martedì 19 ottobre 2010

Sonia Carpenet § Verso una Civiltà Solare - La lettera dell'infinito

Cominciamo con questo, una serie di articoli sulla pittrice Sonia Carpenet, proponendo immagini dei suoi quadri, recensioni sul suo lavoro e commenti. Un altro titolo del suo lavoro potrebbe essere: Dall'umano verso il divino che l'artista cerca di esprimere con quadri dalle dimensioni ampie e dai soggetti cosmici.

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Immagini:
1 - Sole (part.)
2 - Sole, olio su tela (150x150), 2000

Sonia Carpenet e la lettera dell'infinito
di Renato Filippelli

 Dipingere le idee è ben più arduo che dipingere le forme o le impressioni immediate ch'esse promuovono nella sfera sensoriale.
Il pensiero non è una struttura materica, ma un'energia psichica, e per dipingerlo occorre un potere che somigli a quello che Stendhal colse alla radice della passione d'amore: un potere di  "cristallizzazione", da esercitare vittoriosamente su ciò che per natura è ondivago e senza contorni.  Sonia Carpenet dispone ormai di questo potere e lo esercita con franca naturalezza. Pur essendo giunta alla piena signoria delle tecniche del disegno, come si rileva dalla estrema finezza di certa lineatura, legata a un lucido progetto di decantazione timbrica e tonale, Sonia rifiuta il figurativo, come mero rispecchiamento o meccanica mimesi, e persegue il fine della lettura lirico-simbolica del mondo. La sua arte si nutre di meditazioni raccordate al silenzio interiore, e riflette gli approdi raggiunti, di volta in volta dalla mente protesa alle alture dell'assoluto e inebriata dal mistero intuito degli abissi cosmici.
Superando l'imbarazzo che sempre avverto di fronte alle formule classificatorie, vorrei proporre per questa artista, così attratta dagli spazi, la definizione di "pittrice dell'infinito", che gioverebbe anche a sottolineare l'afflato religioso del suo discorso, la misteriosa profondità, sottesa alla leggerezza dei suoi impasti. L'infinito è un'idea, un'ansia, talvolta anche morsura d'angoscia, ma anche un'ebbrezza, un invito al tripudio dionisiaco, all'immersione panica; e con questo vogliamo rilevare la complessità dell'intuizione pittorica di Sonia e le ragioni per cui la sua arte è l'esatto contrario dell'intrattenimento ludico-domenicale che tanto spazio riesce ancora a ritagliarsi nell'immortale arcadia della provincia italiana. Sonia perviene alla sintassi pittorica seguendo un impulso conoscitivo, paragonabile a quello che orientò alla ricerca di un mitico "archè" i filosofi dell'ilozoismo greco e, ancor prima, orientale. Anche Sonia Carpenet crede, come quegli antichi esploratori dell'universo, nei messaggi della materia animata, e assegna all'arte un ruolo esoterico, una funzione medianica, che è pure una terapia salvifica di fronte ai mali sparsi nel mondo dall'arroganza dello scientismo e da tutte le incarnazioni e reincarnazioni delle dottrine antropocentriche, che volendo dare dell'uomo un re, lo abbassa a ruoli di patetico clownismo. Sonia, che è bene addentro alle letture esoteriche, sa benissimo che l'uomo è grande nella misura in cui diviene "una docile fibra dell'universo", e la maggiore e migliore parte della sua produzione pittorica che ha questo senso di obliviosa remissione al cosmo, esprime la gioia  e lo sgomento della scintilla dispersa che si riappropria delle sue origini remote.
La rappresentazione della solarità, come equivalente dell'energia primordiale che regge e governa le creature; la ricorrenza della cromia azzurra e dei suoi derivati, a significare, per simboli netti o sfumature appena percettibili, la letizia nirvanica che lo spirito raggiunge nell'esercizio dell'amore espanso in tutta la sua pienezza; le figure emblematiche dello zodiaco; le linee che abbracciano gli spazi in geometrie nitide pure: ecco gli strumenti di cui Sonia si serve per liberare i suoi fantasmi mentali, le sue tensioni oniriche, i suoi messaggi di palingenesi storica e metastorica, il suo bisogno di evasione nella fiaba.
Arte solare, dicevo: anche nel senso di arte illuminata dalla speranza in una ritrovata innocenza del mondo, dove l'umanità riscopra la Luce che proviene dall'assoluto, che nel sole, appunto, ha il più antico e suggestivo dei suoi simboli. Ma tutto questo non legittimerebbe un'adesione totale, come la mia, all'arte di Sonia Carpenet,  se nelle cose di questa pittrice non avessi anche colto il segno dell'evento creativo.
Nessun contenuto basta, di per sé, alla poesia, se non diventa forma vivente. Nel corso di un ormai lungo travaglio di ricerca, Sonia ha messo a punto tutti gli strumenti necessari a librare nell'universalità del dono poetico le sue personali esperienze emotive, ideologiche ed esistenziali. Le ha sicuramente giovato il ripensamento e il recupero di certe radici francesi (il simbolismo è vivo degli apporti più cospicui che la Francia, patria di Sonia Carpenet, ha dato all'arte europea), ma all'adozione di certe tinte soavi e profonde e all'ossessione lirica delle largure sconfinate deve aver contribuito anche il mar Tirreno, che fascia di luce celeste la villa formiana della pittrice.
 

Dalla presentazione della Personale "Verso una civiltà solare" dell'8-15 luglio 2000 tenutasi a Fondi - Castello Baronale

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Vedi anche:
- Sonia Carpenet - Magia del fuoco - I mutevoli volti dell'essere
- Sonia Carpenet - Regina del mondo - Note biografiche

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