venerdì 29 ottobre 2010

La storia dei chicchi di grano

Chicchi di grano-it.123rf.comC'erano una volta... 
dei chicchi di grano che vivevano in una grande pianura chiamata Piana di Catania.
Erano sempre vissuti lì e non conoscevano niente del mondo.  Avevano sentito parlare, si, di altre pianure sconfinate dove vivevano milioni, anzi miliardi, miliardi di miliardi di chicchi di grano, ma loro non erano poi tanto sicuri che fosse vero. Forse erano solo esagerazioni di chicchi vanitosi.
Un giorno però una ragazza di nome Ada aveva bisogno di chicchi di grano da portare per una rappresentazione simbolica che si teneva in  Umbria. Allora chiese al padre se le dava qualche chilo di grano da portare con sé. Il padre, uomo vecchio e saggio, si chiamava "Cammelo" e l'accontentò molto volentieri dicendole  però:
"Figghia mia, ti raccomando questi chicchi, mai sono usciti dalla Sicilia. Abbi cura di loro. Tienili vicini vicini a te e non affidarli a nessuno.
Ada li mise in un bel sacchetto di canapa e poi nella valigetta che avrebbe tenuto con sé durante il viaggio  in aereo da Catania a Roma. I chicchi in un primo tempo non si rendevano conto di ciò che stava succedendo, ma quando l'aereo cominciò a rullare e poi a innalzarsi, sentirono qualcosa che non avevano mai provato: l'assenza di gravità, gli sembrava di volare e allora pensarono che quei chicchi vanitosi, forse forse avevano ragione: c'era qualcosa oltre la Sicilia... 



Quando atterrarono si sentirono meglio e l'aria più fresca e più fine gli fece capire che erano arrivati in un nuovo mondo.
Ada li portava con sé e loro si sentivano al sicuro. Ma dopo qualche giorno Ada aprì il sacchetto di canapa e versò i chicchi in una grande ciotola di vetro. I chicchi non avevano mai visto una cosa simile: attorno delle candele accese, una dolce musica di sottofondo e persone che cantavano.
Poi le persone benedirono i chicchi o ognuno ne prese un pugnetto da tenere con sé come talismano porta fortuna e abbondanza. Così i chicchi per la prima volta si separarono. Quelli che restarono erano incerti sul loro destino. Ada non li voleva riportare in Sicilia e così li diede a Paola per utilizzarli nel laboratorio di Artemisia.
Paola, dopo aver riflettuto, decise di seminarli lungo il bordo dell'orto di Valle del Sole per fare delle spighe per ornare i regali di Natale. I chicchi vissero per la prima volta un'esperienza nuova, eppure vecchia. Furono seminati un una terra che non conoscevano. Sembrava più umida e fredda della Piana di Catania e per  lungo tempo temettero che non ce l'avrebbero fatta a germogliare.
Ma quando venne la primavera, e poi l'estate, il calore li risvegliò e li fece germinare e si formarono tante belle ricche spighe.
Giuseppe le raccolse con il padre Nellino di 83 anni,  usando la falce e le mani come si faceva una volta, impugnando per bene un fascetto di spighe per poi tagliarli con la falce.  I chicchi non avevano mai sentite le mani dell'uomo che li mietevano. Conoscevano solo la mietitrebbia e sentirono l'attenzione e la saggezza con cui venivano trattati.
Ma bisognava dividere le spighe dal grano, allora Giuseppe portò le spighe dal suo amico Aldo per farli dividere usando la sua mietitrebbia. I chicchi conoscevano questa macchina ma questa era più gentile e meno violenta.
Separato il grano dalle spighe Paola pensò che era il momento di farne farina. Giacomo le disse che conosceva un'amica che si chiamava Birghit che aveva un mulino artigianale per fare una farina integrale che rispettava tutte le caratteristiche dei chicchi. Paola portò i chicchi (che erano ormai grano), e che si divertivano un mondo in tutti questi passaggi,  ma Birghit disse che il grano aveva troppe pagliuzze e non poteva essere macinato. Allora Paola si informò su come fare e seppe da Leopoldo che il padre della ragazza di Raffaele aveva un setaccio adatto per "vagliare" il grano ed eliminare le pagliuzze. 
Così i chicchi conobbero un'altra macchina nuova, molto gentile e silenziosa che li ripulì mettendo in evidenza la loro bella forma dorata.
Adesso erano pronti per essere macinati. Avevano un po' paura ma sapevano che, anche se quasi tutti sarebbero diventati farina,  alcuni (come aveva detto loro Paola) sarebbero rimasti per essere seminati e rifare tanti bei chicchi  e così, in fondo il loro ciclo di vita sarebbe continuato, anno dopo anno.
Certo quando maturavano al caldo sole della Sicilia mai avrebbero pensato di vivere una strana avventura come questa, ma ormai la loro vita era cambiata e pensarono che avrebbero voluto dire ad Ada di riportare una manciata di chicchi di grano in Sicilia per spargerla insieme agli altri chicchi in modo che l'avrebbero potuto raccontare,  anche se nessuno li avrebbe creduti, ma non aveva importanza, loro volevano almeno provarci.
E così...  una manciata di chicchi di grano tornò in Sicilia portati da Ada, altri furono conservati per essere seminati e gli altri divennero farina che fu messa in bella vista,  in bei sacchetti trasparenti per essere, a sua volta, trasformata in pane, pizze, dolci, pasta e in tutto ciò che la fantasia umana sa inventare, per  continuare questa strana storia, passando di forma i forma, per dare energia e salute agli esseri umani e così “Servire” la Vita.


P.S. Un’antica leggenda dice che il grano è stato portato sulla Terra da Venere con questo specifico scopo. 

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