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martedì 31 maggio 2016

“È la ripetizione delle affermazioni che ti porta a crederci. E quella credenza si trasforma poi in una convinzione profonda...

Cassius Clay
“È la ripetizione delle affermazioni che ti porta a crederci.
E quella credenza si trasforma poi in una convinzione profonda, e le cose cominciano ad accadere.” 
- Muhammad Alì  (Cassius Clay)

domenica 3 marzo 2013

La via maestosa dell’impeccabilità (Le Passeur) (13)

D'accordo con Urantia Gaia pubblichiamo…

La via maestosa dell’impeccabilità (13)

Dal traghettatore.

Sei il centro di un asse cosmo-tellurico che ti attraversa e ti impregna in ogni momento. Contemporaneamente emittente e ricevitore, trasmuti l’energia che ti attraversa e questa trasmuta il tuo corpo fisico e i tuoi corpi sottili. Quando ti centri in te stesso, ti allinei in coscienza su questo asse e ricrei all’istante in te le condizioni dell’armonia. Condizioni da cui i tuoi poteri ti sono restituiti. Ne hai dunque, nella misura della salute dei tuoi corpi, tutto il potenziale. Ben poche persone sono consapevoli di ciò, e tra quelle che lo sanno, la maggior parte, per non dire la quasi totalità, sono limitate nell’esercizio di questo potenziale dalle proprie credenze.

Il tempo è giunto in cui queste credenze restrittive si stanno crepando, ciò ci porta per una breve esperienza su un nuovo terreno di gioco dove si tratterà di imparare rapidamente a discernere il giusto in mezzo alle dimensioni mescolate. Non so se l’apertura sarà graduale come l’ho è stata finora o se si farà più brutale, ma l’orologio cosmico gira e ci avviciniamo allo smistamento verso diverse realtà in cui ognuno vivrà la propria. E’ dunque importante  ricentrarsi sui fondamentali.

La molteplicità delle informazioni di cui siamo abbeverati, rimesse in questione e le contraddizioni che inducono possono smarrire l’indeciso. Cercare in un primo tempo all’esterno il modo di riconnettere le proprie memorie è una tappa, ma persistere troppo in questa direzione conduce all’indecisione. E come l’indeciso può trovare il proprio cammino in questo caos informativo e disinformato che cresce con rumore intorno a noi? Ogni via intrapresa ci fa imparare qualcosa ed è il motivo per cui non ci sono cattive vie in sé, ma perché bisognerebbe cercare la luce nell’oscurità … dappertutto riempie lo spazio perché sta in noi. Se non la percepiamo, è solo perché non siamo dove il nostro io lo vorrebbe, ma lì  in cui la nostra anima lo desidera, lì in cui abbiamo qualcosa da capire prima di ritrovare la chiarezza.

E’ questa terra di nessuno oscillante tra luce e oscurità che è la nostra terra di apprendistato e di sperimentazione, sii certo che non siamo qui contro la nostra volontà, ne abbiamo fatto la scelta per evolvere e per aiutare l’evoluzione di tutti. In ogni momento, ciò che superiamo come difficoltà, nell’apparente solitudine del nostro sforzo, l’offriamo in realtà in superamento a tutti. Niente di ciò che viviamo, niente di ciò che abbiamo vissuto di difficile prima, tra le mura inventate di un’ingiustizia illusoria, e che abbiamo sorpassato per risalire verso la luce della superficie, non è stato neppure un solo istante inutile o perso per il collettivo umano. Tutto è stato scrupolosamente osservato dai diversi aspetti del nostro essere multidimensionale e da quelli che ci accompagnano con benevolenza in quest’avventura.   Perfino quelli che, meno benevoli, hanno contribuito all’esperienza con le loro parti ingrate, hanno visto e imparato sui livelli superiori del proprio essere qualcosa di essenziale alla propria evoluzione. Niente assolutamente niente, è stato inutile.

Per alcuni tra di voi che state leggendo queste linee, siete passati o siete sul punto di passare a uno stadio del risveglio che offre nuove difficoltà da illuminare. Come ciò è stato descritto nei precedenti articoli, c’è un momento in cui le percezioni si allargano. Le più comuni sono la percezione telepatica, poco sconvolgente, così come  le percezioni chiaroveggente, molto più sconvolgenti per chi le vive per la prima volta. Ci sono diversi modi di reagire a questo, tutte nel rigetto o l’accettazione.

Da quello che non capisce ciò che gli succede e pensa a torto di perdere la ragione, a quello che prende tutto senza il minimo discernimento facendone la sua nuova verità, osserviamo un ventaglio di attitudini più o meno inspirate. L’inspirazione è appunto la parola chiave in questa storia. Chi ci inspira ciò che riceviamo e come saperlo? Ognuno avrà potuto constatare la profusione delle canalizzazioni (channeling) attraverso il mondo. I nomi degli esseri canalizzati sono sempre più prestigiosi e i linguaggi sempre più enfatici. Pochissimi provengono dai piani luminosi e la maggior parte dei “Channels” sono il gioco di esseri che popolano i piani intermediari. Dimentichiamo le imposture coscienti – quelle dei truffatori del New Age che sfruttano un filone – e concentriamoci sulle imposture inconsapevoli, le più numerose.

Siamo tipicamente lì nel caso di un’apertura delle percezioni che non hanno o non abbastanza chiamato il discernimento e la vigilanza. Alcuni ricevono le informazioni da questo canale da l’infanzia o l’adolescenza, età in cui la rimessa in questione di ciò che è  il sé non è all’ordine del giorno, e hanno lasciato installarsi una comunicazione fino all’età adulta che è talmente messa a punto che non ha più chiamato la vigilanza necessaria. Altri hanno visto, a volte brutalmente, la propria percezione aprirsi al momento del risveglio e possono facilmente crederci “arrivati”. Quando si pensa essere in comunicazione diretta con Santa-Cosa o Maestro-Tale, l’ego fa presto a imballarti il regalo e te con lui. La questione è dunque lì: dove sta la tua vigilanza? Dove sta il tuo discernimento? L’ego, sempre lui, forte della novità sconvolgente che ti colpisce, ha bel gioco nel innescare sull’artificio  spirituale senza lasciarti riprendere il tuo fiato. Una volta il “forcing” realizzato, il tradimento è imposto e ci vorrà una buona dose di luce personale per sorpassare la trappola e estrarsene. Come l’ho detto nel “il piccolo breviario dell’ego”, questa faccetta dell’io è quella che costruisce le prigioni le più solide. E’ che l’umiltà è spesso lontana da chi  si è lasciato intrappolare cosi.

L’umiltà, è avere una visione di sé al di sopra dell’impegno permanente dell’essere in movimento nei meandri della sua incarnazione. E’ la comprensione nata dalla visione superiore dello Spirito sulla materia. Colui che vede dal cielo l’ombra che disegna sulla terra è cosciente dell’effimera illusione di cui si culla quando si limita a contemplarla dal suolo. Senza l’umiltà, l’essere si stanca nella lotta che gli darà la soddisfazione di vedere la sua ombra prendere più spazio al suolo. Il suo universo è limitato al potere che eserciterà nei muri della sua torre d’avorio personale. Nell’umiltà, non ricercherà questa lotta poiché ciò che proietta da sé, la sua ombra, lo sa, non le appartiene. E’ la frazione di un’opera più grande in cui  trova la gioia di dare tutto il suo amore, qualsiasi sia il proprio compito. All’immagine di Thérèse de Lisieux, c’è gioia ad offrire tutto nel piccolo, lì dove altri nella visione dell’ego vedono soltanto sofferenza e umiliazione. Alla sua immagine, questo è grande al di là del teatro del mondo.

L’umiltà è il segno più lampante che l’ego ha trovato il suo giusto posto. E’ la chiave, il mezzo più sicuro di rimanere nella giustezza quando le percezioni si allargano e che iniziamo a “ricevere”  delle informazioni da altri canali rispetto a quelli usuali. Molti dei “risvegliati” in questo caso si buttano a capo fitto mentre non hanno realizzato la guarigione dei  disordini dell’ante-umano che sono stati fino a quel momento. Spesso non l’hanno neppure preso in considerazione. L’ego è allora al proprio agio per rivestire i vestiti di gala del “spirituale”. E’ cosi facile,  nutrirsi del privilegio  illusorio  dell’eletto mentre si è soltanto il giocattolo di un cattivo collegamento.

L’allargamento delle percezioni è soltanto la conseguenza di un’apertura più grande al campo di coscienza unificato nel quale siamo immersi tutti quanti in ogni momento. Le circostanze – a cominciare dal nostro tasso di frequenza vibrazionale e quello della terra – permettono ora quest’apertura fino a lì graduale. Abbiamo in noi i mezzi naturali per rispondere a queste nuove circostanze, è la ragione per cui la percezione si allargherà per ognuno alle aure, alla telepatia, e alla visione di dimensioni fino a lì invisibili dalla maggior parte delle persone. Tutto ciò rappresenta una fonte di informazione importante che bisognerà integrare nella serenità.

Fino a lì, queste aperture erano rare, non riguardavano tutti, e coloro che ne erano i beneficiari potevano anche esserne i giocattoli. Innanzitutto perché il tasso vibrazionale globale era più basso e che le incursioni in dimensioni di vibrazioni più elevate rimanevano spesso abbastanza vicine dal nostro piano. Ciò che abbiamo chiamato l’astrale inferiore e che era il terreno di gioco favorito di entità poco evolute che si sono prese gioco di generazioni di medium, e continuano a giocare con la maggior parte di quelli che hanno barattato il nome di medium per quello di “channel”.  Poiché anche se il tasso vibrazionale globale si alza e che le sue connessioni erratiche si faranno sempre più rare, non immaginate che ciò che è “altrove” sia molto diverso di ciò che è qui. Ci sono anche su altri piani degli esseri burloni, degli esseri manipolatori e altri francamente malevoli. Quando sintonizziamo delle frequenze di realtà diverse dalla nostra, si tocca ancora ciò che è in rapporto con ciò che “trasmettiamo”. Bisogna dunque prepararci a essere intoccabili.

Alcuni rari “canali” sono giusti, quelli che hanno fatto un sincero lavoro di guarigione e si sono sforzati in seguito di rimanere centrati. Ma tra quelli che canalizzano a tutto andare oggi, quanti tra di loro hanno accettato con umiltà di considerarsi come uno di noi e non al di sopra? I messaggi che questi trasmettono o le terapie che pensano di esercitare sono da prendere con la consapevolezza che non trasmettono così tante verità o veri insegnamenti, ma si mescolano a volte sottilmente, talvolta grossolanamente, degli elementi che allontanano il ricercatore dal proprio cammino di liberazione e lo riportano verso un’autorità da seguire.

Le cose sono complicate, poiché non c’è separazione tra l’ombra e la luce. Sul nostro piano di vita, i due aspetti convivono e tendono a unificarsi verso qualcosa di molto nuovo nell’universo. Ciò fa che esseri, il cui vestito è oscuro, sono a volte la via presa dalla luce. So che questi concetti, d’ombra e di luce possono sembrare “manichéens”  ma è difficile essere più giusto e preciso con altri termini di quelli, che si rileverebbero nei fin dei conti restrittivi.

Ciò che conta quando desideriamo evolvere e non compiacersi nello stato fino a cui siamo potuti arrivare, è di rimettersi regolarmente in questione, di interrogarsi sulla giustezza di ciò che siamo, di sapere guardare con una grande onestà e sempre con un po’ di umorismo ciò che non è dritto, ciò che non è chiaro e ciò che questo rifletta. Poiché da queste vie si riversa tutto ciò che è in grado di rallentarci e di sviarci dalla nostra ascensione. E’ ciò che succede ai “channel” che non canalizzano piani molto luminosi ma che sono sinceramente persuasi del contrario. Questi  non hanno fatto il lavoro di guarigione preliminare, non hanno la vigilanza di un deciframento onesto di loro stessi, e quelli che bevono le loro parole mancano di discernimento. Come sempre tutto è al suo posto tra fornitori e ricevitori fino nei giochi di potere e di sottomissione. Lì è la strada di quelli che hanno da capire che c’è in loro stessi qualcosa da guarire, ma lì non è quella del ricercatore sincero in cerca di giustezza e di verità.

Il discernimento è un’espressione di saggezza. La saggezza è la conoscenza, innanzitutto quella del cuore. Cosi il discernimento sembra difficile da esercitare per chi rimane nell’opacità dei suoi limiti del proprio ego – detto in un altro modo chi non ci vede ancora abbastanza chiaro perché  non ha iniziato o non è stato abbastanza lontano nella propria disidentificazione dall’ego. Ma il discernimento diventa facile quando l’umiltà è al commando, segno che l’ego è ridiventato lo strumento necessario che è, e non il tiranno a cui abbiamo finito per identificarci nella sofferenza. E’ nell’umiltà che la visione dell’essere si allarga e questo  diventa incompreso da quelli che vedono con un occhio ancora velato dall’illusione.

L’umile, perché ha saputo vedere chiaro in sé, si è naturalmente ricollegato con la propria essenza e vede chiaro negli altri. Il suo discernimento è affilato, la sua vigilanza è serena, la sua parola è giusta e amorevole e la visione delle “erranze” dell’umanità è sempre compassionevole poiché ne conosce le ragioni. Ci sono molte strade che portano alla conoscenza, ma non c’è alla fine altra soglia da varcare che quella dell’umiltà per acquisire la padronanza. E’ la porta aperta dell’impeccabilità. All’umile che coltiva l’intenzione di incarnare l’impeccabilità è dato molto per l’aiutare in questa direzione. Sii umile e presente, chiedi l’aiuto agli esseri di luce che ti accompagnano, la riceverai senza aspettare. In questa “êtreté” avrai sempre il presentimento di ciò che è giusto e di ciò che proviene dall’illusione. Lì è il discernimento, lì si spegne l’indecisione. Poiché è nell’umiltà che nasce l’impeccabilità.

Fraternamente,

© Il Traghettatore – 16.02.2012 – Tradotto da Stéphanie - Versione originale francese

> Altri articoli tradotti in italiano

http://www.urantia-gaia.info > La riproduzione di quest’articolo è autorizzata a condizione di non associarlo a fini commerciali, di rispettare l’integralità del testo e di citare la fonte.

À propos de Le Passeur

Nomade sur le chemin...

domenica 21 ottobre 2012

Niente da Perdere, Niente da Raggiungere

di NONDUALE


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Per imparare un mestiere, una scienza o una dottrina bisogna acquisire conoscenze e concetti. Abituati a questa modalità siamo portati a pensare che valga lo stesso principio anche per quanto riguarda la realizzazione della nostra vera natura. Se fosse così basterebbe seguire correttamente un percorso prefissato, un curriculum di studi, una pratica metodica per aver la garanzia totale del Risveglio. Ma non è così.

Il processo di reminiscenza della nostra vera natura ha infatti a che fare più con il perdere, lo smascherare, il dissolvere, che con l’acquisire. Ciò che si perde è la costellazione di illusioni e credenze riguardo a ciò che siamo.
Da acquisire invece non c’è nulla perché ciò che viene cercato è ciò che è sempre presente, squisitamente imperdibile. Ovunque vada, qualunque cosa succeda “io” sono sempre qui. Non posso perdermi, dunque perché sento necessità di ritrovarmi?Questo accade perché ho creduto di essere qualcuno o qualcosa che non sono. Sono abituato a pensarmi come un “oggetto”, un corpo, una persona, un impiegato, ecc. e per questo soffro nelle infinite limitazioni che mi auto-impongo. Anche se pre-sento di essere infinitamente più vasto rispetto a qualsiasi cosa possa percepire sono indotto a pensare che anche la mia vera natura debba essere un oggetto, dunque qualcosa sperimentabile ed acquisibile.
Ma non è così in quanto io sono ciò che rende possibile e sperimenta ogni oggetto senza essere a sua volta oggettivabile e sperimentabile.

Dunque è un’illusione sia il cercarmi come oggetto, sia il cercarmi in sé in quanto, come si è detto, sono squisitamente imperdibile. Quindi ciò che che separa “me” dalla mia vera natura è solo ed unicamente l’idea che essa sia qualcosa da raggiungere, conquistare, afferrare.
In questo sforzo di realizzarmi, di ritrovarmi, mi perdo.
Smetto di cercarmi ed ecco che ritrovo qualcosa che non è mai andato perduto: dal diradarsi delle nebbie della ricerca emerge ciò che sono sempre stato e sempre sarò.
Dunque si tratta di vedere la questione nella sua brutale semplicità: niente è andato perduto e nulla deve essere ritrovato e riacquisto.
Ciò che cerchiamo è ciò che è sempre presente.
Possiamo Esserlo, esserne coscienti ma non ridurlo ad oggetto di esperienza. L’averlo ridotto a qualcosa da raggiungere ha prodotto l’illusione della sua perdita e le infinite vie per riacquisirlo.

Concludendo se esiste un Risveglio è la fine di un’illusione, il dissolvimento del sogno di qualcuno che deve realizzare qualcosa, così come di qualcuno che ritiene di perdere o ottenere qualcosa.
La nostra vera natura infatti non conosce né diminuzione, né guadagno.
Queste sono infatti categorie che riguardano la parte, non la Totalità indifferenziata che siamo.



FONTE: NONDUALE


martedì 8 maggio 2012

Riscrivere il Codice della Realtà



"Che esseri strani noi siamo!"
notò il mistico Rumi del 13.mo secolo,
"Che, stando nell'inferno nel fondo delle tenebre,
temiamo la nostra stessa immortalità!".

Forse è davvero il potere di scegliere la nostra immortalità, come pure ogni cosa dalla nostra guarigione personale alla pace nel mondo, che davvero ci spaventa!
Un crescente corpo di evidenza scientifica suggerisce che siamo noi – la nostra coscienza – che tiene la chiave della vita e perfino della realtà stessa. Nel 1967 il fisico pionieristico Konrad Zuse sposò le idee della coscienza con la moderna tecnologia e propose che il nostro Universo lavora come un grande computer della coscienza. E, proprio come ogni computer traduce comandi input in "risultati output", il nostro computer della coscienza cosmica pare fare esattamente la stessa cosa! Quando traduciamo le nostre più profonde credenze nella realtà del nostro mondo, noi stiamo letteralmente riscrivendo il codice che fa apparire l'Universo come appare.
Vivere in un Universo partecipativo.
Una serie di scoperte eccezionali ci ha dato un potente nuovo modo di pensare il nostro ruolo nell'Universo. Piuttosto della visione convenzionale che suggerisce che noi siamo degli osservatori passivi, che vivono un breve momento di tempo in una creazione che già esiste, le scoperte suggeriscono che è effettivamente la coscienza stessa che è responsabile per l'esistenza dell'Universo! Forse la scoperta più rivoluzionaria che supporta questa idea è il fatto scientifico che, quando osserviamo la materia di cui è fatto il nostro mondo – minuscole particelle quantiche come un elettrone, per esempio – proprio l'atto di noi che osserviamo quell'elettrone cambia il modo in cui esso si comporta in nostra presenza. Ma c'è di più: quanto più a lungo lo guardiamo, tanto più esso cambia!
Nel 1998 degli scienziati dell'Istituto israeliano delle scienze Weizmann documentarono questo fenomeno mostrando che "quanto più grande è l'ammontare dell'osservare, tanto più grande è l'influenza dell'osservatore su quanto effettivamente succede" (Nature, 26 Feb.1998). Citando questi esperimenti il fisico dell'Università di Princeton John Wheeler suggerisce che noi non solo abbiamo un ruolo nella creazione del nostro mondo di ogni giorno, ma che noi giochiamo il ruolo primario in quello che lui chiama un "Universo partecipativo".  Wheeler dichiara che non possiamo più pensare a noi stessi come spettatori che non hanno effetto sul mondo che ci circonda in quanto è impossibile osservare semplicemente. Se siamo vivi e consci noi stiamo influenzando il nostro mondo. "La vecchia parola "osservatore" – egli dice – deve semplicemente venire radiata dai libri… mentre dobbiamo mettere al suo posto quella nuova di "partecipanti!".
La chiave della proposta di Wheeler è la parola "partecipativo". In un Universo partecipativo voi e io siamo parte dell'equazione. Noi stiamo creando gli eventi della nostra vita, proprio come le esperienze di quello che creiamo: ambedue stanno avvenendo nello stesso tempo!
In altre parole noi siamo come degli artisti che esprimono le più profonde passioni, paure, sogni e desideri tramite l'essenza vivente di un misterioso canovaccio quantico. La differenza tra noi egli artisti convenzionali è comunque che siamo noi il canovacci, come pure le immagini sopra di essi. Noi siamo gli strumenti, ma pure gli artisti che li usano. E, proprio come gli artisti perfezionano un'immagine finché essa è proprio giusta nella loro mente, noi possiamo pensare di noi stessi come artisti perpetui, che costruiscono una creazione, che sta sempre cambiando e mai termina. Per il tramite della nostra tavolozza da artista, costituita da credenze, giudizi, emozioni e preghiere, noi ci troviamo in relazioni, lavori e situazioni di supporto e tradimento, che si svolgono con persone diverse in luoghi diversi. Che magnifica, bizzarra e possente concezione! Vivere partendo dalla risposta
La prospettiva di noi che partecipiamo a un Universo sempre in mutazione comporta che la soluzione di ogni condizione è un cambiamento di attitudine e credenza. E questo è il grande segreto di sospingere i desideri del nostro cuore dalla possibilità dell’immaginazione alla realtà delle nostre vite di ogni giorno. La chiave è la nostra capacità di sentire come se i nostri sogni si fossero già avverati, come se le nostre preghiere fossero già state esaudite, e vivessimo partendo da questa sensazione.
C'è una differenza sottile, eppure potente, tra il lavorare in vista di un risultato e il sentire partendo da quel risultato. Quando lavoriamo in vista di qualcosa noi ci imbarchiamo per un viaggio senza precisi limiti e che non termina mai. Mentre potremmo identificare delle pietre miliari e stabilire delle mete per portarci più vicini al compimento del viaggio, nella nostra mente noi siamo sempre in viaggio verso la meta, piuttosto che nell'esperienza di realizzare la nostra meta. Questo è precisamente perché l'invito di Neville di "entrare nell'immagine" del desiderio del nostro cuore, e di pensare "partendo da esso", è così potente nelle nostre vite.

Negli antichi studi sulle arti marziali noi vediamo una magnifica metafora nel mondo fisico proprio per il modo in cui questo principio lavora nella coscienza. Quando gli artisti delle arti marziali scelgono di spezzare un blocco di cemento come dimostrazione di focalizzazione, per esempio, l'ultimissima cosa che c'è nelle loro menti è quella del posto in cui la loro mano toccherà quel blocco. La chiave è quella di focalizzarsi sopra l'atto completo: la guarigione già avvenuta o il mattone già rotto. Come studente di arti marziali mi venne insegnato di fare ciò focalizzandomi su un punto nello spazio che è al di là del fondo del blocco. Il solo modo in cui la mia mano poteva essere in quel punto era quello che essa fosse già passata attraverso il mattone. In questo modo io stavo pensando partendo dal compimento, invece che dal pensare quanto duro sarebbe stato il raggiungere questo compimento. Io stavo sentendo la gioia di come ci si sente quando si compie quell'atto, piuttosto che pensare a tutte le cose che devono succedere prima che potessi avere successo.
Questo semplice esempio offre un'analogia potente relativa al modo in cui la coscienza sembra lavorare. E questo è il grande segreto che è stato protetto e preservato per noi nella saggezza del nostro passato. Dai monasteri dell'Egitto e del Tibet fino ai testi dimenticati delle nostre più amate tradizioni ci viene ricordato che noi siamo parte del mondo che ci circonda, piuttosto che separati da esso. Come parte di ogni cosa che vediamo noi abbiamo il potere di partecipare – e non di controllare o manipolare – ma di pianificare coscientemente il corso delle nostre vite e il nostro mondo.
Vi prego di non essere delusi dalla semplicità delle parole del filosofo contemporaneo Neville Goddard, quando suggerisce che tutto quello che abbiamo bisogno di fare è di "assumere la sensazione del nostro desiderio esaudito".

In un Universo partecipativo di nostra propria fattura, perché mai dovremmo aspettarci che pace, guarigione e una vita lunga e sana dovrebbe essere ancora difficile da raggiungere?


 


venerdì 21 ottobre 2011

Possiamo compiere "Miracoli" cambiando le nostre credenze?

Le cose dette in quest'articolo stanno diventando sempre più una convinzione,
una "credenza" in molti di noi, che hanno sperimentato
la realtà e la verità del potere di ciò in cui
"CREDIAMO"
Invito tutti a rifletterci sopra e, possibilmente, a parlarne.

.:.

 

[Fonte]

Assistere ad un "miracolo" può essere vantaggioso o svantaggioso a seconda delle nostre credenze.
Per alcuni l'evento miracoloso al quale hanno assistito o del quale sono venuti a conoscenza, è assolutamente irraggiungibile, ( a me non succederà mai...), e quindi depotenziante.
Per altri invece può avere esattamente l'effetto opposto, ( se è successo a lui/lei può succedere anche a me), un effetto potenziante che incrementa il proprio potere.
Anche se il miracolo in sé può non essere compreso, ciò che è importante è che un altro essere umano ha appena fatto qualcosa che ritenevamo impossibile.

LA STORIA DI ROGER BANNISTER.
Il 26 Luglio 1852, Charles Westhall, stabilì il record per la corsa di un miglio, riportando il tempo di 4 minuti e 28 secondi.  Il record rimase imbattuto per altri sei anni. Successivamente, tra la fine dell'800 e i primi del '900, si ottennero dei miglioramenti molto ridotti. Per più di un secolo infatti, si era creduto, che semplicemente gli esseri umani non fossero fisicamente in grado di coprire a piedi la distanza di un miglio in meno di quattro minuti. Questo tipo di impresa era catalogata come "impossibile".

Ma, il 6 Maggio del 1954, per la prima volta nella storia, il corridore britannico Roger Bannister, compì il "miracolo". In una pista di Oxford, egli percorse un miglio in 3'59"4. Sebbene ci fossero voluti 102 anni affinché Bannister infrangesse il record, meno di otto settimane dopo il record fu nuovamente battuto. Infatti, una volta infranto il limite apparentemente invalicabile dei quattro minuti, era stata infranta la credenza che era impossibile farlo. Le convinzioni di altre persone divennero libere di esplorare nuovi limiti.
Ma come ha fatto Bannister a far crollare questa credenza?
Bannister usò semplicemente la logica. Il suo record allora era di 4'1". Realizzò che per battere il record doveva semplicemente correre due secondi più veloce di quanto sapesse già fare. Da questo punto di vista l'impresa sembrò subito più che fattibile. La prima barriera mentale a crollare fu proprio la sua. Così batté il record, e, a catena, altri atleti entrarono nel nuovo ordine di idee.

 

L'impossibile era diventato possibile sotto gli occhi di tutti.


Questa è una delle storie che dimostra che  alla base di tutto ci sono le nostre credenze. Anche il credere fermamente in una figura " autoritaria" come un medico o un "guaritore", può  favorire il "miracolo". Se io credo fermamente, senza ombra di dubbio,  che una tale persona o un tale medicinale abbiano il potere di guarirmi, questo è esattamente ciò che accadrà.
Uno studio della Baylor School of Medicine pubblicato nel 2002 sul New England Journal of Medicine, ha valutato gli interventi chirurgici su pazienti affetti da gravi dolori alle ginocchia.

BRUCE MOSLEY
Il principale autore dello studio, il Dr. Bruce Mosley, disse:
"Tutti i bravi chirurghi sanno che in chirurgia l'effetto placebo NON esiste".
Fu quindi compiuto un esperimento per stabilire se fosse effettivamente così.
I pazienti con problemi alle ginocchia furono divisi in tre gruppi.

 

 

Nel primo, Mosley raschiò la cartilagine del ginocchio danneggiata.
Nel secondo, mise a nudo l'articolazione eliminando del materiale ritenuto la causa dell'infiammazione.
Il terzo gruppo fu sottoposto, ad insaputa, ad un  finto intervento. Il paziente venne anestetizzato localmente. Mosley fece tre incisioni di routine e parlò ed agì come avrebbe fatto durante un vero intervento, spruzzò persino dell'acqua salata per simulare i suoni del lavaggio del ginocchio. Dopo quaranta minuti, ricucì le incisioni come se avesse completato l'intervento.
Ai tre gruppi venne prescritta la stessa terapia postoperatoria, compreso un programma di rieducazione.
I risultati furono SORPRENDENTI.
Il "gruppo placebo" infatti migliorò ESATTAMENTE come gli altri due, conseguenza del fatto che credeva di aver subito un vero intervento.
Mosley commentò così: "La mia abilità di chirurgo non ha svolto alcun ruolo su questi pazienti. L'intero beneficio dell'intervento chirurgico è dovuto all'effetto placebo". I notiziari televisivi dimostrarono i sorprendenti risultati mostrando i pazienti del "gruppo placebo" mentre facevano cose che affermavano di non poter fare prima "dell'intervento chirurgico". I pazienti ignorarono di aver subito un finto intervento per ben due anni. Tim Perez, che prima dell'intervento doveva camminare appoggiandosi ad un bastone, riprese a giocare a basket con i nipoti. Intervistato al Discovery Health Channel, disse:
"In questo mondo tutto è possibile se vi applicate la mente. Io so che la mente può davvero fare miracoli".
L'altra faccia della medaglia è l'effetto NOCEBO, ovvero le suggestioni negative nella quale la mente si intrattiene.
La diagnosi più o meno incoraggiante di un medico, può essere a volte determinante per il paziente. Nel 2003 il Discovery Health Channel, riportò la storia di un medico,Clifton Meador, che nel 1974, diagnosticò un tumore ad un suo paziente. L'uomo fu curato per quel tipo di tumore, ma tutti nella comunità medica "sapevano" che il tumore si sarebbe ripresentato. Tutti i medici in pratica pensavano che fosse spacciato. Alcune settimane dopo la diagnosi, l'uomo morì. La sorpresa arrivò dopo la morte dell'uomo, quando l'autopsia rilevò che non c'era traccia del cancro che tutti ritenevano responsabile della sua morte.
Meador disse: " Io ero convinto che avesse il cancro, lui era convinto di avere il cancro, tutti intorno a lui erano convinti che avesse il cancro... sono stato forse io a toglierli
la speranza?"

Ciò che alla fine risulta evidente, è che:
Le nostre credenze determinano la nostra realtà.
Le nostre credenze possono salvarci la vita o condannarci.
Le nostre credenze posso favorire o escludere il "miracolo".

"Tendiamo a sperimentare nella vita ciò con cui ci identifichiamo attraverso le nostre credenze".

Gregg Braden

Tratto da :

LA BIOLOGIA DELLE CREDENZE
Come il pensiero influenza il DNA e ogni cellula.
Scheda libro QUI.

 

 

 

e da :

LA GUARIGIONE SPONTANEA DELLE CREDENZE.
Come spezzare il paradigma delle false credenze.
Scheda libro QUI.

 

 

 

 


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