Visualizzazione post con etichetta Zen. Mostra tutti i post
Visualizzazione post con etichetta Zen. Mostra tutti i post

giovedì 29 settembre 2016

L'Ego dice ...

mountains-country-road-nature-lake-mountain-background-images

L’Ego dice : ”Quando ogni cosa andrà a posto, troverò Pace“.
Lo Spirito dice : ”Trova la Pace e ogni cosa andrà a posto”
(Proverbio Zen)

______________________________________________
Fonte: L'Ego dice...


venerdì 15 luglio 2016

PUBBLICARE I SUTRA (Racconto Zen)



Risultati immagini per sutra zen


Tetsugen, un fedele seguace dello Zen in Giappone, decise di pubblicare i sutra, che a quel tempo erano disponibili soltanto in cinese. I libri dovevano essere stampati con blocchi di legno in un’edizione di settemila copie, un’impresa enorme. Tetsugen cominciò col mettersi in viaggio per raccogliere i fondi necessari. Immagine incorporata 2 Alcuni simpatizzanti gli diedero un centinaio di monete d’oro, ma per lo più riuscì a ottenere soltanto piccole somme. Lui ringraziò tutti i benefattori con uguale gratitudine. Dopo dieci anni Tetsugen aveva abbastanza denaro per cominciare l’impresa. E proprio allora il fiume Uji straripò. L’alluvione portò una carestia. Tetsugen prese i fondi che aveva raccolti per i libri e li spese per salvare gli altri dalla fame. Poi ricominciò la sua colletta. Immagine incorporata 4Immagine incorporata 3 Parecchi anni dopo il paese fu colpito da un’epidemia. Ancora una volta Tetsugen, per aiutare la sua gente, diede via quello che aveva raccolto. Immagine incorporata 6Immagine incorporata 5 Si rimise al lavoro per la terza volta, e dopo vent’anni riuscì finalmente a realizzare il suo desiderio. Immagine incorporata 7 I blocchi di legno per la stampa che sono serviti per la prima edizione sono oggi esposti nel monastero Obaku di Kyoto. Immagine incorporata 8 I giapponesi dicono ai loro figli che Tetsugen ha fatto tre raccolte di sutra, e che le prime due, invisibili, sono perfino superiori all’ultima. Immagine incorporata 11Immagine incorporata 10Immagine incorporata 9 – FONTE: http://www.meditare.net/wp/compassione/pubblicare-i-sutra/

giovedì 10 dicembre 2015

Il Vero Cambiamento - racconto Zen | Meditare.net

Testi e immagini per la meditazione - yoga - meditation - zen

Ryokan votò la propria vita allo studio dello Zen. Un giorno venne a sapere che suo nipote, nonostante i rimproveri dei parenti, sperperava il proprio denaro per una cortigiana. Poiché questo nipote amministrava i beni della famiglia al posto di Ryokan, e c’era pericolo che dilapidasse la loro fortuna, i parenti chiesero a Ryokan di intervenire. 
Ryokan dové intraprendere un lungo viaggio per visitare il nipote, che non vedeva da anni. Il nipote parve contento di rivedere lo zio e lo invitò a passare la notte in casa sua. Ryokan rimase in meditazione tutta la notte. La mattina dopo, mentre stava per partire, disse al giovane: «Evidentemente sto invecchiando, perché mi trema la mano. Vuoi aiutarmi a legare il laccio del mio sandalo?».
Il nipote lo aiutò volentieri. «Grazie,» disse Ryokan «vedi, un uomo diventa più vecchio e più debole di giorno in giorno. Abbi cura di te». Poi se ne andò, senza nemmeno far cenno alla cortigiana o alle lamentele dei parenti. Ma da quella mattina il nipote smise di far vita dissoluta.
.:.



___________________________________________

sabato 7 novembre 2015

Koan famosi



Testi e immagini per la meditazione - yoga - meditation - zen



“I koan – espedienti che favoriscono la meditazione – sono problemi oscuri ed assurdi, inventati e costruiti con cura, appositamente per indurre il discepolo Zen, a rendersi conto, nel modo più drammatico, dei limiti della logica e del ragionamento”. Vediamo alcuni esempi, di Koan famosi:


– “Puoi produrre, il suono di due mani, che battono una contro l’altra. Ma qual è, il suono di una mano sola?” (Hakuin)
– “Tutte le cose ritornano all’Uno, ma quest’Uno, dove ritorna ?” (D. T. Suzuki)
– “Un giovane, si presentò davanti al maestro, e dichiarò “Vengo da te, perché cerco la liberazione”. ”Chi ti ha incatenato?”, gli domandò il maestro. “Nessuno” rispose il giovane.” Allora sei già libero”, sentenziò il maestro.
– “Se qualcuno ti mostra la luna, è questa che devi guardare, e non il dito che la indica”.
– Un filosofo si recò un giorno da un maestro zen e gli disse:
“Sono venuto a informarmi sullo Zen, su quali siano i suoi principi ed i suoi scopi”.
“Posso offrirti una tazza di tè?” gli domandò il maestro. Ed incominciò a versare il tè da una teiera. Quando la tazza fu colma, il maestro continuò a versare il liquido, che traboccò.
“Ma cosa fai?” sbottò il filosofo. “Non vedi che la tazza è piena?”
“Come questa tazza” disse il maestro “anche la tua mente è troppo piena di opinioni e di congetture, perché le si possa versare dentro qualcos’altro. Come posso spiegarti lo Zen, se prima non vuoti la tua tazza?”.
“Un sacerdote, incontrò un giorno, un maestro zen, e, volendo metterlo in imbarazzo, gli domandò ”Senza parole e senza silenzio, sai dirmi che cos’è la realtà?”. Il maestro gli diede un pugno in faccia.”
Esiste un famoso racconto zen, intitolato “La porta senza porta”.
Nella ricerca della verità, la nostra mente, si ostina incessantemente, a cercare una porta da attraversare, ma, non si rende conto, che, in realtà, la porta non esiste affatto.
L’unica barriera esistente, è la nostra mente, che si frappone fra noi, e la verità. Fino a quando, non rimuoveremo la mente, da questa ricerca, non arriveremo mai, all’illuminazione.



sabato 6 giugno 2015

Una contesa di dharma: "Cos'è questo?"

 

Una contesa di dharma – Mark Epstein


Alcuni amici avevano organizzato l’incontro di due eminenti maestri buddhisti a casa di un professore di psicologia della Harvard University. Essi rappresentavano due diverse tradizioni buddiste, e non si conoscevano: di fatto, le loro scuole avevano avuto ben pochi contatti negli ultimi duemila anni. Prima che il Buddismo e la psicologia occidentale potessero incontrarsi avrebbero dovuto farlo le diverse correnti del Buddismo. E noi saremmo stati testimoni di questo primo dialogo.   
I maestri, il settantenne tibetano Kalu Rinpoche che aveva passato anni in ritiro solitario, e Seung Sahn, primo insegnante di Zen coreano negli Stati Uniti, dovevano cimentarsi nella reciproca comprensione degli insegnamenti del Buddha, a beneficio degli studiosi occidentali presenti. Avrebbe dovuto essere una forma elevata della cosiddetta ‘contesa di dharma’ (lo scontro di grandi menti rese ancor più penetranti da anni di studio e meditazione), e noi eravamo lì, con tutta l’aspettativa che meritano eventi storici di questa portata.
I due monaci entrarono con i loro abiti svolazzanti, marrone e giallo il tibetano, di un austero grigio e nero il coreano, seguiti da uno stuolo di giovani monaci e traduttori con il capo rasato. Presero posto su alcuni cuscini nella consueta posizione a gambe incrociate, e l’ospite fece segno che, essendo il maestro zen più giovane, stava a lui incominciare. Il lama tibetano sedeva immobile facendo scorrere fra le dita un rosario di legno (mala), e ripetendo fra sé e sé un mantra: “Om mani padme hum”.
Il maestro zen, che già si era fatto una fama per il suo metodo di subissare di domande i suoi studenti finché questi erano costretti a confessare la propria ignoranza, e di gridargli poi: “Conservate questa mente-che-non-sa!”, si frugò dentro l’abito e ne estrasse un’arancia.
“Cos’è questo?”, chiese al lama.
“Cos’è questo?” era una tipica domanda per avviare il discorso, e noi lo sentivamo pronto ad avventarsi su qualsiasi risposta avesse ricevuto.
Il tibetano sedeva in silenzio snocciolando il suo rosario fra le dita senza dar segno di voler rispondere.
“Cos’è questo?”, insisté il maestro zen mettendo l’arancia sotto il naso del tibetano.
Kalu Rinpoche si chinò lentamente verso il monaco tibetano che gli sedeva accanto e gli faceva da interprete, e insieme parlarono per alcuni minuti.
Alla fine il traduttore si rivolse all’uditorio e disse :
”Rinpoche dice: ‘Ma cosa gli prende? Non hanno arance nel loro paese?”.
Il dialogo si interruppe qui.
Mark Epstein
FONTE: http://www.meditare.net/wp/buddhismo/una-contesa-di-dharma-mark-epstein/











lunedì 19 novembre 2012

NON CERCATE LA VIA DELLO ZEN



Un monaco domandò al maestro:
“Che cos’è lo Zen?”.
“E’ la vita di tutti i giorni”.
”E come posso avvicinarmi ad esso?”.
“Più cerchi di avvicinarti, più te ne allontani”.


Questo è ciò che lo Zen ci dice.
Ci avviciniamo alla "giusta" Via solo vivendo esperienze essenziali, naturali.
E più introduciamo elementi artificiali, mentali, più ce ne allontaniamo. Per questo lo sforzo deliberato, l’intenzione calcolata, ci impedisce di raggiungere l’obiettivo, la meta senza meta, la porta senza porta. Ogni scelta razionale, concettuale, ideologica, si frappone come ostacolo tra noi e la possibilità di essere spontanei e veri, di fluire sereni nell'eterno presente.

“Che cos'è lo Zen” fu chiesto al maestro.
E lui rispose: “Mangia quando hai fame, dormi quando hai sonno”.

Anche se sembra la cosa più banale che esista, solo pochi lo sanno veramente fare. Molti di noi sono sempre altrove con la testa rispetto a ciò che stanno facendo, vivendo, perdendo così la pienezza di ciò che accade, attimo dopo attimo.
Anziché cercare nuovi stimoli, curiamo i fatti essenziali della vita, perché ogni suo momento sia vissuto con consapevolezza.
Lo stesso Zen insegna che la felicità non sta nel fare ciò che desidera, ma nel “desiderare" ciò che si fa, capovolgendo paradossalmente l’ottica con cui il nostro apparato mentale è abituato e condizionato a pensare e ad agire da sempre.






martedì 8 maggio 2012

Sette Frasi da Ricordare Quando la Vita diventa Complicata


 
"Cadi sette volte, rialzati otto volte" 
Proverbio Zen

 
1. I fallimenti sono situazioni temporanee che ci insegnano lezioni necessarie.
Molto spesso le lezioni più importanti della nostra vita le apprendiamo dai nostri errori più gravi e dai nostri momenti di maggiore difficoltà.
I fallimenti servono proprio a questo: servono a crescere. Se non ci proverai avrai la certezza di non fallire, ma anche la consapevolezza che senza azione non c'è progresso.
Quando sei nel dubbio, provaci sempre. O avrai successo o altrimenti apprenderai una lezione fondamentale.
 
2. Anche se ora non ne sei consapevole, stai facendo dei passi in avanti.
Forse non sei dove vorresti essere, ma se ci pensi bene, non sei più dove eri un tempo. Hai fatto dei progressi, hai compiuto dei passi in avanti, anche se oggi non riesci a riconoscergli il significato che meriterebbero.
Se hai dei momenti di debolezza o attraversi periodi in cui ti senti triste, accettalo con serenità e consapevolezza. Tutto fa parte del tuo meraviglioso percorso di vita. Piangi, se ne senti il bisogno.
Il tuo cuore sa dove si trova la giusta direzione. Sfogati, asciugati le lacrime e riparti con sorriso, convinzione e fiducia verso un futuro ricco di gioia.

3. Il modo in cui ti senti quando sei stressato non è lo specchio della vera realtà.
Solo perché hai paura, non vuol dire che sei in pericolo. Solo perché ti senti solo, non significa che nessuno ti ama. Solo perché pensi di poter fallire, non significa che questo accadrà. Guarda oltre i tuoi dubbi e continua a cercare la verità.
Cerca di assumere consapevolezza del tuo flusso di pensieri e del chiacchiericcio nella tua mente. Il modo per superare i pensieri negativi e le emozioni distruttive è quello di sviluppare opposte, emozioni positive che siano più forti e più intense.
Osserva dove vaga la tua mente e sostituisci i pensieri negativi con quelli positivi. Il sole splende sempre in qualche parte della tua vita.

4. Non è possibile cambiare ciò che ci si rifiuta di affrontare.
Puoi imparare importanti lezioni dai tuoi fallimenti e dai tuoi errori purché tu sia disposto a rimetterti in gioco e a modificare i comportamenti che ti hanno condotto a quei fallimenti o a quegli errori.
Ci vuole molto coraggio per ammettere che si deve cambiare qualcosa nei nostri comportamenti e ancora più coraggio per accettare la responsabilità di voler davvero cambiare. L'aspetto più importante è fare il primo passo.
Il semplice atto di iniziare e fare qualcosa di concreto ti darà lo slancio necessario per ritrovarti presto in una spirale virtuosa di cambiamenti positivi.

5. Tu non sei ciò che ti è accaduto in passato.
Non importa quanto difficile, doloroso e buio sia stato il tuo passato, perché il tuo futuro è ancora un foglio bianco tutto da scrivere. Il tuo futuro non coincide con le tue vecchie abitudini.
Il tuo futuro non consiste nei tuoi fallimenti passati. Quando gli altri ti hanno trattato male, tu non sei come gli altri ti hanno trattato.
Tu sei solo chi credi di essere adesso, in questo preciso momento. Tu sei solo ciò che decidi di pensare, di fare e di essere adesso, in questo preciso momento.

6. Non ottenere quello che vuoi a volte può essere una benedizione.
Non ottenere quello che vuoi a volte è un meraviglioso colpo di fortuna, perché ti costringe a rivalutare le cose e a porle in una prospettiva differente, aprendo nuove porte a opportunità sconosciute e a informazioni che sarebbero altrimenti trascurate.
Ricorda che alcune cose nella vita devono cadere a pezzi per poter costruirne di nuove, ancora più belle e importanti.

7. Nessun altro può farlo al posto tuo.
Continua a fare ciò che sai in cuor tuo essere giusto, sulla base dei tuoi valori e delle tue convinzioni. Lascia che i tuoi sogni siano più grandi delle tue paure e le tue azioni più forti delle tue parole.
Vivi per scelta, non per caso. Porta dei cambiamenti nella tua vita, non scuse. Non competere con gli altri, ma soltanto con te stesso. Scegli di ascoltare la tua voce interiore, non il caos delle opinioni di tutti gli altri.
E' la tua strada, e soltanto la tua. Altre persone potranno camminare al tuo fianco, ma nessuno potrà farlo al posto tuo.


 

domenica 15 aprile 2012

Non esiste niente - Racconto zen




Quando era un giovane studente di Zen, Yamaoka Tesshu andava sempre a trovare tutti i maestri. Andò a far visita a Dokuon di Shokoku.

Volendo mostrare la sua preparazione, disse:
"La mente, Buddha e gli esseri senzienti, in fondo, non esistono. La vera natura dei fenomeni è il vuoto. Non c'è nessuna realizzazione, nessuna illusione, nessun saggio, nessuna mediocrità. Non c'è nessuno che dia e niente che si riceva".

Dokuon, che stava fumando in silenzio, non fece commenti. Tutt'a un tratto colpì Yamaoka con la sua pipa di bambù. Questo fece arrabbiare moltissimo il giovane.

"Se niente esiste," domandò Dokuon "da dove viene questa tua collera?"

Veritas: Non esiste niente - racconto zen

Fonte:http://www.meditare.net/racconti/non-esiste-niente-racconto-zen 


mercoledì 8 febbraio 2012

CREARE DAL NULLA

CREARE DAL NULLA:

Si narra che il maestro Zen, Rikyu, un giorno, ricevette un giovane monaco che gli portava in dono dei magnifici fiori. Proprio mentre i due entravano nella stanza del tè, i fiori sfuggirono di mano al giovane e, cadendo, lasciarono a terra tutti i meravigliosi petali e gli steli spogli.
Il monaco, addolorato, si scusava, ma Rikyu disse:  ” Entra nella stanza del tè”.
Davanti a quella nicchia destinata a quelle piante, Rikyu appoggiò un vaso di ikebana vuoto.
Vi immerse gli steli dei fiori e in terra, sul tatami, dispose armonicamente i petali.
Tutto era bello, naturale, semplice.
Disse allora al giovane monaco:
“Quando mi hai portato questi fiori, erano Shiki. il fenomeno è fenomeno.
Cadendo, sono divenuti Ku, non c’erano più fiori. Il fenomeno è Nulla.
Secondo il senso comune, avrebbero potuto restare quali erano.
Il Nulla è “Nulla”. Ma ora abbelliscono la stanza. Ku Soku Ze Shik, Ku, Nulla è il fenomeno”.
 

Questo aneddoto riflette lo spirito insito nella cerimonia del tè.
Significa che lo Zen ci aiuta a comprendere che anche con ciò che sembra insignificante, l’esistenza può divenire stupenda.





[Fonte: http://blog.libero.it/Prajnaram/11051408.html]
Grazie Praj, sempre bellissime storie...




martedì 13 dicembre 2011

Peccato e salvezza nel buddismo e nel cristianesimo

[Fonte]:

peccato originale.jpgIl peccato, buddista o cristiano, non è solo un sinonimo del male. Il suo significato specifico è un’azione che viola una legge sacra o minaccia le fondamenta stesse della nostra umanità. Nel cristianesimo è Dio che stabilisce l’ordine morale del mondo; quindi, chi viola questo ordine viola la volontà divina. È un atto di slealtà, se non di tradimento, verso il proprio creatore. Nel buddismo non esiste un simile creatore, ma è presente un ordine morale predeterminato associato al karma.


Mentre la teologia cristiana ha scrupolosamente classificato i peccati secondo una dettagliata gerarchia, l’approccio buddista è stato molto più limitato.
Nel buddismo esistono cinque azioni principali che possono veramente definirsi peccati mortali o efferati. Esse sono: uccidere il proprio padre, uccidere la propria madre, versare il sangue di un Buddha, distruggere l’armonia di un ordine monastico (il sangha), uccidere un santo buddista (arhat) e/o distruggere statue e sculture buddiste. Nel buddismo mahayana, uccidere un insegnante del dharma e un maestro dei precetti sono considerati peccati cardinali tanto quanto gli altri cinque. Nel buddismo tradizionale, si dice che commettere uno di questi cinque o sette peccati condanni una persona all’ultimo e peggiore dei regni infernali.

Possiamo aggiungere a questi peccati cardinali la violazione di uno qualsiasi dei cinque precetti generali, ovvero: non fare del male agli esseri senzienti, non rubare, non mentire, non indulgere in atti sessuali impropri o nell’uso di sostanze intossicanti. Con questi, il buddismo annovera fino a dieci o dodici peccati.

Uno dei fattori che può distinguere la concezione del peccato buddista da quella cristiana è l’insegnamento cristiano secondo cui l’umanità è nata nel peccato (originale), mentre il buddismo insegna che siamo nati nella sofferenza. Ma anche il karma agisce come una sorta di peccato originale, in quanto si dice che ciascun individuo nasca con un certo karma a causa dei suoi peccati passati.
Tuttavia, mentre il cristianesimo insegna che gli esseri umani sono troppo degenerati per salvarsi dal peccato senza l’aiuto di Dio, la maggior parte delle scuole buddiste sostiene che lo possiamo fare da soli.

Di certo, uno degli aspetti prioritari che distingue il peccato buddista da quello cristiano è il fatto che nessun Dio chiede ai buddisti di intraprendere crociate morali per salvare gli altri dai loro peccati, come invece avviene per i cristiani. Ciò vuol dire che nel mondo poche persone sono state danneggiate dalla concezione buddista del peccato, a differenza di quanto avvenuto con quella cristiana.

Per comprendere invece l’approccio zen al peccato, bisognerebbe notare che esistono, in genere, tre diversi atteggiamenti religiosi verso il peccato e la salvezza.
1. Il primo afferma che io vengo salvato nonostante continui a commettere peccati: è il punto di vista del cristianesimo “disimpegnato” e del buddismo della “terra pura” (Jodo Shin Shu).
2. Il secondo sostiene che vengo salvato e non commetterò più peccati: è l’approccio del cristianesimo “rigido”.
3. Il terzo dice che vengo salvato perché, in primo luogo, i peccati non esistono. Questo è l’approccio dello zen illuminato.

Ciascuno di questi punti di vista presenta problemi di natura filosofica, metafisica e anche morale. Il primo e l’ultimo, in particolare, comportano rischi morali più grandi del secondo. Troppo spesso è possibile usarli per giustificare comportamenti molto egoisti. La debolezza umana, in sé, non è un peccato; sfruttarla deliberatamente, in se stessi o negli altri, è un peccato.

Molti occidentali vengono attratti dallo zen perché quest’ultimo crede che siamo intrinsecamente buoni; quindi, nello zen non esistono prediche sul peccato. Ma lo zen cerca di chiarire che, finché non si è raggiunta la piena illuminazione (satori) e non si è abbastanza maturi per affrontare il concetto dell’inesistenza del peccato, è moralmente più sicuro assumere che, in primo luogo, il peccato è reale.


Rev. Vajra è un insegnante di Zen Dharma all’International Buddhist Meditation Center, www.ibmc.info, per gentile concessione.

Traduzione di Gagan Daniele Pietrini.

Copyright per l’edizione italiana Innernet.


domenica 28 agosto 2011

Futurama § Io vivo il tempo

[Fonte]

 La maggior parte delle persone
è vissuta dal tempo,
io invece vivo il tempo.


 
Maestro Zen



Il tempo non deve scandire la nostra vita,
sono le azioni consapevoli vissute con la massima intensità
che determinano il nostro tempo.




 

venerdì 3 giugno 2011

Sintesi degli Opposti § Trascendi anche l'Illuminazione

Se la Via è originariamente perfetta e onnipresente, perché distinguiamo pratica e illuminazione?
Se il supremo Dharma è libero, perché abbiamo bisogno di sforzi per conseguirlo?

Dal momento che tutta la verità non ha nulla a che vedere con la polvere del mondo, perché crediamo nei mezzi per spazzarla via?
La Via non è separata dal qui ed ora; allora, a che serve quindi cercare appigli nella pratica?
E comunque, non appena vi è il minimo divario tra due opposti, questi diventano due poli separati come cielo e terra.
Quando “per” e “contro” sono distinti, seppure inconsciamente, siamo condannati a perdere la mente-di-Buddha.

Dovrebbe essere perfettamente chiaro che il ripetersi di infinite rinascite è dovuto alla nostra deliberazione egoistica.
Se desiderate andare al di là anche della vetta del progresso spirituale, dovreste comprendere chiaramente il qui-ed-ora così com’è.

Anche se vi vantate della vostra comprensione del Dharma e siete riccamente dotati di illuminazione, anche se realizzate la Via ed illuminate la vostra mente, e quand’anche foste sul punto di entrare nel regno dell’illuminazione con uno spirito vibrante, vi manca sempre la totale libertà nella quale l’illuminazione stessa è trascesa.

Dogen Zenji - Patriarca / Riformatore dello Zen Soto Giapponese
Fonte: TRASCENDI ANCHE L'ILLUMINAZIONE


domenica 15 maggio 2011

Paradossi e Sofismi § Tao Zen


Giochi di parole per liberare la mente... mente...
.:.
MEDITAZIONE TAOISTA

<b>MEDITAZIONE TAOISTA </b>
Chiudi gli occhi
     e vedrai con chiarezza.
Smetti di ascoltare
     e sentirai la verità.
Resta in silenzio
     e il tuo cuore potrà cantare.
Non cercare il contatto
     e troverai l'unione.
Sii quieto
     e ti muoverai sull'onda dello spirito.
Sii delicato
     e non avrai bisogno di forza.
Sii paziente
     e compirai ogni cosa.
Sii umile
     e manterrai la tua integrità.
 Fonte: http://www.fiorigialli.it/
.:.
"Che dovrei mai dirti io, o venerabile?
Forse questo, che tu cerchi troppo?
Che tu non pervieni al trovare per il troppo cercare"?
"Come dunque"? chiese Govinda.
Rispose Siddharta:
"Quando qualcuno cerca, allora accade facilmente che il suo occhio perda la capacità di vedere ogni altra cosa, fuori di quella che cerca, e che egli non riesca a trovar nulla, non possa assorbir nulla, in sé, perché pensa sempre unicamente a ciò che cerca, perché ha uno scopo, perché è posseduto dal suo scopo.
Cercare significa: avere uno scopo.
Ma trovare significa: essere libero, restare aperto, non avere scopo".

da Siddharta di H. Hesse
.:.
Ciò a cui opponi resistenza persiste.
Ciò che accetti può essere cambiato.
Carl G. Jung
.:.


lunedì 2 maggio 2011

Paradossi e Sofismi (dal Web-01)

Giochi di parole per liberare la mente...mente...

  • ...
  • Se capisci, le cose sono così come sono. Se non capisci, le cose sono così come sono. [Fonte]
  • Io non essendo io sono io. [Fonte]
  • Un miliardario vanitoso da del miliardario vanitoso ad un altro miliardario vanitoso. [Fonte]
  • Quando l'uomo comune capisce diventa saggio, quando il saggio capisce diventa uomo comune. (detto Zen). [Fonte]
  • Nel mondo della relatività, cerchiamo ancora sicurezza in un assoluto illusorio [...] dovremo concentrarci sull'assolutismo della relatività per coglier poi l'unica strada certa. [Fonte]
  • [...] noi non siamo il pensatore di alcun pensiero, né lo sperimentatore di alcuna esperienza, né il vedente di qualcosa. [Fonte]
  • Le Dieci Icone del Bue Bianco. Le dieci icone mostrano che il cammino è un continuo apprendistato e che non va visto in maniera lineare. Non comincia con la prima per finire con la decima. Non si deve pensare, ad esempio, che per la prima fase siano necessari molti anni, per la seconda cinque e così via. Dobbiamo piuttosto immaginare un cerchio dove sono tutte inscritte, dove in ogni momento potremmo trovarci in qualsiasi fase. Possiamo andare avanti e tornare indietro, ma avendo un po’ più di comprensione. Durante un ritiro ci si può ritrovare a un livello qualsiasi tra quelli indicati nelle immagini: si può tornare a quello descritto nella prima o a quello difficile che si vede nella quarta. [Fonte]
  • Essere felici per la morte di un bastardo o essere tristi per la felicità di altri bastardi? O non essere né tristi né felici né bastardi? [Fonte]
  • ...

 


Per approfondimenti...menti:
- http://logopsicosofia.blogspot.com/2011/04/paradossi-sofismi-link.html


venerdì 26 novembre 2010

Pomodorozen...

Bellissima immagine che ho preso dal blog http://www.pomodorozen.com/blog/, che invito senz'altro a visitare per gli interessanti contenuti e per le bellissime immagini gratuite.

martedì 5 ottobre 2010

Montagne Russe Zen

 1

   2

Chiedo a Francesca "Come stai?", mi risponde "Sulle Montagne Russe". La cosa finisce lì. Dopo ci ripenso. Spesso ci sentiamo così. Come fare per uscirne fuori? Allora ho visualizzato un Luna Park e delle grandi Montagne Russe. Noi, io ci stavo sopra. Ci si sente eccitati, vivi, sconvolti, urlanti… Per un po' è divertente, ma dopo scendi e provi piacere a rimettere i piedi sulla terra-ferma.

 

  3

 

   4

 

  5

 

6

 

Giardini Zen: Le stesse onde delle montagne russe, solo in orizzontale.
Stabile, fermo come una roccia in mezzo alle onde del divenire.

Utilizzare l' Esercizio di Disidentificazione

__________________________________

Immagini:
1 - 286Gardaland
2 - Garda_col
3 - Giardino zen
4 - Giardini giapponesi 46 
5 - giardi1
6 - 1d237dd5c1_2177738_med.jpg

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...

POST RECENTI DA BLOG SELEZIONATI