lunedì 20 dicembre 2010

Sulla morte, di K. Gibran

Allora Almitra parlò dicendo: Ora vorremmo chiederti della Morte.

E lui disse: Voi vorreste conoscere il segreto della morte.
Ma come potrete scoprirlo se non cercandolo nel cuore della vita?

Il gufo, i cui occhi notturni sono ciechi al giorno,
non può svelare il mistero della luce.

Se davvero volete conoscere lo spirito della morte,
spalancate il vostro cuore al corpo della vita.
Poiché la vita e la morte sono una cosa sola,
come una sola cosa sono il fiume e il mare.

Nella profondità dei vostri desideri e speranze,

sta la vostra muta conoscenza di ciò che è oltre la vita;

E come i semi sognano sotto la neve,
il vostro cuore sogna la primavera.
Confidate nei sogni, poiché in essi si cela la porta dell’eternità.

La vostra paura della morte non è che il tremito del pastore davanti al re che posa la mano su di lui in segno di onore.
In questo suo fremere, il pastore non è forse pieno di gioia
poiché porterà l’impronta regale?
E tuttavia non è forse maggiormente assillato dal suo tremito?

Che cos’è morire, se non stare nudi nel vento e disciogliersi al sole?

E che cos’è emettere l’estremo respiro
se non liberarlo dal suo incessante fluire,
così che possa risorgere e spaziare libero alla ricerca di Dio?

Solo se berrete al fiume del silenzio, potrete davvero cantare.

E quando avrete raggiunto la vetta del monte, allora incomincerete a salire.

E quando la terra esigerà il vostro corpo, allora danzerete realmente.

Kahlil Gibran

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Fonte:
- http://gabrielelaporta.com/2010/12/20/sulla-morte-gibran/

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