martedì 13 marzo 2012

Akbar e Birbal. Tutto quello che Dio fa è per il meglio

Oggi proponiamo una breve storia sull’Imperatore Akbar (nella foto) ed il suo saggio consigliere Birbal, intorno ai quali in India sono numerose le leggende popolari.
Il titolo di questo famoso episodio potrebbe essere “Tutto quello che Dio fa è per il meglio” che farebbe tanto felice il grande filosofo tedesco Leibniz.

Un giorno Akbar scoprì di avere un’infezione all’alluce di un piede ed andò a consultare i medici di corte, i quali, dopo attente analisi, decretarono che l’unico rimedio era quello di amputare il dito.
Akbar non prese molto bene la notizia e si sentiva piuttosto abbattuto all’idea di dover perdere una parte del proprio corpo, così andò ad esporre la questione al suo consigliere personale Birbal.
Egli però non diede molta importanza alla vicenda e rispose all’Imperatore che se quello era il giudizio dei medici, lui non poteva farci nulla e comunque poteva stare tranquillo perché “Tutto quello che Dio fa è per il meglio.”
Deluso da tale risposta, ad Akbar non rimase che farsi amputare il dito del piede e pensare a come far pagare a Birbal il suo apparente disinteresse nella faccenda.
Tempo dopo, durante una battuta di caccia nella foresta, Akbar e Birbal si trovarono di fronte a un profondo pozzo asciutto e, senza nessun preavviso, Akbar ordinò ai due soldati che li accompagnavano di arrestare Birbal e calarlo in fondo al pozzo.
Il povero Birbal fu così stupito che, nonostante la sua proverbiale sagacia, non fu in grado di dire nulla, ma dovette sottostare all’ordine del suo Imperatore.
Quando fu calato nel pozzo, Akbar gli urlò “Non ti preoccupare Birbal, tutto quello che Dio fa è per il meglio!” e lasciati i soldati di guardia si allontanò nella foresta, a pensare come procedere con Birbal.
All’improvviso però, fu attaccato da un folto gruppo di Thug, i famosi banditi che dopo aver derubato le loro vittime le sacrificavano in onore della dea Kali.
Sopraffatto, Akbar venne spogliato dei suoi averi e portato di fronte al capo della banda per essere sacrificato.
Prima però fu esaminato per verificare che avesse i requisiti adatti, e quando il capo dei banditi scoprì che gli mancava un dito del piede, gli restituì i suoi averi e lo lasciò andare (secondo l’induismo le vittime dei sacrifici non devono avere malformazioni n.d.r.).
Umiliato per non essere degno di essere sacrificato ma, allo stesso tempo, sollevato per lo scampato pericolo, Akbar tornò in fretta da Birbal a raccontargli l’accaduto, nonché liberarlo e congratularsi con lui, ancora una volta, per aver avuto ragione.
Finito di narrare la vicenda, mentre stavano risalendo a cavallo per tornare a Palazzo, Akbar si fermò di colpo e chiese a Birbal “Scusa, ma se tutto quello che Dio fa è per il meglio, ed io grazie al dito amputato ho avuto salva la vita, tu cosa ci hai guadagnato ad essere stato calato nel pozzo?”
Birbal sorrise “Maestà, se Voi non mi aveste imprigionato, sarei stato catturato insieme a voi dai banditi, e siccome non ho malformazioni fisiche, sarei stato sacrificato al Vostro posto!
Sentito questo Akbar non disse nulla, salì sul suo cavallo, gli diede l’ordine di partire e iniziò a strofinarsi la barba soddisfatto.

da Vivere Altrimenti di Manuel Olivares
Dal nostro corrispondente, Oscar Salvador .


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