giovedì 8 marzo 2012

LA BELLEZZA DEL SOMARO.

In questi giorni ho avuto l’occasione di vedere un piccolo film-commedia:

Locandina La bellezza del somaro

La Bellezza del Somaro”, che si trova con facilità nelle  videoteche e che secondo me è davvero un bel film originale e che offre molti spunti di riflessione.
La regia è di  Sergio Castellino,al suo secondo ruolo di regista dopo il film "Non ti muovere", tratti entrambi dagli scritti di sua moglie, Margaret Mazzantini, autrice de: Il catino di zinco (Premio Opera Prima Rapallo-Carige),
Manola, Non ti muovere (Premio Strega e Premio Grinzane Cavour), Zorro. Un eremita sul marciapiede, Venuto al mondo (Premio Campiello) e Nessuno si salva da solo.




"La bellezza del somaro", ispirato ad un suo racconto breve ed interamente sceneggiato dalla stessa Mazzantini, oltre ad essere un elogio alla semplicità, alla sincerità e al non cercare artifizi intellettuali e sociali quando non ce n'è bisogno, è una riflessione su una generazione e sui suoi rapporti con quelle che l'hanno preceduta e seguita ( i propri figli e i propri padri ).
E' sulla figura vertebrante del Padre che gira vorticosamente il film, in un crescendo di confusione, dettata dall'assenza di un genitore che faccia il padre, che  detti le regole e in modo coerente incarni i valori che "fanno crescere" davvero e, in una parola, la propria autorevolezza e l' assunzione di respons-abilità ( abilità a rispondere a...) verso la nuove generazioni.
Il film critica veracemente e grottescamente l’ incapacità di certi genitori di "fare da genitori a se stessi" e quindi di essere guida ed educatori.
Perché i giovani chiedono riferimenti forti cui ispirarsi e nel film risultano più maturi e consapevoli dei loro genitori di mezz’ età.La generazione degli adulti, protagonisti del film, è quella di chi ha vissuto gli anni '60 e '70, in pieno boom economico.
E che, come citato nel film, ha cominciato ad inquinare il mondo con le bottiglie di plastica, ma ha anche vissuto eventi di grande intensità come Woodstock e ideali forti trasmessi da figure carismatiche come Martin Luther King.



Emblematica la battuta «Non valevamo un cazzo come figli e adesso non valiamo un cazzo nemmeno come genitori».


Film consigliato, soprattutto a tutti quegli pseudo-intellettuali che denigrano “la bellezza del somaro”.
Cioè quella della semplicità:
l’uomo semplice, inteso in senso Psicosintetico, non è infatti il sempliciotto. 




”L’obyvatel, l’uomo semplice -come afferma Fabio Guidi, analista psicosintetico- ha un suo intrinseco valore, quando è dotato della capacità di percepire la vita in modo non pesantemente deformato dai condizionamenti culturali e familiari. L’obyvatel è un uomo di ‘buon senso’, che come tale non si lascia irretire dai pregiudizi collettivi. Allo stesso modo di un animale non reso fiacco dalla cattività, è una persona realmente ‘adattata’, cioè capace di rispondere alle esigenze della vita, mentre l’adattamento dell’homo normalis riflette invece la tendenza a perdere se stesso nell’appartenenza sociale e nell’anonimato collettivo. Il suo adattamento nevrotico si basa, in definitiva, su un equilibrio precario.
In considerazione di tutto ciò, Gurdjieff tiene a sottolineare che un
obyvatel ha la possibilità di evolvere, al contrario di molti dei cosiddetti intellettuali e ‘cercatori della verità’, da lui definiti ‘lunatici’ o ‘vagabondi’. Sono proprio costoro - indaffarati come sono a stare a naso in su a guardare il cielo - a disprezzare più di ogni altro le qualità pragmatiche, ‘telluriche’, dell’uomo semplice.



Non è difficile comprendere quanto si sta dicendo: ognuno di noi avrà senz’altro incontrato, nella propria vita, che ne so, un contadino sprovvisto di cultura - uno di quelli che mai leggeranno questo articolo - e che manifesta un modo di pensare e un comportamento improntati alla coerenza, alla rettitudine e alla
solidità. In tale occasione, ci saremo anche sorpresi e avremo fatto una considerazione del tipo “ma guarda! una persona così modesta, così ignorante, possiede più saggezza di tanti intellettuali di mia
conoscenza!” .

 

In questo caso, la figura dell’uomo semplice, del Saggio che rompe gli schemi cristallizzati degli altri personaggi e mette in moto nuovi processi evolutivi, in modo imprevedibile, surreale e splendidamente autentico, è magistralmente interpretato da Enzo Jannacci e fa stupire, pensare, commuovere come solo i poeti  e gli artisti sanno fare…
Di Jannacci , tra l’altro, è uscita una biografia molto avvincente e intrigante, scritta dal figlio Paolo, che ne delinea un ritratto intenso, esilarante e profondo: “Aspettando al semaforo. L'unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero”, casa editrice Mondadori.

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Un caldo abbraccio!
Tomoe. ;)

Testo consigliato:
L'ORIGINALITÀ DELL'ADULTO. VERSO IL PRIMATO DELL'ALTRO


http://www.riflessioni.it/psicosintesi/malinteso-psicosintesi-obyvatel.htm

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