Non ci crederete ma ci sono voluti 30 anni per capire come funziona un cavatappi. Certo, c'è stato un lungo periodo di latenza, ma comunque tanto è stato il tempo che è passato dall'acquisto alla comprensione dei straordinari meccanismi che sottostavano alla meccanica cavatappistica.
Andiamo per ordine: l'acquisto era stato motivato (30 anni fa!) essenzialmente dalla forma e dal colore: era proprio un bel cavatappi: rosso (di una bellissima plastica, piacevole da toccare e si immaginava molto resistente), essenziale, elegante e (si presumeva) efficace e semplice nell'uso, ma... non sempre le cose che pensiamo corrispondono alla realtà (almeno nell'immediato, perché dopo 30 anni, in fondo, si sono dimostrate giuste.
Al momento dell'acquisto ero felice perché pensavo di aver comprato una cosa bella e utile, a un buon prezzo e questo è il massimo per uno che ci tiene. Ma le cose precipitano al primo uso. L'avvitamento al tappo corrisponde alle aspettative. L'estrazione del tappo dalla bottiglia è molto, ma moolto più facile e rapida degli altri cavatappi. Tutto orgoglioso lo avevo fatto vedere a Paola decantandone le meraviglie d'uso e la bellezza (Paola aveva detto che le sembrava uno dei miei soliti "accrocchi"). Bevi il vino, posi il cavatappi sul tavolo della cucina, finisci la cena. Tutto ok. Poi si sparecchia, si mettono via le stoviglie e anche il cavatappi. Tutto resta lì fino alla apertura della successiva bottiglia di vino, tre sere dopo. Prendi il cavatappi e cerchi di avvitarlo, ma c'è un ma..., nel cavatappi è rimasto ancora il tappo della volta precedente. Allora con calma cerchi di toglierlo. E qui comincia l'avventura del sig, Buonaventura che sventura...
Andiamo per ordine: l'acquisto era stato motivato (30 anni fa!) essenzialmente dalla forma e dal colore: era proprio un bel cavatappi: rosso (di una bellissima plastica, piacevole da toccare e si immaginava molto resistente), essenziale, elegante e (si presumeva) efficace e semplice nell'uso, ma... non sempre le cose che pensiamo corrispondono alla realtà (almeno nell'immediato, perché dopo 30 anni, in fondo, si sono dimostrate giuste.
Al momento dell'acquisto ero felice perché pensavo di aver comprato una cosa bella e utile, a un buon prezzo e questo è il massimo per uno che ci tiene. Ma le cose precipitano al primo uso. L'avvitamento al tappo corrisponde alle aspettative. L'estrazione del tappo dalla bottiglia è molto, ma moolto più facile e rapida degli altri cavatappi. Tutto orgoglioso lo avevo fatto vedere a Paola decantandone le meraviglie d'uso e la bellezza (Paola aveva detto che le sembrava uno dei miei soliti "accrocchi"). Bevi il vino, posi il cavatappi sul tavolo della cucina, finisci la cena. Tutto ok. Poi si sparecchia, si mettono via le stoviglie e anche il cavatappi. Tutto resta lì fino alla apertura della successiva bottiglia di vino, tre sere dopo. Prendi il cavatappi e cerchi di avvitarlo, ma c'è un ma..., nel cavatappi è rimasto ancora il tappo della volta precedente. Allora con calma cerchi di toglierlo. E qui comincia l'avventura del sig, Buonaventura che sventura...
Non riesci a togliere il tappo. Giri e rigiri, ma il tappo non si svita. Allora deluso e incazzato, contro te stesso e quelli che costruiscono questi oggetti che sembrano belli (è belli lo sono) ma non sono funzionali...) e lì tutta una fila di imprecazioni e di disillusione. Furibondo, decidi di prendere un cacciavite per infilzare il tappo e così poterlo svitare. La cosa non è poi così semplice, ma comunque, dopo qualche ulteriore imprecazione, sviti il tappo e in impeto d'ira estetico-pratica scaraventi il cavatappi delle meraviglie nel profondo di un cassetto di cose varie con l'intenzione di eliminarlo un'altra volta e prendi il vecchi cavatappi d'acciaio a doppi bracci (che probabilmente se la stava ridendo di gusto e, in fondo, era contento di averla avuta vinta sul suo rivale nuovo ed elegante). Avviti il cavatappi vecchio nel solito modo, abbassi le braccine e (con una leggera fatica in più!) tiri fuori il tappo... come al solito e lo sviti facilmente con la mano senza l'ausilio di altri attrezzi e senza il rischio di ferirti. Butti il tappo nella pattumiera e pensi che le solite vecchie cose, ormai collaudate, anche se non bellissime, svolgono benissimo il loro lavoro.
Sono passati 30 anni (si forse di meno, circa 20-30 anni, ma credo non cambi molto). Non so come mai il cavatappi è sopravvissuto a circa 3-4 trasferimenti di casa ed è saltato fuori "per caso, per puro caso" dentro una busta di plastica con altre cose che mi erano state date da Paola per riparale e fra essi c'era il famoso cavatappi rosso con un tappo incastrato dentro che Paola, non era riuscita a togliere. E così lo guardo e me lo ritrovo in mano senza sapere perché (non ci pensavi più da 30 anni). Lo guardi e pensi che è sempre bello e con tristezza rifletti sulla sua inutilità e inefficienza. Credevo che fosse morto, scomparso, ed invece eccolo redivivo, comparire senza alcun avviso, quando meno te lo aspetti. Ho un moto di tenerezza e di sorpresa a rivedere questo oggetto resuscitato dal nulla. E mi avvio a prendere il solito cacciavite per estrarre il tappo incastrato. Intanto, senza volerlo, penso ma perché non l'hanno fatto in modo che il tappo si potesse incastrare da solo e così fosse possibile svitarlo facilmente. Ci vorrebbe una cosa che stringe il tappo e permette di svitarlo. Una cosa che stringe. Un tratto più stretto, un posto più stretto per incastrare... certo CI DEVE ESSERE una strettoia che incastri il tappo. Mentre cerco di infilare il cacciavite guardo meglio il cavatappi vedo la strettoia che avevo immaginato... Certo basta tirare e svitare la manopolina e così il tappo si incastra nella parte più stretta. Detto fatto l'incastro e il tappo si svita e viene tolto facilmente. Ho una illuminazione: ma è mai possibile che ci sono voluto 30 anni (circa) per risolvere il problema del tappo? No, non ci sono voluti 30 anni, ma la focalizzazione dell'attenzione e dell'intelligenza pratica sul problema invece di dare immediatamente sfogo alla rabbia che non funziona, senza chiedersi come potesse funzionare (non c'era un manuale, ovviamente, era troppo semplice l'uso!). Riflessione: La reazione emotivo-impulsiva non fa analizzare il problema per trovare una possibile soluzione, ma elimina ciò che ci ha deluso e ci ha dato rabbia. Se invece si ha del tempo a disposizione per riflettere con calma e porsi la giusta domanda le cose si risolvono semplicemente ed elegantemente!
C'è un P. S.
Dopo qualche settimana invito Vittorio a pranzo e beviamo un po' di vino bianco che io avevo tenuto in frigo con la bottiglia coricata. Prendo il mio bel Cavatappi Rosso (adesso anche efficiente) dalla vetrinetta, dove adesso fa bella mostra di sé, e Vittorio (senza che io glielo chieda) mi dice se può aprire lui la bottiglia (ah!ah!ah!, adesso mi diverto!). Certo, ceerrto dico, con piacere! Lui avvita il cavatappi e toglie il tappo con facilità. Io (con fare sornione) gli dico, sorridendo, se può togliere il tappo dal cavatappi. Vittorio sembra cogliere che c'è qualcosa sotto, guarda bene il cavatappi e, mia meraviglia (o trasmissione del pensiero, campo morfogenetico?!), incastra il tappo nel suo alloggio per toglierlo. Adesso, la soluzione è quella giusta, ma... altra sorpresa, il tappo non si incastra abbastanza bene da poterlo svitare dalla spirale. Ma Allora ditelo! Il tappo è di silicone, è umido perché la bottiglia era coricata e quindi non si è gonfiato come i tappi di sughero, scivola e non si incastra. Dannazione! Devo ricorrere ancora al cacciavite per bloccarlo, col solito sistema. L'esaltazione della scoperta del funzionamento svanisce e fa posto a una serena (!) accettazione della imperfezioni delle cose e delle coscienze....(sigh!).
Nota:
"Accrocco": Alla romana, vuol dire attrezzo che con funziona! Una cosa fatta male.
Link:
- Cavatappi: quale scegliere?
Credo che sulla saga dei tuoi accrocchi ci si possa fare un libro intero :) (perchè non parliamo delle grattugge per il formaggio?) Io che ne ho visti per vent'anni (facciamo 15, che dei primi 5 ho poca memoria) devo dire che hanno subito tutti più o meno questo iter: "uh la cosa fighissima, uh la provo, uh ecco che trovo il difetto".
RispondiEliminaQuindi sono arrivata alla conclusione che il problema non è degli accrocchi, ma dell'aspettativa di perfezione/indistruttibilità/costante di perfetto utilizzo.
Le eccezioni esistono, e la flessibilità alle soluzioni è secondo me la soluzione migliore.
Ho visto stappare bottiglie nei modi più improbabili, anche con una attaches!
Nonostante conoscessi tutta la storia leggerla è stato esilarante! e poi... se penso alle gratta-formaggio mi diverto ancora di più....
RispondiEliminaLa mia conclusione, sintetica, è che la bellezza è più importante della praticità, l'importante è scegliere.
Capisco che in situazioni di emergenza si possa utilizzare l'inventiva e ciò che si ha a disposizione (io una volta ho utilizzato una vite per stappare una bottiglia) ma quando lo devi fare tutti i giorni ci vuole uno strumento pratico, rapido e che funzioni!
RispondiElimina@ Alma. A proposito delle grattugie. Ho trovato e uso la grattugia definitiva (da due anni). Semplice, rapida, elegante, smontabile, facile da pulire, economica, con tre diversi tipi di lamina da taglio e mi fermo qui... :-)
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