesa per organo, cori angelici, mantra 
  • Stelle
  • Figure geometriche: cerchio, triangolo, punto, spirale 
  • Numeri: zero, infinito
  • Silenzio
  • Vetta di una montagna
  • Deserto, solitudine
  • Volare
  • Sogni particolari
  • Arte: aureola
  • Parlare lingue sconosciute
  • Bellezza
  • Semplicità
  • Qualità, virtù
  • Saggezza, Armonia
  • Sciamano
  • OM
  • Visione, contatto
  • Nomi e sinonimi: Sé transpersonale, psiche, essenza, soffio divino, pneuma, coscienza di gruppo
  • Immagini: unicorno,
  • Sacro
  • Amore sublime
  • Diamante
  • Domenica (giorno del Signore)
  • Candore, purezza, splendore
  • Madre del Mondo
  • Sorriso
  • Candela
  • Arcobaleno
  • .:.
  • ...

L'elenco è in ordine casuale.

 

In rete abbiano trovato questi simboli:

I simboli planetari, o glifi, derivano da una combinazione di simboli per Spirito, Anima e Materia, dai quali si dice derivi in proporzioni variabili tutta la vita. I loro significati essenziali si possono trovare analizzando i loro componenti individuali:

Symbol of spiritIl cerchio, a lungo considerato la forma più perfetta, è un'immagine del puro Spirito.

 


Symbol of soulIl crescente è il simbolo dell'Anima. Lo si può vedere, come qui, rivolto verso l'alto e lo Spirito o, nel simbolo per la Luna, rivolto all'indietro verso il passato o, nel simbolo del pianeta Urano, rivolto sia all'indietro che in avanti.
 

mindLa linea verticale è il simbolo per la Mente.

 

 

bodyLa linea orizzontale è il simbolo per il Corpo.

 

 

matterQuando Mente e Corpo si combinano, formano la croce della materia.

 


I simboli sono cose complicate dal momento che, come ha osservato Jung, non possono essere completamente interpretati - possono solo essere sperimentati. I simboli trascendono la separazione tra razionale e irrazionale, tra conosciuto e sconosciuto. [1]

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La Spirale
Il significato che vi attribuirono i primi uomini è sconosciuto, ma alcuni storici sono fermamente convinti che le volute della spirale avessero un significato mistico legato al destino dell’anima. Nei miti delle tribù della Nuova Zelanda, i  Maori ad esempio, la spirale assicurava l’ingresso dell’anima nell’oltretomba.
Un punto della spirale, anche nel labirinto, rappresentava la morte e l’altro la rinascita. In genere il centro rappresentava la prima, l’esterno la seconda. La spirale, come figura, è percorribile in entrambi i sensi, sia verso l’esterno, che verso l’interno. [2]

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Conchiglie, simbolo dell'anima
Lo chiamano guscio, in realtà la conchiglia, è lo scheletro di alcuni invertebrati. Per le loro magnifiche forme, le conchiglie evocano il simbolo del sesso femminile e per la loro spirale, che segue la progressione delle serie numeriche infinite, sono anche simbolo dell’anima. Le conchiglie sono un linguaggio dell’anima intriso dei suoi misteri in grado d’arrivare al cuore e all’immaginario di chi le interroga. [3]

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L'etimologia della parola anima rimanda al vento, al soffio, all'aria che attraversa tutto.
Una farfalla nella simbologia greco-romana simboleggiava l'anima che esce dal corpo (quindi legata alla morte); nell'iconografia cristiana la stessa rappresenta anche la resurrezione perché esce viva dalla crisalide.
Per gli alchimisti il vaso alchemico era simbolo dell'anima.
Per gli egizi un geroglifico a forma di piccolo vaso rappresenta il cuore (sede dell'anima).
Un ponte simbolo dell'anima come collegamento tra terra e cielo. [4]

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Il cuore è stato a lungo utilizzato come un simbolo riferito all’emotività, moralità, spiritualità, insite nell’essere umano. Dato che un tempo si riteneva il cuore sede della mente umana, la parola cuore continua ad essere utilizzata poeticamente per fare riferimento all’anima. [5]

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Vi invitiamo a lasciare nei COMMENTI i vostri Simboli dell'Anima (vi farà bene!)

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Fonti:
[1] - http://www.astro.com/mtp/mtp12_i.htm
[2] - http://www.esoterya.com/i-simboli-dellanima-umana/8205/
[3] - http://www.popolis.it/SezioneEspansa.aspx?EPID=58!12!58!120!50519!
[4] - http://chiacchierona79.blogspot.com/2008/05/la-farfalla-simbolo-dell.html
[5] - http://www.nienteansia.it/articoli-di-psicologia/

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martedì 1 giugno 2010

Conosci te stesso

Oggi 1 giugno 2010, creo questo blog e provo a cominciare a scrivere. La prima cosa è l'indignazione per l'azione di Israele! Una cosa da fare sarebbe boicottare i loro prodotti, ma forse ancor di più dovremmo cercare di capire perché ci si comporta in modi come questi. Fra i tanti percorsi esplicativi, si può partire dall'osservare se stessi, onestamente e sinceramente, per verificare se (anche nascosti e impercettibili) dentro di noi non esistano dei presupposti che potrebbero portare a comportarci in modi simili... anche se questo sembra impossibile e può farci or-ro-re! Ma credo che ognuno di noi si sia qualche volta comportato in modi che riteneva impossibili o inimmaginabili; certo magari non abbiamo mai ammazzato nessuno, ma il comportamento umano è prevedibile fino ad un certo punto. In situazioni estreme, di pericolo o di estrema tensione possono scattare dei meccanismi (inconsci o meno) che possono sfociare in azioni non previste o indesiderate. Per capire gli altri, la vita e gli eventi bisogna cercare di capire noi stessi, perché in noi esiste la possibilità di osservare, guidare e verificare certe dinamiche. Per oggi basta.
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