mercoledì 3 agosto 2011

Civiltà Cultura Educazione (Alice A. Bailey)

CULTURA CIVILTÀ EDUCAZIONE
Voglio ora soffermarmi un poco ad interpretare due parole molto usate (e di cui si abusa sovente): cultura e civiltà. Scopo di tutta l’educazione è produrre qualche forma di cultura — materiale o spirituale, oppure materiale e spirituale. L’educazione è il fattore principale nel mondo.
Civiltà è la reazione dell’umanità al proposito di un determinato periodo. In ogni epoca, un’idea deve essere espressa nell’idealismo corrente.
Ai tempi dell’Atlantide, predominava un idealismo religioso sensoriale, o misticismo, che si manifestava in termini d’approccio ad una divinità percepita ma non vista, espressione del modo di sentire.  Ma esistevano razze molto sensibili, composte di popoli e gruppi dediti allo sviluppo della natura sensitiva, talvolta in modo conscio, ma per lo più inconsciamente. L’atteggiamento dei loro rapporti, fra individui e popoli, era soprattutto sensitivo ed emotivo — uno stato di coscienza (non posso dire uno stato mentale) ben difficile da comprendere per l’odierna razza Ariana, o anche da intuire, poiché in noi la mente comincia a funzionare. L’atteggiamento verso la divinità era ugualmente sensitivo e le loro attività religiose erano mistiche e devozionali, scevre di qualsiasi comprensione mentale. Quei popoli erano profondamente emotivi nei confronti della bellezza, del terrore ispirato dalla divinità, delle caratteristiche emozionali di Dio, del senso della luce e del prodigio. Il misterioso, il senso di timore, la cieca adesione a certi “sensitivi” riconosciuti superiori agli uomini comuni e l’interpretazione di Dio e della natura in termini di percezione sensibile — furono le basi di quell’antica civiltà ed hanno colorato assai anche le caratteristiche della razza attuale, almeno fino all’avvento del Cristo, che operò grandi mutamenti nella coscienza umana e diede l’avvio a una civiltà nuova.
I bambini sono ancor oggi molto atlantidei nella loro coscienza; in loro vi è una forma di ricapitolazione in modo analogo allo stadio prenatale; e la stessa cosa si produce sul Sentiero, quando l’uomo sviluppa di nuovo la coscienza mistica, dopo che la natura mentale è stata evocata e prima che si sviluppino la vera consapevolezza o conoscenza occulta e le reazioni della mente superiore.
Il problema che si pone all’educazione è di mutare la coscienza atlantidea del bambino in ariana o mentale. I popoli dell’Atlantide non avevano un sistema di educazione quale noi l’intendiamo. I re ed i sacerdoti intuivano, le masse obbedivano.

Oggi affiora e sta per compiersi un diverso atteggiamento civile. In ogni epoca un’idea si elabora e si esprime negli idealismi di razza e nazionali. Le sue fondamentali tendenze hanno prodotto, con il passare dei secoli, il mondo moderno e si è trattato di un rigido materialismo.
Oggi si considera civile una nazione se è desta ai valori mentali e nello stesso tempo ricerca i beni materiali; e se la mente (inferiore) — nei suoi aspetti mnemonico, discriminante e separativo, nella sua funzione di analisi, nella sua capacità di formulare idee concrete basate su una percezione, sul desiderio e su scopi materiali — viene esercitata in modo da creare una civiltà materiale ed ha appunto creato la civiltà come è oggi.
Dato che la civiltà attuale insiste sempre più sull’atteggiamento mentale verso la vita, anziché sul sentimento e la percezione, vista la sua tendenza a considerare la vita materiale del cittadino come fattore dominante nel pensiero nazionale, posto che lo sviluppo della mente viene consacrato al vivere materiale e la scienza è definitivamente limitata a enunciare solo ciò che è verificabile e attinente alle energie d’effetto materiale, può forse stupire che la maggiore preoccupazione volga al campo dell’economia?
Ci occupiamo di condizioni materiali, di estendere i possessi, di migliorare la posizione mondana, elaboriamo progetti di vita semplicemente fisica e preferiamo il tangibile all’intangibile, il concreto allo spirituale, i valori fisici a quelli soggettivi. Eppure questi un giorno dovranno affiorare.

Quanto precede è superficiale e di natura così generica che non tiene conto di quella minoranza relativamente esigua che non è indifferente a questi valori più vasti e lavora per assecondarne la comparsa nella vita del genere umano. Questi uomini custodiscono gli ideali d’avanguardia della civiltà d’oggi ma l’energia che sprigionano finisce sovente per stabilire, temporaneamente, i valori più concreti. Le mie osservazioni sono parziali ed anche i fatti. Forse esagero, o forse no. Resta comunque il fatto che le due grandi civiltà di cui in realtà possiamo sapere qualcosa — l’Ariana e l’Atlantidea — presentano obiettivi o posizioni estreme verso cui l’umanità di entrambe volgeva e ancora volge lo sguardo.

La civiltà Atlantidea fu decisamente di tipo religioso; la religione era il centro comune della vita e la ragion d’essere di ogni cosa. L’esistenza dopo la morte era soggetto d’interesse e di credenza incrollabile ed indiscussa. Le influenze sottili emananti dai regni invisibili, le forze della natura ed i rapporti dell’uomo con esse mediante una sensibilità acuta e tutta la gamma delle sue facoltà emotive costituivano la vita della razza e coloravano tutti i pensieri allo stato embrionale che esistevano o avrebbero potuto esistere. Risultato di tutto ciò, ereditato da noi quando cominciò l’era storica quale oggi è intesa (in ogni caso a partire dal diluvio, qualunque ne sia stato il momento) è ciò che si può esprimere con queste parole: animismo, spiritismo, psichismo inferiore e sentimento. Il senso di Dio, dell’immortalità, dei rapporti interiori sottili del culto e l’indebita sensitività dell’uomo moderno sono il retaggio precipuo lasciatoci dalle civiltà dell’antica Atlantide.

Su tutta questa struttura di base si sta oggi imponendo [civiltà Ariana] l’esatto opposto e con tale reazione — normale, giusta e feconda di sviluppi — l’uomo erige una sovrastruttura che insiste soprattutto sul tangibile, sul materiale, sul visibile, ciò che può verificare, diagnosticare, analizzare e usare per migliorare la sua vita esteriore e la sua condizione materiale sul pianeta.

Entrambe queste civiltà hanno ecceduto e grazie al moto del pendolo torneremo inevitabilmente ad una posizione intermedia, al “nobile sentiero di mezzo”. Questa via mediana, sfruttando gli ideali più belli ed elevati prodotti dalle due civiltà precedenti, distinguerà la futura Età dell’Acquario e le sue civiltà. Una simile espressione del materiale e di ciò che non lo è, del visibile e dell’invisibile, del tangibile e dello spirituale è sempre stata la meta e l’obiettivo di chi comprende il vero senso della cultura.
In ultima analisi, e per gli scopi del nostro argomento, la civiltà concerne le masse e la coscienza razziale, mentre la cultura riguarda l’individuo e l’uomo spirituale invisibile. Dunque lontana nel futuro sta una civiltà che sarà l’espressione perfetta della vera cultura. La cultura è l’avvicinarsi delle due viesentimento e mente; di due mondi — sensibilità e pensiero; e delle attitudini, correlative, che consentono di vivere come esseri intelligenti, soggettivi, in un mondo fisico tangibile.
L’uomo di cultura pone in relazione il mondo delle apparenze con quello del significato e nella propria mente li considera (in tal modo riconoscendoli con il cervello, il che è indice di un rapporto in atto) come un solo mondo in due aspetti. Agisce con eguale libertà in entrambi ed anche in tempi simultanei, per quanto concerne la sua coscienza o la sua consapevolezza.
Anche in Atlantide si ebbero alcuni capaci di comprendere il significato della cultura come prodotto della civiltà.
Le masse devono essere civilizzate prima di dispensare loro quella cultura che farà di esse uomini veri e notevoli. Un uomo deve essere capace di vivere nel mondo delle realtà esteriori e nello stesso tempo di riconoscere se stesso vivente in un mondo interiore, come mente e come anima. Esprime allora una vita interiore soggettiva di tale potenza da controllare e dominare quella del piano fisico, dotandola di movente e di direzione. Questa attitudine dell’uomo, e il compito di portare a compimento tale condizione della coscienza, per secoli sono stati considerati come mansioni della religione organizzata, mentre in essenza e per necessità spettano all’educazione. È vero che la Chiesa, in tempi passati, svolse il ruolo d’educatrice, ma insisté sulla vita interiore soggettiva e di norma non fece alcun tentativo di fondere i due tipi di esistenza — il benessere materiale esteriore e l’esistenza spirituale interiore.
L’educazione è compito dei pensatori migliori ed è responsabilità di ogni governo, cosa che di rado questi riconoscono. [2]

EDUCAZIONE
Ai bambini d’ogni paese si dovrebbero insegnare due idee fondamentali. Sono il valore dell’individuo e il fatto dell’umanità una. [...]
In altre nazioni, alcune persone e alcuni gruppi, per la posizione ereditaria o la potenza finanziaria — sono considerati come importanti e il resto della nazione come di poco valore. In altre ancora l’individuo si ritiene di tanto valore e considera il diritto di fare ciò che gli pare tanto grande che il suo rapporto con il tutto è completamente perduto. Ma il valore del singolo e l’esistenza di quel tutto che chiamiamo Umanità sono molto strettamente collegati. Bisogna insistervi. Questi due principi, se insegnati e compresi a dovere, condurranno alla cultura intensiva dell’individuo e quindi a riconoscere la sua responsabilità quale parte integrante dell’intero complesso umano.

Nelle scuole odierne (elementari, medie e superiori, per usare i termini più usati) si può scorgere la figurazione imperfetta e simbolica dei tre obiettivi della nuova educazione: Civiltà, Cultura, Unificazione.

La scuola elementare
può essere considerata come la custode della civiltà; deve fare del bimbo un cittadino, deve mostrargli la sua funzione d’unità sociale e accentuare i rapporti di gruppo, in tal modo preparandolo a vivere con intelligenza ed evocando in lui la memoria del suo popolo con le lezioni impartite, per fondare in lui i giusti rapporti umani. Saranno materie d’insegnamento la lettura, la scrittura e l’aritmetica, la storia elementare (insistendo sulla storia mondiale) la geografia e la poesia. S’insegneranno al fanciullo i fatti importanti e fondamentali della vita, le verità di base, la coordinazione e il controllo.

Le scuole medie o secondarie si considereranno custodi della cultura; daranno rilievo ai più ampi valori della storia e della letteratura e impartiranno qualche nozione artistica. Avvieranno l’allievo a quella professione o a quel futuro modo di vita che, ovviamente, lo condizionerà. Mostreranno la cittadinanza in termini più vasti e indicheranno il mondo dei veri valori coltivando in moto esatto e cosciente l’idealismo. Si darà importanza all’applicazione pratica degli ideali. I giovani saranno educati in modo tale che nella loro coscienza comincino a fondersi i mondi delle apparenze, dei valori e del significato. Essi inizieranno a correlare le sfere della vita esteriore oggettiva e quelle dell’esistenza interiore soggettiva.
Ho scelto con cura queste parole.

Le scuole superiori e le università dovranno dare un’ulteriore estensione a quanto già fatto. Dovranno abbellire e completare l’ossatura già costruita ed occuparsi più direttamente del mondo del significato. I problemi internazionali — economici, sociali, politici e religiosi — saranno oggetto d’esame e l’uomo sarà visto ancor meglio come connesso al mondo intero. Ciò non comporta affatto di trascurare le questioni o le imprese individuali o nazionali, ma al contrario tende a incorporarle nel tutto come parti integranti ed efficienti, evitando quegli atteggiamenti separativi che hanno causato la rovina del mondo moderno.

Le università dovrebbero corrispondere, nel campo educativo, al mondo della Gerarchia ed essere i custodi dei metodi, delle tecniche e dei sistemi di pensiero e di vita che collegheranno l’essere umano al mondo delle anime, al Regno di Dio e non solo agli altri esseri umani sul piano fisico; non solo al mondo dei fenomeni, ma anche a quello interiore dei valori e della qualità.
Ripeto, questo preparare l’uomo ad essere cittadino del Regno di Dio non è compito essenzialmente religioso, da essere svolto dagli esponenti delle grandi religioni. È  missione dell’educazione superiore, che imprime scopo e significato a tutto ciò che si è fatto. Se vi sembrano cose idealistiche e impossibili, vi assicuro che quando l’Era dell’Acquario sarà nella sua pienezza, questi saranno gli obiettivi accertati e riconosciuti degli educatori d’allora.

Se consideriamo il corso di studi da impartire alla gioventù odierna, si manifesta questa sequenza:
Istruzione primaria Civiltà Età fra   1 e 14 anni
Istruzione secondaria Cultura Età fra 14 e 21 anni
Istruzione superiore Spiritualità Età fra 21 e 28 anni
Sono solo l’enfasi e la pressione economiche materiali che costringono i giovani a lavorare prima di essere maturi. Si deve ricordare (e lo si riconosce sempre di più) che la qualità dei bambini che vengono in incarnazione oggi migliora e si eleva costantemente. In molti casi essi sono intelligenti in modo abnorme ed il loro quoziente d’intelligenza è spesso altissimo. Ciò accadrà sempre più sovente, finché i giovani di quattordici anni avranno le doti e l’intelligenza dei migliori studenti universitari d’oggi.
Non posso dimostrarvi la verità di queste affermazioni, ma l’esame attento dell’umanità e dei fanciulli dei paesi più civili rivelerà tendenze che le confermeranno in parte. Farete bene a studiare con attenzione la distinzione fra cultura e civiltà.

In altri termini, ed accettando per premessa fondamentale le essenziali potenzialità supernormali dell’essere umano, diremo che:
  • Primo compito dell’educazione al fine di civilizzare il fanciullo è di esercitarne e dirigerne correttamente gli istinti.
  • Secondo dovere è di curarne la vera cultura, insegnandogli a far giusto uso dell’intelletto.
  • Terzo, evocare e sviluppare in lui l’intuizione.
Quando ciò sia fatto e istinto, intelletto e intuizione siano sviluppati e funzionanti, si avrà un uomo civile, colto e spiritualmente desto; un uomo dagli istinti corretti, intellettualmente sano e intuitivo. Anima, mente e cervello funzioneranno a dovere e nei loro giusti rapporti, il che produce coordinazione e allineamento perfetto.
Un giorno si studierà quale contributo abbiano dato i tre grandi continenti — Asia, Europa ed America — a questo triplice sviluppo, per quanto riguarda la razza Ariana.

La gloria dell’umanità deve essere, comunque, ricordata; è questa: ogni razza ha prodotto uomini che espressero ciò che di più elevato era possibile nel loro tempo — uomini che fusero in sé la triplicità d’istinto, intelletto, intuizione.
Nei primi stadi del genere umano, furono relativamente pochi, ma lo sviluppo si accelera rapidamente e molti oggi si preparano a ricevere l’educazione superiore nel vero senso del termine. Molto di più sarà fatto quando gli educatori intenderanno il complesso dell’istruzione come un intero sviluppo pianificato e baderanno all’educazione dell’istinto, dell’intelletto e della intuizione in modo tale che gli interi ventotto anni d’istruzione saranno visti come un processo ordinato, diretto, dalla meta chiaramente compresa.
Sarà evidente allora che gli allievi saranno valutati secondo i tre aspetti che ho menzionato:
  • Quelli suscettibili di essere rettamente civilizzati. Sono una moltitudine.
  • Quelli suscettibili di essere introdotti nel mondo della cultura. Sono ancora numerosi.
  • Quelli che all’assetto di civiltà e cultura aggiungono “le doti” necessarie per vivere come anime coscienti, non solo nei tre mondi dell’esistenza istintiva e intellettuale, ma anche nella sfera spirituale, con perfetta continuità di coscienza e triplice integrazione.
Non tutti arriveranno ai gradi più elevati e questo deve essere tenuto in considerazione. La valutazione dell’abilità sarà fatta in base ai tipi di raggio (la scienza della psicologia esoterica), allo stato ghiandolare e fisiologico, a certe prove specifiche e secondo una nuova forma di astrologia. [...]
Alla precedente analogia ne aggiungo un’altra, per chiarire alla vostra mente il processo di sviluppo e illustrare e definire meglio l’intera questione (dal punto di vista del genere umano):
Sviluppo generale dell’umanità Civiltà Sentiero della Purificazione
Educazione dell’Intelligenza Cultura Sentiero del Discepolato
Produzione degli Illuminati Illuminazione Sentiero dell’Iniziazione
Tramite l’azione dell’energia della conoscenza abbiamo:
Civiltà Cultura Illuminazione
e nel secondo caso:
Cooperazione Comprensione amorevole Amore di gruppo

EDUCAZIONE E SCIENZA1. PETALI DELLA CONOSCENZA
Civiltà Cultura Illuminazione
Masse umane Intellettuali Uomo spirituale
Sentiero della Purificazione Sentiero del Discepolato Sentiero dell’ Iniziazione

RELIGIONE E FILOSOFIA
2. PETALI DELL'AMORE

Cooperazione Comprensione amorevole Amore di gruppo
Intellettuali Aspiranti La Gerarchia Spirituale

GOVERNO E ORDINE SOCIALE 3. PETALI DEL VOLERE E DEL SACRIFICIO
Partecipazione al Piano
(Umanità)
Proposito
(Volontà diretta di tutti i Discepoli)
Precipitazione
(del Piano da parte della Gerarchia
Dalla stessa tabella noterete che vi sono i segni dell’aprirsi dei petali dell’amore e cioè vi illustra la possibilità di certi eventi che si sperano. Il mondo deve avanzare con regolarità e ordine. Gli avvenimenti prematuri sono di norma disastrosi. Tutto ciò concerne lo sviluppo culturale dell’umanità e va di buon passo. Quando i fatti condizionanti saranno meglio compresi e se ne capirà lo scopo e il metodo, vedremo che coloro che si occupano dell’educazione cercheranno progressi più rapidi; questo affretterà la cultura delle masse e l’illuminazione dei più intellettuali. [3]

LA FRATELLANZA UMANA
Molto si è scritto, predicato e insegnato circa la fratellanza, ma essa è così poco praticata che la parola stessa è alquanto screditata. Tuttavia con essa si afferma un’origine, una meta e un principio che sono alla base stessa dell’umanità.
La fratellanza è un grande fatto naturale: tutti gli uomini sono fratelli; sotto le differenze di colore, credo, cultura e civiltà l’umanità è una sola, senza distinzione o diversità di essenza, origine, obiettivi spirituali e mentali, capacità, qualità e modi di evolvere. In questi attributi divini (poiché tali sono) tutti gli uomini sono uguali: è solo in relazione al tempo e al processo di rivelazione dell’innata divinità che appaiono differenze temporanee. Queste, e i peccati per ignoranza e inesperienza, hanno attirato l’attenzione delle Chiese, offuscando la visione del divino in ogni uomo. È appunto la verità della fratellanza che le Chiese devono insegnare — non partendo da Dio trascendente, esterno ed inconoscibile — ma dalla vita divina, eternamente presente in ogni essere umano, che continuamente tenta di esprimersi negli individui, nelle nazioni e nelle razze.
La vera fratellanza sarà realizzata inevitabilmente mediante i giusti rapporti e coltivando la buona volontà.
Il clero ha dimenticato quel cantico, degli angeli: “Gloria a Dio in cielo, pace in terra, buona volontà verso gli uomini”. Non ha capito, e perciò non ha insegnato, che solo con la buona volontà nella vita quotidiana si stabiliscono rette relazioni umane e pace in terra e si rende gloria a Dio. Le Chiese hanno dimenticato che tutti gli uomini sono divini: alcuni ne sono già coscienti e l’esprimono, altri no; esse hanno trascurato che, grazie alla loro evoluzione, taluni conoscono il Cristo, perché in loro Egli è attivo, mentre altri ancora si impegnano per manifestarLo e altri sono del tutto inconsapevoli dell’Essere divino che si cela nel profondo dei loro cuori. La differenza sta solo nella qualità di coscienza: non di natura. [1]
.:.
Fonti:
[1] - A.A. Bailey, I problemi dell'umanità, 1946, pag. 54
[2] - A.A. Bailey, L'educazione nella Nuova Era, 1954, pag. 28-30
[3] - A.A. Bailey, L'educazione nella Nuova Era, 1954, pag. 32-36




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