giovedì 12 aprile 2012

Adolescenza - Essere Non essere Apparire Nascondersi

Il mistero della VITA che si affaccia all'autoconsapevolezza

Riporto ampi stralci di due articoli:

1. Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti  (che prende lo spunto, per parlare dell'adolescenza, da un fatto di cronaca) perché mi ha riportato a galla un pensiero simile al suo: non dimenticarsi di essere stati giovani, adolescenti. Anch'io m'ero ripromesso di non farlo, ma poi, in parte l'ho dimenticato.
2. Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti perché collegati al tema dell'identità, dell'essere e del non essere, dell'avere e dell'apparire.

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Quella voglia di crescere e il bisogno di essere protetti

di Vera Montanari
Com’è difficile essere un adolescente. Un giorno sei un adulto e mal sopporti regole, divieti, genitori e prof. e il giorno dopo sei un bambino in balia del mondo.
Gli adolescenti non sono bambini, sono ragazzi, quasi adulti e soprattutto sono molto sensibili (permalosi?). Ci siamo passati tutti da quel periodo infame e meraviglioso e quindi tutti sappiamo di cosa si parla. Qualcuno poi se l’è dimenticato, qualcuno l’ha cancellato. Io, invece, ancora difendo l’adolescente che è in me con grande determinazione perché sono affascinata da quel momento della vita, quando tutto deve ancora succedere e tu non sai come sarà, ma aspetti, con ansia, voglia e un po’ di paura.
In generale, salvo cioè pochi fortunati, sono anni duri, difficili, faticosi, ma insieme entusiasmanti. In nuce sei già quello che sarai, ma che fatica liberarsi di quel bozzolo. E che solitudine. Nonostante gli amici, nonostante i genitori (in quest’ordine, sia chiaro) e anche nonostante le prime cotte o i primi amori. Tutto è sublime e tragico.
Improvvisamente scopri che hai un corpo, per la prima volta ti “vedi” davvero e, impietoso come solo un adolescente sa essere, ti misuri con i tuoi limiti, i tuoi difetti, quelli fisici (che tragedie, ma ve lo ricordate?), quelli psicologici e anche tutti quelli che non hai…  
E che tua madre ti ripeta che non sei grassa, che il seno è della misura giusta, che sei intelligente, non cambia una virgola della tua percezione (negativa, ovviamente). Però se a confortarti è un’amica, allora se ne può parlare.
E quanto si parla… Alla fine della scuola, ogni giorno, accompagnavo la mia amica Gioia a casa. Poi lei riaccompagnava me. E di nuovo io lei… Quando arrivavo a casa il pranzo era freddo e mia madre furibonda, ma questo non mi impediva certo, appena finito di mangiare, di telefonarle per riprendere le chiacchiere interrotte.
Ma una domanda continua a straziarci il cuore: perché non ha parlato con sua madre delle attenzioni morbose dello zio? Semplice: perché gli adolescenti non si confidano con i genitori. Sarebbe come tornare piccoli, una regressione inaccettabile. Chissà cosa le passava per il capo, forse temeva che non le avrebbero creduto. Forse pensava di potersela cavare da sola. Non riesco neppure a immaginare lo strazio di sua madre, se non per un punto: poteva aiutarla e non ci è riuscita.
Perché è questa la paura più orribile per chiunque abbia un figlio: vorresti difenderlo da tutto e tutti. E sai che non potrai. [1]
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Gli adolescenti e il rapporto con lo specchio

Viviamo in un'epoca in cui se non piaci non esisti

di Elisabetta Leslie Papacella ragazza-allo-specchio2.jpg

Oggi non si può essere brutti. Se non piaci la socializzazione è a rischio. Questo è il problema per molti adolescenti che non prendono proprio in considerazione la possibilità che la socializzazione passi anche attraverso il carattere, la capacità individuale di creare relazioni e non solo attraverso l’aspetto fisico. La paura di essere brutti, di non piacere, può assumere dimensioni inquietanti. Il giudizio degli altri diviene un imperativo categorico. Non ci si guarda più con i propri occhi, quelli degli altri divengono il metro che stabilisce se siamo giusti o no. E’ da come li percepisce l’esterno che i ragazzi imparano piano piano a decidere di se stessi. Se l’amica ci ha guardato con sussiego, se i ragazzi hanno riso su un dettaglio, su un vestito, via, si cambia subito. Se i dettagli sono purtroppo quelli del corpo, allora la cosa diviene più complessa. Ma anche qui si fa strada subito l’idea di poter intervenire per soddisfare il giudice esterno. Si può ricorrere alla chirurgia.
Purtroppo il normale disagio adolescenziale che ha fatto parlare di sé poeti, scrittori, psicologi, viene visto al pari di un difetto fisico. Può essere estirpato, tolto come un brutto naso che viene rifatto. Poi può essere un seno da rifare, poi gli zigomi, le labbra e si può andare avanti all’infinito nel corpo che può essere rifatto in ogni dettaglio. Si spera in questo modo di supplire alle difficoltà legate alla crescita.
Si pensa così che aderendo ad un modello di bellezza si sia accettati. Se ciò accade il gioco è fatto. Si è a tutti gli effetti ammessi nel sociale, si è all’altezza. Se si ha una vita relazionale intensa di contatti – e non di vere relazioni – i ragazzi hanno l’idea di essere dentro, di essere giusti, di avere consenso.
Dunque, il consenso passa attraverso il fisico. Se corrispondi a certe misure a determinati connotati fisici, allora non devi temere l’esclusione. Non essere considerati, cercati, nell’adolescenza può essere drammatico. Si ha la sensazione di non esistere. A questi ragazzi si è insegnato a non accettare il proprio corpo, a non accettare l’imperfezione. Alla chirurgia estetica si affida così il proprio disagio esistenziale sperando che venga estirpato. L’idea della personalità perfetta assomiglia al fisico perfetto. Il proprio carattere, la proprio personalità è affidata ad un fisico perfetto perché rifatto secondo canoni suggeriti dall’esterno.
Una omologazione che azzera le differenze, che annienta le personalità, che crea ragazzi privi di carattere in balia delle mode del momento. Sempre più preoccupati di capire “come gira il vento” per adeguarsi, piuttosto che cercare di capire il loro carattere, i loro desideri, le loro inclinazioni.
Allora il disagio normale dell’adolescenza, la fatica di convivere con gli ostacoli della vita, il normale sapersi accettare arreca una grande paura, dalla quale si crede di poter guarire ricorrendo a pillole o chirurgie che fanno guarire da se stessi. La paura di essere considerati sfigati è così ossessiva che il corpo è diventato il nuovo status symbol. Chi non ha avuto la fortuna di nascere bello ha il dovere di fare qualcosa per migliorarsi sennò non è considerato. Questa omologazione porta alla mediocrità e a scontare un costante senso di inadeguatezza che viene supportato e costantemente sottolineato ogni qualvolta essere belli viene collegato a nuove immagini a nuovi modi di dover essere.
Gli adolescenti di una volta potevano essere brutti, magari erano molto simpatici, oggi si passa l’esame solo se si è belli. L’amicizia stessa dipende dall’aspetto. Si decide dall’aspetto se quel ragazzo o ragazza potrà essere congeniale ad un gruppo di persone oppure no. Ciò vuol dire che non si ha la possibilità di far sentire chi sei, che fai, che pensi, poiché se non hai il fisico giusto la faccia bella e alla moda non ti viene data neanche la possibilità di essere ascoltato.  [2]








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Essere (chi essere? come essere? essere accettato!), non essere (non avere alcuna identità! non esistere! essere rifiutato, disconfermato!), apparire (pur di "avere" l'illusione di una identità!?), omologarsi pur di appartenere, di far parte di... di sentire delle persone simili? Nascondersi per paura di essere ferito, per paura di soffrire...
L'adolescenza è immagine della coscienza umana che dovrebbe "crescere" continuamente. Gli insegnanti cercano di ricordarselo ma lo dimenticano; lo dimentichiamo tutti: vogliamo seppellire un periodo difficile. che non è altro che il simbolo della conflittualità dell'animo umano. Si dice che la coscienza si può evolvere all'infinito: l'adolescenza ne è un modello temporalmente limitato. Abbiamo fretta di diventare grandi credendo, sperando di superare così velocemente, tutti i problemi insiti inevitabilmente, naturalmente, nel processo di crescita, di sviluppo della coscienza. L'adolescenza diventa il simbolo concentrato della crescita continua, dell'evoluzione continua della coscienza, dell'accettare l'inevitabile fase della dualità umana.
Alcuni grandi uomini, però, testimoniano che, come dopo l'adolescenza viene l'età adulta, così dopo la fase della dualità e dei conflitti, viene (si conquista) la fase dell'unità, della sintesi (che se pur progressiva e continua) è sempre una fase in cui si vive uno stato di coscienza diverso dalla duplicità.
Capiremo meglio l'adolescenza quando l'umanità vivrà meglio questa fase cruciale della vita, quando si saprà di più, si accetterà di più, si vivrà meglio, con gioia e con l'entusiasmo del cuore il processo di "crescita" e di sviluppo della coscienza.
Ricordiamoci che esiste un'altra fase della vita in cui i cambiamenti ormonali, fisiologici influiscono moltissimo sul corpo e sullo spirito.
Chiamerò (con sottile ironia) quest'altra fase "Seconda Adolescenza" perché a tutti quelli che la vivono non piace il nome "Terza Età" e tantomeno Vecchiaia e non si riesce a trovare un altro termine  che non faccia sempre comunque riferimento all'età: Età dell'Oro, della Saggezza e così via. Non piace nemmeno (ovviamente) "Senescenza" che sarebbe l'opposto di adolescenza. Ma di questa seconda fase ne parleremo in un altro articolo.
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Fonti:
[1] http://blog.graziamagazine.it/blog/2010/10/12
[2] http://www.loccidentale.it/articolo

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Articoli correlati:
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http://www.funzioniobiettivo.it (Riporta molti link)
- Lo stile-di-vita-si-sceglie-a-16-anni
- http://it.wikipedia.org/wiki/Adolescenza
- Adolescenza_bioenergetica. Il corpo che diventa adulto
- L'età-ingrata
- Angoscia-e-disagio-adolescenziale
- Un-giorno-questo-straniamento-ti-sara-utile
- I figli crescono-Adolescenza (Parte Prima)
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- I figli crescono-Adolescenza (Parte Terza) Il Gruppo dei pari
- Se-neuroni-e-psicologia-non-bastano-a-farci-capire-i-nostri-figli
- Depressione-e-adolescenza
L'adolescente in psicoanalisi




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