domenica 11 ottobre 2015

Il complesso di Copernico - Le Scienze


Il complesso di Copernico

Con la teoria dell'eliocentrismo, la Terra sembra avere un assunto un ruolo anonimo nell'universo.
L'autore spiega perché non è così

di Caleb Scharf



Nel XVI secolo Niccolò Copernico spodestò la Terra dal centro dell'universo, dando un colpo definitivo non solo alle Sacre Scritture ma anche all'intima convinzione di ogni essere umano di vivere in un posto speciale del cosmo. Da allora, il nostro pianeta e i suoi abitanti sembrano sprofondati in un complesso copernicano di mediocrità. Dopotutto oggi sappiamo che la Terra orbita attorno a una delle centinaia di miliardi di stelle della Via Lattea, la nostra galassia, che a sua volta è una delle centinaia di miliardi di galassie dell'universo osservabile. Eppure questo ruolo anonimo del nostro pianeta potrebbe non essere giustificato, come spiega Caleb Scharf in Il complesso di Copernico, libro allegato a richiesta con "Le Scienze" di ottobre e in vendita nelle librerie per Codice Edizioni.

Non si tratta certo di rimettere la Terra su un trono cosmologico, ma di valutare alcune implicazioni di scoperte scientifiche può o meno recenti, che darebbero alla Terra uno status di "particolarità". Scopriamo un numero sempre più grande di esopianeti, ovvero pianeti in orbita a stelle che non siano il nostro Sole. Attualmente sono quasi 1900 i pianeti extrasolari la cui scoperta è stata confermata. Tuttavia, più studiamo questi sistemi stellari, più capiamo che il sistema solare non è poi così anonimo. La nostra stella non fa parte dei tipi più comuni di stelle, e le orbite dei pianeti che girano attorno al Sole sono oggi più circolari e più distanziate rispetto alla maggior parte degli altri sistemi stellari conosciuti. Un architetto di sistemi planetari, argomenta Scharf, direttore del Columbia Astrobiology Center della Columbia University, considererebbe il nostro sistema come un'eccezione; in una certa misura, lo catalogherebbe fuori dalla norma.

Altri elementi per dubitare dell'assoluta mediocrità della Terra riguardano la fisica. I valori di alcune costanti fondamentali della natura sembrano regolati su misura per consentire sia l'esistenza del nostro pianeta sia delle forme di vita che la abitano. Basterebbe una piccola modifica alla forza elettromagnetica per rendere di colpo impossibile la formazione delle strutture molecolari che sono alla base della complessità del cosmo, sottolinea Scharf, e basterebbe sempre una piccola modifica nella forza di gravità per rendere impossibile la formazione delle stelle e quindi la sintesi di elementi chimici pesanti, i semi della vita come la conosciamo, oppure per rendere obbligata la formazione di stelle mostruose che collasserebbero in tempi relativamente brevi e non lascerebbero alcuna eredità vitale. Se tutto questo non fosse già abbastanza, alcuni parametri cosmologici, come l'attuale tasso di nascita delle stelle, ormai in lento ma inesorabile declino, e l'azione della misteriosa energia oscura, che accelera l'espansione dell'universo, secondo l'autore portano a concludere che la nostra esistenza potrebbe coincidere con l'unico periodo nella storia in cui la natura dell'universo può essere dedotta in modo corretto osservando quello che ci circonda.

Siamo dunque noi esseri umani, e la Terra su cui viviamo, anonimi, mediocri abitanti del cosmo? Nessuno ha ancora la risposta definitiva e nemmeno Scharf si azzarda a risolvere la questione del nostro posto nell'universo. Magari in attesa che si appalesi una forma di vita extraterrestre intelligente con la quale eventualmente discutere l'argomento. Sempre che là fuori ci sia qualcuno.

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